domenica 20 dicembre 2020

giovedì 10 dicembre 2020

rii

Questa mattina non pioveva. Dopo quattro giorni di pioggia incessante e forte il cielo si era fatto grigio e dava un po' di pace.
Così una idea che aveva incominciato farsi largo nei giorni di pioggia è diventata realtà!
Volevo osservare i torrenti di montagna finalmente nel loro aspetto più vicino all'originale.
Abbiamo regolato, incanalato, regimentato, usato, sfruttato, sbarrato quasi tutti i corsi d'acqua. Per carità comprendo i motivi ma oggi l'idea di vederne qualcuno fuori da tutte le nostre regolazioni mi allertava proprio.
In fondo abbiamo fatto ai fiumi un po' quello che abbiamo fatto a noi stessi. Per un po' di sicurezza e comfort ci siamo regolamentati, incanalati, regimentati e via dicendo. 
L'imbarazzo del dove andare è durato poco e l'immagine dello Zambel di Calliano era lì a stuzzicare. 
Povero rio Cavallo o Rosspah come hanno incominciato a richiamarlo alcuni giusti che spero affondino le radici negli antichi Cimbri più che nei vicini Asburgo! 
Povero rio prelevano acqua a monte e la mandano alla diga di San Colombano. Prelevano acqua e la mandano nei campi così al ponte di Calliano non arriva quasi più nulla! Tant'è che qualche anno fa qualche solone penso di realizzare un parco nel suo alveo ma i. Rosspach si arrabbiò forte e portò tutto all'Adige.
Bhe che volete che vi dica sono felice quando i rii ma anche gli uomini escono dagli argini! Per carità senza far male ai corpi ma un po' di libertà credo alla fine faccia bene, molto bene!
Così mi sono chiesto se non fosse possibile mettere in cantiere soprattutto a chi piace e deve regolamentare una settimana, penso che un giorno sia tecnicamente poco, i cui non si preleva l'acqua da nessun rio. Se a noi umani sono concessi 15 giorni di vacanza i rii potrebbero farne alcuni. Come oggi! 
Suvvia, ENEL, Dolomiti energia e via elencando potrebbero scoprire che fa bene anche a loro e dovremmo pagare 1 euro in più in bolletta vorrà dire che quei giorni "no regime" saranno anche per noi "no regime".






giovedì 5 novembre 2020

bivacchi e nazioni

Questa è la casetta di Pra dei Lazi! Probabilmente realizzata durante la prima guerra come la strada che faticosamente sale dalla valle Rinas.
Ricordo il tempo giovanile quando si saliva su con gli amici per stare un po' assieme, mangiare, ridere, scherzare. Poi ci si saliva con le "morose" sempre per mangiare, ridere e scherzare. 
La baracca era semplice. Una cucina economica, un tavolo, un po' di mensole e se ben ricordo un paio di letti a castello.
Il tempo passa ed ora la casina è sempre chiusa. C'è un cartello con un numero telefonico per un eventuale richiesta di aiuto (ma non è il 112?) comunque tutto chiuso come ormai la maggioranza dei bivacchi.
Certo ci sono i vandali ti dicono se ti permetti di osservare che il luogo è pubblico e quindi dovrebbe essere accessibile a tutti. 
Quindi chiudere, chiudere e riservare a pochi "eletti" che detengono le chiavi del paradiso PS scusate del bivacco.
Capisco ma mi sembra povera una collettività che non si fida dei suoi componenti. Come si poi a chiedere a quegli stessi "componenti" di fidarsi di chi "amministra" questo piccolo bene come i più grandi. 
Abbiamo perso la fiducia negli altri e pensiamo che chiudendo i bivacchi o le nazioni che poi sono la stessa cosa, riusciamo a salvarci e se proprio non si sa che fare c'è il numero telefonico...

il bivacco


martedì 3 novembre 2020

edicola

Va beh, mi fermo, mi siedo su una splendida panca in pietra e scrivo. Ormai scrivere in attesa del Kalashnikov, è l'unica forma di indignazione! Si sono indignato con chi non lo so bene ma direi con una "cultura" ufficiale che nulla è, nulla guarda e molto distrugge. 
Sono convinto che non vi è una colpa individuale ma collettiva perché abbiamo lasciato che l'ignoranza diventi potere confidando non si sa bene in cosa. 
Ma veniamo a noi ed all'oggetto della mia indignazione! Salgo verso il santuario di San Valentino che chiude splendidamente la valle che scende da passo Buole.
Prendo la vecchia strada con la via Crucis che ricordavo molto bella. E: osservo il primo capitello ed il basso rilievo penso in bronzo.
Mi interrogo se prima ci fosse un dipinto, probabile visto che in passato gli artisti costavano meno delle fusioni.
Ma passi ora nessun "imbianchino" sarà disturbato nel futuro. I pittori mi perdoneranno per la definizione ma ormai il pubblico tali lì considera.
Ma c'è una cosa che mi fa imbestialire ed è il "restauro" dell'edicola. 
Finalmente qualcuno ha pensato di proteggerla per sempre! Non più manutenzione ed il marmo della vicina Domegliara è il più adatto! 
Così si riveste quello che sta sotto che a mio modo di vedere, era un economico e fallace intonaco come lo sono le nostre vite. 
La base del capitello è realizzata in pietra del luogo bianca, anzi grigia per il tempo, e alla sua sommità un vecchio e saggio marmista aveva posto una pietra orizzontale che sporgeva sia rispetto il sotto che l'intonaco sopra. ABC della composizione non dirò architettonica ma costruttiva.
Ora la pietra rossa è a filo di quella che funge anche da altare. Finalmente!
Ma c'è una cosa ancora che ....la pietra rossa di Domegliara è stata TAGLIATA a 90 gradi con una bellissima testa piano sega! 
Solo le macchine "moderne" ci riescono, e direi anche male, ma certo nessun scalpellino avrebbe pensato una tale genialità.
Fortunatamente le pietre di copertura sono rimaste tali! 
Ma ad Ala chi guarda, chi osserva e soprattutto chi "scrive".
Gli stessi che ci sono a Avio, Rovereto, Trento, Italia. Una burocrazia che piano piano ci "rivestirà" di pietra per conservarci in eterno e non doversi più preoccupare. 
Io voglio sbiadire come quella pittura, e sbriciolarmi come quel intonaco e che nessuno si permetta di restaurarmi, soprattutto se di Ala.

l'edicola di cui si tratta

la strada di salita con due edicole

Il santuario di San Valentino


domenica 1 novembre 2020

modernità

Zugna! Storia! Guerra, pace! Ed al solito tanta retorica! Salendo mi sono imbattuto in questa colata di cemento. Nulla di grave qualcuno penserà e forse è così visti i tempi. Ma? Ma qualche ma mi pare ci sia. Se la strada che sale è opera mirabile seppure dovuta alla guerra ahimè, ma se lo è come lo sono tutte le opere connesse bhe allora usare una getto di cemento per "facilitare" l'ascesa mi pare come giustificare la copertura di un pavimento veneziano in una chiesa con un più resistente, facile da pulire gres ceramicato. Per cortesia!
La domanda che mi faccio è se l'opera è stata autorizzata e magari pagata pure dall'avanzatissimo Comune di Rovereto che ad occhio ne è anche il proprietario.
E poi "rompono" se qualcuno cambia colore ad una porta!

modernità!


lunedì 26 ottobre 2020

fade

Ieri sono tornato a Camposilvano dopo che Vito Massalongo me lo aveva fatto conoscere qualche tempo fa. Camposilvano paesino della Lessinia dove c'è un piccolo, ricco museo di ammoniti e dove si può ammirare fra gli altri, uno scheletro fossile di un orso preistorico di 20.000 anni fa (Ursus Spelaeus) che mi fa sorridere pensando alla faccia che Fugatti farebbe se per una di quelle stranezze che la fantasia consente, dovesse ospitarlo al Casteller. 
Il museo sarà 300 mq. non ci sono fantasmagorici "giochi" multimediali come "nell'avanzatissimo" MUSE ma c'è Marta che ti racconta di 70.000 anni fa come fosse ieri e comprendi che ha proprio ragione guardandoti attorno e vedendo quel che accade anche agli orsi e "fossili" attuali. 
Poi sono salito su al Covolo che si è formato per crollo di una immensa grotta. Il MUSE avrebbe fatto "giustamente" un percorso virtuale con pannelli esplicativi dettagliatissimi ma camminare in un Covolo è altra cosa. 
Se poi prendi un libricino ed incominci a leggere di fade ed orchi il salto indietro con la fantasia è fatto. Altro che realtà virtuale. 
Alle volte, spesso penso che non che la tecnologia sia errata, anzi, ma l'uso da pantofolai che ne facciamo sia disastroso. Un po' come quando si andava a Sharm ma non si vedeva quello e chi stava fuori da quei villaggi.
Ecco la differenza fra il ricco MUSE e il piccolo Museetto di Camposilvano. 
C'è un'ultima notazione che vi propongo circa il termine "fade" potremmo definirla "una strega gnocca" che mi piace proprio, ma il termine mi ha richiamato quello inglese e così mi sono chiesto se gli antichi cimbri intendessero che la bellezza si "dissolve" come è inevitabile e come la parola racconta.

lettura nel Covolo


domenica 11 ottobre 2020

seppellimento

Caravaggio! Grande successo! Bene: la politica trentina e la cultura ne saranno soddisfatti! Forse anche gli albergatori ed i ristoratori.
Ma? Ma c'è un ma! Modesto per carità che poco vale e nulla oppone a questo fiume in piena fatto di cultura che usa i media come i produttori di salame, ops scusate prosciutto, usano la pubblicità. Ma mentre per i secondi il rapporto fra consumatore e produttore è abbastanza chiaro e codificato nel primo caso non credo ci sia la stessa chiarezza. Ormai le mostre, gli eventi sono fenomeni che attingono a piene mani alle "non regole" del marketing e noi famelici di cultura, come di salame, ci buttiamo a capofitto nell'evento. Lo esaltiamo, lo partecipiamo, lo condividiamo quasi bastasse questo a distoglierci dalle fatiche quotidiane e portarci là nel mondo che immaginiamo stia la cultura. Sorrido ma mi pare siamo come coloro che assistono attoniti al seppellimento di Lucia circondandone il corpo e certo non siamo ne come Lucia che diede la vita per il suo credo ne come i due uomini che la stanno seppellendo! Ne men che meno come Michelangelo Merisi. Anzi oggi probabilmente il Merisi non esisterebbe o se anche ci fosse sarebbe disperso nello sconfinato mondo di quella che chiamiamo arte contemporanea. E così si parla di Caravaggio come contemporaneo perché certo il contemporaneo oggi è altro e privo forse di quel fascino che del passato che tanto bene fa al marketing.
In fondo penso, ma certo i miei limiti sono profondi, la nostra contemporaneità ha bisogno del passato per esaltare la condizione dell'artista quasi fosse al di sopra della massa. In fondo la visione dell'arte è permeata sino all'inverosimile di illuminismo e del ruolo unico e grande, che l'individuo può avere nella società. Contemporaneamente assistiamo alla scomparsa degli individui attuali che sempre più si confondono in un mare immenso in cui è complesso leggere un potenziale nuovo che sappia esprimersi in modo dirompente come ci piace pensare e ci hanno insegnato fece il Merisi e tutti gli altri che definiamo grandi.
Così continuiamo a spingere, propugnare, finanziare questo tipo di approccio mentre lasciamo che uno dei beni culturali più significativi vada a ramengo. Il paesaggio! Certo i muri delle nostre valli, i segni del territorio non richiamano folle di visitatori dato che la cultura ci ha insegnato che l'arte è individuale e non un fatto collettivo! Non può esserci esaltazione di un piccolo, povero, analfabeta boscaiolo o contadino o pastore che lentamente sasso, dopo sasso ci hanno costruito e regalato un'opera d'arte superba che noi lentamente stiamo lasciando andare. 
Crederò un po' più a questa cultura quando saprà accanto al Merisi, esaltare e proteggere anche infinita tela che è il paesaggio.

sabato 3 ottobre 2020

Fonte Avelana

Circa 25 anni fa in una delle mie solite "divagazioni" arrivai qui. 
Mi sorprese il luogo "avelana" volam in dialetto nostro, il monastero e soprattutto lo scritorium dove pazienti monaci copiavano infiniti testi sacri. La sala a doppio livello con le finestre che si intersecano con la volta diffondendo una luce di forza costante per tutto l'ambiente mi colpirono allora ed oggi mi hanno affondato conscio ancora più della forza di quei nuclei benedettini che lentamente costruirono quel mondo su cui poggia il nostro culo flaccido e la nostra mente lamentosa.
Ho camminato, guardato, pensato e infinite connessioni logiche mi venivano spontanee.
Poi i monti attorno a ricollegare il filo che l'altro giorno avevo lasciato a San Benedetto Po.
Non vorrei sembrare troppo "religioso" non lo sono vi assicuro, ma certo ammiro la forza di quei prodi che con fatica e regole costruirono il nostro mondo governato ahimè oggi solo da poca fatica e poche regole. Ma dove volete andare?
L'ingresso



La chiesa


Lo scrittoio!



giovedì 1 ottobre 2020

Dal Lago Scaffaiolo a Cutigliano

7° giorno: di riposo...sono disceso dall'altra parte del monte in Toscana. Si è messo a piovere e così modifica dei piani. Autobus per Pistoia poi si vedrà.
Lago Scaffaiolo partenza

scendendo fra castagni


Cutigliano

Duomo di Pistoia


Battistero di Pistoia
Strada di Pistoia




mercoledì 30 settembre 2020

Da Fanano al Lago Scaffaiolo

6° giornata: la più tosta per ora. Non la più lunga ma 1500 m di dislivello con uno zaino bello tosto sono faticosi.
Si parte da questo piccolo borgo Fanano con una chiesa tardo romanica che è un piccolo capolavoro soprattutto nella struttura interna; vi sono numerose case della stessa epoca a dimostrazione che un tempo il passaggio della via Romea portava agiatezza. 
Al solito è la prima parte quella del monte che un tempo fu abitato che riserva le sorprese migliori: tratti di strada ancora perfettamente selciati, piccole edicole votive che segnano il percorso ed il suo mutare, ed infine Caselle un borgo abbandonato nel 53 per via di una frana. 
Un incanto come i numerosi muri di sostegno che ti accompagnano. Poi la salita si fa erta sino al lago Pratignano che fortunatamente ha tenuto lontano gli attacchi del turismo. Poi una lunga attraversata che conduce alle ripide pendice di uno dei monti più alti della zona lo Spigolino. Poi un tratto nervoso sino al lago che mi dicono splendido ma che la fitta nebbia non mi fa nemmeno vedere.
Ora chiudo e mi infilo nel sacco a pelo domani speriamo non piova.
Vi regalo una foto del lago ora che la nebbia è scesa in valle.
Strada di salita



Caselle

Particolare strada a Caselle

Lago Pratignano




Monte Spigolino


Lago Scaffaiolo con luna


martedì 29 settembre 2020

Da Concordia a Fanano

5° giorno: oggi non ho camminato molto ma mi sono spostato molto utilizzando i mezzi pubblici: esperienza quasi più faticosa per via della complessità di acquistare il biglietto a zone giusto e per qualche altro dettaglio che mi fa pensare che chi "partorisce" il sistema in realtà non lo usa.
Comunque sono arrivato a Fanano! Paesino sul fianco di monti che salgono verso il Corno alle Scale. 
Tutti si lamentano della crisi ma in booking non ho trovato una stanza libera mentre all'ufficio turistico mi hanno detto esserci 20 strutture. Il ristorante dove sono poi mi ha chiesto se avevo prenotato dato che la sera si mangia solo su prenotazione: ma? Comunque gli gnocchi non sono male ed il San Giovese ancora di più.
C'è una splendida chiesa tardo romanica dedicata a San Silvestro. 
Domani monti! Di nuovo, finalmente e domani tenda al lago Scaffaiolo che sta a 1800. Poi iniziera la cresta ma certo dovrò pur scendere ai paesi per mangiare. Sarò in Toscana! 
Ora è tempo di salire...ciao pianura!

Rocca di Vignola

Meridiana Vignola

San Silvestro - Fanano


Particolare capitello


Da San Benedetto Po a Concordia sulla Secchia

Quarto giorno: dopo il Mincio, dopo un piccolo pezzo do Po e dopo esser passato sulla sponda destra dello stesso, ieri ho incontrato e seguito un altro fiume il Secchia o La Secchia come dicono qui. Il fiume scende dagli Appennini dove alla fine arriverò. 
Tratto molto tranquillo e stradina sempre posta sul forte argine che qualcuno poi mi ha spiegato essere iniziata la costruzione subito dopo il mille deviando il fiume nel Po' mentre prima andava a formare paludi dalle parti di Ferrara. Insomma una bonifica iniziata per tempo.
Alla fine sono arrivato a Concordia e lì è come essere a casa.

Il Teatro del Popolo a Concordia


La Secchia

La follia dei parenti


lunedì 28 settembre 2020

cupola

Cerco la mia cupola! Dovrebbe essere là, gialla, svettante con il tetto a piramide che la chiude. 
Do la colpa alla cortina di alberi là in fondo, poi a quelli qui vicino, poi alla distanza ancora troppo grande, poi alla mia mancanza di coraggio al non osare troppo per trovare mediazioni che sempre non sono adeguate.
Penso ai campanili visti da lontano in questo viaggio, penso alla cupola di Sant' Andrea a Mantova, penso che un progetto alle volte è un segno, un punto nel territorio dove poveri viandanti sanno essere casa.
Poi, poi, dopo una curva un'altra curva, una cortina di alberi, un albero grande, poi vedo lei! Sorrido! Mi piace! Non è nulla ma la conosco, di lei so ogni perché, so dei numeri che la compongono, so dei suoi difetti, so i pregi. 
So chi ci ha messo mani, forza per tirarla su. Ma fondo quella piccola, strana cupola è lì sopra le case che la circondano. È altro vedere le cose dopo la fatica di cammino. 
Mi basta ora voglio riabbracciare Franco, qualche altro amico di Concordia e continuare a camminare.



domenica 27 settembre 2020

Da Porto Mantovano a San Benedetto Po

Terzo giorno: attraversare una città è sempre interessante se poi la città è Mantova un po' di più. Non sono i ciottoli, non è la chiesa di Sant Andrea, ne le ordinate case basse che ti accompagnano per un bel po' di cui voglio parlare è come si esce da Mantova verso il lago inferiore: prima c'è un bel parco, poi il circolo tennis cittadino, poi il campo di motocross e per finire il campo rom! Non aggiungo altro. Di lì poi il sentiero segue il Mincio che placido percorre come un vecchio il suo ultimo tratto. Io ero con lui anzi eravamo assieme: un po' lenti, un po' vecchi, un po' guizzanti come quando qualche pesce saltava fuori dalle acque. 
Ho lasciato il Mincio che mi ha accompagnato in questi giorni ed ho girato a destra. Sono sceso dal possente argine chiedendomi quante braccia e quanta fatica gli stavano dentro.
Poi un nuovo argine ancora più alto. Di lassù il Po'! Salire sul ponte ed attraversarlo è stata una impresa. Nessuno prevede che ci sia qualcuno che attraversa il ponte a piedi! Solo auto, auto. 
Al di là pensavo d'essere in Emilia ed invece no Mantova è passata di là pure. A San Benedetto Po' mi sorge il sospetto ci sia una abazia benedettina! Splendida! Storia al solito "venduta" malamente. Ma Giulio Romano mi rapisce e con lui infiniti dettagli che riempiono gli occhi di bellezza.
Mantova - Sant Andrea

Il Po

Abbazia di San Benedetto Po con statua di Matilde di Canossa


Giulio e le serliane




Abbazia San Benedetto in Polirone

Le virtù, di Matilede!