lunedì 27 ottobre 2014

cosí ne' cori amanti mesce amor fiamma, e gel.




Non havea Febo
 ancora recato al mondo il dí,
ch'una donzella fuora 
del proprio albergo uscí. 

Sul pallidetto volto 
scorgeasi il suo dolor, 
spesso gli venia sciolto 
un gran sospir dal cor. 

Sí calpestando fiori 
errava hor qua, hor là, 
i suoi perduti amori 
cosí piangendo va: 

"Amor", dicea, il ciel 
mirando, il piè fermo, 
"dove, dov'è la fè 
ch'el traditor giurò?" 

Miserella. 

"Fa' che ritorni il mio 
amor com'ei pur fu, 
o tu m'ancidi, 
ch'io non mi tormenti più.

" Miserella, ah più no, no, 
tanto gel soffrir non può. 

 "Non vo' più ch'ei sospiri 
se non lontan da me, 
no, no che i martiri 
più non darammi affè. 

Perché di lui mi struggo, 
tutt'orgoglioso sta, 
che si, che si se'l fuggo 
ancor mi pregherà? 

Se ciglio ha più sereno
colei, che'l mio non è, 
già non rinchiude in seno, 
Amor, sí bella fè. 

Ne mai sí dolci baci 
da quella bocca havrai, 
ne più soavi, ah taci, 
 taci, che troppo il sai.

" Sí tra sdegnosi pianti 
spargea le voci al ciel; 
cosí ne' cori amanti 
mesce amor fiamma, e gel.


venerdì 24 ottobre 2014

l'anno scorso

L'anno scorso di questi tempi, mi alzavo al solito, andavo in cucina un po' traballante e mettevo la moka sul fuoco. Come ora! L'anno scorso guardavo fuori dalla finestra e come ora, i miei pensieri turbinavano fra infinite cose di nessuna o estrema importanza senza decidere dove posarsi sinché il caffè caldo ordinava l'agenda della giornata.
L'anno scorso vedevo uno di quei muri infiniti del medio oriente fatti di pietre ben ordinate e squadrate con una leggera superficie ruvida interrotti solo da ampie finestre e dai cassonetti delle split units che seguivano  il ritmo dei fori con forse qualche tubo maldisposto che finalmente rompeva il ritmo. Quella cortina che stava li di fronte alla finestra della mia cucina e raccontava della vita che vi si svolgeva dietro ma che agli occhi era preclusa e che mai nemmeno da un accendersi di una luce, riusci a narrarmi. 
L'anno scorso guardavo quel piccolo spicchio di cielo che fra le case compatte riusciva sempre ad emergere con il suo azzurro infinito e la luce già forte del sole da poco sorto. "the usual ugly sunny day" lo definiva Gery mutando il suo inglese rainy in sunny!
L'anno scorso uscivo con la scassata ed automatica automobile dello sceicco, facevo benzina, mi fermavo a prendere una bottiglia di acqua e me ne andavo nel deserto la dove mai avrei pensato di stare e dove ora vorrei essere ad ascoltare il silenzio del vento e a lasciare andare pensieri tristi nell'infinito nulla. Quel nulla che ti chiama ad attraversarlo fosse solo per scoprire se mai avrà una fine.




domenica 19 ottobre 2014

posto vuoto

un posto libero accanto a me
mi chiedevo perché
che spreco mi dicevo
peccato non scambiare opinioni
e magari conoscerci un po'
poi ho guardato attorno
improvviso un colpo forte
che sciocco sono
incapace di vedere ormai
quel posto era libero per te
quel posto non era libero,
era vuoto
era vuoto di te
vuoto della tua bellezza,
vuoto del tuo sorriso,
vuoto del tuo sguardo di sfida,
vuoto della tua semplicità
vuoto della tua complessità
vuoto del tuo respiro
era vuoto di te
come lo sono io

lunedì 13 ottobre 2014

Diana e Rita.

Oggi ho incontrato Diana e Mariarita. Diana è un americana del North Carolina vive qui da quarant'anni e mi ha detto, avere una bellissima casa nella valle piena di olivi. Ci siamo seduti su un  muretto di fronte ad uno dei palazzi degli Orsini ed abbiamo parlato. Lei ama questo posto perché non è per niente "American set up" ed anzi molto Italian cialtrone. Buon punto di vista! C'è sempre del buono anche nelle cose che all'apparenza non vanno.
Lei insegna yoga e questa è la risposta al "ma cosa ci fai qui?" Non è tutto lo sappiamo, ma va bene così. Mi fa scoprire che a sua volta la sua maestra maestra era una italiana che ha scritto il primo libro a settantaquattro anni ed è conosciuta everywhere e c'è il rischio che qualcuno di voi mi dica che già lo sapeva. Chiede senza domandare e mi dice che domani parte per l'India altrimenti si poteva proseguire giù nella casa in mezzo agli olivi. Ci salutiamo: Good luck ed io non so perché, ma forse complici gli Orsini le bacio la mano.
Sette kilometri non sono molti ma la strada è asfaltata anche se con poco traffico. Arrivo all'abbazia con poca voglia di fatica ancora.
Un cartello da cui normalmente rifuggo, mi avverte della prossima visita guidata.
Il monaco chiede perentorio; "allora lo stacco il biglietto?", guardo l'altra persona che sta nella stanza e pago.
Alle 17 inizia il tour. Siamo io e Mariarita. Non c'è nulla ora qui ma un tempo.....chiedo, affermo, rompo e Rita risponde sorride e passa al tu. Le mura carolingie diventano ricami di parole e sorrisi. Una povere donna angosciata che cerca nel monaco conforto diventa una storia più interessante di quella degli Frescobaldi. E via così finché alla sala del capitolo mi pizzica una spalla per avvertirmi che l'autore delle nefandezze pittoriche ivi presenti ci sta accompagnando ed evitatarmi inutili imbarazzi. Alla biblioteca il Guthenberg mi rapisce complice Rita, ed incunaboli e cinquantine non hanno segreti come la composizione degli inchiostri. Guardo l'enciclopedia di Diderot, mi emoziono e Rita mi dice "ne abbiamo una copia completa". Al Vanvitelli non c'è la faccio ed oso un invito a cena. "non posso ho i bambini", sorrido, sorride e confessa che hanno 29 e 24 anni.
Entrambi sappiamo che nulla è possibile   nella realtà ma entrambi sappiamo che la vita è anche un dolce sogno puro quanto i pensieri che ci hanno accompagnato in quelle due ore infinite come una vita.
Ciao Diana ciao Rita.



mercoledì 8 ottobre 2014

nomenclatura

guardo fuori dal finestrino scorrere veloce  il paesaggio, guardo la campagna e le strade mutare lente come i passi che metto uno avanti l'altro, guardo ragazzi come Alessandro, Nicola, Luca e quanti altri ancora, guardo i loro genitori diversi più ricchi o più poveri più arrivati o meno ma fiduciosi, guardo i giardini delle case, le cortine murarie, guardo questo paese con lingue ormai diverse, guardo tutto questo è penso che ce la facciamo. Non so bene a fare cosa ma ce la facciamo a crescere a credere in un futuro anche vicino. Poi leggo i giornali, gli articoli dell'intellighienza piccolo borghese  sempre livida per l'altrui essere che profettizza disastri d'ogni genere e scrive e fa credere altro rispetto a quel che si vede e mi chiedo se non sia ora di cambiare questa povera nomenclatura che altro non sa fare che difendere propri piccoli privilegi pensado immutabile la condizione dell'essere che fortunatamente è invece cambiata più velocemente dei loro pensieri.

buon e cattivo governo

La torre del Mangia è da tempo  che è scomparsa dietro l'ondulato orizzonte della campagna. La strada va un po' in qua ed in la senza mancare di salire e scendere aspramente per i dolci colli. Penso al prezioso dipinto di palazzo pubblico quello per intenderci del buon e cattivo governo. L'Italia mai è cambiata. Forse molti concorderanno immedietamente attribuendo al principe di turno poteri che forse nemmeno l'originale signore aveva. Forse dimentichiamo troppo spesso che non siamo nelle condizioni di allora e che una democrazia e quindi anche io e voi siamo un po' "signorotti" e quindi artefici del buon e cattivo governo ma capisco che alle volte è più facile cercare un signore a cui lasciare il pesante fardello. Qui mi sorregge Ivo Andric che ben molti anni fa chiedeva gli fosse indicato un nome la cui morte avrebbe cambiato il governo da cattivo a buono  ma anche viceversa.
Voi un nome l'avete? Io proprio no!

domenica 5 ottobre 2014

ieri

un giorno ancora lungo un cammino

Cristoforo Colombo

Questa mattina passando per Cogoleto, ho forse intuito il motivo profondo  oserei affermare esistenziale, per cui quel supposto famoso figlio di questa terra se ne andò lontano in cerca di altri lidi.  Il figlio sarebbe Cristoforo Colombo ma veniamo ai più interessanti motivi.
Deve esserci uno strano algoritmo a giustificare la logica per cui alla bellezza della natura si contrapponga la bruttezza dell'umano intervenire. Più il luogo è bello per clima, morfologia e natura più l'uomo tende a rovinarlo. Sarà forse perché è difficile confrontarsi con tanta bellezza naturale, ma permettetemi di pensare che stia come sempre nelle umane ragioni. Ad aiuto di questa mia opinione lasciate che racconti una storiella danese per me illuminante. Il buon Dio quando creo la Danimarca, se qualcuno scriverà Liguria o altro va bene, parti il mattino da est: colline, fiumi, foreste insomma una meraviglia. Giunto a sera dovendo finire celermente per via dell'ora, fece la parte ovest della Danimarca piatta, brulla e scossa da brutto tempo. Il paragone italico è assai azzardato per via della bellezza di ogni angolo ma potremmo avventurarci nei monotoni lander per pura ipotesi. Il giorno dopo il buon Dio memore di quanto accaduto il giorno prima e dovendo distribuire l'umanità, iniziò da ovest per finir in fretta e furia ad est. Forse l'esser tanto fortunati nello spread del paesaggio non ci permette di esserlo nello spread economico per via di quella sorta di giustizia divina che seppur non credibile è almeno in queste cose, visibile.
Quanto brutti palazzi a colmare vaneglorie di colleghi progettisti che pensano alla creatività come qualcosa che debba distinguersi. Eppure basterebbe copiare quei decenti edificiotti fatti di finestre regolari con cornici di preziosa semplicità, un piano terra con finto bugnato fatto di intonaco, siamo liguri e dal veneziano Palladio sappiamo cogliere il meglio, con angoli messi a risalto per far intendere virtù.
Ho contato cinque diverse tipologie di passeggiata a mare di Cogoleto.
Saranno solo cinque gli architetti di questo convivio umano? Ops no! Cinque sono i partiti. Travertino, porfido, cemento in pasta ed in formelle, disegni creativi che fatichi a leggere e poi sassi che fan muri curvi che per evitar disastri ai fanciulli cinti sono con di ferro catene.
Mamma mia! Si fossi di nome Cristoforo avrei lasciato quei miei concittadini per andar a scoprire intatte terre ove non fosse possibile rovinare tutto.