giovedì 18 dicembre 2014

strade

C'è una strada che dallo sgangherato porto di Colombo sale lentamente verso non ricordo cosa; non è una strada importante e i negozi sono tutti diversi e non monotematici come accade nelle altre vie del centro. Non c'è apparentemente marciapiede ma la gente è seduta lungo i muri come se ci fossero e di li ampie aperture portano dentro nella pancia di edifici che pare non aver fine come le nostre paure dell'ignoto. La a metà della salita, c'è un tempio tutto complicato nei decori quanto essenziale nella forma e dentro Ganesh sorride quieta con il suo dente spezzato mentre fuori ci si veste con corone di bianchi fiori di loto.
C'è una strada a Pec/Peja li appena attraversato il fiume che abbandona la principale e sale su verso la collina. Non c'è nulla, solo scrostati muri di argilla cruda che nascondono alla vista piccole case ed orti di uomini e donne che sembrano non esistere. Le buche sono così profonde che proprio non ce la fai ad uscirne e ti chiedi come si possa fare a passare. Poi in fondo, ti raggiunge un profumo fresco ed antico che caldo ti avvolge il cuore ricordando una piccola strada della tua città quando sentivi il mattino presto le stesso profumo di fresco pane o meglio di buke come la lo chiamano.
C'è una strada che da dietro la grande cattedrale di Leon, si avventura per altre strette vie di un centro che pare fermo alla storia se non fosse per disordinati cavi elettrici che passano di qua e di le dei paralleli muri come un po' fa il tuo cammino. Una donna sta li sull'uscio con un piede alzato dietro a livello del ginocchio, ed appoggiato alla grande porta come del resto le braccia poste a proteggere la schiena dal ruvido sostegno: La sua veste ampia come è d'obbligo in quei paesi per essere bella, copre la formosa pancia esaltata da un candido e ricamato grembiule come il marmo che contorna l'ingresso. 
C'è una strada ad Amman che dalla moschea giù a downtown, salendo e poi scendendo, taglia direttamente le due strade piane che si incrociano a perpendicolo. Qualche negozio c'è ma non la confusione che sta sul piano un po' più in la. Se ti inoltri abbandoni per poco un mondo per entrarne in un altro e subito ritornare dal mondo da dove eri partito.
C'è una strada a Sarajevo che parte da li dove inizia aspro il monte e se ne va più o meno seguendo il fiume sino a che la valle si apre nella pianura. Prima meglio camminare per l'antica strada poi quando gli edifici mutano e diventano elegantemente austeri uno sferragliante tram ti può accompagnare la dove gli edifici cambiano ancora e diventano regolarmente ordinati ed uguali come alveari dove ai sia dove va a posarsi l'ape. Se ci fai caso la strada è sempre quella, più o meno. e percorrendola hai letto una storia: la sua storia.




sabato 6 dicembre 2014

nulla

guardando un buon film sulla genti della Bosnia, della Serbia e della Croazia, consideravo quanta forza quella terra intrisa di sangue da alle sue genti e consideravo ancora come forse l'aver nulla da perdere conceda grande forza. 
Poi Boroka ha scritto che la mia bella figlioccia Malna sta leggendo nel suo lettino un libro sui cani, Janos è fuori a protestare contro il governo ungherese sempre più fascista (questo lo aggiungo io) e lei, Boroka, sente i calci del loro bimbo  
Mi son fermato: è vero l'aver nulla da perdere da una grande forza ma quel nulla ne è il prezzo.

giovedì 4 dicembre 2014

pietre

Guardo queste pietre. Osservo la perfezione del costruito. Immagino la fatica a cavarle, trasportarle, posarle proprio li da uomini che poco avevano se non dover far fatica tacendo. Mi chiedo se l'architetto o l'ingegnere poco importa, avesse conoscenza di ogni passaggio di quell'opera e potesse governarlo. Mi chiedo se nel suo sapere ci fosse anche quel saper fare ma guardando quella pietra che si curva son convinto di si. Oggi forse ci rimane la conoscenza di governar le carte che li son state poste forse per non consentirci più di governare il costruire.