mercoledì 31 gennaio 2018

campo de Jelo

Duro lavoro quello del traveler! Alle nove mi sono messo pieno di speranza lungo la Caretera Austral per trovare un passaggio verso nord ! Dido come lo chiamano qui!
Ci sono solo due corse alla settimana di un piccolo autobus che sale verso nord e oggi non è il giorno previsto; così in attesa di domani ammettendo di trovar posto, ho provato il vecchio sistema dell'autostop. 
Siamo in 8 in fila e penso sarà impossibile visto che passano pochissime auto.
Quattro hanno rinunciato ora. 
Ho mangiato qualcosa ma ora il tempo sta' peggiorando sensibilmente..
Il vento di è fatto teso e freddo e qualche goccia inizia a scendere. 
D'altra parte sono ai piedi del più grande ghiacciaio del Sud America e qui lo chiamano Campo de Jelo

venerdì 26 gennaio 2018

Candelario e Teresa Mancilla

Verso gli inizi del 900 un giovane di nome Candelario, e questo dice molto della fede di quella famiglia, nato a Puerto Montt si trasferì a Punta Arenes, probabilmente spinto dal desiderio di cambiare in meglio la propria vita e credo anche da un po' pazzo ma sano istinto di avventura. A Punta Arenes si innamorò e sposo la sua Teresa anch'essa animata dallo stesso spirito. I due si avventurarono a primavera per gli aspri monti della Patagonia. Probabilmente ad aiutare la coppia c'era uno o due cavalli, magari qualche pecora e non oso pensare una o due mucche oltre un po' di vettovaglie quali farina e sale ed il corredo della giovane sposa. Di sicuro niente carro dato che qui di strade oggi come allora non se ne parlava. 
La copia cammino per tre mesi fermandosi qui e là ma mai trovando il posto giusto. Passarono attraverso l'Argentina ed ascoltando i racconti dei vecchi pensarono di dirigersi verso il lago del Desierto e di li ritornare in Chile ammesso ma non concesso che in quel tempo ci fossero confini precisi fra le due nazioni.
I luoghi erano selvaggi, gli alberi caduti fermavano la strada ogni dieci metri costringendo la coppia ad infiniti giri per avanzare di qualche metro. I torrenti scendevano impetuosi dai monti costringendo i due a guadi sempre molto pericolosi. 
Una volta arrivati al passo un forte vento dal sud gli investi. 
Sapevano che da lì in poi solo qualche cacciatore si era avventurato ma certo nessuna famiglia. 
La delusione si affacciava ogni tanto nei volti dei due giovani ma la volontà di lui di trovare il "paradiso" e l'amore tenero di lei davano ancora forza per proseguire nonostante i tanti giorni e notti trascorsi sotto una pioggia fredda e continua. 
Iniziarono la discesa e dopo un po' apparve loro un un lago o un mare grande di un colore verde azzurro. Capirono di essere vicini al loro sogno.
Quel fiordo era un lago grandissimo dove nessuno sino ad allora aveva posto piede se non nell' estrema punta a nord a 120 km ma loro certo non lo sapevano.
Scesero. Iniziarono ad ispezionare l'aspra e rocciosa costa sinché Candelario trovo un prato leggermente pianeggiante ma quel che più conta protetto da sud da una roccia alta. 
Quello era il posto! Candelario e Teresa Mancilla si fermarono anche perché ormai l'inverno era alle porte e la pancia di Teresa cresceva giorno dopo giorno aspettando il loro primo figlio.
Candelario taglio alberi, mosse assieme fascine di piccoli arbusti, zappo la piccola terra e semino patate. Un lavoro immane quell'anno.
Ma già il secondo la casa era più confortevole e calda e la piccola terra incominciava a dare i suoi frutti. 
La vita continuò e quella avventura è ancora qui. Guardo questi luoghi, invidio Candelario un po' e mi chiedo dove mai abbiamo perso quelli spirito.

Lago del Desierto

26 gennaio 2018 16:42 

Altri 5 giorni di cammino! Dal El Chaltén a Villa O'HIGGINS attraverso il lago del Desierto. Ci sentiamo probabilmente lunedì


26 gennaio 2018 21:38 

La mia posizione:
S 49 5.0569'
O 72 53.5775'
Quota: 515 m
Fermo 
messo su tenda 500m. . Dal ghiacciaio domani a piedi confine 
ciao


26 gennaio 2018 21:38 

Ho incontrato molte persone che facevano il mio percorso all'incontrario. In effetti la solita guida lo descrive in quella direzione ma credendo possa valere la proprietà commutativa, io l'ho preso nel senso opposto pm trovando però nessuno.
Ormai in un kilometro sarò al campeggio sul lago. C'è un bel sole, ho tolto la giacca e lascio la camicia ad asciugarsi.
Ogni tanto questi monti sembrano ospitali ma poi senti il vento lontano ed i rumori dei ghiacciai che si muovono e tutto ti riporta alla realtà.
Domani mi aspetta un giornata tosta con il passaggio delle due frontiere e circa 20 km che credo saranno più agevoli di quelli odierni.
Dovrei arrivare in largo anticipo alla barca che mi porterà a Villa O'HIGGINS poi di li inizia la caretera Austral n 7 che un 3000 km mi dovrebbe portare a Santiago verso la normalità ma la strada è ancora lunghissima.

29 gennaio 2018 21:38 

La mia posizione:
S 48 52.7032'
O 72 44.3652'
Quota: 294 m
dopo 3 gg di marcia con tanta acqua arrivato qui aspetto lancia per definitivo chissa quando



30 gennaio 2018 19:42

Sto aspettando che siano le 19 per andare nel sacco. 
Da un freddo boia. Ha piovuto sino ad ora. Ho mangiato sotto una tettoia tutta buchi e spifferi ma certo meglio che in tenda: almeno stavo in piedi. 
Avevo un po' di vino fortunatamente è con un po' di fagioli e tonno è stato tutto.
Ora ha smesso di piovere e sono vicino la tenda pronto ad infilarmi. Spero solo che domani mattina non piova. 
Alle otto apre la stazione di gendarmeria Argentina poi ci sono 20 km per arrivare dai carabineros chileno. 
Fa freddo. Forse troppo. Ci sono due pescatori che lanciano e lanciano non comprendo ma capisco. Io in fondo sono la stessa cosa. Ora riprende a piovere. Ci sentiamo domani.


30 gennaio 2018 19:42

Sono su una piccola barca di pescatori che ci sta portando a Villa O'Higgins. Questa mattina eravamo in molti al porticciolo e tutti speranzosi di partite. 
Sono arrivati i carabinieri e dopo aver fatto scendere dei biciclettari un po' sciocchi per via della strada impraticabile, hanno incominciato a chiamare i nomi secondo l'ordine di entrata in Chile. I primi non c'erano o se ne erano ritornati in Argentina. Poi al primo nome un hola collettivo accompagnava chi era chiamato ad imbarcarsi. 
Fabio l'hanno chiamato al 13 posto poi Maurizio e poi basta. Fortunato sono stato se solo arrivavo due ore dopo oggi non sarei partito. 
Ora sono qui che guardo questo paesaggio bello quanto forte. Ogni tanto si passa una piccola casa con qualche capanno per gli animali e penso alle famiglie che li vivono.
Parlo con due ragazzi spagnoli uno di Pamplona e l'altro di Barcellona, indipendentista come l'avvocato di qualche giorno o settimana fa. 
A mezzogiorno sarò connesso ancora e di li inizierà la caretera Austral che un libro trovato sulla barca, alla prima pagina cita Dante Alighieri per descriverla: "la naturalezza es el arte de Dio" ma c'è un'altra frase di Chirs Moss che cito e che mi piace molto: " ....la Patagonia es el refugio poético de la tierra..."

30 gennaio 2018 19:42

Cosa accade? Qui ci sono circa 40 persone, io sono il più vecchio, che informarsi Al Chaltén hanno acquistato un biglietto per essere trasferiti da Candelario Marsilla a Villa O'Higgins. Fin qui nulla di male ed anche io l'ho fatto. 
Ora accade che la barca normale capace di 60 posti ha un avaria ed è da molto che non arriva. 
Le persone arrivano qui convinte di trovare un passaggio ed invece il collegamento è fortunatamente assicurato da una piccola lancia che può viaggiare solo in condizioni perfette di tempo.
Così sono tre giorni che non arriva ed i giovani come il sottoscritto sono ormai agli sgoccioli con il cibo.
Oggi una giovane coppia belga ha raccolto un cesto di mirtilli rossi ed è stata festa quando aggiungendo un po' di zucchero e riscaldando hanno tirato fuori una specie di marmellata.
Quattro francesi hanno deciso di ritornare in Argentina e direi che la tensione cresce perché la fame cresce e qui non c'è molto.
Prima sono arrivati i Carabineros annunciando che i primi 17 se ne andranno domani presto all'alba. 
Non credo di esserci dentro. Aspetterò ancora il tempo buono ed il prossimo giro dove sono sicuro di starci.

30 gennaio 2018 19:42

Alla fine sono arrivato qui e vi assicuro che ci rimarrei a lungo. Ma andiamo con ordine: 
Ieri ho percorso tutta la lunga riva del lago del Desierto. Su e giù con lo zaino pesante è stata dura. Arrivato al campeggio, un prato in riva al lago, ho avuto il tempo di piazzare la tenda ed è incominciato a piovere. Ho mangiato fagioli e tonno, sotto una tettoia che funge da deposito attrezzi. Freddo, in piedi che debbo dire d'altro. Alle 18,30 ero in branda ad ascoltare vento e pioggia che venivano giù come mai.
Alle sette stamane ho preparato lo zaino sotto la tenda, esercizio non semplice credetemi, e quando sembrava che la pioggia diminuisce sono uscito in due minuti ho levato la tenda ed infilata in una sacca impermeabile per non bagnare il resto. 
Alle 8 la gendarmeria ha aperto e posto il visto di uscita dall'Argentina. 
Il sentiero si inerpica subito ma sotto la pioggia non era poi male a parte i soliti torrenti da guadare con esercizi di equilibrio su tronchi posti lì per aiutare a non bagnarsi i piedi.
Il percorso in totale è 23 km. Dopo 7 un cartello segna il confine. Si continua, la strada diventa migliore anzi la si potrebbe dire una forestale. A metà mi fermo è uscito un po' di sole e soprattutto non piove più.
Metto la tenda ad asciugarsi, mangio qualcosa e continuo. 
Alle 4 arrivo alla stazione dei carabinieri per il visto d'ingresso. Controllano lo zaino e mi fanno buttare l'ultimo pezzo di formaggio. 
Passo ed arrivo qui. C'è il campeggio con un po' di gente. Vado alla casa e chiedo di vedere la stanza. La prendo subito anche se costa il doppio del campeggio. Va bene tutto ma per 8 € di differenza sto al caldo, in piedi e all'asciutto.








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giovedì 25 gennaio 2018

di nuovo

Sono di nuovo in autobus! La barcaza come la chiamano qui è partita e non ho trovato posto così mi tocca risalire il Chile passando per l'Argentina. Poi al solito il governo centrale si lamenta delle spinte autonomistiche di questa regione. Ogni mondo è paese ed ogni governo centrale è accentratore. 
Lascio Puerto Natales cittadina che trova la sua fortuna per essere la base di partenza per le Torri del Paine ma in fondo povera città fatta delle solite case baracche atte però a resistere ai terremoti che qui arrivano tranquillamente al 8.0 contro i nostri 5.0 o giù di lì. 
Ora comprendo perché in Chile non ci sono i disastri che al contrario non Italia un anno si ed anche l'altro accadono.
Rari i due piani, rari calcestruzzo e mattoni, edifici pubblici, solo tanto legno e nemmeno xlam ma banali economici pannelli di fibra di legno con cartongesso lamiere metalliche di protezione esterna senza tanti cappotti isolanti tanto c'è tanta legna ed il gas non è caro.
Come al solito alcune cose mi convincono altre meno ma è importante guardare e capire cosa che naturalmente conta assai poco in Italia. 
Ritorno al viaggio e ritornerò al El Calafate ma ormai sono posti noti e così mi sposterò subito ma devo ancora decidere se andare più a nord a Chile Chico o rientrare in Chile da Villa O'Higgins dove di fatto finisce o inizia la caretera Austral. Si parte!

mercoledì 24 gennaio 2018

dualismo

"......temo solo che quando tornerai all'ovile tutto potrebbe essere più insignificante ...."
É dal 1999 caro Carlo Matassoni che vivo questo dualismo. 
É da quando mi spedirono nei campi profughi kosovari in Macedonia che il rientro piacevole al primo momento, diventa complesso da gestire nella normalità. Ricordo che tornavo in ufficio, parlavo con i colleghi, mi rimettevo a disegnare, prendevo il caffè alle 10,30 da buon dipendente pubblico ma la mia mente era altrove. Impossibile che qualcuno comprendesse, impossibile provare a descrivere, impossibile sentirsi a casa sapendo quello che c'è fuori. La si potrebbe definire la sindrome del cooperante comunque disadattato fuori casa ed in casa. Si diventa altro perché non si è come quelli che miseramente provi ad accompagnare ma allo stesso tempo non si è più integrati in una società locale che un po' ti guarda sempre come incapace di trovare equilibrio. Equilibrio al contrario che credo fermamente appartene proprio a questi personaggi che come me vivono su due binari che qualcuno potrebbe definire schizofrenici. 
É difficile lo so ma ce la si può fare. 
La cosa che le varie ONG dovrebbero insegnare ai ragazzi come tua figlia, che per passione si avventurano in questo mondo credo sia proprio questo dualismo a cui andranno incontro. 
Dualismo che sono convinto sia possibile vivere meglio da soli come d'altra parte fanno la gran maggioranza dei cooperatori come ad esempio Massimo Criscuolo o tanti altri che ho incontrato nella mia vita. Poi formalmente si potrà essere anche altro ma credo che solo facendo le stesse cose nel quotidiano si possa condividere una vita. 
É una maledizione tutto questo ma al contempo è un unica grande emozione che riempie ogni parte di te. 
L'importante è saperlo prima e l'importante è avere amici che accettino la "schizofrenia" come fate tu e Danilo Bisoffi.

mercoledì 17 gennaio 2018

Torri del Paine

17 gen 2018

Torri del Paine domani si inizia il giro completo. Otto giorni. Una sveglia ragazza veronese ha fatto il miracolo ed ora ho tutte le carte a posto. Ora solo gambe e cuore. Ci sentiamo il 25.

19 gen 2018 21:47

Ieri sera poi avevo intenzione di andare nel sacco presto ma tre ragazzi argentini si sono seduti con me al tavolo per preparare una pasta. Così siamo stati lì a chiacchierare sino ad oltre le undici complici anche due bottiglie di Malbeck. 
Uno dei ragazzi effettivamente il più sveglio, è pianista e direttore d'orchestra gli altri due sono violinisti. 
Ho scoperto che in Argentina non si diventerà ricchissimi, ma gli orchestrali non se la passano male. 
Uno dei violinisti poi si chiama Faruk Ed ho subito chiesto le origini. Il padre migrato dalla Siria non moltissimi anni fa. Lui porta solo il nome di quella terra e nemmeno la lingua conosce. 
Penso sempre a come molte volte nulla si comprende di queste migrazioni soprattutto quando ci riguardano.
Stamani pioviggina e le meravigliose stelle di ieri sera se ne sono andate. 
Ho smontato la tenda preparato lo zaino ed ora sto aspettando la voglia di incamminarmi per la prossima meta. Non dovrebbe essere molto distante e quindi despazido despazido.

19 gen 2018 21:48

Questa mattina il cielo era nero nero in ogni orizzonte guardassi.
Ma la Patagonia è così mutabile che in fondo al tempo non ci badi più di tanto e sai che prenderai acqua poi sole poi acqua ancora il tutto con la sola nota costante del vento.
Ho preso l'autobus e sono salito assieme ad altri sei autobus all'ingresso del parco. 
Una coda lunghissima aspettava le formalità di registrazione e pagamento della salata entrata.
La cosa comica è che paga solo chi entra a piedi mentre le macchine passano indisturbate e così i soliti furbetti per evitare l'esborso preferiscono il noleggio. 
La coda guardava il cielo sempre più nero con la paura che un acquazzone potesse mettere in discussione l'organizzazione cilena.
Ma nulla, solo quale gocciolina.
Arrivato a destinazione ho cercato il campeggio prenotato e ho subito messo su tenda con tutto organizzato.
Alle 12,30 con lo zaino leggero sono partito come un razzo per la base delle Torri: una delle gambe della famosa W.
Qualche sprazzo di sereno incominciava a vedersi ma l'impegno della salita ha assorbito ogni energia. 
Pensate che sono passato da 200 m slm a 870 m slm ma in realtà l'ascesa totale il mio altimetro la dà per 1345 m.
Questo dice molto dei sentieri di qui costruti più per evitare ostacoli che per accorciare la strada .
Alle 4,30 ero al lago glaciale e le torri erano lì senza nebbia senza nuvole solo nella loro maestà. 
Emozione. Pura emozione. 
Due giovani cileni che mi avevano preso in simpatia, al mio fermarmi e girarmi e riguardare le torri, hanno sorriso mentre dicevo loro che era la prima ma anche l'ultima volta che vedevo quel spettacolo. 
Poi la discesa, la cena frugale ma allietata da una birra ed ora il mio sacco mi attende. 
Domani salita al Seron.

19 gen 2018 22:57

La cosa più incredibile è arrivare in un campeggio quasi posto nel nulla senza alcuna connessione telefonica e trovare un WIFI efficiente ad prezzo efficiente. Beh questa volta me lo sono regalato in fondo la serata è lunga ed un po' di compagnia non guasta.
Come previsto ci ho impiegato un po' più di quattro ore ma debbo dire che lo zaino pesante da la differenza. 
Al campeggio non c'era ancora quasi nessuno e così in barba al vento teso ho fatto una doccia ma soprattutto ho curato un po' i piedi che sono quelli che risentono di più di queste tirate. La gente si va affievolendo rispetto ieri.
Domani 20 km. 
Ora vado a preparare qualcosa da mangiare

21 gen 2018 22:57

Lungo la salita quattro ragazzi cileni mi raggiungono e di li in poi di fatto staremo assieme.
Incomincia a piovere forte ma non c'è altro da fare che avanzare.
Di li un po' la pioggia incomincia a diventare neve, più un po' più su nevica come mai. 
Tutto diviene bianco. 
Ma non c'è vento e così la paura del vento si trasforma in timore del freddo. Ma meglio questo che il vento.
Dopo meno di tre ore i ragazzi gridano "siamo al passo, siamo al passo!" Siamo tutti felici. Tutto è bianco salvo il ghiaccio che sta un po' sotto e che sembra avere una sua luce.
La sensazione è superba: 1200 m ma sembra di essere oltre i 3000. 
Una foto e via: si gela! 
La discesa nella neve è dolce ma diventa un inferno quando riprende a piovere.
Sono fradicio! Ho anche inzuppato un piede per attraversare un rio. 
In discesa i ragazzi rallentano. Arrivano gli altri cileni. Hola don Fabio! Ormai sono diventato per tutti don Fabio.
Allora la composizione della carovana è più o meno questa: quattro ragazzi cileni, altri cinque ragazzi più cresciuti sempre cileni, quattro ragazze cilene, due uomini cileni, una coppia israeliana, una coppia tedesca che non socializza con nessuno e con cui nessuno socializza ed una famiglia cilena con la ragazza di una trentina d'anni ed infine una coppia lui australiano lei cilena.
Quando si entra nella mensa è in hola Fabio, hola Santiago, hola Laura.....e vía così.
Tutti chiedono: "Como estay?".
Quattro giorni sullo stesso percorso duro di montagna con la stessa mensa sto valutando una buona soluzione per capire di che relazioni siamo fatti.

20 gen 2018 22:57

Non so bene da dove partire per raccontare questa giornata.
Direi da ieri sera: dopo aver montato la tenda e prima di preparami la cena, arriva il guardia parco che cercava un uomo (anziano lo aggiungo io lui era troppo cortese) che aveva due bastoncini azzurri. 
Il ragazzone incomincia a dirmi cos'è che più o meno già sapevo ma che dalle sue labbra mi inquietano un po'. 
Il passo che mi attende è particolarmente difficile per via delle condizioni meteo cosa abbastanza evidente anche dalle nostre parti.
Il vento raggiunge i 130 km all'ora ed è difficilissimo avanzare se non stare in piedi.
Mi descrive il sistema di sicurezza e mi invita se necessario, ad usare i due shelter che stanno sulla cima.
Un bel po' di apprensione anche perché subito dopo, alle sette, inizia a piovere. 
Mi butto in tenda chiudo tutto e provo a dormire. Alle nove diluvia! E così alle 10.
Incomincio a preoccuparmi. Tra una pisolo e l'altro sento sempre diluviare. 
Alle 5 sento che i ragazzi vicino alla mia tenda stanno armeggiando per partite. É buio, ma il colpo per buttare via un po' di pioggia dal telo della tenda lo percepisco chiaramente.
Mi alzo! Sacco riposto, materassino arrotolato, preparo lo zaino poi esco nella notte per mangiare un po' e farmi un caffè! 
La piccola baracca che funge da cucina, mensa ed altro è piena di gente! Fornelli che scaldano acqua o cereali, gente che prepara lo zaino.
Mi faccio il caffè mangio l'ultimo panino con formaggio e salame, bevo il caffè per riscaldarmi.
Torno alla tenda la levo e la ripongo in una borsa al fine di non inzuppare tutto.
Alle sei e mezza saluto i miei amici di avventura ed esco imboccando il sentiero che subito si innerpicato.

21 gen 2018 22:57

Questa mattina mi sono reso conto che è domenica ed è il 21 di gennaio! 
Due mesi esatti che sono a zonzo! Due mesi trascorsi in un baleno conoscendo nuove persone, ridendo con nuovi amici, ammirando luoghi inaspettati, solitari e immensamente forti per naturalezza.
Stavo pensando allo sforzo ogni mattino ad ordinare le cose, riporre il sacco, piegare il materassino, levare la tenda magari circondato da una marea di zanzare come oggi. 
Mangiare più o meno qualcosa con il timore di non averne a sufficienza per i prossimi giorni e quindi controllando la fame. 
Due mesi non tutti così per carità ma certo queste parti più selvaggio sono quelle che ti toccano di più e più di ogni altra cosa ti fanno sentire lontano da casa, dalle comodità, dalle apparenti sicurezze. Forse questo modo di percorre il mondo da scoprire cose, umanità, solidarietà, che la civiltà ci ha lentamente sottratto grazie alla richezza.
Ora molo tutto perché le zanzare stanno avendo la meglio sulla mia pazienza,: meglio camminare!

21 gen 2018 22:57

Per fortuna il tempo è buono ma mi domando come avrei fatto o come tutti i campeggiatori avrebbero fatto se avesse piovuto.
Non c'è nessun spazio coperto e riparato per sedersi, cucinare un po' e fraternizzare.
Ora siamo dispersi su vari tavoli sparsi per il prato ma soprattutto spazzati dal solito vento Patagónico.
Ceneró presto e male sperando che domani sia meglio anche se ho qualche perplessità. 
Oggi i guardia parco hanno controllato i documenti. Non sarei passato se non avessi tutto un ordine. Domani si incomincia a salire ma tutti ti spaventano per la giornata successiva. Pare una maratona fra motene, sassi sciolti e quanto altro.
Vedremo ma so che sarà l'ultima fatica per questo giro


21 gen 2018 22:57

Lo so non di deve mai generalizzare e quindi mi limiterò a dire "quella ragazza dal forte accento statunitense" è un esempio della strafottenza, poca educazione, ignoranza ed arroganza che mi pare ahimè imperversare in una certa società. 
Ero sceso a valle dove l'apparenza della avventura credo in fondo rifletta l'apparenza della vita.
Non vorrei essere così duro, non vorrei anche perché in fondo so che per censo, educazione quella è la società a cui anch'io appartengo. 
Ma ieri sera arrivato al rifugio Grey, lasciati i miei giovani amici cileni, lasciata la bella coppia israeliana con cui in un lungo tratto abbiamo parlato dei problemi di quell'area senza falsità ma con il cuore e la speranza che mi hanno regalato, lasciata la famiglia del minero che con una forza di volontà innaudita si tirava su per quei sentieri con il suo bastone
, lasciate le ragazze cilene con cui il terzo giorno sembrava di rincorrersi, lasciato tutto questo mi sono sentito altro nel mondo Yanke che mí circondava fatto di fiumi di vino a birra a prezzi assurdi di parole gridate di gesti eclatanti. Poi, stamani li guardavo mentre con la guida se ne andavano a camminare per una oretta su per il monte. 
No no no questo tradisce l'essenza del monte è direi dell'uomo. 
Mi spaventano questi Stati Uniti e non solo per Donald Duck ma pet tutti tutte le ducks che lo seguono è altro non sono che la decadenza.

taxi collettivo

Ogni città ha la sua organizzazione per spostarsi, qualcuna usa le metropolitane, altre il ferro di superficie, altre gli autobus. Il tutto dipende dalle dimensioni e dalle economie. 
Bhe Dopo due giorni di studio e qualche figuraccia ho più o meno come funziona a Punta Arenes. 
Gli autobus che servono la provincia partono da ben tre punti diversi a seconda dell'età destinazioni oltre che dalla compagnia. Niente stazione quasi come a Rovereto. Poi ci sono gli autobus urbani; qualche linea che va in periferia.
Poi, poi ci sono i taxi collettivo: un taxi a tutti gli effetti ma con un numero sopra come un autobus. Lo puoi fermare in ogni luogo solo che devi conoscere il percorso prestabilito dato che si limita a fare solo quello come un nostro autobus. La tariffa è 500 pesos meno di un euro ma una volta conosciuti i percorsi vai velocemente e comodamente da ogni parte.
Quando il taxi è pieno, quattro persone, il taxista avvisa con i fari gli altri avventori. 
Non male direi Trentino Trasporti potrebbe pensarci... Visti tutti gli autisti che ha ed i pochi passeggeri. 
In ogni caso ho anche finalmente provato Uber! Non male ma sono dovuto arrivare in Chile dove naturalmente i taxisti sono contrari.

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martedì 16 gennaio 2018

vento

Un po' alla volta ti abitui. Un po' alla volta non ci fai caso' un po' alla volta diventi come lui. Forte, continuo, insistente. Poi ti guardi allo specchio e comprendi che non è normale. I tuoi pochi capelli sono tutti in giro, su, giù' di qua o di là ma senza un ordine qualunque. Ecco cosa fa essenzialmente il vento di queste terre: sconvolge in modo subdolo la percezione. Non cambiano le cose solo che un muro diviene un riparo lungo cui camminare, una strada uno stretto da attraversare il più velocemente possibile, un lungo mare una ricerca di sfide impossibili. 
Mi chiedo come si possa vivere cosi sempre? No non sempre: in inverno il vento si attenua. Mai una cosa umana da queste parti. O c'è vento o c'è freddo mai calduccio e un po di tranquillità. 
Sarà per questo che le persone diventano tolleranti esercizio che le condizioni avverse ti aiutano a compiere. 
Poi ti guardi attorno, ti fermi e respiri e senti il vento riempirti i polmoni e liberati la mente.

Rio Colorado

Allora questa sera ero abbastanza sconfortato perché mi hanno confermato che entrare al parco delle torri del Paine è impossibile: troppi americani con dollari sonanti che tutto, o quasi, possono. Alle sette è arrivato Juan Arcos Srdanovic e forse intuendo il mio sconforto mi ha proposto di seguirlo al suo rifugio al Rio Colorado. 
Ora siamo qui. Accesa la stufa con un bel calduccio grazie anche a qualche bicchiere di rosso nella cena semplice.
Ho conosciuto la russa come la chiama Juan, ma che di nome Jeler, la figlia Sofia che mi ha fatto conoscere i cinque cavalli che stanno qui.
Questo è il silenzio della Patagonia come Trento mi dice Juan mentre se ne va a dormire.
Mi scopro in un mondo così simile al mio che qui pare d'essere nato e vissuto. Che piccolo mondo che grandi piccoli uomini lo vivono. 
Ora seguo anch'io Juan nel silenzio dei monti di Patagonia come quelli di Trento.

domenica 14 gennaio 2018

destino

Che bello stamani salire sul solito autobus per far ritorno a Punta Arenas da dove proseguire lentamente la risalita verso nord di questo immenso e vuoto continente. 
La polizia Argentina è salita a controllare passaporti e documenti e come domanda finale chiedeva: "destino?" .
É la magia di queste nostre lingue molto simili ma con accezioni alle volte sorprendenti.
Provavo ad immaginare un poliziotto italiano che chiede gentilmente "destino?" 
Il canale di Beagle é li calmo e tranquillo ed una piccola barca lo percorre nell'alba grigia e tiepida che Ushuaia mí riserva per il saluto.

venerdì 12 gennaio 2018

varon

Questa mattina 12 gennaio è il compleanno del mio varón, come dicono qui del figlio maschio, Filippo Andreatta. Ho chiamato, auguri, come va? Dove sei? Ecc. Ecc. 
Poi sono uscito dall'hostello dove a parte una finestra che sbatteva ed il russare del mio giovane coinquilino, tutto era stato accettabile. 
All'aria fresca del mattino il mio intestino mi dato un segnale così ho rinunciato provvisoriamente, alla salita del Cerro Guanaco e mi sono avviato verso il ghiacciaio Martial che qui sembra essere la meta turistica per eccellenza.
Tutte le guide suggeriscono di prendere un taxi per arrivare all'impianto che poi ti porta ai piedi del ghiacciaio. 
Naturalmente mi son guardato bene dal farlo ed ho camminato prima per questa città e poi lungo un sentiero nel bosco. 
Ora scrivo da in cima ad una roccia che si sporge su una gola dove più in basso scorre un impetuoso torrente.
La cosa che mi faceva sorridere era la fila di taxi che salivano con solitamente due persone a bordo rigorosamente Yankees ed apparentemente votati all'avventura. 
Ma la Lonely Planet è l'avventura o no?
Ci vuole una certificazione, un istituto di certificazione indipendente e se possibile saltare con il taxi le aree della città in cui magari qualche domanda c'è la si può porre.

infinità supponenza

Quando mi si avvicina qualcuno che suppone di saper tutto della vita e delle umane debolezze normalmente poste come la polvere, sotto il tappeto mi disarmo.
Non so mai se passare subito all'allontanamento senza dire alcun che o, o stare lì e continuare a dar ragione ed attenzione per provare a colmare una misura che come la fame dei cani è al contrario infinità.
É proprio questa infinità supponenza che tutto apparentemente guarda ma che poco osserva.
Ah che tormento ritrovar in capo al mondo quel apparire per ritrovare se stessi invece che lasciarsi andare alle sconfitta una volta tanto.
Da una vetrina di Ushuaia dove ho posto il mio sedere aspettando Paola e Danilo

mercoledì 10 gennaio 2018

Angela

Sino a due mesi fa non sapevo nemmeno dell'esistenza di Puerto Williams.
Oggi sono nella piazzetta ove si concentrano i servizi del paese e sto parlando con i ritrovati Paola e Danilo. 
"Fabio, Fabio, hola Fabio" non credo alle mie orecchie ne ai miei occhi: una giovane ragazza si sta' avvicinando con passo sicuro verso di me! Lei comprende il mio imbarazzo e mi dice sono Angela! Allora comprendo: è l'amica di Juan Arcos Srdanovic che mí ha aiutato a trovare un letto in questa sperduta isola.
Però non è niente male sentirti chiamare in un posto che nemmeno immaginavi prima. 
Forza delle relazioni! Mi piace!
Angela mi chiede del Trekking, mi chiede del museo etnográfico appena visitato e mi chiede della cascata di cui so nulla. 
Alle tre passa a prendermi e mi porta assieme a Paola e Danilo.
Questa sera ceneremo tutti assieme dalla "colombiana" come la chiamano qui e e dove vanno a mangiare gli operai della zona senza carta di credito.
Mi sembra tutto una magia. Vorrei già ritornarci ed ancora non sono partito.
Quello che aggiungo è l'attenzione verso gli ormai perduti perché estinti Yuganas. 
Antica popolazione che poi attraverso i fuochi accesi diedero il nome a questa terra. Mi chiedo come facessero a vivere praticamente nudi in questo clima. Poi leggo che le donne dopo aver partorito, si immergevano almeno tre volte con il nascituro nel mare gelido. 
Poi leggo di Stirling il primo missionario qui che costruì la prima casa di stampo occidentale mentre i nativi vivevano in capanne comuni fatte di rami e foglie. 
Poi l'anglicano morì lasciando solo un figlio che fu quello che comprese il modo di vivere dei nativi facendolo suo.
Dovrò cercare un libro más.



sabato 6 gennaio 2018

Dientes de Navarino

06/01/16 07:54
Sto partendo per il giro dei Denti di Navarino. 4/5 giorni senza miei rompimenti. Saluti!

06/01/16 15:00
Ero indeciso se fermarmi qui alla laguna del Salto o se continuare per un po' ancora. Ho verificato le area per il campeggio ed ora sono tutte in quota così ho deciso di fermarmi qui. Il posto è bello c'è il lago e viene voglia di fare un tuffo. 
Appena finito di piazzare la tenda è incominciato a piovere e mi sono rintanato sotto da dove scrivo.
Domani mattina presto ripartirò e vedrò di arrivare sino al lago Escondido che le guide danno come seconda tappa.

07/01/16 08:00
Sono le sette passate da un po'. Ho impiegato più di un ora a disfare il piccolo campo.
Ho fatto un caffè, mangiato biscotti ed ora lo zaino mi attende per il secondo giorno.
Non piove e fortunatamente non c'è vento ed una nebbia bassa lascia buone speranze per la giornata. Ammesso e non concesso che in fondo al mondo valgono le stesse regole che da noi.
Ieri poi durante la salita ho raggiunto una coppia di Valparaiso. Mi sono rincuorato non essendo il più lento.
Poi loro mi hanno raggiunto qui al primo campo. Lei, Paola, era esausta e così ha sorriso quando le ho offerto il te che stavo preparando. 
Di lì è iniziata una serata fatta di chiacchiere, risa e reciproche prese in giro.
Lui si chiama Danilo come Danilo Bisoffi così ho cambiato continente ma i nome è lo spirito sono sempre i medesimi. 
Danilo e Paola amano la montagna e certo in Chile hanno una ampia scelta. 
Ieri Paola ha messo su una pasta ed in tre ci siamo mangiati mezzo kg di pasta condita con il tonno. Io ho tirato fuori il salame ed una preziosa birra. Eravamo allegri. 
Danilo vende ghiaccio. Andrò a trovarli a Valparaiso quando arriverò lassù.
Ora loro sono partiti da un po' perché si sono alzati prima. Li raggiungerò penso. 
Io sto qui seduto su un sasso lungo la Laguna del Salto a guardarmi intorno ed ad aspettare a faticare.

07/01/16 18:00
Paola e Danilo penso si siano fermati al lago Escondido. Io sono riuscito a fare un altro passo e quindi ci rivedremo a Puerto Williams.
Da mezzogiorno ha iniziato a piovere. Non fortissimo ma continua leggera. Ho continuato a camminare camicia e giacca per la pioggia. 
Poi dopo questo ennesimo lunghissimo passo, lungo la discesa ho trovato un posto per la tenda. Continuare o fermarmi e preparare tutto per la notte visto che non pioveva. 
Ho deciso di fermarmi. Scelta saggia perché dopo aver messo su la tenda ed essere riuscito pure a cucinare qualcosa la pioggia ha ripreso ed ora scrivo da sotto la tenda dove ho buttato dentro tutto alla rinfusa.
Ogni tanto esce pure il sole che subito riscalda ma subito lascia il posto alla pioggia ancora.
Ho i pantaloni infangati e non solo quelli. Resistiamo! Spero solo che domani mi faccia ripartire senza pioggia. Piccoli desideri ma per essere felici basta questo. Forse ci vorranno ancora due giorni ma forse se sono fortunato ed ancora in forma me la posso cavare in un giorno. Ora chiudo tutto e mi metto a dormire anche se verrà buio verso le 11. 
Silenzio rotto solo dal vento e dalla pioggia.


08/01/16 09:00
Alle sette circa sono passati un ragazzo ed una ragazza danesi. Due parole loro dovevano andare avanti per via di un altro. 
Alle otto ero nel mio sacco. 
Mi sveglio d'improvviso! Guardo l'ora: 12,30.
Un vento fortissimo sta letteralmente accartocciando la mia povera tenda che si abbassa sino a coprirmi il volto e poi ritorna su per ripartire alla prossima follata. Sento l'acqua a scrosci, provo a sentire se il sacco o l'interno sono bagnati. Nulla per fortuna. Non so bene che fare anche perché il vento sempre aumentare. É buio, guardo l'ora: le 2.
Se esco mi bagno tutto se rimango temo un crash della tenda. Finalmente alle quattro smette di piovere solo vento ed ora pare, pare meno forte. 
Riesco a chiudere gli occhi mezz'ora, miracolo. Quello che continuo a chiedermi come farò a ripartire. 
Alle cinque prendo coraggio.i vesto, arrotolo il sacco ed il materassino, preparo lo zaino e fuori. 
La tenda è lì sembra volare via è solo tre picchetti la tengono al suolo. 
Prendo il telo lo piego alla bell'e è meglio. Raccolgo i picchetti, la struttura. Rapido metto tutto nel sacco e.....via.
I danesi li trovo un mezza ora in la. Chiedo se è pronto il caffè? Ridono per fortuna. La loro tenda si è rotta. Un palo si è spezzato e pensare che è una Nordisk.....
Ormai non c'è altro da fare. Si continua. 
Ora sono le nove! Il cielo non è azzurro ma si per la Patagonia lo è. C'è un pallido sole, faccio il caffè, mangio pane formaggio ed una arancia.
Guardo il posto è lindo come dicono qui ma questa notte era......un inferno. 
É Patagonia è Magellano......
Si riparte un passo a 850 mi attende ma preferirei andare sullo Stivo.....altra cosa.


08/01/16 18:00
É dalle cinque di questa mattina che cammino! Ho messo a riscaldare un po' di minestra ma vi confesso che non vedo l'ora di sedermi davanti ad una birra dopo una doccia calda.
Ho fatto il giro dei Denti di Navarino in quattro giorni. Sono soddisfatto!
Oggi poi dopo la nottata e non so più quanti laghi, la salita ultima al passo Virginia, penso in onore di Virginia Tabarelli de Fatis che altro, è stato un calvario. Scalinate fatte di fango ove bastava un nulla per scivolare e poi arrivato in vetta ghiaioni ghiaioni ripidissimi.
La danese era preoccupata 
Troppo stanco. Vado a dormire!


09/01/16 09:00
Questa mattina mi sono alzato alle otto! 12 ore di dormita svegliato solo dalla solita pioggia. Stamani c'è il sole così me la sono presa calma! Caffè o almeno quell'acqua scura e dolce che solo nel caldo assomiglia al caffè della moka; appesi teli vari ad asciugarsi, prepararto lo zaino ed ora panino con formaggio e salame accompagnato da acqua di ghiacciaio. 
Ormai la fine è vicina. In qualche kilometro sarò alla unica strada di questa isola. 70 km! Poi avrò ancora otto km e arriverò al mio hostello. 
Esperienza forte ma ero pronto così è stata splendida. Non mi cambio da 4 giorni, mi lavo gli occhi e la cosa più difficile è mettersi i calzettoni che paiono sempre un po' umidi il mattino fuori dal sacco. 
Ieri quando sono arrivato sulla cima del passo Virginia, si perché non è solo un passo è anche il punto più alto del Trekking, ero felice come un bimbo. Ho battuto i bastoncini in aria ed i danesi che mi seguivano hanno fischiato. Avevamo capito che ce l'avevamo fatta è direi che non era per niente scontato. 
La discesa vista da sopra mi ha inquietato un po' ma dopo il primo passaggio aereo mi sono buttato giù per il ghiaione infinito saltando nella ghiaia fine che come per miracolo in alcuni tratti sostituiva i sassi più grossi. Balzi di metri atterrando morbidamente sui talloni per seguire un altro balzo. Mi son ricordato dei ghiaioni di forcella Piz Boè i dello Stivo ma immensamente più lunghi. 
Ora sono qui seduto su un tronco a scrivere, a farmi compagnia. Vorrei ci fossero altri giorni come questi in una terra al limite del mondo ove cose semplici diventano difficili ma dove forse troviamo un po' di umanità nella fatica, nelle difficoltà, nella sensazione di essere un niente in un ambiente troppo più forte di te.
Rifletto abbiamo dominato il nostro ambiente ed ora inseguiamo questa naturalezza che ci fa sentire il gusto della vita non scontata in ogni sua parte. 
Per favore mandate Donald Duck a fare questo giro. Da solo! Forse capirà che il potere è altro!


09/01/16 16:00
A puerto Williams hola cercato un posto dove bere una birra! Alla mia salute e a quella storia che ho ho appena lasciato definitivamente sorta di avviso della provvisorietà del nostro vivere. 
Il posto è il solito, un po' American set up ho ordinato una Austral rubia patate fritte che mi sto gustando una ad una immergendole in senape in barba a colesterolo e cose del genere che certo non dicono della qualità del vivere ma solo forse della lunghezza.
Fra non molto mi laverò, metterò mutande pulite, camicia linda, calzini finalmente puliti, ma la mia mente, il mio cuore è lassù alle cinque del mattino con il vento che come una donna che ti schiaffeggia ti fa sentire il suo amore. Non c'è il bel tempo, non c'è bufera ci sei solo tu con una bufera dentro infinitivamente più forte di quella che sta fuori.


09/01/16 19:00
Questa sera non avevo voglia di uscire a cena, così supermercato ma il problema era o meglio è nulla di fresco. Così ho chiesto carne ad usual. Un tizio al mio mostrate un pezzo congelato che sembrava carne mi ha detto "está carné"
Sembrava grassa ma, ma una volta cotta era grassa ma buonissima. Ora capisco come fanno a resistere al freddo.
Ho cucinato, bevuto birra, aggiunto pure una arancia per i salutisti. 
Devo ritornare a chiedere come si chiama quella carne? In fondo scoprire cibi è come scoprire monti: un po' bisogna rischiare. 
Ho speso 5400 pesos per una cena completa prima per la birra ed un po' di patate 11500. Il doppio!
Ora sto pensando alle scorse cene. Sorrido. 
Ho scritto a Danilo e Paola ma penso che solo domani arriveranno. 
Ora lavo i piatti e vado a dormire in un letto normale, puliti e cambiato come si conviene ma....sapete già dove è come vorrei essere....
























auspicio

Non sono ancora a Puerto Williams e dopo una lunga giornata in nave lungo il canale di Beagle dove ho contato almeno otto ghiacciai che lambiscono il mare, finalmente un arcobaleno. Lo interpreto come buon auspicio per il trekking dei prossimi giorni.




balena

La piccola nave improvvisamente si anima: non è ancora l'ora della colazione ma tutti si alzano, di incappucciano ed escono fuori.
Le balene, le balene, le balene. 
Là a duecento metri tutta una serie di spruzzi bianchi si alzano dalle acque nere. Li, li, la, ancora. 
Mi chiedo perché questo grande mammifero sta' così fortemente nel nostro immaginario.
Non lo temiamo come i lupi ma come di questi, sono piene le storie che si raccontano ai bambini. 
Addirittura ci si può vivere nella pancia come Geppetto. Quanta tenerezza in questa immagine sorta di nuovo utero protettivo. Forse per questo ora tutti noi siamo usciti e con le dita indichiamo un'altro spruzzo e rincorriamo ancora un utero protettivo che non ci catapulti più nella nelle acque gelide della vita.

Juan

Juan è una persona sorprendente. Dopo aver ospitato me nel suo studio quest'oggi mi ha portato al circolo italiano di Punta Arenas. Abbiamo mangiato fettuccine con qualche sorta di carne come contorno, ho assaggiato un vino bianco non male. Poi ha chiamato Mario Margoni e me lo ha passato al telefono.
Morale dovrò passare per Puerto Natales Al mio ritorno dal sud. Allora Mario ha 84 anni, è Cileno doc ma anche Trentino doc. É stato governatore della provincia di Magellano e sindaco di Puerto Natales. Ha voluto che andassi a trovare il figlio sempre a Punta Arenas e di li l'impegno di tornare dopo il giro della isola di Navarino.
Poi Juan ha voluto presentarmi il console onorario italiano di Punta Arenas. Un allegro signore che di cognome fa Stefani e che però mi ha detto di non aver origini trentine ma piacentine niente di male....
Poi Juan ha voluto che conoscessi la sua città. 
Ma quello che più mi è piaciuto è che nel nostro gironzolare, Juan ha raccolto tre ragazzi con lo zaino ed insieme a loro siamo andati sulla tomba del capitano Pringles Stonks lasciatosi andare alla depressione. 
Dopo di che questo avvocato che alla domanda dei ragazzi "lei dove ha studiato legge?" Ha risposto " io ho studiato diritto legge non si studia", ha portato i tre ragazzi nel suo rifugio Patagónico. 
Mí sarei fermato anch'io e Juan compreso il mio animo mi detto "quando torni da Navarino puoi stare qui a scrivere e progettare"
Ci penso!
Patagonia ambiente duro gente solidale! 
Sto navigando lungo il canale Beagol dal nome della nave di Darwin che dopo il capitano depresso fu affidata al capitano Fitz Roy è direi che fra i due capitani la memoria è decisamente diversa.


mare aperto

La nave verso le sei ha lasciato le calme acque dei fiordi ed è uscita in mare aperto. Oceano Pacifico. Ma? Ci sono scossoni, balzi, spruzzi e si va su e giù meglio che in una giostra. 
Il tempo è grigio grigio. Mi immagino stare su un isola come quelle che vedo per quattro cinque giorni a camminare. Ma chi me lo fa fare? 
Il paesaggio è aspro. Prati che con il sole potrebbero anche essere verdi ma ora sono color crema e terminano nelle rocce grigie e nere di acqua, che precipitano nel mare. Non scorgo alberi ma forse dovrò aspettare di rientrare nei fiordi più protetti dai venti. 
Ecco la nave si è calmata un po'. Siamo di nuovo in un fiordo. Sorrido e scopro dalle mie mappe che il capitano ha cambiato rotta per evitare un lungo tratto di mare aperto. Allungherà ma è decisamente meglio.





giovedì 4 gennaio 2018

Pringle Stokes

Raccontare la giornata di oggi. Intensa, piena di scoperte. Ma ora sono seduto su un traghetto che fra non molto salperà per porto William. Navigherò per lo stretto di Magellano! Poi per fiordi pieni di ghiacci ed arriverò al porto fra 36 ore. 
Prima Juan mi ha portato sino al punto di approdo della nave di Darwin e dove una piccola croce testimonia la sepoltura del capitano Pringle Stokes.
Più in là il resto della storia ora mi godo la partenza.



Esteban

Lui è Esteban! Stiamo bevendo una birra nel centro di Punta Arenas!
Lui è l'uomo tutto fare dell'avvocato con cui in dieci minuti siamo entrati in contatto. 
Ho scoperto poi che Juan è stato anche deputato al Parlamento Cileno.
Ora Esteban ha risolto grazie alle indicazioni di Juan, tutti i piccoli problemini ma che avrebbero richiesto infinita pazienza.
Ho una sim cilena, ho trovato un bancomat ( qui stanno nei supermercati e farmacie) ho baciato il piede dell'indio come da tradizione di questa terra ove quasi tutto di chiama Magellano e quindi è come fosse la mia terra.
Domani ho un incontro con Juan probabilmente parleremo e la conoscenza si rafforzerà. 
Che splendore di incontri, conoscenze e scoperte. Vita. 
Ora sono quasi sicuro che troverò un posto di quella nave diretta alla fine del mondo che poi non è altro che il mio mondo come ogni luogo che ho navigato visto il nome dove stiamo mangiando.




Rita de Cassia e Juan

Questa mattina mi sono alzato alle sei. Solite cose e alle sei e mezza sono andato nella leaving room per la colazione.
C'era qualcuno ma di colazione nemmeno l'ombra. Un ragazzo brasiliano mi indica un ragazzo steso su un divano davanti alla TV e mi dice che forse è lui il responsabile. Il mio autobus parte fra non molto e non ho molto tempo così decido di svegliare il tizio disteso sul divano. Lui apre gli occhi, guarda l'orologio è valsa su correndo in cucina. Addormentarsi non è un problema ma la.cosa.cosa che mi fa ridere in tanta concitazione é che il ragazzo si sistema un cappello trendy tanto per darsi un tono miseramente perduto nell'affanno del momento.
Qualcuno chiede un taxi e subito propongo di dividerlo: rapida decisione e ci troviamo in tre donne ed io diretti alla stazione. Do il mio 50% e saluto.
Ho il posto 19 al finestrino: controllo se ha tutto ed aspetto la partenza. 
Un attimo prima salgono le tre donne del taxi, due si mettono nella fila accanto ed una si siede accanto a me con un sorriso specialmente alla mia affermazione "oggi il destino vuole proprio farci incontrare"
Si parte! Lei si chiama Rita de Cassia ed alla mia sorpresa dice che il nome è diffuso in Brasile da dove viene con le due figlie. Parliamo: scopro che conosce bene Trento dove ha un amico odontoiatra come lei. Poi le vedo un passaporto italiano e conferma di avere la doppia nazionalità. Il cognome è italianissimo ma non lo dirò per questioni di privacy, e viene da Cremona. 
Mi racconta la storia del nonno emigrato da Cremona con tutta la famiglia e rimasto solo quando la famiglia decise che era meglio la pianura Padana che quella brasiliana. 
Fece lo schiavo di fatto per numerosi anni ma poi, lentamente, si affranco con il lavoro di falegname e riuscì pure a creare un benessere di chi Rita è la prova.
Scrivo tutto questo mentre un altro autobus mi sta portando a Punta Arenas. Grande città cilena al sud dove domani mi dovrei imbarcare per arrivare alla fine del mondo. 
La cosa simpatica è che nella attesta dell'autobus ho attaccato bottone con un avvocato cileno i cui nonni erano italiani di Spalato e così mi ha dato l'indirizzo e mi ha detto che per questa sera posso fermarmi da lui dato che sa che non troverei un buco nella sua città. Magie. Mai avrei pensato che l'essere Italiano aprisse tante porte. 
Ora dovrebbero essere gli italiani a riflettere.

mercoledì 3 gennaio 2018

terminal

Terminal de colectivo de El Calafate, mattino presto, sembra di essere in metropolitana. 
Tutti al lavoro? No tutti alle Torri del Paine! 
Tutti con zaini stracolmi ed enormi. Qualcuno più ricco, con zaini più leggeri tanto hanno un rifugio prenotato e cibo assicurato. Non posso dire nulla ma ci sono anch'io in questo assalto ed in più non ho la prenotazione. A Puerto Natales girerò a sud ci sono altri 1000 km di montagne non famose. Farò una prenotazione se ritornerò fra qualche anno, o forse no. 
La cosa che stride sono i cani randagi che annusano famelici ogni zaino e se ne trovano uno incustodito è festa e liti per il cibo preso. Contraddizione di una terra ricca ed allo stesso tempo povera.

martedì 2 gennaio 2018

El Calafate

Mi sono fermato sul balcone inferiore. Qui c'è poca gente. Il sole ti riscalda e la conca ti protegge dal vento.
Ascolto i suoni, i rumori, i lamenti di questo fiume di ghiaccio. 
Ogni tanto un boato ed un tonfo assordante nella acqua verde bianca ed una costola bianca di perde in mille spruzzi.
Poi ancora quiete.




turismo

Questa mattina ho lasciato El Chaltén, cinque giorni di montagne infinite. Qualche lieta scoperta, ed un po' di delusioni per un turismo massificato che toglie anima ai luoghi altrimenti superbi.
Ora sono qui seduto su una panca del terminale degli autobus di El Calafate. 
All'una un bus mi porterà al cospetto del ghiacciaio più famoso del mondo.
Per arrivarci ho sborsato 600 pesos di autobus per 40 km e dovrò pagare 500 pesos pero entrare nel parco. 1100 pesos vale a dire quasi 55 euro per stare alla presenza di una bellezza della umanità! Posso aggiungere un...ma?
Alle torri del Paine quest'anno hanno introdotto il numero chiuso per cui se vuoi entrare devi prenotare in anticipo ma hanno esaurito le prenotazioni per i prossimi sei mesi.
Naturalmente trovi le agenzie che rivendono le prenotazioni alla bellezza di 1100 dollari per 4 giorni. 
Penso che le torri faranno a meno dell'Andreatta ma mi interrogo sui controlli che UNESCO fa dopo aver dato patenti che credo costino molto in termini di relazione (non voglio pensare altro) agli enti che le sollecitano.
A questo punto sarei disposto a lanciare un appello per istituire con il marchio UNESCO il luogo patrimonio di due gatti.
Lo so anch'io in fondo ci cado in questa logica come tanti ma credo che prima o poi qualcosa dovrà pur cambiare. 
Al terminal non c'è caffetteria ed allora pane e salame con il solito vino che mi sembra arduo finire ma che mi rende leggero....
Domani entrerò in Chile. Levataccia anche domani......