domenica 12 dicembre 2021

e ora dove andiamo?

Ieri sera mi sono perso a guardare un film scelto per caso su una delle solite piattaforme.
Il titolo: "e ora dove andiamo?" mi allettava e quando ho scoperto che era ambientato in Libano mi sono lasciato andare.
Il film è carino ed in fondo descrive la situazione di quel paese che però ahimè anche se in forme diverse, appartiene a tutti noi.
Cristiani e musulmani grazie alle loro donne, ai loro preti o Iman che siano, ed ahimè ad una morte riescono a ritrovare una unità fatta di lingua e cultura. So che non è facile e nella realtà i conflitti sono ben più profondi ma quelle condizioni di trovarsi al fine tutti sulla stessa barca, sono in realtà la vera sfida di noi tutti. Possiamo smettere di confliggere con chi ci appare diverso ma la cosa più importante è sapere dove andare è immaginare un mondo diverso in cui alla fine le piccole miserie umane sono vinte così da lasciare la nostra mente libera di immaginare dove andare senza più fermarsi.
Ecco tu e spero qualcuno altro, sai dove andare. Vi abbraccio!
Verrò!

lunedì 6 dicembre 2021

amarti

Ieri mi sono imbattuto per puro caso, in una delle più belle dichiarazioni d'amore mai lette. 

Amarti significa immergersi in un buco nel ghiaccio, terrificante quanto divertente! 
Amarti è inutile tanto quanto cercare di invertire il flusso del tempo! 
Amarti è inutile quanto strappare il vento! 
Amarti significa amare una parete rocciosa! 
Amarti è dimenticare gli altri: cosa può esserci di meglio di questo destino? Soffrire in segreto, soffrire per sempre, ululare come un lupo sofferente! 
Amarti è come inghiottire acqua nel deserto e non trovare sollievo! 
È essere messo da parte un giorno a causa di un tuo capriccio! 
Amarti significa nuotare nel mare dove le onde vanno contro corrente! 
È vero che amarti non è possibile e che non posso permetterlo! 
Amarti è gattonare, scivolare tra le cime è un percorso pericoloso ma 
oh mio dio sei così bello... 
Per me non può esserci un altro modo! 

Territory di Oleg Mikhailocich Kuvaev (1934/1975)

giovedì 26 agosto 2021

fondazioni

Guardate questo sasso! È tutto il mattino che pulisco il muro interrato della mia Itaca. Sono arrivato sino alla roccia su cui poggia! Un po' come me che invecchiando conosco sempre più i miei fondamenti.
La faglia scende veloce e ci sono due fessure che l'attraversano quasi a ricordare come le fondazioni, come la vita, siano alle volte fratturate. Ma, ma quel sasso scavalca in un colpo quelle fratture e anche se per pochi centimetri appoggia sul piano della roccia compatta. Chi l'ha messo lì sapeva costruire! Poi sopra, lentamente ha raddrizzato i corsi con pietre meno lunghe ma forti come devono essere quelle d' angolo.
Vorrei che quel murature insegnasse si forse anche la statica ma soprattutto l'equilibrio nel vivere che mi pare ahimè perduto in comodità ed apparenti conoscenze che poco han a che fare con l'equilibrio delle masse siano esse di pietra che di carne.

martedì 17 agosto 2021

Sorna

Visit Rovereto che si definisce "sito web locale e relativo ai viaggi" ma che gli opportuni links rimandano alla Azienda per il turismo Rovereto e Vallagarina ha condiviso il 14 agosto un post relativo ad una "escursione per chi ama la natura" "nel canyon scavato dal torrente Sorna alla scoperta di antiche miniere, ponti sospesi sopra scuri abissi, grotte fiabesche e lisce gole scavate e modellate dall’acqua".
Tutto vero confermo. Ahimè confermo. A parte i "ponti sospesi" realizzati recentemente in acciaio mutando gli originali percorsi dei minatori dato che i turisti mica debbono comprendere ma solo fruire il resto è assolutamente vero.
La valle è una delle più affascinanti del basso Trentino e ne andavo così orgoglioso che quasi mandavo a quel paese le splendide vallate Dolomitiche o del Brenta ormai piegate da una logica turistica che le ha ridotte ad una sorta di parco divertimenti.
Da anni me ne andavo solitario o con qualche amico, su per quel torrente che nessuno quasi nota ma che dopo un centinaio di metri trasforma un ambiente suggestivo, forte, incontaminato.
I percorsi non c'erano: solo il torrente da seguire finché te lo consentiva e poi ritornare e trovare un altro passaggio per continuare. Mai una volta il percorso era uguale a quello precedente. Qualche volta ti infilavi dentro l'acqua sino al torace, altre volte di innalzavi su per pendii rocciosi.
Una magia concordo ahimè con "visit Rovereto" ma c'è un ma. Ora c'è "visit Rovereto" e l'escursione il turismo è o sta arrivando anche qui alla Sorna.
Per 12 euro vi ci portano. Avventura? 12 euro. Direi ne vale la pena il prezzo è modico. Basta tagliare qualche pianta, mettere qualche corda con nodi ben distanziati, qualche chiodo di sicurezza e magari qualche caschetto per le miniere. Il turismo è servito. Ma la Sorna? La Sorna che dice? Il Parco del Baldo mette firme e cartelli che diamine si vada avanti con il turismo.
Le cose belle si possono condividere per carità ma rendere tutto facile è come prostituire i luoghi. Poi chi si importa se la dove la Sorna esce dallo splendido canyon, c'è una vecchia costruzione industriale ormai chiusa non ricordo da quanti decenni e di cui nessuno e men che meno "visit Rovereto" se ne occupa vista la inutile bruttura.
L'importante è vendere quello che di prezioso c'è per il resto meglio non guardare o certo non fare accattivanti video. Al Ponte del Diavolo, ma anche a Crosano e Cornè, c'è un antico capitello malamente o per nulla restaurato e protetto e c'è una flebile immagine di san Giovanni Nepomuceno protettore dei fiumi dove il re di Praga, lo fece annegare.
Spero che il Santo protegga la Sorna da "visit Rovereto" ma ho quasi certezza che al contrario "visit Rovereto" potrebbe pubblicizzare a Praga la Sorna vista la copiosa presenza del santo Boemo.






domenica 4 luglio 2021

Sant Uldarico

Ieri per una fortunata coincidenza, mi trovavo a passare per la valle di Cavedine diretto verso Drena. Al passo Udalrico ho notato che tre persone stavano armeggiando con la bella porta d'ingresso della chiesetta che da sempre sta lì ma che mai avevo visto aperta.
  

Ho accostato ed ho chiesto di poter visitare la chiesetta pensando di trovare una dignitosa cappella di epoca barbarica come molte attorno. Ma! Ma la sorpresa entrando non è stata nella architettura seppur dignitosa, ma negli affreschi che circondano la curva absidale.


Mi sorprende sempre scoprire luoghi, architetture, edicole o pitture che raccontano molto della nostra storia e del nostro legame con il mondo che ci circondava e che oggi ahimè, al contrario sembra vogliamo chiudere alla nostra conoscenza.
Mi chiedo sempre se per la protezione di queste opere, la strada del chiuderle alla vista sia la più consona. Forse la tecnologia o anche una attiva presenza di qualche volontario magari aiutato ed incentivato a tener aperte questi piccoli ma importanti capolavori potrebbe farsi strada ed essere organizzata.
Due agosto 1547 sta scritto alla base dell'opera che rappresenta una Madonna con in braccio il figlio. Quello che mi ha rapito però è stato l'osservare l'uccellino che Gesù sembra quasi afferrare per le zampette.


Probabilmente un cardellino dato che Raffaello lo aveva dipinto in una famosa tavola qualche decennio prima.
Se andate a vedervi quella di Raffaello e la confrontate con questa vi rendete conto della diversa abilità dei pittori ma ciò che sorprende è la permeabilità del sapere fra luoghi anche molto distanti che forse oggi per certi versi lo sono di più nonostante social e cose simili.
Accanto alla Madonna con Gesù ci stanno San Pietro con la chiave, Sant Antonio Abate con il maialino ai piedi ed alla destra Sant Udalrico con vicino Giovanni Battista.
  


Attorno a queste figure centrali stanno una serie di immagini che raccontano molto della storia della fede cristiana. Ci sono i quattro evangelisti naturalmente poi Sant Agostino e Sant Ambrogio.



Ho scoperto più tardi che il 4 luglio è la ricorrenza di Sant Udalrico e penso che a Lavis abbiano fatto festa ma mi sorprende osservare come Udalrico abbia fatto della capacità di mediazione e dialogo la sua più importante qualità.
Poco importa se questi capolavori rimangono persi o nascosti nelle nostre contrade. Testimoniano unicamente come l'emozione del sapere sia oggi posta dopo le esigenze di un turismo di massa fatto per lo più di fugaci emozioni fisiche.

domenica 6 giugno 2021

Santa Cecilia

Ci sono dei luoghi che sembra conoscere da sempre. Ci passi mille volte, vedi le case, il profilo dei monti ma in fondo tutto questo è conoscenza superficiale.
Era un po' di tempo che mi chiedevo come mai quel nome: Santa Cecilia? Lungo la strada non ci sono capitelli, chiese od altri segni che dessero ragione al luogo.
Poi osservando la parete che la sovrastava dove un altro pezzo di storia si potrebbe scrivere, ho visto un piccolo campanile che spuntava la dove si concentrano alcune abitazioni.
Oggi mi sono preso il tempo e ci sono andato! Santa Cecilia! La strada è stretta come erano le antiche strade, e costeggia antiche case di cui qualcuna restaurata. Poi una curva gomito e ti appare la chiesetta mentre l'antico percorso si interrompe.
Una recinzione degna di più pagane esclusioni posata su un muretto non basta a portarti via il bell'impatto iniziale.
Chiedi ed un ragazzo che sta al di là di un cancello. Mi dice che la nonna ha le chiavi e chiama il padre che gentilmente scende per aprire la chiesa.
Magia di un'antica tradizione, un saluto, un piacere e poi le chiavi aprono la porta.
La mia bocca si apre, il mio cuore fa un salto, un singulto esce dalla mia gola. Non so bene cosa guardare, tutto mi rapisce, la forma, gli affreschi che circondano l'abside ed accompagnano la volta celeste.
Guardo! Ammiro!
Poi, dopo un po' di stupore cerco di comprendere di fermare. Lì a destra c'è santa Cecilia! Il giglio ormai cancellato si intravede salire lungo l'aureola. Accanto San Nicola con la pastorale ed il libro in mano!
Di fronte ancora santa Caterina e vicino un altro santo con in mano una spada. Chi sarà mi chiedo? San Martino penso ma non mi convince essendo la spada quasi riposta. Forse San Paolo! Si direi San Paolo.
Un po' di nomi si leggono altri sono andati persi. Comunque due donne e due uomini! Buon segnale del tempo che fu!
Guardo osservo l'abside ed un'aquila è evidente! Ovvio San Giovanni! E gli altri tre evangelisti? Cerco, guardo nelle sbiadite pitture e subito vedo il leone, la sua zampa possente a coprire il libro. San Marco! E Luca? Ah ecco ecco quella sembra la testa di un bue: si è la testa di un bue che piano piano se ne sta andando. E li vicino a San Marco altro non è che l'angelo simbolo di San Matteo.
Ci siamo! E poi? E poi due arcangeli ai lati dell'abside. Forse Michele e Gabriele. Forse
Ma veniamo al centro dell'abside dove tutto ruota attorno alla figura ormai quasi del tutto persa del Cristo! Direi un Cristo Pantocratore e questo altro non fa che confermare l'antichità dell'opera.
In effetti da quando la chiesa almeno quella cattolica, ha messo lei il culo sul trono il Cristo in trono è scomparso sempre più dalla iconografia diciamo occidentale.
In mano tiene un libro con credo un passo di quel San Giovanni raffigurato nell'aquila accanto: "Ego sum lux mon..(mundi)" "Pax vobis"
Insomma oggi è stata una scoperta che mi ha travolto, posto mille domande ed aperto mille porte.
Bisognerà che di questa cosa ne sia informato Sgarbi ma già lo saprà e certo si attiverà per...non so cosa ma poco importa.
Non è un problema di tutela, forse si anche credo, ma sia soprattutto un problema di conoscenza di tutti noi ed io il primo, che perdiamo la conoscenza di questi segni come del territorio, del paesaggio. Riappropriamoci di questi segni di questi piccoli tesori riappropriamoci del territorio del paesaggio che certo non è stato realizzato per i turisti ma per domare in passato un ambiente difficile ed aspro come è il nostro.
Siano nostri questi segni, gli infiniti capitelli che segnano le nostre strade, i muri a secco che accompagnano le coste dei nostri monti.














venerdì 4 giugno 2021

cartelli

Mi chiedo spesso la reale funzione di questi cartelli qui sotto sparsi per ogni dove dalle nostre parti.
Informazioni di primo acchito verrebbe da dire.
In effetti se non mi avessero avvisato del panorama non me ne sarei accorto e come un cretino qualunque sarei andato avanti.
Anche il mio amico tedesco se non fosse stato per quel "the panorama" sarebbe passato oltre pensando che questo nostro ambiente proprio non si può guardare!
Ed invece? Ed invece una sfilza di Enti ci aiuta a non essere indifferenti, sciocchi ed ignoranti e quindi ad ammirare "the panorama", portare a valle i nostri rifiuti e non cogliere i fiori tutte cose che si fanno per l'appunto perché la sfilza di Enti ce lo ricordano altrimenti noi saremo altro.
Quindi? Quindi una funzione potrebbe essere quella di farci sentire al centro delle attenzioni della sfilza di Enti. Se non mettessero quei cartelli noi saremo poveri di panorami, lasceremo immondizia in giro e per i fiori non ci sarebbe vita. Certo dobbiamo ringraziare la sfilza di Enti senza loro la vita sarebbe meno ricca.
Quei cartelli pubblicitari salveranno la nostra ignoranza, l'ambiente e speriamo il turismo. Non ascoltare gli amici tedeschi! Loro non hanno un ambiente da proteggere come la sfilza di Enti.
Il mio amico tedesco, io sono italiano, trentino, roveretano quindi out, mi chiede ma perché non mettono un QR code? Piccolo! Un bastone basterebbe per contenerlo e poi puoi scoprire e studiare quasi tutto.
QR code? Siamo in Trentino! Di code noi ne abbiamo solo ai "the panoramas".
Però una funzione io ce l'ho!
Dar lavoro a chi ha partorito il tutto ed a chi ha vinto la fornitura e posa sperando ci sia stata una gara non informatica naturalmente?
Il QR code comportava quella roba lì? L'informatica? Vuoi mettere il cartello? Si può toccare, rompere, cambiare e soprattutto ci fa sentire intelligenti e coccolati da una sfilza di Enti.
Ecco! Ecco forse ci siamo: ammirate the panorama altro non ci resta sfortunatamente.




sabato 29 maggio 2021

bosco e burocrazia

Me ne sto seduto sull'uscio di casa. Una povera casa fatta di pietra e legno. Dentro c'è un fuoco che da vita. Ascolto i mille invisibili uccelli che mi circondano con il loro canto. Il luogo è appartato, quasi dimenticato anche se un tempo molti ne lavoravano i magri campi e i rocciosi colli erano pieni di capre saltellanti. Ho trovato una foto del 1954 solo qualche albero a segnare i confini. Oggi il bosco sta dappertutto e di tutto si sta impossessando. Come la burocrazia che mille carte, analisi, valutazioni e denaro chiede per consentirmi a star seduto sull'uscio. Ma che tutela è? Forse dell'impiego e del piccolo potere che le viene lasciato su chi solo seduto sull'uscio sta mentre altro meriterebbe forse più forti battaglie.



mercoledì 26 maggio 2021

fune

Una tragedia! Un'altra tragedia! La traente che si spezza, i freni che non entrano in azione e mille altre cose che si sono portate via 14 vite.
Era esattamente il 21 agosto 2018 quando scrivevo di un'altra tragedia quella del ponte di Genova.
Probabilmente se ne dovrà scrivere ancora di altre anche se vorrei sperare di no. 
Non so nulla realmente di quanto accaduto ma sono pronto a scommettere che fra tre anni come per il ponte Morandi, non sapremo con chi prendercela, chi adirare quale colpevole. Si certo sarà la società X, l'ente Y ma ma in fondo nemmeno i presidenti se ne preoccuperanno più di tanto. 
Sapete vorrei che la traente si fosse spezzata! Finalmente saremmo normali, avremmo fatto male i calcoli o ci sarebbe un difetto di chi sa che nell'acciaio. 
Ed invece? Invece ci sarà il Tizio che ha sorvolato su un difettuccio da poco, il Caio che pur essendone a conoscenza non l'ha dichiarato perché era scritto non essere sua competenza, il Sempronio che stava lì a sovraintendere che era arrivato lì perché... perché lo sapete anche voi.
Ah sono quasi certo che le carte, le autorizzazioni, i controlli formali saranno quasi tutti a posto, anche al Morandi era così, ma: ma non basta perché abbiamo costruito forma e non sostanza. Perché ci fermiamo alla forma e non controlliamo la sostanza. Troppo pericoloso farlo. È come la sicurezza sui luoghi di lavoro! Carte! Montagne di carte che si pagano profumatamente ma che a poco servono se non a dissipare le colpe ma non ahimè a salvare vite.
Tre anni fa scrivevo questo: "Crolla un ponte, vengono giù case per terremoti che in altre parti del mondo nemmeno sono considerati tali, esplodono autobotti, treni si sfasciano, muoiono lavoratori stipati in furgoni "clandestini" e via dicendo e subito parte il rito questo si tipicamente italico, della caccia alle "streghe" anche perché chiamarli colpevoli penso sia profondamente vigliacco! Perché? 
Perché di tutto questo la responsabilità è primariamente nostra! Si nostra, di noi italiani che consideriamo "furbo" uno che non dichiara un guadagno, che consideriamo "furbo" chi riesce a costruire superando un vincolo, che consideriamo "furbo" uno che "non butta" denaro nelle "assurde" (e solo ahimè formali) norme della sicurezza, che consideriamo "furbo" chi non paga il ticket sanitario o non fa la coda, che consideriamo "furbo" chi prendendo il sussidio alla disoccupazione poi va a lavorare in nero, che consideriamo "furbo, ops capace" chi sta ai vertici degli uffici senza competenze verificabili e pubbliche, che consideriamo "infame" denunciare tutto questo purché ci lascino "mugugnare" e pensare che non è colpa individuale! 
Poi ci basta un mugugnatore che fa "ridere" e un incantatore che ci rassicuri che la colpa è "dei negri, rifugiati, zingari e comunque di altri e non nostra" per seguirli come i topolini di Hamelin."
Sarei stanco di scrivere di tragedie anche perché nulla cambia davvero ed ho paura ci ritroveremo fra non molto ancora a commentare un'altra tragedia. 

venerdì 16 aprile 2021

prima dose

Va bhe, proviamo a sorridere ed a vedere il bicchiere mezzo pieno. Questa mattina ho ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer e qui il bicchiere mezzo pieno termina.
Non so bene da quanto tempo è in funzione il centro vaccinale realizzato presso la Manifattura tabacchi ma subito mi sono sorpreso nel vedere molte persone fuori dalla porta d'ingresso ed in attesa nel parcheggio. Fortunatamente oggi c'era il sole ma certo se avesse piovuto qualche problema ci sarebbe stato.
Mi sono avvicinato per provare a comprendere, nessuno, nessun avviso per spiegare la procedura.
Poi una povera infermiera è uscita ed a gridato 9,20!
5/6 persone si sono fatte avanti e questo mi ha consentito di comprendere la procedura.
Avrei voluto chiamare il qualcuno per posizionare un piccolo display ma troppa tecnologia fa male.
Si anche perché mi chiedevo se mi hanno dato un tempo per presentarmi assieme ad altre 5/6 persone, una ogni minuto, il mega computer poteva darmi contemporaneanente un numero al cui apparire sull'ipotetico display avrei saputo del mio turno così come quando vado dal Poli a fare la spesa. Chiamate Poli, Orvea o simili vi possono aiutare. Al 1
Entrato, sanificazione mani, carte ad "display" umano che cerca in una lista e fortuna trova il nome.
Aspetto un attimo e si libera un box dove una giovane ragazza prende le carte preventivamente compilate chiede di mie patologie e ad una mia domanda circa i tempi del richiamo mi dice di "non rompere le persone che lavorano". Comprendo anche se lo sapevo di già, che 40 non sono sufficienti per sembrare uno che ha fatto e magari fa qualcosa nella vita, soprattutto al cospetto di una giovane di cui non so nulla ma intuisco.
La cosa che mi sorprende di più è che nessuno mi ha chiesto la tessera sanitaria penso che la fiducia nell'onestà dei suoi pazienti sia ben dimostrata altrimenti qualcuno d'altro avrebbe potuto andare al posto mio e nessuno mi ha informato sul tipo di vaccino.
Informatica assente. Immagino come farà Fugatti ad affermare questa sera che siamo arrivati a 120.000 o giù di lì. Ah forse qualcuno batterà più tardi la mia registrazione.
Mi chiedo anche dove mai andranno i cinque fogli di consenso che questa sera saranno 15.000 e domani 30.000...
Passo alla sala di attesa: brevissima! Spalla sinistra!
Ho la camicia! Errore fatale! Dopo la giovane segretaria l'infermiere mi redarguisce dicendomi che dovevo indossare qualcosa di comodo! Ancora una volta mi sento inadeguato! Ho solo camice! Sorry Sorry Sorry.
Chiedo che vaccino mi stato inoculato? "Oggi con i social tutti vogliono sapere...." Comprendo e taccio!
Esco e...vorrei una cima di una montagna dove starmene da solo, indossando una camicia, confidando nell'intelligenza e nella analisi scientifica ma mi rendo conto che è un sogno e che forse ha ragione questo virus...che distingue solo per età e fortunatamente non per conoscenza.

mercoledì 7 aprile 2021

cenere

Questa mattina ero quasi disposto a cospargermi il capo di cenere e chiedere scusa alla PAT ed al servizio sanitario per le scelte a suo tempo effettuate e di cui ho parlato qualche giorno fa.

Il sito CUP che controllavo ogni mattino, dava un nuovo link per i nati dal 46 al 51! Finalmente: codice fiscale, tessera sanitaria ed in un men che non si dica avevo il mio appuntamento per la prima e seconda vaccinazione! Ventuno giorni di differenza ed una rapida verifica con un medico mi confermava che i 21 giorni sono per il vaccino Pfizer! Alla conclusione della prenotazione un link mandava ai documenti necessari per presentarsi alla vaccinazione; di qui due ulteriori links uno per gli over 80 e fragili l'altro per tutti gli altri! Naturalmente ho scaricato quest'ultimo e sorpresa l'informativa riguardava il vaccino AstraZeneca.

Ma come mi danno l'appuntamento dopo 21 giorni e mi informano circa il vaccino Anglo Svedese?

Altro giro di telefonate e il medico mi conferma che 21 giorni sono per Pfizer mentre per AstraZeneca i giorni per la seconda dose possono variare da 28 a 84 gg.

Comincio ad innervosirmi e scuoto la cenere dal mio capo!

Ritorno sul sito del CUP e "miracolo" dopo due ore hanno cambiato il modulo che ora è più generico e non fa riferimento al tipo di vaccino ed anzi lascia in bianco il tipo che sarà compilato al momento!

"El tacom l'è pezo del sbrech" si diceva una volta!

Ma se danno un appuntamento dopo tre settimane non può che essere Pfizer mentre se è maggiore non può che essere AstraZeneca!

La cosa che mi inquieta è oltre alla superficialità dell'informazione, quella della programmazione delle dosi. Vi sono due ipotesi una spero quella vera, in cui il sistema in base al tipo ed alla quantità di vaccini e alle caratteristiche del paziente fa una scelta ponderata l'altra più angosciosa in cui il sistema da a tutti tre settimane di intervallo adattandosi poi in corsa ed evidentemente spostando il secondo appuntamento.

Metterò ancora cenere sul mio capo se qualcuno confermerà la prima ipotesi mentre pur ringraziando, incomincerò a preoccuparmi ora non tanto dei vaccini ma di tutto quello che significa se la seconda ipotesi troverà conferma.

mercoledì 31 marzo 2021

fagioli e tonno

Oggi sono tornato in Chile! Laggiù nell'isola di Navarino dove vagai solitario per cinque splendidi giorni fatti di tempeste, vento, pioggia, sole, freddo e caldo quest'ultimo solo nel sacco da meno venti gradi.
Ma oggi non c'è vento, è una splendida giornata e saranno venti gradi senza nessun sacco.
Sembrerà strano ma quello che mi ha fatto fare un balzo di 20.000 km è stato il mio pasto: fagioli e tonno! Uno dei più leggeri, gustosi, economici pasti avendone ancora le caratteristiche e non come le barrette che come la nostra società ricca ed opulenta, riassume nel nulla l'essenza delle cose.
Stamani ridevo dentro di me mentre preparavo lo zaino ma ora un po' di nostalgia per quei denti di Navarino mi è venuta mangiando tonno e fagioli e guardando i frassini che intorno stanno per fiorire.

sabato 27 marzo 2021

balcone

Sto seduto sul balcone di legno che conduce al sottotetto. Solo qui si prende un po' di segnale. Basta scendere 10 gradini ed il mondo di internet scompare. Scompaiono telefonate, videochiamate in fondo mi piace pensare a quei 10 gradini un nulla, un tutto come sempre le apparenti piccole cose della vita.
Ho in mano una tazza di caffè fumante che basta a riscaldare pensieri e sensazioni.
Da basso ho aperto gli sgangherati scuri, ho dato un occhiata fuggevole ai molto lavori che mi attendono ma poi mi sono fermato ed ho assaporato!
Ora un raggio di sole mi riscalda il viso quasi una carezza di un amore.
Mi fermo, gusto queste piccole felicità apparentemente di nulla fatte e ripercorro le mille persone, luoghi, cose che ho accarezzato nella vita.
Sono tutte qui in questo balcone di legno mentre il silenzio interrotto dal canto di invisibili uccelli mi tiene compagnia.
Arrivando qui stamani ho trovato questa bottiglia con il messaggio. Un nuovo amico e mi chiedo cosa posso chiedere ancora.


domenica 7 marzo 2021

marketing

Evviva, evviva, evviva! Tanto ci voleva per rendere felice la società trentina che vale, conta e dirige? Finalmente Ferrari sponsor di Ferrari. Un cognome: una storia e giù plausi. E stamani l'altra perla la Sat che si "lega a quattro realtà trentine", ma chiamarle ditte più o meno pubbliche era forse più vero e quindi difficile, "e naturalmente per condividere scelte ed iniziative non solo degli iscritti ma di un'intera collettività"! Ecco anche a nome della collettività iniziano a parlare pensando di essere evidentemente mandati dal cielo come diversi salvatori di patrie fortunatamente accantonati dalla storia ma mai abbastanza dalla piccole manie di grandezza di qualcuno.
Quello che fa la Ferrari o la Sat non mi riguarda anche se mi piace sia il Ferrari sia la Sat di cui sono stato un iscritto per più di trenta anni come peraltro mio padre che la riteneva l'unica associazione libera al tempo del fascismo ma ora, non essendoci il fascismo, certo non ha bisogno della libertà anzi delle cordate anche molto lunghe che in montagna sono direi sempre pericolose od almeno così mi insegnavano alla Sat un tempo.
Ritengo tutto questo marketing! Per carità nulla di male esiste e certo non se ne può fare a meno. Ma sino a che punto spingerlo in avanti al fine di costruire una società che si autoalimenta di apparente qualità che contiene contemporaneamente profonde ingiustizie?
Capisco che per creare plusvalore oggi forse a differenza del passato, si operi non tanto sul lavoro degli uomini ma sul renderli "esclusivi" e quindi capaci di concedere plusvalore attraverso i loro acquisti sino al momento in cui riescono a farlo sentendosi poi quasi un nulla quando le risorse del loro lavoro non concedono più di formare quel plusvalore necessario all'acquisto successivo.
Ferrari giustamente dal suo punto di vista, fa una operazione di marketing che naturalmente pagheremo se vorremo più in là brindare con una sua bottiglia. La Sat fa un'operazione più raffinata per certi versi e questo ahimè mi fa pensare od ad un'intelligenza superiore dei suoi vertici o più prosaicamente ad una più persuasiva operazione di marketing dei compagni di cordata.
Naturalmente parole quali, protezione, ambiente, green si usano abbondantemente e così deve essere per ovvi motivi vorrei ben vedere se il marketing usasse parole diverse che ahimè al contrario accompagnano la realtà un po' più vasta dell'umana società.
La montagna diviene sempre più luogo del turismo per lo più massificato, con un forte radicamento in una società turistica, impianti, alberghi, sentieri attrezzati, cascate controllate, che per continuare a svilupparsi ha necessità del marketing per alimentare quel plusvalore di cui prima. Che sia inevitabile lo posso per certi versi comprendere, che sia giusto mi è difficile pensarlo. Il territorio, la montagna nel nostro caso, diviene luogo avulso dalla realtà della vita quotidiana che almeno sino a qualche decennio fa, costituiva l'equilibrio delicato fra uomo e natura. Ora l'uomo domina, governa, progetta e certo facendosi scudo proprio di quell'equilibrio che al contrario anche occhi non esperti ormai vedono distrutto.
E' difficile lo credo bene coniugare, montagna, agricoltura, turismo, ma credo sia uno sforzo che non va lasciato a chi pensa che nel marketing stia la soluzione ma a chi crede che nel lavoro quotidiano, difficile, paziente possa forse alla fine trovare una soluzione. Altrimenti dichiariamo il Trentino quello del Brenta, della Val di Fassa, del Primiero parco divertimenti d'Europa e continuiamo a cambiarne la fisicità e soprattutto l'approccio da parte delle persone. Il marketing ci sta riuscendo e ci riuscirà ne sono quasi certo ma per cortesia lasciateci almeno quelle aree periferiche, dove il turismo è lieve, l'uomo non trova più sostentamento come un tempo dato che mettere sotto il culo di un turista un sedile di seggiovia paga decisamente di più che la cura di un bosco, di un campo, di un muretto di sostegno che poi in fondo sono l'essenza dei luoghi dove sono nato e cresciuto felice della loro bellezza creata da tanto lavoro collettivo quando questo era governato dal plusvalore e non dal marketing!

giovedì 4 marzo 2021

random

La sensazione è che in questo paese, le cose, i metodi non cambino mai anzi se possibile, peggiorino. E non credo, come al contrario molti additano, sia la politica che non fa, sbaglia o è corrotta. Credo che siamo un po' tutti noi chi più chi meno evidentemente, che non facciamo, sbagliamo o siamo in fondo un po' corrotti confidando nelle nostre "relazioni" più che nella organizzazione.
Mi riferisco alle vaccinazioni anche se si potrebbe estendere a numerose altre problematiche.
Prima hanno detto il personale sanitario, poi gli ultraottantenni, poi le forze dell'ordine, poi gli insegnanti e poi ho perso il conto. Tutti ragionamenti perfetti, con tanta logica e tu ti adegui pensando che prima o poi toccherà anche a te.
Ma? Forse quando tutte le piccole istanze dei piccoli poteri saranno soddisfatte.
Infatti incontri un vecchio amico medico da qualche anno in pensione, e scopri che è stato vaccinato in quanto medico pur non esercitate. Poi incontri un'amica più giovane e scopri che è stata vaccinata dato che avendo avuto un fidanzato infermiere nel caso qualcuno non si presenti chiamano gli amici: fare una riserva è troppo scientifico. Poi vedi in FB che qualcuno, più di qualcuno, che conosci poco per carità è stato vaccinato e ti sfugge la motivazione ma certo ci sarà.
Poi gli avvocati e naturalmente i giudici, mi scuseranno gli amici avvocati se li metto sullo stesso piano dei giudici ben sapendo che in tribunale non lo sono. Poi i giornalisti, poi carcerati, poi i disabili poi, poi con calma chi fa silenzio, chi non appartiene ad una corporazione ma certo sono cose della nostra quotidianità meglio adeguarsi ed in silenzio aspettare che magari un qualche criterio certo non logico arrivi a te.
Quello che mi fa sorridere, data l'età mi incavolo decisamente meno, è che hanno creato una applicazione per chiedere e scoprire che non sei fra gli interessati a tale "intervento".
Sorrido pensando ai dati che stanno lì depositati nei mega calcolatori che in teoria potrebbero con opportuni algoritmi, oddio scusate parola che pare quasi un'ingiuria, selezionare tutti i nomi in un ordine pressoché perfetto e corretto ma certo privo di quel "sano" intervento del santo, perdon padrino, protettore che la logica matematica vede come un subdolo attacco alla "democrazia".
Beh io un criterio mi sentirei di suggerirlo ed è quello che hai tempi della scuola mi tormentava di più ed è quello dell'ordine alfabetico: rido!
Ah l'algoritmo di cui sopra potrebbe random, selezionare nella lista di cui sopra qualche "variante" tanto per far sembrare quasi divino e non banalmente umano come è ora, l'inserimento nella lista della lotteria.

lunedì 1 marzo 2021

Val Defora

Ieri camminando lungo la ciclabile poco sotto Ala il mio occhio è stato attirato da una valle laterale che si inerpicava subito sopra Sdruzzinà. La maggior parte penserà alla valle che sale su verso la Sega di Ala.ma non era quella: una un po' prima non mappata è priva di nome almeno a me conosciuto (il mio amico Luciano di Ala mi ha confermato che la valle si Chiama Val de Fora).
Oggi l'ho percorsa od almeno ne ho percorso il fianco destro rinviando a più in là l'esplorazione dell'alveo che subito si è mostrato interessante.
La salita si è subito annunciata ripida come non mai.
Il bosco aiutava con qualche faggio e rovere ma devo ammettere che alcuni passaggi aerei mi hanno suggerito di desistere. Ma, ma un po' di sana ansia che tutte le altre ansie porta via mi ha aiutato a superare questi passaggi. Poi a tratti, la parete sembra addolcirsi o più semplicemente non ti mostra tutta la sua forza. Il tuo cuore rallenta per quanto possibile dalla solo sforzo di avanzare.
Dopo un ora e mezza ho trovato un piano, cinque per cinque ma sembrava una pianura. Poi il bosco di fa di alti faggi e tutto sembra più dolce. Ma, ma c'è l'ultimo salto ed ancora aranchi, guardi giù, pensi che tutto ha una fine e superi le ultime roccia.
Sei fuori! Sei felice! Per la fine della fatica e per la scoperta che hai fatto.
Non c'è turismo qui, non c'è vetta anzi una banale strada forestale, ma quelle 3 ore di salita valgono l'essenza della scoperta e mi basta condividerla scrivendo seduto fra foglie secche con un po' di neve più in là mangiando un po' di pane e pensando che fra poco mi dovrò avviare in giù.





giovedì 25 febbraio 2021

vie

Sono sotto una palestra di roccia. Ogni tanto mi piace arrivare su questi salti e scoprire luoghi altrimenti persi. La parete è esposta a sud anche oggi si potrebbe arrampicare con una maglietta leggera. So che il luogo è frequentato anche da tedeschi, austriaci, cechi e da ogni dove e quindi è un luogo conosciuto.
In effetti è vicino ad un parcheggio dove si possono lasciare i camper. Il prato, cengia sotto è ampio e bello così i bimbi possono giocare senza problemi. Ma? Ma? Ma guardando le vie tracciate con rara verticalità e segnate da un chiodo ad espansione ogni due metri mi è venuto spontaneo ritornare alla mia gioventù quando mi avventuravo su per pareti come questa.
Chiodi? Due o tre al massimo e piatti da infilare nelle fessure della roccia sperando si incastrassero per bene. I chiodi te li faceva un amico fabbro da ringraziare per la sua passione. Moschettoni? Si io ne avevo quattro di cui uno serviva per l'imbrago. Corde? Una da 50 m. comperata dopo tanti risparmi e comunque sempre troppo rigida e che per fortuna non mai testato allo strappo.
Ma oggi guardando, osservando la roccia sopra di me la mia mente cercava fessure, soprattutto verticali, considerava qualche rovere come possibile sosta per risparmiare il chiodo che comunque il fidato secondo avrebbe tolto. La mia memoria mi accompagnava su per qualche diedro in cui certo è più facile avanzare non fosse altro per contrapporsi con le gambe.
Mi sono accorto che la mia mente, i mie occhi cercavano la via più sicura e forse la più facile riportandomi ad antiche visioni. Guardavo le nuove via indipendenti dalla natura dalla conformazione della roccia anzi tracciate proprio là dove nessuno vecchio alpinista si sarebbe avventurato. Al centro c'è l'atleta non l'alpinista. Il superare con la forza e certo l'equilibrio quel vuoto ormai sicuro per tutti quei chiodi a pressione infilati lì dove i poveri martelli di un tempo non avrebbero nemmeno accarezzato la roccia.
Mi sono chiesto se è bene? Non ho risposte. Ma ogni giorno di più vedo questo uomo vincere su una natura e non viverci con essa con le sue fessure diedri, cenge.
E se lo si fa in un ambiente così bello come questo immagino cosa si possa fare in un luogo ove nulla o poco ti riempie gli occhi ed il cuore.
Poi ci possiamo lamentare che le cose non vanno, che troppi e troppe sono ammazzate per ragioni da poco ma ahimè anche l'arrampicare ormai pare sia una sola sfida fra uomini e non un equilibrio fra natura e uomo.





sabato 20 febbraio 2021

armadio

Mia madre, ma sono sicuro molte madri Trentine e non, mi insegnava che se un indumento non lo indossavo per più di un anno era il caso, oltre a chiedersi del perché dell'acquisto, di donarlo ai poveri se ancora in buono stato o se consunto, liberarsene definitivamente lasciando libero lo spazio nell'armadio.
Tutto questo mi ritorna alla mente osservando gli ormai infiniti edifici e aree, pubbliche e/o private poco importa, in stato di abbandono, degrado o non utilizzo a Rovereto. L'elenco è lunghissimo e camminando per la città, ne ho contate almeno 18 che balzano all'occhio ma sono convinto che l'elenco si potrebbe estendere per molte altre.
Ho fatto un rapido calcolo ed ho scoperto che la superficie di territorio roveretano abbandonato si aggira oltre i 170.000 mq. e questo penso dica molto dello "sviluppo" in atto.
La cosa che mi fa sorridere o piangere, decide voi, è che si continua a costruire in aree rimaste intatte sino a ieri. Ma si suvvia? Che sarà mai il territorio? Un bene infinito e che diamine! L'importante è che si parli di svolta, transizione ecologica, di fondi "next generation EU" magari con cui costruire altro in altre aree finora non utilizzate.
Sono sicuro che il Comune di Rovereto avrà tutte le "sudate carte" a posto e ci saranno mille ragioni esternate da efficienti legulei, per giustificare l'abbandono di quella area da decenni, o il lasciar andare o non completare quell'edificio da lustri. Pare quindi quasi inutile raccontare storia per storia delle aree di cui sopra anche se il racconto potrebbe risultare interessante quasi come le storie di "cold case".
Ora la proposta, provocazione potrebbe essere quella che dopo cinque o dieci anni, come per gli indumenti, anche gli edifici, aree debbano se non utilizzati, essere donate ai poveri nel caso di un valore storico artistico o ambientale oppure essere demolite con il ripristino ad area verde nel caso di nessun valore storico artistico!
Qualcuno preoccupato a difendere la proprietà privata obietterà giustamente e dirò pure di essere con lui d'accordo, ma mi chiedo se costruire è da molti decenni una "concessione" che il pubblico rilascia al privato per realizzare giustamente i propri fini se quella concessione non viene utilizzata perché mai dovrebbe il pubblico salvaguardare la concessione che è cosa diversa dalla proprietà?
Forse lo strumento fiscale potrebbe aiutare. Non utilizzi? Lasci che il decoro cittadino e/o ambientale sia di scarsa qualità? Paga così poi la collettività potrà sistemare! Le obiezioni qui le sento più convinte ma se per un attimo pensassimo che il territorio è un bene limitato e non riproducibile forse potremmo accettare di occuparcene un po' di più e non solo comprando auto ibride.
Se poi si pensasse di utilizzare i fondi europei per sistemare, riparare, ripristinare penso che sarebbe nello spirito di salvaguardare le prossime generazioni ma forse costruire altro è una necessità apparentemente più importante.
Ve lo immaginate l'armadio, perdon la città, l'ambiente, quanto spazio e bellezza acquisirebbe!
Si d'accordo ci sono poi da risolvere molti altri problemi quali a che poveri donare? Come potrebbero utilizzare questi volumi? Sono sicuro che l'immaginazione può progredire proprio in questi casi.
Però se si vuole, si può anche aspettare che crollino da soli o diventino discariche a cielo aperto.
La natura infine vincerà, anche su noi stessi!
Aree dismesse di Rovereto


martedì 9 febbraio 2021

restauro

Ieri sono ritornato a Trento! Era un bel po' che non ci andavo per evidenti motivi. Il caso o forse nemmeno, ha voluto che passassi da piazza Duomo che sempre mi colpisce per la preziosa fattura degli edifici che la circondano e per quel strano rapporto con via Belenzani, quella del Comune per intenderci, che certo non affonda nel tempo in cui fu realizzato il Duomo. Una cosa e mi spiace chiamarla così, mi ha colpito subito ed è stata la fontana del Nettuno che per età fa più rima con la via di cui sopra che non con il Duomo.
Qualcuno, forse tutti, diranno splendido restauro! Ma? A me è sembrato un'opera fuori tempo. Si forse sarà come quando è stata realizzata, forse, ma certo c'era qualcosa che strideva e non era tanto l'armonia degli intagli nelle diverse pietre ma la perfezione, la pulizia del tutto. Non un segno del tempo, non un colpo di martello sul "ginocchio". I trentini e la loro soprintendenza hanno fatto un lavoro perfetto! Che altro? Si! Forse come i pluviali in inox del vicino duomo che subito sono andato a rivedere tanto per farmi male e consolandomi subito dopo, con la vista con il protiro.
L'arte concepita come indipendente dal tempo, dalla vetustà, dall'oblio mi chiedo che arte sia? Si certo pare essere come la giustizia indipendente dalla verità! O come la natura, il paesaggio indipendenti da chi vi dimora! Nulla. Non ce la faccio a sopportare questa "cultura" indipendente dal tempo, dalle passioni, dalla storia, dagli incendi, dalla distruzione che decide che qualcosa non dovrebbe avere il tempo come variabile. Forse gli uomini che pensano a questo credono di aver sconfitto il tempo o per bene che vada, pensano che le cose, le opere, le persone siano estranee al tempo. Forse questo spingerà qualcuno a pensare che il tempo si possa sconfiggere! Con un buon restauro naturalmente.
Della pietra o del corpo in fondo che differenza fa?
Conservare non credo significhi rendere indelebile l'opera ma renderla presente nella memoria e nella vita di tutti noi e in piazza Duomo quel restauro mi è sembrato come quello di una donna che un po' si è "tirata", "pompata", "rifatta" per farsi ammirare forse di più ma incapace di amare nonostante rughe, decadimenti, che forse ancor più ne esaltano la bellezza dell'essere, della mente e del cuore. Lasciate che si invecchi, lasciate che i monumenti invecchino, lasciate che le città diventino belle per il cuore e per la mente.