venerdì 21 dicembre 2018

Milano Lambrate

Sto seduto su una panchina di fronte alla stazione di Milano Lambrate. E' una giornata uggiosa, tipicamente milanese. Un treno fra non molto mi riporterà fra i miei monti di bianco vestiti. Esattamente 43 anni fa mi laureavo qui vicino, al Poli, dopo cinque anni magici in cui un ragazzino timido di montagna, era riuscito ad immaginare qualcosa di diverso di una strada semplice e sicura che sembrava già segnata dagli eventi. 
Rompere: Milano, l'è un gran Milan, la contestazione, i lacrimogeni, i limoni, ore e ore nella calda biblioteca del Poli, Portoghesi, l'esame di meccanica razionale e giu, giù...
Via Maiocchi una mansarda con i letti infilati negli abbaini e vite diverse che si sono unite per un tempo breve ma importante. 
Ieri ci siamo ritrovati come facciamo sempre, e ci raccontiamo, e ridiamo, e ci prendiamo in giro e continuiamo a condividere vite, caratteri, esperienze diverse. 
Non voglio nostalgia, non cerco salti indietro, quello che sono oggi è anche quello che ero ieri, quegli amici, quel nuovo ricercato allora. E ieri quel nuovo era ancora lì solo con un po' di acciacchi in più, qualcuno da ricordare e progetti ancora da inseguire come deve essere per buoni architetti e non solo di edifici!

mercoledì 21 novembre 2018

Milano


Ieri fra le altre cose, sono passato da Starbucks a Milano in Cordusio. 
C'erano le poste prima e se ben ricordo un salone molto semplice e lineare ma estremamente elegante. 
Oggi c'è questo! Avete presente "la fabbrica di cioccolato"? Bene! Ci siamo! Per carità non è un problema negare la "fantasia" ma quello che ho letto e che quel "monumento" all'immaginario rappresenta lo spirito di Milano! 
Non sono milanese ma ci ho studiato in quella città e per quel che ricordo, non riesco a ritrovarne proprio lo spirito. Avete presente uno su tutti: Castiglioni! 
Di una cosa sono certo: i prezzi sono assurdi e pagare più o meno 10 euro un cappuccio ed una fetta di torta mi fa capire che il tutto è forse finalizzato al "vil" denaro che seppur milanese per certi aspetti, mi ricorda la decadenza di questa "nazione" che plaude a questo "design" mentre fuori c'era gente che dormiva sul marciapiede, cosa mai vista negli anni pieni di smog, fantasie di rivoluzioni, bombe (sono passato ancora da Piazza Fontana dove arrivai allora per puro caso pochi minuti dopo l'esplosione), povertà vera ma anche di speranza che oggi i "barbari" chiamano "reddito di cittadinanza". Ma per piacere!



rifiuti

Posso sorridere da tecnico?
Ho osservato le immagini delle demolizioni degli abusi romani dei Casamonica.
Bene! Sono contento che si parta nel far "rispettare" la legge, forse non tanto dell'impiego di 650 vigili urbani ma va pure bene anche questo per il nobile fine.
La cosa che mi fa sorridere è osservare come la demolizione avvenga in modo difforme di come avviene in un "normale" comune Italiano.
Mi spiego ma se ci pensate lo sapete di già! 
Demolire significa per prima cosa selezionare i materiali come si fa in una normale casa: rame con rame, alluminio con alluminio, ferro con ferro, legno con legno e poi quando tutto è selezionato si demoliscono mattoni e cemento. 
Se non si selezione il rifiuto non può essere smaltito come inerte ma come rifiuto speciale e considerando i costi mi chiedo chi paghi (se a Roma si paga)?
Forse il magistrato che ha incriminato Medici senza Frontiere potrebbe segnalarlo a qualche collega romano? 
D'altra parte una siringa ed un po' di coca e qualche mutande ci saranno anche nelle case dei Casamonica o solo sull'Acquarius? Per carità...: quindi?
Ah forse i Casamonica hanno preliminarmente fatto tutti gli esami e non sono così contagiosi come i rifugiati.
Quanta pazienza! Ci vuole tanta pazienza!

venerdì 16 novembre 2018

ritorno

Erano cinque anni più o meno, che non ritornavo a Roma. Sembra impossibile come il correre del tempo poco incida nelle cose e nelle persone che per un pezzo di vita ti hanno accompagnato. Roma è sempre Roma e non credo che bastino uno o due sindaci a cambiarla. Sarebbe un po' come credere che Cesare fosse uno qualunque dei politici che si susseguono nel palazzo che fu l'ambasciata Asburgica a Roma (palazzo Chigi). Uffi ridateci Cesare!
Agli uffici romani della PAT nulla di nuovo, al dipartimento della Protezione Civile nulla di nuovo o forse un po' più di mestizia. Fortuna ho trovato Lorenzo con cui ho ricordati i tempi dei Balcani e Giovanni che mi ha ricordato il Bután oltre le piacevoli chiacchiere. 
Poi il camminare per vie che ti ritornano familiari quasi come non le avessi mai abbandonate. 
Alla chiesa della Madalena, lì dietro il Pantheon, la "solita" zingara di un tempo mi ha infilato nel taschino la "solita" rosa rossa. Con il usuale invito a donarla ad un ipotetico mio amore. Ho sorriso! Le ho detto che dalla ultima volta erano trascorsi cinque anni e lei avrebbe dovuto cambiare. Anch'io però! Le ho sorriso, mi ha sorriso e per un attimo mi ha dato la sensazione che mi riconoscesse. Mi ha sorriso, le ho sorriso allungandole i soliti euro. La magia è stata che quella Zingara mi ha riportato davvero a Roma ed avrei voluto stringerla a me per ringraziarla. 
Alle volte vale un nulla come quello che la zingara per necessità ti donava regalandoti quella continuità che altrimenti sembrerebbe povera e triste. 
Che bello sono di nuovo a Roma. Ho cenato da *maccaroni" ho preso il più buon gelato cioccolato arancio del mondo alle due palme ed ho incontrato la mia zingara davanti alla chiesa della Madalena. 
Nothing more! It's enough!

martedì 13 novembre 2018

pietra, etere

Mi siedo di fronte a tanta bellezza. Sto qui fermo ed immagino le mille storie incise nella pietra per sempre. Storie di sempre.
Guardo quel dettaglio, quella inclusione, quel personaggio, quella creatura. Nulla cambia nell'animo umano. 
Poi esci e cammini per le ordinate viuzze che nulla dicono se non della vita che fu e che è. 
Strade senza alcuna magnificenza, anzi! Strade che con le loro casette pulite sembrano in ogni modo portarti là nel centro, ove tanta normalità diventa altro per tanta magnificenza.
Tempi che la storia ci dipinge tristi e paurosi ma che certo tali non furono del tutto se come qui, poi si raccontava della vita, dei sogni di quella gente che la animava. 
Sorrido pensando a queste mie parole incise nell'etere e confrontandole con queste incise nella pietra: per sempre o quasi. 
Io individualità che mi perdo in questo mare di informazione come quel popolo di allora che si perdeva nelle casette ordinate attorno alla bellezza dei sogni collettivi.




domenica 21 ottobre 2018

Scottini - Orti - Pra del Finonchio - Potrich - Scottini

Percorso di circa tre ore. Da segnalare il sentiero che sale dietro Scottini e che attraverso una fenditura prima ed una cengia poi supera una parete di roccia. Il sentiero è sicuramente antico e rischia di perdersi per l'assoluta scarsa manutenzione e scarsa percorrenza. Superata la cengia attenzione al percorso dato che non è di facile lettura e che si congiunge con la forestale all'altezza di un crocifisso di legno. 
Alla fine della forestale proseguire con attenzione sia per forte pendenza sia per scarsità di traccia sino a congiungersi con il sentiero che scende dal Pra del Finonchio. 
Analogo salto di roccia come quello degli Scottini si trova prima di Potrich. In questo caso il sentiero è ben visibile.

martedì 16 ottobre 2018

sovrastrutturale

Lo so l'architettura è opera sovrastrutturale e quindi incapace di per sè di modificare o cambiare le umane condizioni dell'essere e dell'avere od oggi direi del sapere. Qualche mio collega continua a pensare che non sia così e direi che va anche bene per confermare che il pensiero alle volte può essere opera strutturale al pari della forza, della paura o più prosaicamente della economia.
Oggi passeggiando per una scalcinata città ungherese dopo averne percorso nei giorni scorsi la splendida campagna che ti racconta la storia del rapporto tra uomo e natura, mi sono imbattuto in questo edificio. Sono stato lì ad ammirare la sua semplice eleganza, i suoi elementi compositivi che raccontavano più di un libro aperto. Perfino la recinzione dava il senso dell'invenzione. Ed ahimè la decadenza del tutto mi ha reso triste, sovrastrutturalmente triste. Mi sono chiesto dove sono gli uomini, le menti che hanno pensato questo e mi sono risposto: "lontani" mentre le "menti" attuali propagandano identità senza saperne nemmeno il più lontano dei significati.
Ecco questo edificio improvvisamente è diventato il simbolo di questa Ungheria, grande nel tempo che a forza di "difendersi" da estranei sta scivolando proprio là dove dice di voler foggire. Nella incomprensione, nella ignoranza, nella povertà tutte anime strutturali del potere fasciata che dall'alto sembra blandirti ma che al tuo livello ti fotte cancellando o non ricordando quale potere è la creatività della mente anche sovrastrutturale. 
Che torrone si avete ragione....



lunedì 15 ottobre 2018

pellegrini

Ieri sera arrivo in questo paesino. Sulle mie mappe ci sono alcuni ristoranti e pensioni così quando trovo la prima chiusa ed il proprietario mi dice che a 300 m. ne trovo un'altra mi avvio fiducioso verso il centro. Chiusa! Chiusa anche la seconda. 
Mi guardo attorno: il paese è piccolo, mi avvio e vedo un uomo con la sua birra davanti ed il sorriso un po' ebete degli ubriachi. 
C'è una macchina e due giovani ci stanno salendo; un'intuizione: do you speak English?
Yes of course! 
Magnífico! Chiedo ai due ragazzi se conoscono una pensione, una camera. 
Non è tempo mi dicono non siamo in estate. 
Comprendo ed incomincio a pensare ad un autobus che mi porti in una città più grande.
Poi una girandola di telefonate senza risultati. 
Ormai mi sto preoccupando o forse nemmeno quando un uomo che ci aveva seguito nei discorsi rimanendo in disparte, parla con i ragazzi. Soluzione! Sempre da dove meno te l'aspetti.
Ora sono in una specie di Colonia estiva piena di letti a castello, con una grande cucina, ed un prato con panche. Ho mangiato qualcosa e alle nove Morfeo mi tratteneva serenamente. 
Ho pagato poco nulla ed il ragazzo mi ha spiegato che è una struttura della chiesa per i pellegrini: appunto ho risposto quello che sono io.




domenica 14 ottobre 2018

panca


Esco dal bosco e laggiù contro sole, un luccichio: il lago Balaton! 
Poi giù per la collina. Ultimi metri prima della pausa. Il campanile della chiesa riformata mi dice che sono in "centro". Nella piazzetta in centro la stele che ricorda i morti della guerra a lato una vecchia cabina telefonica che resiste. 
La scuola con le finestre alte sta' lì vicino alla chiesa ma bambini saranno in una scuola più grande perché anche qui, ci sono pochi bimbi. 
C'è un pullman parcheggiato all'ombra dei grandi tigli. Google Maps mi informa che partirà fra mezz'ora per una città che proprio non so. 
Mi siedo su una panca che sta' qui dai tempi del comunisti tanto bene realizzata non come quelle moderne che in un paio di anni diventano un ammasso non si capisce di che. 
Tiro fuori il pane, il salame che più ungherese di così non può essere, un po' di formaggio e un peperone. Lo taglio a strisce e mi piace. 
Una birra: Janos così faceva ed anch'io ormai un po' magiaro lo sono diventato. 

venerdì 12 ottobre 2018

köszönöm

Ieri sera dopo solo pochi chilometri, ci siamo fermati nel mezzo della campagna ungherese.
Al solito non sono i luoghi o le cose che fanno la differenza, casomai la enfatizzano, ma le persone.
Così complice un vecchio amico di studi di Janos, la nostra sosta si è trasformata, almeno per me, in una sorprendente scoperta della piccole o grandi cose che costituiscono l'essenza di una cultura.
La casa semplice, le stoviglie di terracotta, le tazze per il te tutte diverse, un grande tavolo, sedie di ogni tipo. Poi lui e lei sorridenti, accoglienti come i loro quattro figli che mai ho sentito lamentarsi. La ragazzina adolescente che faceva finta di non comprendere l'inglese ma che ad una mia battuta al padre ha sorriso abbassando gli occhi.
Poi raccolti tutti attorno al tavolo la preghiera di ringraziamento e la cena. In mezzo al tavolo due cipolle crude tagliate finemente, quattro peperoni tagliati a piccole strisce, un po' di formaggio, salame e una specie di ricotta di capra che ho scoperto buonissima spalmata sui peperoni. 
Un piccolo piatto ognuno e una tazza piena di caldo te fatto con malva e sambuco addolcito dal miele delle api.
Non una posata se non il cucchiaino per il te. Cosi dopo un po', tutti parlano, sorridono, guardano, allungano una mano e prendono un pezzo di peperone o di cipolla.
Parliamo. Che debbo dirvi? Dolce e felice serata nulla poteva essere migliore.
köszönöm!




giovedì 11 ottobre 2018

kocka (cubo)

Janos Kadar fu di fatto per lunghi anni (1956/1988) capo dell'Ungheria. Stiamo parlando del tempo in cui l'Europa era divisa in due blocchi e qui dicevano essere comunisti mentre dalle nostre parti capitalisti con una "chiara" distinzione di obbiettivi, ideali e quel che più sembrava contare vite reali.
Ma la vita reale è sempre altro e non c'è ideologia, politica, movimento che può comprimere la libertà di pensiero anche se può controllare o propagandare "ideali" per i cittadini. 
Comunque non era di politica che volevo parlare ma dei cubi di Kadar (Kadar kocka) come li chiamano da questi parti. 
A partire dagli anni 60 nei paesi della campagna ungherese Kadar decise di "elevare" le condizioni di vita dei suoi concittadini ops cittadini perdonate, e concesse l'autorizzazione ed in parte il finanziamento cittadini, per la realizzazione di nuove case unifamiliari.
Il progetto fu studiato da decine di architetti che alla fine partorirono un cubetto 8*8 con tetto a quattro falde pendenti a 45°.
Quello per i cittadini ops compagni allora, divenne il sogno.
Ma? Ma! 
Ma l'uomo fortunatamente non è fatto con lo stampino e così quel cubetto che punteggia la campagna ungherese divenne in breve tempo un esercizio di creatività individuale innestata su un disegno proveniente ed imposto dalla centrale web ops scusate del partito comunista.
Cosa si può cambiare ad un progetto partorito dalle migliori menti del web ops scusate ancora, dell'architettura socialista?
Le decorazioni esterne fatte di semplice malta ma che come la vita, mille lavorazioni consente.
Camminate e ammirate come quella creatività ha trovato mille diverse risposte fatte di segni, incavi, lesene, rilievi e naturalmente colore.
Tutti elementi della architettura dei poveri che però ahimè stanno per essere spazzati via da tecnologici cappotti.
Si: comprendo è inevitabile ma quanto sarebbe bello conservare non tanto quelle lavorazioni ma almeno la infinita la libertà della mente che esprimono.







mercoledì 10 ottobre 2018

lamponi

Nel menu c'era scritto "zuppa ai lamponi" e così non ho resistito ed ho provato pensando che qualcosa di caldo potesse aiutare lo stomaco.
Quelli che vedete sono lamponi e pure freschi il liquido però non è per niente caldo trattandosi di latte, panna e miele. Sempre da imparare....anche una nuova soup....


segni

C'è una riflessione che vorrei condividere e se possibile, trarne suggerimenti ed altri pensieri.
Se l'intervento di "valorizzazione" incominciasse ad escludere tutta la segnaletica sentieristica di montagna credo non sarebbe male. Ormai in certi bivi o rifugi sembra essere ad incroci stradali di grandi città. La SAT ed il CAI pensano che la segnaletica sia importante ma se certo lo era, oggi con le nuove tecnologie sta perdendo importanza. Open Street Map o altre piattaforme open source ci consentono approfondimenti e conoscenze che qualche segno o cartello certo non possono dare.
Così penso sia ora di "fermare" questo proliferare di segni.
Un'altra ed ultima nota: ma quando mai vogliamo che montagne o altro siano "patrimonio dell'umanità"? Parola altisonante che prelude non alla protezione ma allo sfruttamento. 
Io darei di ritorno questo altisonante "blasone" per chiedere più conoscenza e rispetto.

bastoncini

Ieri sera all'avvicinarsi della città e per la stanchezza accumulata, non mi sono accorto di un gradino posto lungo il marciapiede. Sono volato in avanti e caduto rovinosamente a terra 
I guanti hanno salvato i palmi delle mani ma in ginocchio di è fracassato come quello di un ragazzino. Ora i pantaloni portano i segni della sanguinosa battaglia con la dura terra.
Nulla ho ripreso a camminare. 
Quello di cui mi sono accorto dopo un po' è stata la "distruzione" dei miei bastoncini che forse hanno attutito anche la caduta.
Nulla ma poi hi incominciato a ripercorrere le strade che quei bastoncini mi hanno aiutato a camminare. Tante, in tanti luoghi, con tanti climi. Oggi buttandole nella spazzatura ho ripensato ad infinite cose ed a come ognuna di loro abbia un termine che alle volte non riusciamo a vedere. Sto diventando troppo romantico lo so, ma quei bastoncini erano parte del mio vagare e con essi finisce quella parte in fronte alla abbazia cistercense di Zirc ( si legge Zirz)


lunedì 8 ottobre 2018

sentiero blu

Questa mattina mi sono svegliato a Sur. Ormai credo sia la quinta o sesta volta che arrivo in questo sperduto paesino nella campagna magiara. L'umidità si fa sentire e vivere nelle case di campagna ancora di più. Un caffè, un pezzo di strudel comperato ieri alla festa dell'uva di Mor, una mela del giardino ed eccomi pronto per partire con Janos. Ci attende il "sentiero blu" sorta di percorso che attraversa tutta l'Ungheria. Ci avevo già camminato in solitaria negli scorsi anni ed ora proviamo a farlo assieme. Ieri abbiamo salutato Boroka e le splendide loro bambine e siamo partiti da Budapest. 
Un sole pallido ci accompagna e guardo il cielo velato sperando che si apra sempre più. Mi chiedo come sarà per un solitario come me "convivere" nei prossimi giorni con Janos. Siamo così diversi. Lui si definisce uomo dell'est. Ha una bussola, io il GPS. Ha un coltello lungo un palmo io un multi lama svizzero; ha un binocolo io una telecamera; ha degli stivali di gomma io scarponi in pelle: capelli lunghi raccolti a treccia io praticamente niente; Lui ha Orban io Salvini e qui nessuna differenza ahimè!

domenica 7 ottobre 2018

Calvino

Questa mattina sono entrato in un bar di Budapest per un caldo cappuccio. Tutto normale come deve essere. La cosa che mi ha sorpreso era un giovanotto che stava armeggiando con il portamonete di fronte alla cassa. Il cameriere vedendomi e comprendendo la mia estraneità, mi ha salutato in un buon inglese a cui ho risposto cortesemente ordinando un cappuccino.
Mentre mi stavo accomodando il giovanotto di cui sopra, ha in perfetto italiano, blaterato circa il costo della consumazione a cui il cameriere ha opposto forse per fortunata incomprensione, un magiaro silenzio. 
Questa mattina mi sono vergognato di condividere passaporto, non altro spero, con uomini che pensano sia un loro "diritto" ogni cosa. Anche ieri sul pullman che mi portava dall'aeroporto al centro una scena analoga con giovani con cui condivido il passaporto, che schiamazzavano e raccontando boiate ai più incomprensibili fietunatamente per via della lingua. 
Mi è venuta voglia di fare un pararelo fra Orban e Salvini che stanno mandando a remengo l'Europa ma in fondo mi rendo conto che altro non sono che l'espressione di questi "cittadini" con cui condivido il passaporto che pensano di avere diritti e nessun dovere e soprattutto sono convinti che la "festa" non abbia mai fine mentre invece il baratro insegnerà loro che solo i più intelligenti, i più formati, i più accoglienti vinceranno anche a prezzo di tante perdite. 
Ed allora avanti su questa china mi sto convincendo che possa essere una via di uscita e di ripartenza a patto di non "sopportare" più i coglioncelli che ci stanno portando proprio lì dove saranno sconfitti.


domenica 9 settembre 2018

giovedì 30 agosto 2018

quello che non ho

ci si alza ed una canzone  ti riempe il cuore di malinconia, dolce malinconia.... 







martedì 21 agosto 2018

ponte Morandi

Parlano di Governo del cambiamento ma sinceramente mi pare non cambi e per "certi versi" fortunatamente, nulla.
Cambiano i proclami, gli atteggiamenti pubblici, la costruzione delle illusioni.
Ma veniamo al perché di questa mia convinzione. Ho parlato con qualche collega, ho fatto qualche ricerca in internet e ne vien fuori che quasi tutti i tecnici di un certo spessore sapevano "dell'arditezza" del ponte Morandi. 
A Firenze Brunelleschi osò realizzare una cupola senza impiegare tanto legname ed ora quella cupola, assieme a tante altre "visioni" richiama in quella città frotte di turisti.
A Genova Morandi osò pensare che il calcestruzzo potesse sostituire l'acciaio nella resistenza alla trazione cosa che credo anche i sassi sappiano, che il calcestruzzo resiste a compressione ma non a trazione. Morandi osò pensare che la precompressione potesse superare una naturale fragilità del calcestruzzo. 
L'intuizione non era per nulla male per l'epoca ed infatti funzionò almeno sino all'altro giorno! Poi le conoscenze crebbero e si scoprirono fenomeni che ponevano "qualche" problema a quella resistenza che con il tempo e banalizzando diciamo con "l'invecchiamento" del calcestruzzo poteva perdersi. 
Ma il mio scrivere non vuole essere una lezione di tecnica ma porre solo qualche considerazione metodologica.
Se il sottoscritto ci è arrivato nel giro di qualche ora dopo il disastro credo che sia i tecnici di Autostrade per l'Italia sia però quelli del Ministero delle Infrastrutture ne fossero a conoscenza e la prova sta proprio nella sostituzione degli strali in calcestruzzo precompresso con più sicuri tiranti in acciaio in una delle campate. 
Ora attribuire responsabilità come fa il Ministero e più in generale la politica, credo suoni un po' demagogico anche perché pur non avendone prova, sono quasi certo che qualche tecnico all'interno del Ministero aveva a suo tempo posto il problema. 
Certo Autostrade doveva intervenire e chiudere ma sono certo lo poteva fare anche il Ministero senza tanti se e ma! Le conoscenze c'erano ma come insegnavano a miei tempi si contava più su "sant cemento" che sulla scienza. 
Ora la smentano di fare il teatrino delle responsabilità.
Responsabilità? Se come sono sicuro il quadro è quello sopra, le responsabilità saranno suddivise fra frotte di tecnici che non hanno fatto abbastanza per lanciare "early warming" efficaci o se li hanno lanciati come sono quasi sicuro, ci saranno stati altrettanti tecnici pronti a "smussare, placare". 
Quando qualche giorno fa, dicevo che la responsabilità è in tutti noi intendevo proprio questo.
Vedrete sono anche certo che pur impegnandosi molto, la magistratura non riuscirà a "condannare" qualcuno proprio per l'impossibilità di legare uno o anche più nomi a a quel disastrato rispettando il principiò della responsabilità individuale! Se proprio volesse la Magistratura potrebbe "licenziare" tutti i vertici di Autostrade e del Ministero ma come ben sapete non lo può fare e naturalmente sia Autostrade che Ministero si guardano bene dal farlo tanto l'importante è gridare "onestà onestà"
E quindi?

mercoledì 15 agosto 2018

disastro

La cosa ormai non mi colpisce più di tanto. 
Crolla un ponte, vengono giù case per terremoti che in altre parti del mondo nemmeno sono considerati tali, esplodono autobotti, treni si sfasciano, muoiono lavoratori stipati in furgoni "clandestini" e via dicendo e subito parte il rito questo si tipicamente italico, della caccia alle "streghe" anche perché chiamarli colpevoli penso sia profondamente vigliacco! Perché? 
Perché di tutto questo la responsabilità (culpa in eligendo) è primariamente nostra! Si nostra, di noi italiani che consideriamo "furbo" uno che non dichiara un guadagno, che consideriamo "furbo" chi riesce a costruire superando un vincolo, che consideriamo "furbo" uno che "non butta" denaro nelle "assurde" (e solo ahimè formali) norme della sicurezza, che consideriamo "furbo" chi non paga il ticket sanitario o non fa la coda, che consideriamo "furbo" chi prendendo il sussidio alla disoccupazione poi va a lavorare in nero, che consideriamo "furbo, ops capace" chi sta ai vertici degli uffici senza competenze verificabili e pubbliche, che consideriamo "infame" denunciare tutto questo purché ci lascino "mugugnare" e pensare che non è colpa individuale! 
Poi ci basta un mugugnatore che fa "ridere" e un incantatore che ci rassicuri che la colpa è "dei negri, rifugiati, zingari e comunque di altri e non nostra" per seguirli come i topolini di Hamelin. 
Darò il mio appoggio incondizionato a chi per primo in questa nostro bellissimo territorio dirà che si deve partire da noi, dai nostri figli, dal rigore, dalla fatica, dall'impegno, dallo studio, per provare a cambiare non lasciando indietro nessuno se non chi fa il "furbo"!
Ma ahimè essendo ormai vecchietto, spero sarà almeno la mia "araba fenice"

lunedì 13 agosto 2018

Ahuenco


lunedì 14 maggio 2018

rincontrarsi

En Buenos Aires 🇦🇷 el año pasado recibimos a Fabio en casa, ahora el nos recibe en la suya en Rovereto, Italia 🇮🇹 #reencuentros

domenica 13 maggio 2018

perdersi

Un po' di giorni fa mentre me ne stavo dall'altra parte del mondo, camminavo per la città accompagnato come sempre da mille pensieri e curiosità. Qualcuno mi aveva suggerito di andare a Calle della Ronda e così dopo un po' di ricerche sono arrivato ed
il caso ha voluto trovassi un ristorante elegante e vista l'ora e soprattutto la fame sono entrato. 
Ho ordinato e mi sono seduto fuori nel giardino in attesa del pasto. C'era un po' di gente e come dico spesso un po' di Yankees ma che non davano fastidio anzi ed infatti fra loro la mia attenzione è stata attirata da una coppia non più giovane, seduta qualche tavolino in là.
Li guardavo mentre provavo come al solito, a scrivere qualcosa sugli avvenimenti appena trascorsi. Inutile ormai la mia attenzione era su quei due e sul loro parlare cheto accompagnato da mille segni che raccontavano più delle parole che si dicevano. 
E' stato un fulmine! Ho capito che ne avevo piene e palle di scrivere, di coinvolgere. Io volevo essere coinvolto, volevo leggere le parole che uscivano dalla bocca di qualcuno e che rapivano il mio cuore e la mia mente. Improvvisa è sorta dentro di me la voglia di innamorarmi o perdermi nelle sguardo di qualcuno, nell'annoiarmi di infinita felicità, nel sorprendermi del magico nulla che è l'amore. 
Lo confesso: sono anni che gironzolo, guardo, mi appassiono, ricerco, cammino sia per mia natura sia perchè il mio andare leniva una ferita che mai sembrava rimarginarsi o che mai volevo si rimarginasse per consentirmi di gironzolare solitario per le vie di questo mondo.
Bene quel giorno in Calle della Ronda ho capito che avevo voglia profonda di girare pagina e come sempre ho detto forse copiando da qualcuno "perdermi nelle gambe di una donna" . 
Magari le donne mi diranno che la testa, la mente, il cuore sono più importanti: no! Tutte caratteristiche importantissime per una buona e costruttiva relazione ma rimane il quid senza il quale tutto è altro rispetto l'innamorarsi, il perdersi per l'appunto....nelle gambe di una donna.
Da quel giorno mi ripeto: "ho voglia di perdermi....ancora...."

martedì 24 aprile 2018

ali di pollo

Mi piace: dopo un po' di tentativi alla fine sono entrato in una bettola che mi ha attirato per la musica e la folla di giovani. D'altra parte sono nella zona universitaria di Quito. Così i ragazzi hanno fatto posto al vecchio e che magia meglio che un five star hotel. 
Cerveza rubia con i tappi che saltano allo scoccare delle dita, ali di pollo in salsa locale ed allora la memoria va ad Amman con Wanda Dimitri e Shadi Baqae'n e Luca Rossi e Alessandro Benedetti e va bhe seppur vegana Feda Gn
Mamma mia 12000 km ed il mondo quello è qui ed io sono lì o qui e ben non intendo la differenza. 
Oggi mentre camminavo sentivo parlare: ma è arabo! Si è arabo due yemeniti quu: abbiamo sorriso: mafimuscula.....is only the world.

domenica 22 aprile 2018

museo

Vi volevo tediare con uno splendido museo che ho incontrato sulla mia strada. L'edificio ed il restauro che sono stati fatti mi hanno riempito la mente e devo dirvi che all'uscita attraverso il personale del museo ho fatto arrivare i miei complimenti al collega di Quito. Peraltro al pregievole e per niente banale restauro e alla splendida collezione di reperti anche molto bene organizzata non mi hanno convinto per nulla i commenti allo "spirito" del tempo con la solita proiezione culturale occidentale su ciò che occidentale non è per nulla. 
Io non so se gli sciamani erano tanto diversi dagli stregoni o dai sacerdoti, non so il mondo di qua o di là ha il medesimo valore che noi attribuiamo ma so che tutto questo crea quella sorta di legame ancestrale che forse dovrebbe essere valutato con un po' più di attenzione. 
Comunque è un filo di ricerca che proverò ad approfondire.
Al museo sono stato seduto davanti a .....cosa sia proprio non saprei... anche se la fantasia, non la scienza, ha lavorato molto per comprendere e mi piace pensare che sia un "libro" un po' come quello che sto scrivendo ora sulla tastiera. La cosa mi è nata sapendo che da queste parti la forma di scrittura praticata era la medesima che noi ma anche i mussulmani, poi qualcuno dice che siamo diversi, pratichiamo da sempre con la fila di semini che unicamente devono a ricordarci qualcosa che con il tempo è divenuta una preghiera. 
La più banale forma di scrittura dico sempre è il nodo al fazzoletto! 
Immaginate quindi cosa poteva essere quella specie di quadrato con tanti pezzi diversi.
Tempo, tempo servirebbe. 
Ma voglio finite con una cosa che mi ha fatto sorridere: entrando nella chiesa di San Francesco all'ingresso ci sono due scritte direi appropriate ma ahimè una volta entrati ti viene voglia di gridare la seconda frase dalla opulenza che la chiesa manifesta .
Magari in futuro qualche museo spaziale descriverà il tutto come progresso della umanità...

sabato 21 aprile 2018

terminal

Ieri arrivando a Guayaquil avevo notato che il terminale dei bus era posto all'interno di un centro commerciale o almeno così pensavo vusti i quattro piani le scale mobili, gli ascensori ed il via vai di gente.
Questa mattina sono tornato, ho fatto il biglietto e quando ho chiesto da dove partisse l'autobus mi è stato detto "a riva" che qui non significa del Garda ma semplicemente su, in alto. 
Ed allora ho scoperto che quello che ritenevo un Mall altro non era che la stazione, il terminale dei bus di Guayaquil.
Quattro piani sia a destra che a sinistra di autobus in partenza per ogni dove. 
La distribuzione verticale posta in centro, servizi, sale di attesa e piccoli negozi per gli acquisti. 
Guayaquil ė una città di tre milioni di abitanti. Più grande di Roma e di ogni altra città d'Italia ma sono disposto a scommettere che nessuno di quelli che mi seguono ne sapevano l'esistenza. O mi sbaglio? Lo spero proprio. 
È un po' come se nel mondo si dimenticassero di un bel pezzo di noi. 
Ma forse sarebbe meglio.....

Guayaquil

Devo dire che Guayaquil, dove sono in questo momento, come l'Ecquador peraltro sono una sorpresa. Direi inaspettata sorpresa. Ci si abitua presto alla miseria, all'abbandono, alla sporcizia a cui non puoi porre rimedio. La vedi ma non sai cosa fare. Forse un po' come in Italia. Vedi il degrado soprattutto culturale, vedi l'abbandono della qualità in molti campi ma non sai cosa fare a meno di credere che basti gridare "onestà onestà" e le cose si risolvono.
Ma torniamo a Guayaquil che ė meglio. 
Città portuale grande, attiva niente di speciale, soliti grattacielotti nemmeno pretenziosi ma banalmente speculativi. Insomma sembrava una tappa dovuta prima di Quito.
Ma, ma una passeggiata lungo il largo fiume che la costeggia mi ha fatto venire in mente che qualche volta è possibile combattere efficacemente contro l'abbandono, il degrado. 
Nulla di stratosferico ma una "passeggiata" ben articolata, con giardinetti, giochi per bimbi, acqua, fontane, edifici museali, sali, scendi e mille altre "banali"invenzioni che però costruiscono un senso di città vivibile lasciando tutte le difficoltà alla "periferia" che di lì si diparte. Sono altresì convinto che a parte qualche pezzo i miei colleghi poco centrino nella realizzazione del tutto. 
Qui è una committenza con idee chiare che penso sia il motore del tutto. Ed allora ritorna il tema che ci appartiene essendo ormai privi di una committenza con idee e aggiungerei nemmeno confuse.

giovedì 19 aprile 2018

sorprendere

Alle volte il viaggio ti sorprende! Ti incanta e subito se eri annoiato o stanco una nuova energia ti prende ed anche se non lo sei ti sembra d'essere un novello Charles o Magellano. 
Entrato in Ecuador non volevo fare troppe ore di viaggio in pullman per giungere a Guayaquil grande porto di mare. Così ho optato per la più vicina e piccola Machala. Pensavo alla solita cittadina, al solito alberghetto e solita cena.
Però: però arrivato al porto dove pensavo di trovare il solito alberghetto, il taxista mi ha detto perché non vai all'isola qui di fronte è carina.
Non me lo sono lasciato ripetere: ho preso una lancia e via.
Le mangrovie si avvicinavano così come si avvicinava l'isoletta che di nome fa: Jambeli!
Ci sono sessanta famiglie che vivono qui. Un po' di pesca, un po' di turismo. 
Un vecchietto mi ha portato dove sono ora: ho una buona camera ed ora andrò a fare un tuffo: zanzare permettendo....

Jambelì

Sulla lancia

Lungo la spiaggia

frontiera

Improvvisamente il deserto costiero si trasforma in un vede intenso, bellissimo.
Guardo, scruto, non voglio credere ai miei occhi ma quello è riso! Chiedo. Si es arroz mí rispondo. Riso e banani. I caschi sono già incelofanati pronti per l'esportazione o chissà perché. Ma la pianura di un verde intenso è magica. 
A Tubes I peruviani mi fanno girare. Ti assalgono con la loro fame ed io sono uno Yankee da spennare! 
Mi piace affrontarli. Loro pensano di sapere: anch'io! Mi sono messo in tasca 100 soles di piu non possono prendermi. Non è poco ma non è nemmeno moltissimo 25 euro.
Voglio arrivare nella città al di là della frontiera! 
Non basta! Ok ciao! Voi. Eh amigo. No gracias non basta! 
Alla fine arrivo in Ecuador senza problemi se non alla frontiera dove una zelante guardia non vuole farmi passare perché tengo un passaporto rovinato. 
l'Ecuador mi piace subito di piu. La gente sembra rilassata non c'è l'assalto come purtroppo ho visto in Perù. 
Ho messo una nuova SIM e via. 
Ah questa mattina ho provato a togliermi un "corno" . Ho sbattuto la testa in una mensola posta ad altezza di locale ma non mia. Sangue in ogni dove e mezza ora a fermarlo. Ho ancora male è una fascia bianca che copre il buco del corno volato via....che male fanno le "corna".

mercoledì 18 aprile 2018

loca per los perros

Quest'oggi ho trascorso un piacevole pomeriggio! Arrivato a Mancora pensavo alle solite cose da fare con forse la novità del Oceano Pacifico. Ma come accade qualche volta nella vita, una curiosità, in incontro trasformano la giornata. In realtà avevo già incontrato coloro di cui trattasi, diversi giorni fa su per un monte, ma oggi gli eventi ci hanno riportato negli stessi luoghi e la curiosità reciproca ha fatto il resto.
Non userò nomi perché non è importante ma mi piace pensare che entrambi sorrideranno alle mie parole. 
Scrivo questo mentre sto mangiando una pizza con tonno fresco crudo come condimento. Non male!
Lei la chiamerò "loca per los perros" lui "Il professore"!
Lei è decisamente bella, sicura, conduce le relazioni e cosa che non guasta, o forse si, è avvocato! 
Lui è cheto! Sorride e fa ciò che lei chiede senza bif o bof! Ma sa proprio qui la sua forza. 
E leí lo sa!
Ah lui è professore di musica, piano!
Che más? Un pomeriggio: un bagno nell'oceano, un pisco in compagnia di parole ed intuizioni. 
Che bello. Alle volte vedo negli altri quello che mi è sfuggito e vorrei come per miracolo fermarlo in loro. Non è mio compito ma parlare con il cuore aiuta sempre.
Così abbiamo riso parlato bevuto e fra poco loro ritorneranno verso Lima ma mi piace pensare che li rivedrò. Due amici non di un pomeriggio ma di una vita.

lunedì 16 aprile 2018

autobus

Ho pagato 50 soles (12,50 €) il passaggio fra Trujillo e Piura.
Ora fra le due città ci sono circa 500 km. Vale a dire 0,1 cent do sol per km. 
Il bus ha due piani e in quello sotto ci sono 3 file (2+1) mentre sopra le file sono 4 come per l'Atesina ed infatti sopra si paga memo 40 soles.
Gli autisti sono tre che si alternano ed in più c'è una hostess o uno stuart che assistono. 
Si fa il check in come in aeroporto e si consegna il bagaglio che si ritirerà all'arrivo previa consegna del coupon. 
Prima di salire controllano biglietto e passaporto nonché fanno una scannerizzazione per cedere immagino se ci sono armi.
Alcune compagnie riprendono con una videocamera i volti dei passeggeri.
Lungo il viaggio al mattino, mezzo giorno è sera viene servito un pasto con bevanda fresca.
Ma mi chiedo come fanno? Quanto pagano il personale? Ammettendo che il bus sia pieno credo che ci siano 60/70 posti che per 40 da esattamente 2400 soles. 600,00 €. 
L'autobus naturalmente è un Mercedes o in Volvo e non credo siano più economici qui. Anzi. 
Non riesco a trovare la risposta ed intanto il bus avanza. Prima sembrava di essere tornato in Jordan ora in Mozambico.
Ormai l'equatore si sta avvicinando.

Chan Chan

Un po' di giorni fa mentre gironzolavo per il museo Larco a Lima, ho osservato che la quasi totalità dei reperti provenivano dal medesimo luogo che anche dal punto di vista fonetico sembrava interessante. Chan Chan che in italiano bisognerebbe pronunciare Cian Cian.
Bhe incuriosito ho fatto un po' di ricerche e sono arrivato a Trujillo nel nord del Peru, dove ad ogni passo che muovevo mi sorprendevo sempre più complice la mia povera conoscenza e forse di più la non il fatto che le US guides sembrano non considerare questo luogo forse perché non ci sono buoni alberghi e il vitto è popolare e poco Yankees anche se nella piazza de Armas c'e già un Mac Donald.
Bhe si andate na Machu Piccho ma poi venite qui a Chan Chan. 
Raramente ho ammirato tanta originalità: nel costruire, pensare e realizzare umane o divine, qualcuno mi spieghi la differenza, abitazioni.
Tutto in un deserto, tutto in barro tutto incantato come la mia bocca che tutto il giorno è rimasta aperta.

domenica 15 aprile 2018

vegetariano

Avevo scritto a lungo e poi tutto è andato perso per via della mancanza di connessione.
Avevo scritto di questo deserto molto lungo ma poco largo che almeno in parte, ho percorso oggi spingendomi a nord.
Domani andrò a vedermi un po' di insediamenti precolombiani che abbondano nell'area.
D'altra parte gli antichi proprio sciocchi non erano. Nel deserto non piove ma se ci sono fiumi che lo attraversano scendendo dai monti con quell'acqua si può realizzare un giardino.
È così eccomi qui in uno di questi giardini. 
La temperatura più bassa in tutto l'anno è di 8 gradi la più alta di 36. Praticamente una eterna primavera. Ma non era di questo che volevo parlare, bensì della mia sorpresa, piacevole sorpresa. Uscendo a cena sono arrivato in una piazzetta. Tre alberi una fontana, pietra bianca a terra e un vecchietto che suonava la fisarmonica. Nell'angolo due tavolini annunciavano una possibilità di canare.
Mi sono avvicinato e sulle lavagne una sfilza di piatti a base di verdure, succhi di frutta. Me ne stavo andando pensando ai soliti salutisti vegetariani. Bhe una ragazza dagli occhi dolci mi ha rassicurato che fanno anche carne ed hanno una cuschegna (birra di Cusco).
I compromessi sono sempre piacevoli. Ho mangiato un hamburger direi decente un riso decente e udite udite una insalata speciale.non so che ci avevano messo dentro ma anche senza olio era squisita. Nessuno mi convincerà a diventare vegetariano ma questa sera ho scoperto sapori che mi erano preclusi per mia ignavia. Essere in un giardino in mezzo ad un deserto ha i suoi vantaggi.

sabato 14 aprile 2018

chissà

Il mio amico Dino mi ha chiamato l'altro giorno per vedere se ero ancora vivo e come stavo.
A Dino voglio bene per quanto sopra e perché praticamente siamo nati più o meno la stessa epoca e cresciuti nello stesso cortile.
Dino poi, e questa è la magia della amicizia, è totalmente diverso dal sottoscritto ma per le reciproche attenzioni e soprattutto per il rispetto e l'accettazione delle diversità che ci caratterizzano continuiamo a parlare, raccontarci i segreti più nascosti o forse , vista l'età, apparentemente più nascosti che ci contraddistinguono. 
Insomma ci siamo sentiti e mi ha chiesto dove fossi. "A Lima" ho risposto. 
"Chissà quanta delinquenza, stai attento" ha commentato.
Ecco Dino è uno che si basa su semplici informazioni ricavate da esperienze dirette e TV. Ora Dino attribuisce a ciò che non conosce quello che i soloni della politica continuano a propagandare. 
Lima mi è sembrata una città più pulita ed ordinata di Trento. Ho camminato per le sue strade senza mai avere un problema e nemmeno la sensazione.
Eppure Lima ha 10 milioni di abitanti e certo la gran maggioranza ha redditi che definire da povertà è poco. 
In Europa e particolarmente in Italia si continua a "vendere" quello che in realtà non è per nulla dimostrato. Lo straniero soprattutto se di una nazìone povera è di per sè pericoloso. 
Ma? Io confesso che solo della supponenza ed ignoranza hai veramente paura e in Italia mi pare stiano sempre più prosperando tirandosi dietro naturalmente povertà anche economica.

venerdì 13 aprile 2018

panza

Chiedo scusa a Lima città senza anima ma con una "panza" da far invidia.
Risotto ai frutti di mare, chicharon e cheviche! Che más? Compagnia migliore della solitudine.

Larco

Stamattina sono uscito, ho preso un autobus poi poi un'altro ed al fine sono arrivato al Museo Larco che dicono essere il migliore.
In effetti le cose esposte e le spiegazioni danno un senso a molte domande e colmano conoscenze superficiali. 
La cosa che più mi impressiona è la solita presenza di Yankees fra i quali anche io, e la quasi assoluta assenza di locali. 
Mi hanno messo uno stemp sulla camicia come fanno al MART. 
Sento solamente parlare Inglese e solo un po' di francese.
La cosa che osservo in tutti i musei è il costante riferimento alla attuale nazione ed in questo caso il Perù.
Per cui gli antichi abitanti del nord diventano peruviani come quelli del sud.
La stessa cosa l'avevo notata a Santiago ed in quel caso gli abitanti erano tutti chileni. 
Ma quasi che confini attuali siano un elemento da cui partire per comprendere bordi o confini passati. 
C'è una sorta di omologazione culturale occidentale che assorbe costantemente ogni cosa e mi chiedo quanto questo porti ad una conoscenza vera.
Debbo chiudere però con il ristorante annesso al museo! Carino: nel senso di caro e bello dove gli Yankees mangiano seduti su comode poltrone in un giardino degno di principi e principesse purché non locali e meno che meno di origine incaica....

Lima

È proprio strana questa Lima.
Oggi ho camminato, preso autobus, guardato, osservato ma, ma non sono riuscito a dare a Lima un anima.
Ieri pensavo fosse il quartiere di Miraflores a condizionare il giudizio ma oggi ho visto altre parti della città e non sono riuscito a dare a Lima un anima.
Ci sono città ricche, ci sono città povere, ci sono città in cui fiuti la storia, ci sono città in cui la storia è solo l'oggi.
Lima non è nulla di tutto questo. Lima è tutto questo senza esserlo.
Per tanto cammini non cambia un gran che, stessi edifici moderni alti, stesse villette eleganti a "sostenere" fratelli troppo rapidamente cresciuti.
Tutto è diverso ma in fondo tutto è così uguale e monotono che nulla ti colpisce e tutto ti colpisce non lasciandoti però nessuno ricordo, nessuna immagine che ti porterai con te. 
Cusco aveva le sue strade erte in cui fiatavi come un mantice; Lima no! Solo verso il mare sembra darsi un riscatto ma poi le spiagge sono vuote e linde per cui tutto ritorna alle strade nelle prese una per una ma vuote di anima. 
Forse oggi al di là del rio c'è stato un sussulto ma, ma è sparito subito trascinando questa immensa città in una sorta di mancanza di locus. 
Mi perdonerà Lima ma la sensazione è quella che ti dà una bella donna ma senza fascino.
Dieci minuti sono sufficienti per capire e provare a comprendere anche se nessun desiderio è stata capace di svegliare. 
Lima!




Chiedo scusa a Lima città senza anima ma con una "panza" da far invidia.
Risotto ai frutti di mare, chicharon e cheviche! Che más? Compagnia migliore della solitudine.


giovedì 12 aprile 2018

polpo

Non lo so se sono in un ristorante stellato Michelen, a Lima ce ne sono ben tre, ma debbo dire che si mangia divinamente. 
Raramente ho gustato un polpo così raffinato accompagnato da delle patate che a prima vista, sembravamo banali cips ma che al gusto ho capito essere patate vere tagliate sottili e divinamente aromatizzate.

Miraflores

Se non fosse che ho percorso questo paese per le sue città, i sui villaggi, i suoi monti vi confesso che oggi mi è sembrato di arrivare in un luogo altro.
È vero Miraflores ė il quartiere di eccellenza di Lima ma, ma c'è un ma non è Perù. È altro. 
Si, si parla spagnolo, le bandiere sono sempre rosse e bianche ma sembra d'essere altrove. 
Anche i vecchi bassi edifici coloniali si perdono fra grattacieli di vetro e cemento.
Le strade sono lisce e pulite come mai, i giardini fanno invidia a Merano anzi direi che non c'è confronto. Angoli, bordi verso i muri tenuti a distanza di un colpo di zappa, il verde senza alcun intruso e perfettamente rasato. 
Marciapiedi dove viene voglia di chiudere gli occhi per provare ad essere ciechi tanto non troverai inciampi ma solo discreti avvisi di cambio direzione.
Ma mi sembra di essere altrove in un luogo che non rappresenta la complessità del luogo di cui è capitale.
Persino il clima è perfetto: camicia, pantaloni leggeri e quel venticello che attenua la forza del sole. 
Ma dove sono mai? Lima? Ma?
Questa è il mio primo sentire.




mercoledì 11 aprile 2018

viaggio

Non so perché ma il post di ieri è stato interpretato come mio rientro. 
Ma quando mai?
Era un discorso generale riferito alla vita.
Sono sempre seduto su quel sedile di ieei; non ho tenuto il conto di quante montagne, valli il pullman ha scavalcato ma credo infinite come appunto nella vita. 
Dirò che c'è stato un malessere e il mio stomaco faticava a condividere tutte quelle curve. Poi piano piano tutto si assesta ed il sonno rende lievi tutti quei sobbalzi.
Credo che per tre volte siamo andati a 4000 e poi giù e poi ancora su.
A Nasca, famosa per quei disegni che si possono vendere dall'alto e che nessuno sa da dove vengono, a Nasca ho sentito solo che ci siamo fermati ma onesto non so per quanto.
Ora sono sulla pianura costiera, i polmoni finalmente non faticano a fare il loro lavoro, guardo fuori e vedo il sole sorgere la dietro le Ande. 
So che mi circonda un deserto; l'avevo letto chissà quando, solcato da mille fiumi che scendono dai monti dove solo li le piogge scendono lasciando questi kilometri di costa senza piogge ma con molta acqua. 
Magie! E perché mai tornare? 
Ieri leggevo un libro che mi ha fatto comprendere ancora di più come il viaggiare sia una condizione come dire? Speciale! 
Vi lascerò qualche nota assieme alle mie riflessioni.
Buongiorno mondo!


"Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. Oltrepassare frontiere; anche amarle – in quanto definiscono una realtà, un’individualità, le danno forma, salvandola così dall’indistinto – ma senza idolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue. Saperle flessibili, provvisorie e periture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; mortali, nel senso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occ ilasione e causa di morte, come lo sono state e lo sono tante volte." 

Da L'infinito viaggiare di Claudio Magris su indicazione della mia amica triestina Daria Debernardi

martedì 10 aprile 2018

seduto

Me ne sto seduto al terminale degli autobus di Cusco in attesa del bus per Lima. 
Il bagaglio ha già fatto il check in ed ora attendo il mio posto dove starò seduto per le prossime 21 ore. 
Guarderò dal finestrino i paesaggi susseguirsi e fuggire via metafora della nostra vita e cercherò come sempre di fermare qualche immagine, qualche sensazione di luogo che mi riconducano la da dove sono partito e dove mai arriverò.

lunedì 9 aprile 2018

piramide sociale

La guida ha disegnato sulla ghiaia questo disegno per spiegare l'organizzazione sociale incaica.
In cima, il sasso, stava una sola persona l'Inca, che tutto decideva ed organizzava, naturalmente con l'aiuto sottomesso della classe che stava subito sotto che a loro volta controllavano quelli che stavano sotto ed infine la grande massa che lavora e serviva senza nulla dire, Facebook verrà più tardi!
Fin qui nulla di nuovo ma la regola rigida era che non si poteva cambiare classe più o meno come in India. 
Vuoi vedere che Inca e Indiani avevano già capito tutto e che tutte le rivoluzioni fatte in occidente alla fine sono servite per ritrovarci un Donald Duck a capo della nazione più 'potente' e certo noi non possiamo chiamarci fuori visti Gigino e Salvino e considerato poi Orban ( sorry for you dear friend) che Victor fa di nome o Beata o, o, o.....
Si ridateci l'Inca!

domenica 8 aprile 2018

valli

Ieri, mentre il bus mi stava portando verso la montagna colorata, ammiravo incantato la valle che stavamo risalendo poi il bus girò a destra ed imboccò un'altra valle quella appunto delle montagne colorare.
Vi dirò che per un attimo la mia memoria, le mie sensazioni ritornarono in Trentino ed i luoghi che si sovrapponevano erano la val di Sole la dove si dirama la val di Pejo. Ricordate? Anche lì si risale una lunga valle e poi si gira a destra e si segue il rio Rabbies mi pare si chiami. 
Sia qui che li le montagne attorno si alzano imponenti, i torrenti scendono forti e qui e lì qualche campo e o casa ti dicono dell'uomo.
Certo in Rabbi non ci sono gli eucalipti e nemmeno le case di adobe; non si trovano campi di patate o mais e meno che meno lama ma al massimo qualche mucca.
A Rabbi siamo a 1200m qui a 4000m ma ieri sembrava di stare a Rabbi prima di tutto questo turismo che tutto trasforma.
E da questa considerazione ho intuito quello che non va nel turismo: l'esclusività del luogo, l'unicità fatta però di pura immagine e costruita con logiche di mercato e non di bellezza.
La normalità dalla vita non vende è una valle dove si fatica per coltivate poche cose e per mantenere un luogo a contatto con l'uomo non detiene nulla di significativo per chi deve trovare il non "scontato" alimentando in fondo il solito modo d'essere da cui sembra fuggire ma al contrario, proprio per l'industrializzazione del turismo, altro non diviene che uno scontato solo diverso alla apparenza.
Complicato? 
Credo che comprendere la relazione profonda fra uomo e natura sia un percorso non scontato per avvicinare anche il luogo più scontato al suo vero valore. 
Sia esso un campo di patate a 4200 m coltivato una ad una che uno in una pianura dove una sola macchina basta a migliaia di metri quadri.

5000 m.

Camminare a 5000 m. ė dura, molto dura! Ora sto tornando con il pullman. Quasi tutti dormono esausti e si è messo a piovere.

venerdì 6 aprile 2018

preparazione

Questa mattina ho dormito più a lungo dopo la levataccia di ieri. Mi sono "tirato" a nuovo e così sono uscito per immergermi in questa città. Ho visto chiese monumentali, chiostri perfetti e cheti, piazze animate, case elegantemente semplici e decorazioni preziose.
Giunto al mercato di San Pedro sono entrato ed ho incominciato a gironzolare per i piccoli negozietti. 
Domani sarà un'altra giornata lunga. Infatti verranno a prendermi alle tre e via sulla montagna colorata come la chiamano qui.
5200 m. Il mio trasandato cuore, per via degli amori non del colesterolo, rido, sarà messo alla prova e per aiutarli tutti ti dicono di bere te ci coca e una ragazza alcuni giorni fa mi ha suggerito la "farina di coca" più semplice e rapida. 
Al mercato l'ho trovata per pochi soles e domani vedremo se funziona come dicono.
Assieme alla farina ho preso albicocche secche, zenzero e papaia secca cosi non mancheranno gli zuccheri. 
Peraltro ho anche preso incuriosito dal colore e dal profumo un po' di carne secca salata di alpacca. Proteine pronte!
Poi sono arrivato al banco della signora e: bèh guardate voi. 
Immergersi in un luogo, sentirne i profumi, gli odori, guardarne la gente così diversa è così uguale è un po' come una iniezione di fiducia nella umanità in barba agli sciocchi e populisti per convenienza loro.

arresto

Di ritorno da Machu Piccho la giornata che sino ad allora era corsa via in una regolare normalità, si è improvvisamente animata! 
Posto di blocco della polizia peruviana! Nessuno ci fa caso sembra tutto normale cinque minuti e via di nuovo. 
Il poliziotto però è zelante e presi i documenti dello autista dice: " facciamo un controllo'.
L'ultimo della giornata! Sorrido! Capisco subito che c'è qualcosa che non va. Il poliziotto dice: "dai che li sapevi....".
Discussioni: i due si allontanano; entrano nella stazione; si aspetta! I compagni di viaggio rumoreggiano, c'è chi ha un appuntamento, chi un autobus, chi un volo.
Il poliziotto invita il driver: "devi informare i turisti...." Il driver tace, chiama qualcuno, il poliziotto parla al telefono. 
Capisco che hanno avvisato l'agenzia di mandare un altro driver.
I compagni di viaggio fortunatamente dalla iniziale rabbia si chetano ed incominciamo a scherzare.
Dopo un po' il poliziotto apre il portellone del van: aplauso! "Intiende los español?" "Yooooo, naaaaaa, risate"
"Il vostro autista è in stato d'arresto! Stanno mandando qualcuno da Cusco e ci vorrà almeno mezza ora" 
La più sveglia del gruppo chiede: "ma perché li arrestate?" 
"Non ha pagato gli alimenti alla moglie!"
La tensione si allenta usciamo tutti in strada per cercare un taxi o un mezzo per arrivare a Cusco; nulla ormai è buio. 
Siamo tutti in strada, si ride e non si sa bene se essere solidali con l'autista o con la moglie ma una cosa è chiara, almeno a me, Perù ed Italia sono la stessa cosa in questo campo.
Il tempo passa e una ventina di turisti sul ciglio di una strada davanti ad un commissariato non sono una cosa che non si può sottacere. 
Arriva un ufficiale e comprendo che la selezione in Perù è migliore che in Italia!
Ascolta l'inflessibile poliziotto, l'autista e guarda noi!
Decisione splendida: l'autista ci porterà a destinazione accompagnato però dal poliziotto e da un collega che alla fine del servizio lo arresteranno come d'obbligo!
Noi siamo tutti arrivati a destinazione ma la domanda è: "come potrà pagare gli alimenti alla moglie se non può lavorare ed anzi magari dovrà pagare dei danni per il ritardo?"
Ma? La giustizia alle volte combina guai più che provare a risolverli. 
Secondo me ci vorrebbe il ritorno dello INCA.

giovedì 5 aprile 2018

Patrimoni dell'Umanità

Mi chiedo: ma se un luogo è dichiarato patrimonio della Umanità perché l'umanità è soggetta a tariffe diverse? Direi che oltre sul tipo di restauro, ammesso ma non concesso ci sia un controllo, sui racconti alle volte "fantastici" delle guide dovrebbe esserci anche un "controllo" sul tariffario e sull'indotto prodotto proprio da quella dichiarazione che per chi non l'avesse capito, mi trova fortemente contrario. 
Un esempio ieri sera ho pagato una cena seppure frugale in un luogo normale per locali 5 sol oggi un passaggio in autobus di 8 km l'ho pagato 38,72 sol. Capisco ma non mi adeguo.

mercoledì 4 aprile 2018

San Blas

Pranzo al mercato di San Blas Cusco: minestra di grano con patate, carne e pomodorini piccanti: di secondo riso alla cubana con banane fritte e uovo.

martedì 3 aprile 2018

atlante

Quando ero bambino nella libreria di casa c'era un vecchio atlante geografico sul quale perdevo ore ed ore a studiare le mappe, immaginare i luoghi.. Oltre le mappe l'atlante conteneva una serie di fotografie rigorosamente in bianco e nero che descrivevano le mappe precedenti o seguenti. Erano queste foto che concretizzavano i voli di fantasia che la mente faceva.
Già allora il Magellano che c'è in me era al lavoro. 
Fra le fotografie ve ne erano due che più di altre mi rapivano la mente. Una era delle mangrovie dove bazzicava Salgari l'altra riguardava delle strane canoe fatte di paglia in un lago con strane case fatte sempre di paglia e con uomini e donne che spingevano con lunghe pertiche le barche. La didascalia diceva: lago Titicaca Perù/Bolivia. 
Complice anche il nome che faceva sorridere e consentiva di ripetere all'infinito una parola altrimenti non carina, quel nome mi ha accompagnato per tanti anni.
Oggi ci ho messo le mani in quel lago, ho messo i piedi su quelle isole di canne e nemmeno i soliti Yankees sono riusciti a rovinare il mio momento magico.
Quando i tuoi sogni si fanno reali senti dentro una sorta di felicità per la vita che nulla può scalfire. 
Sentire quell'acqua, calpestare quelle canne è stato come ritornare su quel atlante e comprendere come una foto, una immagine, uno scritto, alle volte sono più importanti della realtà.


PS: il mio ristorante dove ho scritto questo mentre mangiavo cose peruviane buonissime

lunedì 2 aprile 2018

passato

Sono seduto nel ampio salone del terminal dei bus di La Paz
Sono vestito di tutto punto ma in aria gelida mi colpisce il collo e le mani faticano a tenere in mano questo device.
Gridano Oruro, Oruro o Cochabamba, Cochabamba o Copacabana o le altre infinite città della Bolivia.
Fra poco mi alzerò ed andrò all'autobus che alle otto partirà per il Perù. 
Si lasciò la Bolivia dopo 20 giorni di pellegrinaggio. Pochi forse ma sicuramente pieni di esperienze positive, incontri, luoghi che certamente porterò con me.
Diversa, assolutamente diversa da Chile è Argentina la Bolivia ti riporta nella America storica in cui costumi, monumenti, lingue affondano in un passato ricco e credo ancora molto sconosciuto.
Corro corro hanno chiamato il mio bus a dopo; forse

domenica 1 aprile 2018

globalizzazione

I centri commerciali hanno una funzione importante nella vita moderna: si trovano dei bagni decenti in qualsiasi parte del mondo tu sia! Poi vi è qualche altra interessante caratteristica che ti racconta della vita e delle persone del luogo dove ti trovi. 
Morale per la prima ragione sono entrato in uno di questi mega centri a La Paz e per certi versi ho compreso che anche il "social demagogo comunista" Evo non ce l'ha fatta a "cambiare" la società nonostante i plurima mandati e le promesse di onestà e democrazia che suonano sempre molto demagogiche a qualsiasi latitudine. 
Il centro commerciale ha vinto! No way! 
Nessuna donna con la pollola, nessun aguaio, nessun bimbo sulla schiena, nessuna bombetta o falda. Al centro commerciale di La Paz ci si veste come in quello di Berlino o Rovereto! Globalizzazione! E pensare che qualcuno la vuole fermare: anche dalle nostre parti oltre che in quelle di Donald Duck! Illusion!
Se anche in Bolivia ha vinto dobbiamo incominciare a pensare come salvare le culture originali, qualche amico direbbe le autonomie, e forse è questa la strada più percorribile senza ritornare dove non è possibile e senza andare dove non è possibile. 
Per esempio il mio pranzo di Pasqua, decisamente migliore di quello di Natale, è a base di cerdo (maiale) ma se a Rovereto ci aggiungo polenta o pane qui banana fritta, pannocchia di mais bollita come le patate. 
Ecco io salverei l'autonomia della "banana fritta" anche perché mi ricorda Marquez, e per questa autonomia sarei disposto alla rivoluzione per il resto non vorrei confini, passaporti, monete diverse e anche per questo sarei disposto alla rivoluzione seppure mitigata dal sorriso compassionevole della tarda età. 
Revolution siempre! 
Per l'autonomia della "banana fritta" in un mondo senza confini e monete diverse!

sabato 31 marzo 2018

La Paz

Vorrei descrivere LaPaz ma proprio non so da dove partire. Oggi ci ho camminato a lungo, ho preso i suoi micro, il "mio teleférico", ho girato le sue piazze, le sue strade erte; mi sono rifugiato in una sua chiesa; ho camminato per i suoi mercati fatti di mille cose e sapori. 
Ma onesto non so da dove partire per dire che è una città unica, speciale. Nessuna mente potrebbe concepire tanta ordinata confusione. Ecco a LaPaz gli architetti sono nulla. Non servono, non se ne sente la mancanza oppure tutti sono architetti. 
Anche i grattacieli sembrano usciti dalla stessa matita delle case di mattoni. Ordine talmente semplice da creare una complessità infinita.
Poi passi per una strada e butti l'occhio e mattoni, mattoni, ancora mattoni che sembrano mangiarsi quei vetri che forniscono per essere omaggio alla modernità ma che in fondo a poco servono. 
Le strade: talvolta erte da spaccarti i polmoni, talvolta vuote, talvolta piene di gente che vende il nulla o il tutto a seconda del punto di vista.
Poi improvviso un temporale: scrosci d'acqua come in tutte le altre città del mondo; ma: ma a LaPaz dalla camicia passi al maglione, trapunta e se ne avessimo altro ancora dal freddo che senti. Poi, poi smette di piovere e torna il sole. Ti aspetti a toglierti il tutto ma un caldo infernale ti colpisce. 
Poi cala il sole e, ed è subito gelido. 
Sono sceso da un micro ed un nutrito gruppo di pacene si è messo ridere di me, del mio essere yenke ed affannato per l'essere sceso dal micro. Le avrei baciate tutte con le loro gonne polloglie mi pare si chiamano, fatte di quattro strati e lunghe più di tutte le gonne boliviane.
Sorridono o fan finta di dormire. Chissà? 
Non so perché ma mi sono sentito a casa anche perché c'è la teleferica senza, finalmente, gli sci ai piedi ma la città.