venerdì 12 aprile 2019

otite

C'è qualcosa che non va in questo paese, in questo sistema. Probabilmente non riusciamo nemmeno più ad accorgercene ma se solo fai qualche comparazione, forse, ti accorgi.
Ma veniamo al fatto. Tornato dal mio ultimo viaggio ho deciso di verificare un dolore all'orecchio sx che da qualche settimana mi accompagnava nel viaggio. Il mio medico di base a cui mi sono rivolto nemmeno mi ha guardato e mi ha spiegato che da protocollo doveva mandarmi dallo "specialista". "Ma Bepo non set bom neanche de veder na otite?" Risatina: protocollo ed impegnativa. 
Oggi vado dallo "specialista" e naturalmente pago il ticket che calcolando il tempo che sono stato in ambulatorio corrisponde a circa 235,00 € l'ora e mi chiedo a quanto ammonterebbe comprendendovi il contributo del servizio sanitario. 
Nulla di che: "è tutto a posto" mi dice lo "specialista" prescrivendomi però due ulteriori esami che immagino abbiano un costo simile a sopra, ma che dai termini risultano attinenti più al mio udito che alla mia supposta otite. Ecco il girone infernale! Se vai da un medico ti ritrovi dopo un po' con una valanga di prescrizioni che hanno un po' il sapore di quando porto la mia vecchia Punto dal meccanico e mi dice che si dovrebbe cambiare questo e quello e quell'altro e che io puntualmente disattendendo aspettando il tempo in cui la mia vecchia Punto mi lascerà per strada cosa che da anni non avviene. Se sono come la Punto ci vuole altro per schiodarmi!
La ciliegina è che lo "specialista" mi dice che sono ok ma mi prescrive una pomata immagino onde prevenire mali maggiori.
Mi reco in farmacia e scopro che la pomata è un banale cortisonico che serve, per quanto ne so, a lenire il dolore ma non a risolvere la causa. Naturalmente il cortisonico non è mutuabile e quindi decido di lasciarlo sui banchi della farmacia. In fondo il sistema mi pare oliato per auto mantenersi ma non per risolvere i piccoli problemi. 
Da oggi ho deciso che non andrò più da un medico o meglio andrò solo da un medico "specialista" in cure palliative perché ormai abbiamo costruito una macchina infernale che accanto ad alcune eccellenze abbonda di una ricca povertà.

venerdì 5 aprile 2019

Storia 03

Eravamo rimasti al trasferimento in un nuovo campo da dove ancora nessuno era partito.
I soldati hanno le carte ed i mezzi io forse uno dei primi GPS. Mi accorgo che stiamo "invadendo" il Kosovo allora terra Serba. Franco sorride mentre lo riprendo per la sua "innata" voglia di conquista.
Ritorniamo, giriamo su per una nuova e polverosa strada.
Il campo è lì! Tende bianche, di forma circolare, non molto grandi con il segno della mezza luna rossa. Qualcuno mi dice sono turchi venuti anche loro ad aiutare. Penso alle centinaia di anni che qui sono stati qui. 
I soldati restano fuori entriamo Rossella ed io. 
Il capo missione turco ci accoglie gentilmente, ci presentiamo, spieghiamo cosa facciamo: portare i rifugiati in Europa per ridurre la pressione sulla piccola Macedonia.
Ci ascoltano, annuiscono, ci invitano per un ciai (thè) sotto una tenda più grande.
Dopo le formalità spiego cosa faremmo: i soldati metteranno su una tenda dove si svolgeranno gli interrogatori, la visita medica e invitiamo i turchi a collaborare nel diffondere le informazioni nel campo. 
Non pare ci siano problemi ma al solito sembra troppo facile. Ai soldati non sarà concesso entrare con le armi! Sento già Franco che impreca contro "sti cazzi di alleati".
Vedo che anche fra i turchi ci sono dei militari ed un colpo di genio: "ok le armi non saranno indossate nel campo ma raccolte in un luogo sorvegliato dai soldati italiani." "I vostri militari accetterebbero mai di lasciare ad altri le loro armi?" Chiedo. Comprendo che si è trovata la via di uscita. Un altro ciai, un sorriso del capo e subito fuori a spiegare a Franco cosa fare. Sento qualche mugugno ma in fondo anche lui è flessibile ed il mondo è salvato da chi è flessibile.
Sì inizia! La tenda è su, il generatore parte, i PC fanno il boot, le stampanti si accendono, l'ufficiale medico si mette lo stetoscopio e si inizia. 
Cammino fra le tende, vedo giovani con i volti "incazzati" che sembrano odiare tutto e tutti; vedo vecchi uomini distesi placidamente sotto la tenda a fumare quelle loro strane pipe e che con uno sguardo dolce placano le ire dei figli.
Molti chiedono. Qualcuno parla tedesco e quando rispondo con il mio tedesco scolastico è un amplificarsi di domande, richieste, preghiere.
Tutti vorrebbero andare in Germania! 
"Entschuldigung, aber ich bin Italiener. Wenn Sie möchten, können Sie nach Italien kommen."
Alcuni si girano ed aspettano i tedeschi che però mai arriveranno in quel campo. Altri più flessibili, accettano e si mettono in coda per entrare sotto la tenda italiana. Immagino sempre cosa io farei nei loro panni ma fortunatamente non ho risposta: io sono fortunato! 
I giorni passano. 
Una sera Rossella mi chiede di andare alla sede di UNHCR in centro a Skopje. Prima erano solo tende dove incontravo gli uomini e le donne UN.
Ok! Rispondo ma a fare cosa? C'è il nostro segretario: ti voglio presentare.
Entro in una sala con diversa gente, riconosco i tedeschi che saluto. Ascoltiamo il segretario generale UNHCR che ringrazia dello straordinario impegno dimostrato da tutti. Che si può fare di diverso mi chiedo?
Poi Rosella mi fa cenno e sento che dice al segretario le presento il rappresentante dell'Italia!
Ricordo sempre quel passaggio, quella figura da cretino che feci, girandomi e cercando il "rappresentante dell'Italia". Nessuno me lo aveva detto! Ero un semplice funzionario pubblico che faceva quello che poteva e poi scusate il baffetto D'Alema non mi è mai piaciuto per il suo essere "ben altro".
Torniamo ai campi che è meglio!
Un giorno l'ambasciata mi chiama. C'è una delegazione della regione Emilia Romagna! "Accompagnali tu che sai"
Conosco il capo della Protezione Civile Di quella regione. Mi dice che ha con sé una cucina da campo. Sorrido! "Per quante persone?" Chiedo. 
"500/1000 se si lavora 24 ore".
Vieni gli dico ed andiamo a Tetovo! 70.000 persone! Come si fa a fare la pasta per tutti? 
Comunque la cucina da campo viene lasciata lì a CARE loro sapranno che farne.
Non mi ero mai posto il problema di come si possono alimentare 70.000 persone senza creare tensioni, code immense e dando il necessario?
Lo imparai a Tetovo! C'erano una serie di trattori con un rimorchio aperto riempito di pane, frutta, latte. I trattori lentamente percorrevano tutte le strade fra le tende e le persone si avvicinavano e prendevano quello che era necessario per ritornare poi alle tende. 
Alimentazione base. Dieta perfetta che oggi fatichiamo a seguire. 
Allora rimanevo sempre più affascinato da questo apprendere e al compararlo con le nostre "certezze".
Ora devo andare....

martedì 2 aprile 2019

Storia 01

Va beh continuo la storia di ieri. Non è obbligo seguirla ma forse racconta di un'Italia diversa da quella di oggi o forse nemmeno tanto. 
Lo faccio stando seduto fra quattro cuscini candidi in una bella camera di albergo da cui posso vedere le Alpi Maledette come le chiamavano i vecchi alpini. 
Oggi è un albergo ma quando arrivai qui la prima volta, era il comando generale delle forze di occupazione. D'altra parte che fa una "forza di occupazione" prende possesso dei migliori edifici del luogo occupato. Mi sono dilungato troppo nella introduzione. Ritorniamo al Fiume Vardar ed al bellissimo ponte Romano che lo scavalca.
Il colonnello che mi aveva raccattato all'aeroporto ha una scassata macchina su cui metto la mia grande valigia e ci avviamo verso il centro città
Fra la l'aeroporto e la città c'è molta strada ma si va veloci non essendoci quasi nessuno in giro. Parliamo, chiedo ma il militare non è loquace come dovrebbero essere i buoni soldati. Guardo attorno questa terra sconosciuta fatta più di vuoti che di costruito al contrario delle nostre valli. 
L'ambasciata mi sembra quasi in periferia di Skopje ma al contrario è subito fuori il nuovo centro. L'edificio non è grande ma estremamente elegante ed armonioso. Direi uno dei più belli e più resistenti di Skopje che qualche anno prima era stata rasa al suolo da un forte terremoto a cui però il generale Tito aveva posto prontamente rimedio realizzando una nuova Skopje fatta di strade larghe edifici simmetrici e robusti a cui il capitalismo sopraggiunto con la caduta del socialismo reale, è stato solo in grado di aggiungere nefandezze architettoniche fatte per guadagnare facilmente. Scuserete l'architetto che c'è in me. 
Due carabinieri aprono il pesante cancello di metallo verde ed entriamo lasciando fuori una lunga coda di persone con carte in mano che provavano a prendere un visto per ricongiungersi con qualcuno in Italia. 
D'altra parte allora l'Italia concedeva ancora l'ingresso e ci vorranno ancora tre anni per arrivare ai geni della "Bossi Fini". 
L'ambasciatore è gentile e spiega cosa dovrò fare. 
Tenere i contatti con UNHCR ed AOM al fine di agevolare le pratiche per la concessione dello stato di rifugiato politico. 
Ci sarebbero mille domande ma non c'è tempo Lorenzo con cui lavorerò mi porta via. Andiamo a nord circa 20 km dal centro città. C'è un vecchio aeroporto e quello è diventato una nuova città fatta di tende, tende, tende. Uomini, uomini, donne, donne, bambini, bambini, bambini seduti ordinati, calmi, rassegnati. É la prima volta che vedo migliaia di persone in fuga, è la prima volta che quello che avevo letto nei libri, appare ai miei occhi, al mio naso, alla mia mente.
Ho sempre pensato da allora che prima di parlare di umanità bisognerebbe aver annusato un campo profughi.
Lorenzo mi spiega. Lui è un sindaco toscano che a causa di un'alluvione ha conosciuto la Protezione Civile ed ora ci lavora. Lui non parla l'inglese e dobbiamo fare gli interrogatori e gli interpreti parlano Albanese ed Inglese. 
Debbo fare domande, accettarmi chi sono, da dove vengono, perché sono fuggiti poi fare una scheda e conferirla a UNHCR per l'approvazione. 
Sì inizia sotto una tenda naturalmente e il governo italiano mi costringe ad indossare "per sicurezza" quegli orrendi gilet gialli diventati ora famosi. 
Arriva Rossella! "Nice to meet you...." UNHCR comprendo sempre di più ma non è facile in 24 ore passare da una scrivania provinciale ad un campo profughi. Non è facile ma è infinitamente più reale e infatti la maggior difficoltà sarà poi ritornare alla tranquilla scrivania provinciale. 
I giorni corrono si lavora velocemente al confine di Blaze ci sono altri profughi che spingono per entrare e le autorità Macedoni concedo i permessi in relazione al numero di rifugiati che le varie nazioni europee accolgono. 
Conosco i tedeschi al solito efficienti ed organizzati mica come Lorenzo ed io. Ci sono i francesi ma quello che mi ricordo sono gli islandesi: dovevano accogliere 100 rifugiati ed erano in 20. Noi 6000 e siamo in due! Viva l'Italia.
Ricordo che tutte le nazioni europee si erano impegnate in un gigantesco progetto di accoglienza dei profughi. Oggi in Europa non siamo nemmeno capaci di parlarci ed ognuno pare pensare per se stesso. 
Infinite storie raccolte da gente spaurita che ha perso tutto. Ricordo una giovane donna con in braccio una creatura di pochi giorni a cui, dopo le domande di rito, chiedo se desidera posso fare qualcosa. "Sì" mi risponde, "sono stata mandata via subito dopo la nascita del mio bambino e non ho nemmeno una foto: vorrei una foto di lui, di noi." L'interprete sì emoziona io mi emoziono: facciamo questa prima foto a questo bimbo nato fuggendo dalla sua terra. 
Sorrido ancora oggi a pensare a quella richiesta così semplice ma in fondo così profonda. Puoi perdere tutto ma l'emozione di un figlio può vincere tutto.
Il lavoro va avanti. I profughi partono ed altri arrivano. Rossella mi aiuta con la sua esperienza io ricambio accompagnandola al servizi igienici. Descrivere i servizi igienici di un campo profughi è dura: andarci ancora di più. Una fossa profonda un paio di metri con un asse si ed una no che l'attraversa. Dei pali di legno su cui corrono zigzagando dei teli al fine di consentire un minimo di privacy. 
Le storie si susseguono. La sera noi fortunati, abbandoniamo il campo e quasi a contrastare tanta sofferenza ci immergiamo in una vita sfrenata fatta di cene, risa, racconti ed altro. La vita diventa preziosa quando ne cogli la sofferenza e quasi a volerla sconfiggere ogni momento libero diviene allegro, apparentemente spensierato ma in fondo credo solo più cosciente.
Lorenzo mi riprende nel campo ed ha ragione! "Non puoi Fabio! Non puoi perdere troppo tempo con quella vecchia. Ce ne sono migliaia come lei! Lorenzo ha ragione ma le lacrime di quella donna sono le mie. Come posso lasciarla? Suo figlio è in Italia. Lo chiamo! Vedo lacrime di gioia! Lorenzo è felice anche lui. 
L'ambasciata ci chiede di andare in un'altro campo mai raggiunto sino ad ora. 
Mi affianca un maggiore dell'esercito. Franco! Cavoli un antimilitarista come me che deve collaborare con l'esercito! Quante opinioni fatte di preconcetti di standards cambi quando poi ti trovi fianco a fianco con chi non conosci. 
Franco è aperto, spontaneo, diventiamo amici. Mi porta dal generale. Conosco un mondo che imparerò a rispettare per l'impegno che ci mettono per aiutare povera gente. 
Ho una bottiglia di vino a casa donatami da generale. Brigata Sassari! Il vino sarà andato ma ogni volta che la vedo ritorna quella parte di vita.
Perdonate mi fermo proseguirò più in là oggi ho scritto troppo.

unica gente

Qualche anno fa, era il 2015, mi ritrovai sullo stesso autobus diretto in Macedonia del nord. Allora l'emergenza era dovuta alla crisi siriana ed all'apertura della rotta per i Balcani che più tardi fu chiusa con congrui finanziamenti al dittatore turco.
Incontrai qui un amico Emanuele Confortin che seguiva quella rotta ed assieme andammo a Prescevo dove la Serbia cercava di fare fronte a quell'emergenza con i pochi mezzi che aveva.
Allora il re dei poveri sovranisti l'ungherese Orban si affrettava ad alzare "muri" di filo spinato. Oggi anche la povera Italia ha alzato i suoi muri fatti di "altro" e forse più pericoloso del filo spinato. 
Attraversare questo mediterraneo e guardare, e ascoltare ha l'unico risultato che seppure attraverso mille bellissime lingue, siamo un unica gente. Buon viaggio.