sabato 25 settembre 2010

Baalbek/Heliopolis

Solito negozietto orientale! Qualche tavolo in formica colorata legno, qualche sedia in plastica verde. Osservo un giovane uomo sforna deliziosi "panini" di kebab. 

Il pane basso non lievitato è spalmato di crema bianco e penso sia di aglio,  poi cetrioli e poi la carne. Arrotola il tutto e lo avvolge in carta come fosse una caramella! Squisito Ne mangerei quasi quasi un altro.

Anche il servizio non è male: c'è l'acqua e una turca pulita anche se sgangherata.

Nella sala alcune donne sunnite elegantissime nel loro velo nero, alcune altre scite più colorate ma in fondo forse nemmeno tanto. C'è qualche cristiana con i cappelli solo raccolti ed infine anche il velo bianco di una donna drusa.

Quattro religioni o etnie o vedete voi le definizioni, raccolte placidamente nella sala di uno sgangherato ma ottimo "fast food" locale. 

Questa città, questa valle mi ha travolto per bellezza, diversità di genti e tranquillità anche se il resto del mondo la pensa una polveriera.

Sono partito stamani alle nove dall'albergo con un taxi che mi ha portato ad un incrocio da dove partono i collettivi che da Beirut si spingono sino a Baalbek.

Nel sedile in fondo vicino a me era seduta una donna con un velo marrone, scita, e di poco più giovane di me.

Guardava il mio essere diverso in quel mezzo. La presenza di altri impediva il nostro dialogo che subito è si è acceso appena il ragazzo che stava fra noi è sceso.

Nei pochi attimi che siamo stati soli voleva sapere tutto! 

Sorrido pensando a queste donne apparentemente silenti ma molto più curiose dei loro uomini forse troppo troppo presi dal loro ruolo maschile. Mi venivano alla mente le parole di Samia: "le donne qui stanno in casa, non escono, non lavorano ma la televisione fa molto; insegna loro l'inglese, fa vedere loro il mondo e la complessità mentre i maschi si spaccano la schiena con un lavoro per lo più umile".

Ho dovuto scendere di corsa dato che le parole mi stavano distogliendo dal cambio di veicolo.

Ci siamo lasciati con un po' di amaro in bocca. C'erano molte cose ancora da raccontare e sapere e quel distacco improvviso mi ha fatto sentire come valigia colma che presto sarà portata via da un ladruncolo.

Nemmeno un "good luck": nulla! Peccato! Solo un saluto con la mano attraverso il vetro dell'altro autobus con cui si allontanava. 

La ricorderò per sempre quella donna dal vestito nero ricamato e dallo chador marrone e dalla infinta curiosità di conoscere che dovrebbe accompagnare sempre tutti noi.

Poi Baalbek mi ha regalato la più bella immagine della magnificenza di Roma!