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martedì 7 marzo 2023

Csakta

Oggi per una di quelle strane coincidenze, ma forse nemmeno tanto strana, mi sono ritrovato a Csakta villaggio perso nella campagna ungherese.
Ci sono ritornato perché qualche anno fa ci avevo incontrato Heinz ed in venti minuti ci eravamo raccontati la vita.
Ho costretto il mio amico Janos a chiedere se conoscevano Heinz. Nel piccolo negozio non sapevano chi fosse ma la proprietaria era lì da soli due anni. Poi siamo usciti ed un'anziana signora alla domanda di Janos ha chinato il capo con un velo di tristezza negli occhi.
Janos mi ha confermato con le parole quello che il mio cuore aveva già compreso!
Heinz era morto da qualche anno prima.
Che volete che vi dica mi sono emozionato ed un velo umido si è fatto nei miei occhi.
Ho ricordato quelle parole scambiate e quel dolore raccontato con nulla di superfluo. Ho pensato alla donna che lui amava più della sua vita ed a quel figlio che magari allora lo giudicava un povero alcolizzato ma che le sue parole me lo fecero sentire come la cosa più importante della vita.
Mi sono chiesto se mai lo saprà questo figlio? Mi sono chiesto che memoria avrà Heinz ed ho pensato per un attimo che questo mio emozionarmi possa essere segno di una buona memoria.
Di segni abbiamo bisogno quando lasciamo questo tormentato mondo.
Vi lascio la foto del piccolo bar, ormai chiuso, dove Heinz ed io ci sedemmo per venti importanti minuti della nostra vita. E vi lascio il racconto di allora nel link qui sotto.
Ciao Heinz, a presto!




martedì 29 novembre 2022

lupi

Ieri notte ho avuto visite alla mia Itaca! Gradite visite....
Yesterday night welcome neighbors to my Itaka...




 

lunedì 31 ottobre 2022

pianura

Sono su un taxi collettivo e sto viaggiando verso la frontiera dell'Uzbekistan. Ci sono quattro donne il taxista ed io. Ci sono circa 1000 km da fare ed il prezzo concordato è di 16000 tenge (monete kazaka) pari a circa 35,00 €.
La macchina è un po' stretta ed io sono circondato nell'ultimo posto da valige e dal mio zaino. I vetri sono oscurati così vedo anche poco fuori nell'immensa pianura kazaka.
Ora abbiamo lasciato la città e la strada diventa a 4 corsie e l'auto viaggia a 150 km/ora.
Una kazaka mi ha chiesto se: engleski? No Italianski! Oh Celentano! Sembra al solito che i cantanti siano la parte di noi più conosciuta al mondo in barba a Berlusconi ed ammennicoli vari. Va bhe meglio così.
Fuori la pianura desertica corre veloce. Un po' di nebbiolina si alza velando il sole e la strada ma l'autista continua imperterrito a correre.
Ali, il ragazzo conosciuto ieri e che mi ha organizzato tutto questo mi ha saltato dandomi la mano come si fa da queste parti. Lui parla sette lingue: kazako, russo, inglese, francese, tedesco, turco ed arabo.
Mi scrive i messaggi WhatsApp in italiano e mi ha detto di essere stato a Rimini. Secondo me Bonacini dovrebbe invitarlo; qui fa il cameriere per pochi tenge al mese.
Un cartello mi avvisa che siamo a 116 metri sotto il livello del mare. Ora nella infinita pianura non ci sono nemmeno gli elettrodotti.
Ora ho ripensato alla mio tormentone di viaggio: "stamani mai vorrei essere in nessun luogo come questo dove sono ..felice di quello che mi circonda e mi è stato dato".
Ciao ci sentiamo in Uzbekistan: Samarcanda si avvicina!





venerdì 28 ottobre 2022

belli

Sto seduto su una panca in legno. Potrebbe essere un lungomare qualsiasi ma le onde che vedo infrangersi su queste rocce sono quelle del Mar Caspio. L'orizzonte è velato da qualche nuvola, non c'è il sole ma non fa freddo. Un po' di navi laggiù.
Aktau mi è piaciuta subito. Ieri sera mentre il taxi mi portava in albergo a 130 km/ora. Strade diritte, quattro , sei corsie. Case o meglio blocchi di case ordinatamente posati lungo le perspekitve.
I ragazzi poi ascoltano la musica che sento dalle mie parti. Ieri poi all'imbarco ho conosciuto una famiglia russa. Lui e lei giovani e belli come i tre figli che li accompagnavano. Giovanissimi. Abbiamo parlato un po' della guerra. Ho capito che Putin è altro rispetto la Russia. Guardo questi giovani! Includiamo, includiamo vinceremo la pace.
Mi piace questa città dove turismo yankee non è arrivato ma dove è dolce stare e vedere e conoscere e imparare un po' di russo.

 





mercoledì 12 ottobre 2022

Vesna

Stazione autobus Skopje peron 1 autobus per Sofia. Mattino presto, pioggerellina, un po' di buio, gente seduta ad aspettare come solo in una stazione di autobus è possibile. Ho preso un po' d'acqua e dei salatini e la signora mi ha dato la password del WiFi.
Guardo questa stazione e lascio Skopje ancora per una volta. 
Ieri poi ho rivisto Vesna erano 23 anni che non ci vedevamo era una delle interpreti che mi accompagnavano durante quell'anno. I fili che si tessono rimangono e ci siamo raccontati io non sapevo lei avesse una figlia lei non sapeva dei miei. Allora era altro che ci prendeva.
Vado chiamano il mio bus!

Il ponte sul Vardar

Ambasciata d'Italia

Sant Panteleimon





lunedì 10 ottobre 2022

evoluzione

Era un po' che non tornavo a Peja/Pec. Ho ripercorso la val Rugova che ricordavo quasi Immacolata nella sua bellezza e che ora trova edifici in ogni dove. Sono tornato a sedermi sotto quel gelso che grondava succo di more come fuori grondava il sangue. Ho cercato la vecchia casa Serba che avevo preso in affitto per salvarla dalla furia della vendetta. Oggi è sparita portata via da costruzioni che nulla hanno a che fare con questo luogo ma con una "cultura" affaristica occidentale.
Al negozio del pane dove mi fermavo un tempo ho preso un po' di pane e mi son messo a chiacchierare.
Un chilo di pane costa 0,60 € una notte in albergo arriva a 100,00 €. Mi chiedo dove sta andando questo Kosovo? Gente povera da una parte gente ricca dall'altra ma le "colpe" si cercano altrove come al solito. Ma? Le casette che avevamo aiutato a ricostruire sono sparite ingoiate da una speculazione selvaggia. Tutto è cambiato fatto salvo l'assoluta confusione dei cavi elettrici tale e quale quella di allora. Alle volte per comprendere basta fare i marziani ed in luogo dei scintillanti negozi seguire i cavi elettrici.
Mi chiedo a chi vendano tutti quei vestiti e scarpe. La gente mi pare vestita come sempre.
Forse una società un po' schizzata e d'altra parte se si fa un monumento a chi si è fatto fare un servizietto sotto il tavolo altro non può essere. Io se fossi D'Alema vorrei il mio monumento magari qui a Peja dove abbondano da pochi anni a questa parte. Cavolo anch'io ho bombardato Belgrado!
Ieri sera poi fortunatamente ho ritrovato la gente del Kosovo che ricordavo, poveri come sempre, dignitosi, ospitali come non mai.
Arrivando a Rausich un uomo mi ha guardato e...."Fabio...." Aveva 12 anni quando arrivai qui ma sentirti chiamare è stata una magia che mai mi sarei aspettato. 
Faleminderit!

Vecchi amici Kosovari

Il Patriarcato

La Val Rugova

Il gelso

Oggi

Vecchi lavori


lunedì 3 ottobre 2022

imprevisto

Dietro la curva il pullman si ferma. C'è un camion più avanti di traverso.
L'autista scende e va a vedere. Forse un incidente: chissà? Qualche macchina fa inversione e si comprende che non sarà una cosa veloce.
Poi l'autista torna e nella sua lingua parla veloce.
Per fortuna una ragazza vicina traduce.
I minatori stanno sistemando il tunnel lì vicino.
C'è d'aspettare sono alle 15 e sono le 14.
Scendiamo tutti. Si inizia a parlare: da dove vieni? Dove stai andando? E tu?
Vedo la stessa scena dalle mie parti! Impossibile! Ma come non hanno avvisato prima dei lavori? Ma quanto ci impiegano, non hanno attenzione verso il contribuente....e via così.
L'imprevisto è un dono che consolida amicizie lievi, con l'imprevisto comprendiamo che non è il caso di opporvisi ma di assecondarlo, l'imprevisto ci ricorda del correre troppo delle nostre vite e ci regala quiete.
Beato imprevisto! Sto pensando che bisognerebbe crearne altri.
Ora ritorno dai miei compagni di imprevisto e parlo e penso a Mostar ed al suo ponte che ho visto su, giù, su per un imprevisto e penso alla Madonna di Medjugorje che sta qui vicino e che non ci salvato da questo imprevisto.
Mi chiamano si riparte ...




lunedì 30 maggio 2022

"sporco ricco yankee"

Quest'oggi sono corso a fare la spesa e fra le altre cose, rifornirmi di gelato che mi piace gustarmi finita la cena e sistemata la cucina.
Al banco dei surgelati c'era una vecchietta, solo qualche anno più di me, che stava guardando con attenzione almeno così io ho pensato, le varie confezioni di gelato. Mi sono fermato accanto ed ho atteso senza pazienza che la signora finisse.
Quando la signora si è accorta della mia presenza si è subito ritratta e scusata invitandomi a servirmi cosa che ho fatto prontamente conoscendo benissimo il gusto che volevo.
La signora vista la mia scelta mi ha spiegato che cercava di capire il costo al kilo del prelibato gelato. Ho risposto gentilmente che la bontà ne valeva sicuramente la pena e di non badare troppo al prezzo soprattutto delle cose buone. Ci siamo sorrisi ed abbiamo continuato gli acquisti.
Poi, poi un dubbio atroce mi è sorto ed il cuore si è fermato. Il mio essere benestante mi consente di non soffermarmi troppo su pochi centesimi e mi sono sentito male per la povertà che li ho incontrato e non capito come ahimè capita spesso a chi gode del privilegio del benessere.
Fino a ieri tutto questo lo comprendevo e lo vedevo quando operavo nei paesi più poveri ma oggi quella signora mi ha riportato ad una realtà che certo esiste anche in Italia e che il più delle volte mi sfugge tutto preso dal fare e non dal curare.
Sapete: so di essere come mi definisco sempre uno "sporco ricco yankee" ed ho sempre considerato questo una sorta di richiamo a me stesso verso l'attenzione ai meno fortunati ma oggi ho sentito e capito che sono sempre ahimè "uno sporco ricco yankee": perdonate!

domenica 20 dicembre 2020

domenica 14 giugno 2020

Cimbri

Dopo due giornate faticose, erte, senza una idea precisa se non quella di fuggire dai luoghi comuni sono approdato a Giazza paesone ora più paesino posto alla fine della valle che scende certo non dolcemente, dalla cima Carega verso Verona. I luoghi mi hanno colpito per la naturalezza, non dei pacchiani edifici, ma della natura che gli ingloba.
A Giazza speravo di trovare un luogo ove riprendermi dalle fatiche, farmi una doccia calda e mangiare non le solite uova.
Il viaggio è magico proprio per questo perché forse all'incontrario della vita, ti riserva quando tutto sembra perduto, sorprese che illuminano il cuore.
A Giazza ho incontrato il direttore del museo cimbro. Io manco sapevo che i cimbri avessero affollato questi monti ma la storia è sempre materia assai trascurata. Con Vito abbiamo parlato un po' del mio cammino ma soprattutto della storia di qui. Magico. Ho scoperto cose che solo il viaggio e gli incontri ti fanno scoprire.
Vito mi ha portato qui dove ora sono seduto dopo una cena deliziosa al ristorante 13 comuni che Vito mi ha insegnato essere i territori cimbri.
Camminare è l'essenza dello scoprire.

mercoledì 20 novembre 2019

cena

Un po' di sere fa sono stato invitato a cena da amici polacchi che a sua volta avevo ospitato qualche tempo fa a Rovereto.
La comunicazione non era facile soprattutto per via delle difficoltà linguistiche che si basavano su lingue terze come tedesco ed inglese.
La serata è scivolata via fra i pochi ricordi condivisi, un monte, una visita ad un santuario, Madonna della Corona, che mi avevano proposto e mie curiosità di come si viveva al tempo della cortina di ferro.
La loro splendida ed ultima arrivata di due anni mi catturava per il suo sorriso, la sua curiosità e l'assoluta mancanza di qualsiasi lamento ed anzi con quella felicità che solo i bimbi riescono a regalarti. Certo anche i tre fratelli maschietti più grandi erano perfetti e mi chiedevo se il sorriso della sorellina era proprio dovuto a loro oltre evidentemente si cheti genitori.
Comunque non era di questo che volevo parlare quando ho iniziato a scrivere.
La cosa che più mi ha sorpreso e all'inizio anche imbarazzato un po' è stata da parte dei miei ospiti, mostrarmi i vecchi album fotografici.
Prima quelli dei tempi della scuola, della comunione, della famiglia riunita a Natale, dei regali, degli inverni con i pattini ai piedi o delle estati trascorse sul mar Baltico.
Poi il giorno del matrimonio: la cerimonia prima in comune perché per i comunisti non doveva esserci confusione, poi in chiesa. L'abito diverso della sposa per le due cerimonie, perché per la gente non doveva esserci confusione, poi la benedizione, il bacio.
Le foto di gruppo in cui a malapena conoscevo due persone ma che mi venivano descritte.
Poi la cena ha portato via quei ricordi lontani ma mi è rimasta dentro una sensazione di gratitudine per una condivisione che pur lontana mille miglia da questa condivisione social ne è forse l'antisignana e senza forse, più intima e vera.

martedì 24 settembre 2019

Pietralunga

Sto seduto nell'unica parte piana di Pietralunga! La piazza che diamine. Monumento ai caduti nel mezzo, solita architettata che scende ad un teatro improbabile che in antiche tradizioni greche vorrebbe attingere ma che come tutti i compiti malamente copiati è da buttare.
Chiude la prospettiva verso le nuove realizzazioni una splendida torre che mi han detto essere longobarda e che a me ha richiamato altre torri per sobria e possente eleganza. Alle volte mi chiedo perché mai oggi non siamo capaci di esprimere in architettura ma forse anche nel resto, con sincerità quello che siamo come i più pratici longobardi facevano. Forse perché di valori o princìpi siamo scarsi.
Ieri l'ultimo chilometro è stato duro! Erto pieno di scale e salite che mi facevano ansimare sotto una pioggia persistente. Capivo il luogo! A piedi si comprendono i luoghi. La fatica che eventuali invasori dovevano fare sotto una pioggia di ben più micidiali frecce e sassi ed altro.
Poi la piazza piana. Alessandro che con barba e sorriso ti accoglie nella sua trattoria sin troppo raffinata per turisti stranieri che si accontentano di superficialità. Mi chiedo se prima di servirli bisognerebbe insegnare loro la storia, l'arte che sta dietro ad un semplice cibo così come sta nella longobarda torre.
Se vendessimo questo tutto sarebbe avanzo primario. Mi piace ci siano giovani che rischiano, si impegnino: buona fortuna LocAle.

martedì 2 aprile 2019

unica gente

Qualche anno fa, era il 2015, mi ritrovai sullo stesso autobus diretto in Macedonia del nord. Allora l'emergenza era dovuta alla crisi siriana ed all'apertura della rotta per i Balcani che più tardi fu chiusa con congrui finanziamenti al dittatore turco.
Incontrai qui un amico Emanuele Confortin che seguiva quella rotta ed assieme andammo a Prescevo dove la Serbia cercava di fare fronte a quell'emergenza con i pochi mezzi che aveva.
Allora il re dei poveri sovranisti l'ungherese Orban si affrettava ad alzare "muri" di filo spinato. Oggi anche la povera Italia ha alzato i suoi muri fatti di "altro" e forse più pericoloso del filo spinato. 
Attraversare questo mediterraneo e guardare, e ascoltare ha l'unico risultato che seppure attraverso mille bellissime lingue, siamo un unica gente. Buon viaggio.

venerdì 21 dicembre 2018

Milano Lambrate

Sto seduto su una panchina di fronte alla stazione di Milano Lambrate. E' una giornata uggiosa, tipicamente milanese. Un treno fra non molto mi riporterà fra i miei monti di bianco vestiti. Esattamente 43 anni fa mi laureavo qui vicino, al Poli, dopo cinque anni magici in cui un ragazzino timido di montagna, era riuscito ad immaginare qualcosa di diverso di una strada semplice e sicura che sembrava già segnata dagli eventi. 
Rompere: Milano, l'è un gran Milan, la contestazione, i lacrimogeni, i limoni, ore e ore nella calda biblioteca del Poli, Portoghesi, l'esame di meccanica razionale e giu, giù...
Via Maiocchi una mansarda con i letti infilati negli abbaini e vite diverse che si sono unite per un tempo breve ma importante. 
Ieri ci siamo ritrovati come facciamo sempre, e ci raccontiamo, e ridiamo, e ci prendiamo in giro e continuiamo a condividere vite, caratteri, esperienze diverse. 
Non voglio nostalgia, non cerco salti indietro, quello che sono oggi è anche quello che ero ieri, quegli amici, quel nuovo ricercato allora. E ieri quel nuovo era ancora lì solo con un po' di acciacchi in più, qualcuno da ricordare e progetti ancora da inseguire come deve essere per buoni architetti e non solo di edifici!

venerdì 12 ottobre 2018

köszönöm

Ieri sera dopo solo pochi chilometri, ci siamo fermati nel mezzo della campagna ungherese.
Al solito non sono i luoghi o le cose che fanno la differenza, casomai la enfatizzano, ma le persone.
Così complice un vecchio amico di studi di Janos, la nostra sosta si è trasformata, almeno per me, in una sorprendente scoperta della piccole o grandi cose che costituiscono l'essenza di una cultura.
La casa semplice, le stoviglie di terracotta, le tazze per il te tutte diverse, un grande tavolo, sedie di ogni tipo. Poi lui e lei sorridenti, accoglienti come i loro quattro figli che mai ho sentito lamentarsi. La ragazzina adolescente che faceva finta di non comprendere l'inglese ma che ad una mia battuta al padre ha sorriso abbassando gli occhi.
Poi raccolti tutti attorno al tavolo la preghiera di ringraziamento e la cena. In mezzo al tavolo due cipolle crude tagliate finemente, quattro peperoni tagliati a piccole strisce, un po' di formaggio, salame e una specie di ricotta di capra che ho scoperto buonissima spalmata sui peperoni. 
Un piccolo piatto ognuno e una tazza piena di caldo te fatto con malva e sambuco addolcito dal miele delle api.
Non una posata se non il cucchiaino per il te. Cosi dopo un po', tutti parlano, sorridono, guardano, allungano una mano e prendono un pezzo di peperone o di cipolla.
Parliamo. Che debbo dirvi? Dolce e felice serata nulla poteva essere migliore.
köszönöm!




lunedì 14 maggio 2018

rincontrarsi

En Buenos Aires 🇦🇷 el año pasado recibimos a Fabio en casa, ahora el nos recibe en la suya en Rovereto, Italia 🇮🇹 #reencuentros

giovedì 19 aprile 2018

frontiera

Improvvisamente il deserto costiero si trasforma in un vede intenso, bellissimo.
Guardo, scruto, non voglio credere ai miei occhi ma quello è riso! Chiedo. Si es arroz mí rispondo. Riso e banani. I caschi sono già incelofanati pronti per l'esportazione o chissà perché. Ma la pianura di un verde intenso è magica. 
A Tubes I peruviani mi fanno girare. Ti assalgono con la loro fame ed io sono uno Yankee da spennare! 
Mi piace affrontarli. Loro pensano di sapere: anch'io! Mi sono messo in tasca 100 soles di piu non possono prendermi. Non è poco ma non è nemmeno moltissimo 25 euro.
Voglio arrivare nella città al di là della frontiera! 
Non basta! Ok ciao! Voi. Eh amigo. No gracias non basta! 
Alla fine arrivo in Ecuador senza problemi se non alla frontiera dove una zelante guardia non vuole farmi passare perché tengo un passaporto rovinato. 
l'Ecuador mi piace subito di piu. La gente sembra rilassata non c'è l'assalto come purtroppo ho visto in Perù. 
Ho messo una nuova SIM e via. 
Ah questa mattina ho provato a togliermi un "corno" . Ho sbattuto la testa in una mensola posta ad altezza di locale ma non mia. Sangue in ogni dove e mezza ora a fermarlo. Ho ancora male è una fascia bianca che copre il buco del corno volato via....che male fanno le "corna".

mercoledì 18 aprile 2018

loca per los perros

Quest'oggi ho trascorso un piacevole pomeriggio! Arrivato a Mancora pensavo alle solite cose da fare con forse la novità del Oceano Pacifico. Ma come accade qualche volta nella vita, una curiosità, in incontro trasformano la giornata. In realtà avevo già incontrato coloro di cui trattasi, diversi giorni fa su per un monte, ma oggi gli eventi ci hanno riportato negli stessi luoghi e la curiosità reciproca ha fatto il resto.
Non userò nomi perché non è importante ma mi piace pensare che entrambi sorrideranno alle mie parole. 
Scrivo questo mentre sto mangiando una pizza con tonno fresco crudo come condimento. Non male!
Lei la chiamerò "loca per los perros" lui "Il professore"!
Lei è decisamente bella, sicura, conduce le relazioni e cosa che non guasta, o forse si, è avvocato! 
Lui è cheto! Sorride e fa ciò che lei chiede senza bif o bof! Ma sa proprio qui la sua forza. 
E leí lo sa!
Ah lui è professore di musica, piano!
Che más? Un pomeriggio: un bagno nell'oceano, un pisco in compagnia di parole ed intuizioni. 
Che bello. Alle volte vedo negli altri quello che mi è sfuggito e vorrei come per miracolo fermarlo in loro. Non è mio compito ma parlare con il cuore aiuta sempre.
Così abbiamo riso parlato bevuto e fra poco loro ritorneranno verso Lima ma mi piace pensare che li rivedrò. Due amici non di un pomeriggio ma di una vita.

giovedì 29 marzo 2018

Felix

Ho lasciato Cochabamba ed ora sono seduto su un pullman per La Paz. 
Il pullman doveva partire alle 10,30 ma, mistero boliviano, alle 10 si è messo in moto. Fortunatamente ero arrivato in anticipo e così sono riuscito a partire. Non mi interrogo oltre.
Anche sul sedile prenotato c'è stato un problema: non c'era! Una giovane ragazza è arrivata con la lista passeggeri ed ha dato il giusto posto ad ognuno. Avevano cambiato mezzo.
A Quillacollo ci siamo fermati per raccogliere gli ultimi passeggeri ed ho approfittato assieme a molti per comperare un po' di cibo e bevande. Charke che consiste in mais cotto, VB patata bollita, formaggio, uovo e carne secca il tutto compreso piatto forchetta e tovagliolo per 10 boliviani vale a dire 1,20 €. 
Ora sono qui con Felix seduto accanto e parliamo amabilmente come ci conoscessimo da anni. D'altra parte lui ha solo qualche anno ben portato, più di me.
Tiene 6 hijos! Prima differenza io 2! Lui tre femmine e tre maschi. Anch'io stesso bilanciato assortimento ma udite lui "tiene 22 nietos" 
Anche Félix ė pensionato e viaggia in continuazione per due città della Bolivia dove sono sparsi i suoi figli. La Paz e Santa Cruz.
Eccoci qui.
Ah Felix è Aimara ed ora mi sta insegnando quella lingua.....uali suma....molto bene!

mercoledì 21 marzo 2018

mattino

Alle 6 a Pasorapa c'è un fermento che contrasta con la solita tranquillità. 
Alla mezza partono due autobus. Uno va a Cochabamba l'altro a Santa Cruz e questo sarà quello su cui salgo. 
Gli autisti caricano e poi caricano sacchi e sacchi di patate, pomodori e chissà quali altre verdure. Poi ci sono i pacchi per i conoscenti che stanno in città con le raccomandazioni per la consegna. Poi il mio zaino che va "a riva", sul tetto. Tranquillo mi conforta l'autista: è meglio su dove prenderà meno polvere. La gente guarda, le donne con due spalle così al solito dirigono ed ordinano lasciando ai maschi ormai persi i commenti. 
Alle 6,30 a Pasorapa c'è uno Yanke. Strano! Buonas dias, sorrisi, sguardi.
A Pasorapa c'è una donna che ha messo un banchetto con panini riempiti di uova e pomodorini.
A Pasorapa con un colpo di clacson forte come una orchestra la corriera parte. 
A Pasorapa chi va in città si è messo i vestiti buoni, le donne le scarpette eleganti e qualche gioiello di poco prezzo. 
A Pasorapa i cani guardano e come sempre aspettano che qualcuno butti qualcosa. 
Ciao Pasorapa nel mio cuore rimarrai paesino perso nelle Ande.