domenica 11 ottobre 2020

seppellimento

Caravaggio! Grande successo! Bene: la politica trentina e la cultura ne saranno soddisfatti! Forse anche gli albergatori ed i ristoratori.
Ma? Ma c'è un ma! Modesto per carità che poco vale e nulla oppone a questo fiume in piena fatto di cultura che usa i media come i produttori di salame, ops scusate prosciutto, usano la pubblicità. Ma mentre per i secondi il rapporto fra consumatore e produttore è abbastanza chiaro e codificato nel primo caso non credo ci sia la stessa chiarezza. Ormai le mostre, gli eventi sono fenomeni che attingono a piene mani alle "non regole" del marketing e noi famelici di cultura, come di salame, ci buttiamo a capofitto nell'evento. Lo esaltiamo, lo partecipiamo, lo condividiamo quasi bastasse questo a distoglierci dalle fatiche quotidiane e portarci là nel mondo che immaginiamo stia la cultura. Sorrido ma mi pare siamo come coloro che assistono attoniti al seppellimento di Lucia circondandone il corpo e certo non siamo ne come Lucia che diede la vita per il suo credo ne come i due uomini che la stanno seppellendo! Ne men che meno come Michelangelo Merisi. Anzi oggi probabilmente il Merisi non esisterebbe o se anche ci fosse sarebbe disperso nello sconfinato mondo di quella che chiamiamo arte contemporanea. E così si parla di Caravaggio come contemporaneo perché certo il contemporaneo oggi è altro e privo forse di quel fascino che del passato che tanto bene fa al marketing.
In fondo penso, ma certo i miei limiti sono profondi, la nostra contemporaneità ha bisogno del passato per esaltare la condizione dell'artista quasi fosse al di sopra della massa. In fondo la visione dell'arte è permeata sino all'inverosimile di illuminismo e del ruolo unico e grande, che l'individuo può avere nella società. Contemporaneamente assistiamo alla scomparsa degli individui attuali che sempre più si confondono in un mare immenso in cui è complesso leggere un potenziale nuovo che sappia esprimersi in modo dirompente come ci piace pensare e ci hanno insegnato fece il Merisi e tutti gli altri che definiamo grandi.
Così continuiamo a spingere, propugnare, finanziare questo tipo di approccio mentre lasciamo che uno dei beni culturali più significativi vada a ramengo. Il paesaggio! Certo i muri delle nostre valli, i segni del territorio non richiamano folle di visitatori dato che la cultura ci ha insegnato che l'arte è individuale e non un fatto collettivo! Non può esserci esaltazione di un piccolo, povero, analfabeta boscaiolo o contadino o pastore che lentamente sasso, dopo sasso ci hanno costruito e regalato un'opera d'arte superba che noi lentamente stiamo lasciando andare. 
Crederò un po' più a questa cultura quando saprà accanto al Merisi, esaltare e proteggere anche infinita tela che è il paesaggio.