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giovedì 3 novembre 2022

Samarcanda

I sogni! Strana cosa a cui ci si lega, di cui ci si innamora e che si vorrebbe diventassero realtà.
Alle volte ci combatti, alle volte ti combattono perché provi ad inseguirli, alle volte ti deludono come molte cose della vita.
Ma i sogni alla fin fine sono il motore della vita e soprattutto sono il pretesto per muoversi lasciando perdere porti apparentemente sicuri in cui rifugiarsi.
È il viaggio che conta e la meta è solo il pretesto per abbandonare il lido delle effimere sicurezze con cui la vita pare consolarci.
Pensavo questo mentre la macchina mi portava verso la tanto sognata Samarcanda. Forse era Tamerlano che mi aveva stregato con il suo errare, il suo essere crudele e saggio. Quella sua frase che mi accompagna da tempo e che con difficoltà riesco a fare mia nel profondo: "felice l'uomo che non ha bisogno del mondo prima che il mondo non abbia bisogno di lui"!
Essenza di un sogno appunto.
Ma arrivandoci mi sono messo a ridere ed il mio viaggio mi ha insegnato ancora molto.
Ridevo perché la campagna piatta che precede Samarcanda per incanto mi ha riportato a San Martino Buonalbergo nel Veronese. Anche i colli in fondo sembravamo la Lessinia. Non fosse stato per una strada un po' meglio sistemata e per qualche colore la campagna era proprio quella: la granturco qui cotone ma le viti a legare i due luoghi.
Sorrido e spero che gli amici veronesi non ne abbiamo ma canali, olmi e filari hanno lo stesso sapore in ogni parte del mondo. Va bhe anche gli uomini!













giovedì 6 ottobre 2022

salite

C'è una storia che ricordo ogni volta che arrivo qui. Riguarda le salite, le rampe di Sarajevo ma credo riguardi tutte le salite e rampe del mondo.
Per salire verso la sorgente del fiume che poi per metafora potrebbe essere la vita, bisogna fare fatica, molta fatica. Non vi sono scorciatoie al massimo un maggior tempo per rendere la meta più facile. Poi lo scendere sarà lieve, come il nostro lasciare questo mondo, se alla fonte saremmo arrivati e li conosciuto l'amore.

Salita di Sarajevo


giovedì 8 settembre 2022

alba

Alle sei e un po' più, una lieve luce sembra accarezzare quel muro in sassi che chiude la mia stanza rendendolo uniforme invece che esaltarne tutti i diversi pezzi legati solo qua e là da quel che rimane del vecchio letto di intonaco.
Sento quasi dei passi e mi chiedo se sono i ghiri che mi fanno compagnia normalmente ma poi comprendo che l'acqua cade con grosse gocce sulle tegole. Sembra prender forza ma dopo un po' sembra fermarsi ed il silenzio ritorna nella stanza di sassi circondata.
Mi giro nello scomodo vuoto letto IKEA cerco un po' di fresco nel cuscino tormentato tutta la notte. Mi rigiro. La pioggia fuori sembra prender forza e la immagino correre nelle grondaie e poi giù nei due pluviali ed infine dopo il filtro entrare nella cisterna di pietra che con tanta fatica ho reso stagna ormai un bel po' di tempo fa. Mi alzo. Indosso le solite cose e gli scarponi che ormai sono quasi me. Apro la porta in vecchio legno ed esco sul balcone. Grigio! Forse laggiù un po' di bianco più luminoso ma di là verso nord, il grigio si fa nero.
Il verde che sta sotto il grigio è diventato tutto uniforme e non distingui più nessun albero ma vedi solo il bosco. Magia di questa alba che rende omogeneo alla vista tutto ciò che da mille entità è composto. Vorrei che non solo la pioggia e l'alba fossero capaci di questo. Vorrei un regalo oggi che tutti noi fossimo come quei sassi o quegli alberi persi in un muro o in un bosco. Domani il sole ci regalerà ancora le differenze ma oggi è la pioggia e la luce lieve che ci accompagna.

Lago di Cei




domenica 14 agosto 2022

muro

Questa sera sono andato in paese a piedi. C'era festa! C'era gente. Un po' li conosco ormai altri proprio no ma credo per via della giovane età.
Ho mangiato polenta, fagioli e pasta di mortadella come si conviene da queste parti. Ho chiacchierato scherzando con un po' di amici. Ma: ma non era questo che mi interessava descrivere anche se vi assicuro ne avrebbe tutte le caratteristiche positive.
Volevo parlarvi di quel sasso li nella foto e di tutti gli altri sassi che lo circondano e che tengono su quel muro e i terreni che gli stanno dietro.
Che bello quel sasso quasi rotondo, che non c'entra nulla con tutti gli altri sassi che lo circondano che è persino di un materiale diverso e che viene da lontano. Quel sasso sta lì assieme agli altri a tenere su quel terreno. Nulla viene perso tutto è utile al muro.
Metafora di una società che non comprende e continua a voler muri con sassi tutti uguali e ributta a mare quelli diversi.
Povera società, poveri muri tutti uguali senza nulla che ne illumini l'essenza.
Vorrei essere come quel sasso di materiale, forma diversa ma sostenere quegli altri sassi ed assieme fare un solido muro.
Si: muro ad argine delle differenze.



venerdì 3 giugno 2022

arte Sella

Erano più o meno 18/ 20 anni che non andavo ad arte Sella! Complice la buona giornata, ci sono ritornato!

Un tempo si camminava liberamente e si scoprivano le opere sparse qua e là un po' per fortuna un po' per la curiosità di scoprire come dovrebbe essere per l'arte o per le cose della vita che poi alla fine fine sono della stessa sostanza.

Oggi è tutto diverso! A partire dall'ingresso e non tanto per il biglietto quanto soprattutto per la fascetta di rosso dipinta che ti costringono ad indossare al fine di "agevolare" i controllori e sulla cui superficie sono impressi, in modo artistico per carità, numerosi logo Montura!


Confesso che pagare 9 euro per diventare testimonianza di Montura non mi è sembrata una grande idea artistica ma ormai si sa, che arte e denaro, peraltro come da sempre, vanno di pari passo: forse in fondo con il denaro avanti a precedere l'infinità creatività.

Una volta entrati ordinate frecce ti indicano il percorso che attenti stuarts ti avevano informato essere di 45 minuti. Un tempo perfetto né troppo breve né troppo lungo da dedicare alla nostra sete di arte!

Le tosaerba erano al lavoro con il loro ronzio e mi chiedevo quale opera fosse dato che non trovavo il cartellino che ne indicasse titolo, autore ed anno.

Certo la foresta come l'arte, va curata e resa vicina alla nostra vita quotidiana ed ai nostri giardini così come i percorsi da cui giustamente non uscire dato che tutto ed ora anche l'arte, deve essere ordinato e regolato.

Non mi soffermo sulle opere. Alcune poche, dicono, altre sussurrano sommessamente, altre son altro e forse una mi è sembrata raccontare la storia di questa idea che in origine era vera e che oggi è: "apparenza" come quei fori che dicono altro rispetto al tronco su cui son incisi.


I cartellini esplicativi dell'opera ben evidenziato il logo questa volta non di Montura, ma di Dolomiti energia. Debbo confessare però che ho riso beatamente quando arrivato ad una installazione dal titolo "Memoriale della luce che fu" ho notato lo sponsor per l'appunto Dolomiti Energia!


Secondo me assieme alla tosaerba una delle combinazioni più "artistiche" del giro.

Eh sì l'arte ha bisogno di essere guidata sia nel suo divenire, percorso, sia nel suo essere, sponsor.

Evviva l'arte! Quest'arte! Che tutto regola ed ordina così come l'uomo a cui è destinata.

domenica 14 giugno 2020

aslatico

Oggi fra le altre emozioni, mi sono imbattuto in una cappellina e naturalmente mi sono fermato a curiosare come sempre. Mi piace immaginare il come, il perché centinaia di anni fa la gente si "rifuggiva" nel mistico per trovare le risposte che la scienza non era ancora stata capace di dare.
Certo che ho proprio sorriso a questa e mi sono chiesto cosa sia cambiato da allora? Forse nulla.
L'iscrizione dice più o meno:" A perpetua memoria Rocco (che sia stato il più vecchio o il più rompi) e fratelli Massella protetti (altro che mascherine) dall'invasione del morbo aslatico ( chi lo conosce aiuti.. ho trovato il morbo detto asiatico era il colera che fu portato a Genova da navi provenienti da est...) mostrano a Dio, Maria e Santi la loro gratitudine (non ditelo a Conte mi raccomando...) Coll erigere a proprie spese (qui l'anima montanara da il massimo altrimenti si sarebbe potuto pensare ad un aiuto, reddito o altro statale che dato l'anno non era certo l'Italia...) questa chiesetta nell'anno 1831!
La cosa simpatica è che uno Schala (con la h..) la regalato il posto confermando così il ruolo dei nobili proprietari terrieri.
Accanto alla cappella di cui sopra ho visto questa croce e ...ed un altra storia mi è venuta alla mente ma sarà per la prossima volta.
Solo un ultima nota il luogo è fortunatamente nell'infinito nulla di una campagna infinita come le storie.




martedì 26 maggio 2020

fuori traccia


Ultimamente devo confessare, che il mio andar per monti ha mutato almeno in parte, le modalità!
Complice la solitudine, complice soprattutto lo spirito di scoperta ho iniziato sempre più ad avventurarmi in percorsi "fuori traccia" come solitamente vengono chiamati.
Le scoperte che si fanno sono innumerevoli ma devo raccontare quelle che sono le mie osservazioni, senza alcuna pretesa, circa l'andar per monti di caprioli, camosci ecc..
Noi umani quando andiamo per monti abbiamo solitamente una meta che il più delle volte coincide con una cima.
Ecco gli animali proprio rifuggono da mete almeno visibili a noi umani.
Forse qualche radura dove l'uomo difficilmente mette piede, forse un comodo giaciglio dove trascorre la notte assieme ai piccoli. Forse un luogo appartato e tranquillo ed in questo seguire le loro tracce ci porta a luoghi magici.
Quando avanzano lo fanno solitamente per la linea di massima pendenza e non come noi che zigzaghiamo. Quanto si spostano lo fanno in orizzontale e direi che le solite vie "di mezzo" umane proprio sono rare.
Un'altra osservazione è che quando il terreno si fa impervio tutti usano lo stesso percorso che diviene evidente come un sentiero degli umani ma finito il tratto difficile il sentiero si disperde in molti rivoli che non è più possibile seguire.
Mi piace pensare che in fondo caprioli, camosci ecc. siano per certi versi molto più perspicaci di quanto siamo disposti a credere.
Provate a seguire le loro tracce ma attenti a non farvi male loro hanno quattro zampe e quindi usate anche le mani se serve e soprattutto perdetevi pur sapendo sempre come uscirne.

Il percorso
Cresta del Monte Finonchio vista dalla La Padella

Radura lungo la salita fuori traccia

La Padella vista dalla cresta più alta

giovedì 21 maggio 2020

pendi

Amo questi pendi erti, questi luoghi quasi inaccessibili, quelle radure che si aprono in mezzo ad un bosco e raccontano degli sforzi di qualcuno per strappare un po di terra per qualche animale in più.
Amo quei sentieri tracciati lievemente su coste ripide, temo quei passaggi di qualche vallone che aiutano a sentirti fragile nel tuo cammino.
Amo quelle rocce che si mescolano con il bosco e lo rendono solitario e ti aiutano a trovare una strada la dove sembra impossibile.
Amo quei sassi posti a proteggere con qualche tronco sopra, quei pochi che li giungono.
Amo la montagna perchè è luogo solitario lontano da mille suoni e parole che a poco servono se non pensante e assimilate nella solitudine.
Amo camminare a due o quattro mani, per scoprire l'unicità di pendii stracolmi di rocce, alberi a terra o erti, radici come ricami, foglie che sembrano accoglierti ma che nascondono mille insidie.
Amo questa montagna! Comprendo che il turismo sia forse un valore ma il turismo specie quello che è stato e spero non rintronerà non sarà mai capace di amare quella montagna.
Vuole vette, vuole imprese su pareti lisce, vuole un nome su cui porre una piccola bandiera. Vuole diversità dalla vita di tutti giorni ma teme la diversità della vita come questa pandemia ci ha mostrato.
Quando vedo la mia regione che si preoccupa di "ordinare" "catalogare" "inquadrare" la montagna e i suoi luoghi, quando vedo la SAT che corre anch'essa ad ordinare, gestire la montagna mi chiedo se quella montagna di cui parlano è la montagna su cui sempre ho camminato.
Il paesaggio naturale non esiste ed i nostri occhi lo costruiscono in antitesi a quello che noi pensiamo artificiale ma oggi od almeno fino a ieri, il paesaggio lo stavano e lo stanno rendendo artificiale così "finalmente" la montagna non sarà più la montagna che amo!

La impervia costa tra cima Zugna e cima Selvata

Piccola costruzione - Baito del Bestiol

Il monte Zugna visto dal basso della Vallarsa

domenica 16 febbraio 2020

peste

Ne avevo accennato un po di tempo fa ma permettetemi di ribadire anche perché ormai non c'è più fine alla povertà e non penso a quella materiale.
Il camminare lentamente ma soprattutto l'osservare con curiosità consentono di comprendere molto del tipo di società in cui ci siamo "cacciati" e quanto qui sotto penso sintetizza con efficacia il punto a cui siamo arrivati o vorrei solo sperare delle "istituzioni" che certo possono "vendere" il termine culturale ma che nulla hanno a che vederci.
Allora la foto è di una croce di buona fattura in pietra circondata da una recinzione di rete plastificata per delimitare piccole proprietà o meglio sarebbe dire piccoli proprietari.
Al centro della croce c'è una placca penso in bronzo o rame con incise poche parole scritte in maiuscolo, che riescono a spiegare tutto.
RICORDO
DELLA
PESTE - CORNE
ANNO
1800
Più sotto ve ne è un'altra con numerose firme sempre per via del piccolo protagonismo della intelighienza contemporanea e locale ma anche non.
Poi numerosi bla bla bla che nulla aggiungono alle 7 parole e sono sicuro che il numero abbia un suo significato, che qualcuno senza alcun protagonismo aveva posto un po più sopra.
Per mettere in opera quel nulla che è la targa sotto sono stati usate quattro viti ad espansione rischiando di fatturare la pietra.
Ora la cosa che mi fa sorridere o piangere decidete voi, sono le condizioni delle due scritte. Una ha 220 anni ed è praticamente nuova l'altra qualche annetto e praticamente cancellata!
Ecco! Questo dice molto della nostra società e mi chiedo cosa mai saprebbero inventare per "ricordare" il corona virus...meglio la peste...



domenica 5 gennaio 2020

versante nord

Le valli quelle che vanno da est ad ovest, hanno due versanti che non si assomigliano per nulla.
Da una parte, bosco, pochi sentieri ed una luce che rende tutto molto uniforme. Dall'altra campi, muretti a secco, case e contrasti forti delle ombre.
Osservavo questo mentre questa mattina arrancavo su per il versante nord di una valle.
Avevo scelto quello per salire mentre ero sicuro che mille altri avrebbero scelto il più accattivante versante sud.
Ho pensato che anch'io sono un versante nord: in dialetto si direbbe un "reverso". Amici quasi assenti, una luce che rende omogeneo il nostro osservare senza apparente vita o almeno segni di umana presenza.
Poi ho guardato bene e si mi sono convinto proprio di essere un versante nord ma una cosa mi ha fatto sorridere l'osservare da lontano il versante sud con tutta la sua vita è possibile farlo proprio da lì dove la distanza dalle cose da vivere consente di vederle più nitidamente con le loro luci e le loro ombre.
L'essere "nord" lontano dal convulso "sud" concede il beneficio dell'osservare e forse del capire.

lunedì 18 novembre 2019

Tre fratelli

Tre fratelli un giorno andarono assieme a caccia ma presto si separarono per inseguire diversi animali. Uno Cech andò ad Ovest inseguendo un cervo, un altro Rus, andò ad Est inseguendo un bisonte ed infine il terzo Lech andò a Nord inseguendo un aquila.
Dai tre fratelli narra la leggenda, presero vita tre popolazioni che abitano queste terre.
La prima è la Cechia la seconda la Russia e la terza la Polonia. Ora queste popolazioni hanno forse dimenticato di avere un unica matrice ed anzi si guardano alle volte in cagnesco come peraltro è anche normale per molti fratelli.
Ma che volete io amo le leggende perché raccontano i sogni e ci fanno vedere oltre la realtà.
Ieri mi sono seduto in questo parco dove stanno tre grandi querce che portano il nome dei tre fratelli. Ho guardato, ammirato l'imponenza di quegli alberi centenari.
Quello che chiamiamo Cech pareva ahimè quasi morto mentre Lech era spezzato in due ed una parte a terra. L'unico che troneggiava ancora era Rus. Mi sono chiesto se la natura non avesse mai imparato a leggere la storia?



mercoledì 14 agosto 2019

team

I primi cento metri sono durissimi. Le gambe non vogliono saperne di iniziare a faticare; anche polmoni e cuore incominciano a preoccuparsi conoscendo quel cretino di cervello che invece di rilassarsi con un po' di Internet, social ed amenità varie ogni tanto pretende di fuggire là dove solo il vento suona.
Anche le braccia si lamentano: "da quando ci imponi di usare qui bastoncini non siamo più in pace!" Le gambe ridono: "quelle lassù non sanno cosa sia la fatica! Al massimo il peso di una matita hanno portato ed ora si lamentano pure." Gli occhi guardano su! "La smettete di spaventare tutti come fanno i populisti?" Dicono tutti gli altri pezzi informati che il sentiero sarà ripidissimo. Le gambe ormai fanno silenzio e lavorano come quando erano giovani. I polmoni provano a tenere il ritmo ma con difficoltà. Il cuore sta' lì non dice nulla ha fiducia nella saggezza della mente anche se la teme conoscendola da anni. 
Le bocca è umida di saliva chiama acqua e la lingua un po' fuori per aiutare i polmoni, si asciuga subito. "Ma si acqua ora? È troppo presto! E le spalle non né portano molta oggi. Più tardi!" impone il cervello. L'unico che non si lamenta è il naso! Ascolta e si riempie dei profumi verdi del bosco. 
Vai Fabio! Più di 500 m. di ascesa in un ora! 
La memoria ride! "Non esaltarti" afferma: "Quando eri giovane ne facevi 600 e più e i polmoni non "rompevano" come ora: sentili!"
"Però ragazzi" dice la memoria:" se non ricordo male c'è una Madonnina più avanti! Arriviamo sino lì che dite?" "Ma sei sicura? Di te non ci fidiamo tanto persa come sei nei ricordi di un amore e nelle troppe strade percorse" "siete i soliti: non capite una beata Eva! Solo all'oggi pensate! Se non ci fossi io ad accompagnarvi sapreste quante cose vi sareste perse!" "La solita permalosa!..." Poi gli occhi si fermano, guardano la Madonnina, guardano lontano nella valle e tutti brindano felici con quella acqua che tutti ricorderanno più del prosecco di ieri! "Va bhe dice lui! Fammi fare almeno pipì dato che proprio non ci pensi più a me! E sì che sarebbero tutti pronti a darmi un aiuto!" "La smettete dice il cuore che lento è tornato a comandare!"

venerdì 21 dicembre 2018

Milano Lambrate

Sto seduto su una panchina di fronte alla stazione di Milano Lambrate. E' una giornata uggiosa, tipicamente milanese. Un treno fra non molto mi riporterà fra i miei monti di bianco vestiti. Esattamente 43 anni fa mi laureavo qui vicino, al Poli, dopo cinque anni magici in cui un ragazzino timido di montagna, era riuscito ad immaginare qualcosa di diverso di una strada semplice e sicura che sembrava già segnata dagli eventi. 
Rompere: Milano, l'è un gran Milan, la contestazione, i lacrimogeni, i limoni, ore e ore nella calda biblioteca del Poli, Portoghesi, l'esame di meccanica razionale e giu, giù...
Via Maiocchi una mansarda con i letti infilati negli abbaini e vite diverse che si sono unite per un tempo breve ma importante. 
Ieri ci siamo ritrovati come facciamo sempre, e ci raccontiamo, e ridiamo, e ci prendiamo in giro e continuiamo a condividere vite, caratteri, esperienze diverse. 
Non voglio nostalgia, non cerco salti indietro, quello che sono oggi è anche quello che ero ieri, quegli amici, quel nuovo ricercato allora. E ieri quel nuovo era ancora lì solo con un po' di acciacchi in più, qualcuno da ricordare e progetti ancora da inseguire come deve essere per buoni architetti e non solo di edifici!

venerdì 16 novembre 2018

ritorno

Erano cinque anni più o meno, che non ritornavo a Roma. Sembra impossibile come il correre del tempo poco incida nelle cose e nelle persone che per un pezzo di vita ti hanno accompagnato. Roma è sempre Roma e non credo che bastino uno o due sindaci a cambiarla. Sarebbe un po' come credere che Cesare fosse uno qualunque dei politici che si susseguono nel palazzo che fu l'ambasciata Asburgica a Roma (palazzo Chigi). Uffi ridateci Cesare!
Agli uffici romani della PAT nulla di nuovo, al dipartimento della Protezione Civile nulla di nuovo o forse un po' più di mestizia. Fortuna ho trovato Lorenzo con cui ho ricordati i tempi dei Balcani e Giovanni che mi ha ricordato il Bután oltre le piacevoli chiacchiere. 
Poi il camminare per vie che ti ritornano familiari quasi come non le avessi mai abbandonate. 
Alla chiesa della Madalena, lì dietro il Pantheon, la "solita" zingara di un tempo mi ha infilato nel taschino la "solita" rosa rossa. Con il usuale invito a donarla ad un ipotetico mio amore. Ho sorriso! Le ho detto che dalla ultima volta erano trascorsi cinque anni e lei avrebbe dovuto cambiare. Anch'io però! Le ho sorriso, mi ha sorriso e per un attimo mi ha dato la sensazione che mi riconoscesse. Mi ha sorriso, le ho sorriso allungandole i soliti euro. La magia è stata che quella Zingara mi ha riportato davvero a Roma ed avrei voluto stringerla a me per ringraziarla. 
Alle volte vale un nulla come quello che la zingara per necessità ti donava regalandoti quella continuità che altrimenti sembrerebbe povera e triste. 
Che bello sono di nuovo a Roma. Ho cenato da *maccaroni" ho preso il più buon gelato cioccolato arancio del mondo alle due palme ed ho incontrato la mia zingara davanti alla chiesa della Madalena. 
Nothing more! It's enough!

martedì 13 novembre 2018

pietra, etere

Mi siedo di fronte a tanta bellezza. Sto qui fermo ed immagino le mille storie incise nella pietra per sempre. Storie di sempre.
Guardo quel dettaglio, quella inclusione, quel personaggio, quella creatura. Nulla cambia nell'animo umano. 
Poi esci e cammini per le ordinate viuzze che nulla dicono se non della vita che fu e che è. 
Strade senza alcuna magnificenza, anzi! Strade che con le loro casette pulite sembrano in ogni modo portarti là nel centro, ove tanta normalità diventa altro per tanta magnificenza.
Tempi che la storia ci dipinge tristi e paurosi ma che certo tali non furono del tutto se come qui, poi si raccontava della vita, dei sogni di quella gente che la animava. 
Sorrido pensando a queste mie parole incise nell'etere e confrontandole con queste incise nella pietra: per sempre o quasi. 
Io individualità che mi perdo in questo mare di informazione come quel popolo di allora che si perdeva nelle casette ordinate attorno alla bellezza dei sogni collettivi.




mercoledì 10 ottobre 2018

bastoncini

Ieri sera all'avvicinarsi della città e per la stanchezza accumulata, non mi sono accorto di un gradino posto lungo il marciapiede. Sono volato in avanti e caduto rovinosamente a terra 
I guanti hanno salvato i palmi delle mani ma in ginocchio di è fracassato come quello di un ragazzino. Ora i pantaloni portano i segni della sanguinosa battaglia con la dura terra.
Nulla ho ripreso a camminare. 
Quello di cui mi sono accorto dopo un po' è stata la "distruzione" dei miei bastoncini che forse hanno attutito anche la caduta.
Nulla ma poi hi incominciato a ripercorrere le strade che quei bastoncini mi hanno aiutato a camminare. Tante, in tanti luoghi, con tanti climi. Oggi buttandole nella spazzatura ho ripensato ad infinite cose ed a come ognuna di loro abbia un termine che alle volte non riusciamo a vedere. Sto diventando troppo romantico lo so, ma quei bastoncini erano parte del mio vagare e con essi finisce quella parte in fronte alla abbazia cistercense di Zirc ( si legge Zirz)


giovedì 30 agosto 2018

quello che non ho

ci si alza ed una canzone  ti riempe il cuore di malinconia, dolce malinconia.... 







domenica 13 maggio 2018

perdersi

Un po' di giorni fa mentre me ne stavo dall'altra parte del mondo, camminavo per la città accompagnato come sempre da mille pensieri e curiosità. Qualcuno mi aveva suggerito di andare a Calle della Ronda e così dopo un po' di ricerche sono arrivato ed
il caso ha voluto trovassi un ristorante elegante e vista l'ora e soprattutto la fame sono entrato. 
Ho ordinato e mi sono seduto fuori nel giardino in attesa del pasto. C'era un po' di gente e come dico spesso un po' di Yankees ma che non davano fastidio anzi ed infatti fra loro la mia attenzione è stata attirata da una coppia non più giovane, seduta qualche tavolino in là.
Li guardavo mentre provavo come al solito, a scrivere qualcosa sugli avvenimenti appena trascorsi. Inutile ormai la mia attenzione era su quei due e sul loro parlare cheto accompagnato da mille segni che raccontavano più delle parole che si dicevano. 
E' stato un fulmine! Ho capito che ne avevo piene e palle di scrivere, di coinvolgere. Io volevo essere coinvolto, volevo leggere le parole che uscivano dalla bocca di qualcuno e che rapivano il mio cuore e la mia mente. Improvvisa è sorta dentro di me la voglia di innamorarmi o perdermi nelle sguardo di qualcuno, nell'annoiarmi di infinita felicità, nel sorprendermi del magico nulla che è l'amore. 
Lo confesso: sono anni che gironzolo, guardo, mi appassiono, ricerco, cammino sia per mia natura sia perchè il mio andare leniva una ferita che mai sembrava rimarginarsi o che mai volevo si rimarginasse per consentirmi di gironzolare solitario per le vie di questo mondo.
Bene quel giorno in Calle della Ronda ho capito che avevo voglia profonda di girare pagina e come sempre ho detto forse copiando da qualcuno "perdermi nelle gambe di una donna" . 
Magari le donne mi diranno che la testa, la mente, il cuore sono più importanti: no! Tutte caratteristiche importantissime per una buona e costruttiva relazione ma rimane il quid senza il quale tutto è altro rispetto l'innamorarsi, il perdersi per l'appunto....nelle gambe di una donna.
Da quel giorno mi ripeto: "ho voglia di perdermi....ancora...."

martedì 24 aprile 2018

ali di pollo

Mi piace: dopo un po' di tentativi alla fine sono entrato in una bettola che mi ha attirato per la musica e la folla di giovani. D'altra parte sono nella zona universitaria di Quito. Così i ragazzi hanno fatto posto al vecchio e che magia meglio che un five star hotel. 
Cerveza rubia con i tappi che saltano allo scoccare delle dita, ali di pollo in salsa locale ed allora la memoria va ad Amman con Wanda Dimitri e Shadi Baqae'n e Luca Rossi e Alessandro Benedetti e va bhe seppur vegana Feda Gn
Mamma mia 12000 km ed il mondo quello è qui ed io sono lì o qui e ben non intendo la differenza. 
Oggi mentre camminavo sentivo parlare: ma è arabo! Si è arabo due yemeniti quu: abbiamo sorriso: mafimuscula.....is only the world.

mercoledì 11 aprile 2018

viaggio

Non so perché ma il post di ieri è stato interpretato come mio rientro. 
Ma quando mai?
Era un discorso generale riferito alla vita.
Sono sempre seduto su quel sedile di ieei; non ho tenuto il conto di quante montagne, valli il pullman ha scavalcato ma credo infinite come appunto nella vita. 
Dirò che c'è stato un malessere e il mio stomaco faticava a condividere tutte quelle curve. Poi piano piano tutto si assesta ed il sonno rende lievi tutti quei sobbalzi.
Credo che per tre volte siamo andati a 4000 e poi giù e poi ancora su.
A Nasca, famosa per quei disegni che si possono vendere dall'alto e che nessuno sa da dove vengono, a Nasca ho sentito solo che ci siamo fermati ma onesto non so per quanto.
Ora sono sulla pianura costiera, i polmoni finalmente non faticano a fare il loro lavoro, guardo fuori e vedo il sole sorgere la dietro le Ande. 
So che mi circonda un deserto; l'avevo letto chissà quando, solcato da mille fiumi che scendono dai monti dove solo li le piogge scendono lasciando questi kilometri di costa senza piogge ma con molta acqua. 
Magie! E perché mai tornare? 
Ieri leggevo un libro che mi ha fatto comprendere ancora di più come il viaggiare sia una condizione come dire? Speciale! 
Vi lascerò qualche nota assieme alle mie riflessioni.
Buongiorno mondo!


"Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. Oltrepassare frontiere; anche amarle – in quanto definiscono una realtà, un’individualità, le danno forma, salvandola così dall’indistinto – ma senza idolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue. Saperle flessibili, provvisorie e periture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; mortali, nel senso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occ ilasione e causa di morte, come lo sono state e lo sono tante volte." 

Da L'infinito viaggiare di Claudio Magris su indicazione della mia amica triestina Daria Debernardi