domenica 23 agosto 2015

sinistra Folgaria

ieri scendendo dal Cornetto di Folgaria mi sono imbattuto in questa meraviglia lasciata li dalla dismissione degli impianti che da Costa salivano su verso il Cornetto.
Da sopra sembrava un relitto con il tetto completamente caduto o fatto cadere all'interno e qualcuno mi ha spiegato che cosi non si pagano tasse ma da sotto forse l'effetto è ancora peggiore. 
Pensavo ai regolamenti edilizi e alle norme urbanistiche che prevedono tutto e l'incontrario di tutto al fine di consentire o non consentire a seconda delle valutazioni e degli interessi di pochi che son chiamati a decidere con piglio burocratico.
Pensavo alle commissioni di ornato che proprio ormai a nulla servono proprio perchè si è delegato alla burocrazia apparentemente corretta decisioni che richiedono solo sapienza.
Ma perchè l'ambiente, i nostri occhi devono sopportare questo? Perchè il sinistro comune di Folgaria che tanto "cura" il "tirolese" ornato lascia questo "italico" ornato.
Credo che bisognerebbe iniziare a cambiare, ad indignarsi e a chiedere ornato e non norme che a nulla servono o forse dovrei smettere di guardare e scrivere.



venerdì 21 agosto 2015

mercoledì 12 agosto 2015

stradina

C'è una stradina che ripida sale dal pese di Valmorbia lassù verso il monte Spil.
La stradine ora è un ripido sentiero ed i sassi mossi ne son con il tempo, diventanti la superficie che rende faticoso il cammino dei pochi avventurosi che lo percorrono..
Guardando bene però si riconoscono i tratti dell'antico cammino per uomini ed animali che lassù in alto cercavano con fatica un pascolo migliore e quella legna mai sufficiente in valle per i rigidi inverni.
Più o meno a metà cammino c'è una piccola nicchia con l'immagine di Sant'Antonio ancora ben conservata da qualche uomo o donna di antica fede.
Li, a Sant Antonio, la mulattiera termina il suo tratto più pericoloso per uomini e bestiame che la percorrevano. E li un tempo si fermavano a ringraziare il santo dell'aiuto avuto.
Più sotto una serie di rampe con unici vertici per il cambio di direzione consentivano di salire la stretta gola altrimenti impercorribile.
Ricamo di mura fatte di sassi che per triangoli quasi uguali ma di opposti vertici recuperavano quella salita altrimenti impossibile.
Quei muri oggi sono in alcuni punti crollati e quella caduta aiuterà altre cadute e crolli di muri sottostanti e sovrastanti.
Piccolo crollo di una piccola strada.
Sembrerebbe nulla ma perdere quei triangolari muri e quella ripida strada significa perdere una parte di noi che nel tempo si allontana. Perdere la sapienza del costruire e perdere la connessione fra luoghi ormai "inutili" economicamente come Valmorbia ed il monte Spil.
Scendendo pensavo sarebbe bello che questa fosse messa in campo magari dai volontari di quella valle ed i quel paese così come in tempi passati uomini e donne di quel impervio paese fecero per render un po' meno povera quell'aspra terra.
Questo intendo cosa pubblica e poco altro. Io ci sarò.

lunedì 10 agosto 2015

Pichea

c'è un ricordo che mi ha accompagnato sino dalla infanzia e come speso accade, non si sa bene il perché e se tutti gli avvenimenti sono nello stesso tempo o spazio. In questo caso il ricordo è legato ad un nome e quindi in fondo, è abbastanza facile conservarlo. 
E' una domenica pomeriggio, più o meno come oggi e direi anche alla stessa ora; mio padre entra in casa dopo una giornata in montagna con gli amici ma forse più esatto sarebbe dire con il Pilot che essendo proprietario di una vespa da poco testava con il Ricchetto nuovi percorsi ad avventure non proprio sopra Rovereto come invece accadeva sinché la motorizzazione di massa ha aperto mondi e mosso in contatto genti.
Mio padre dicevo, entra in casa la sua pelle è scura dal sole e il suo volto luminoso di felicità per la giornata trascorsa e forse anche per qualche bicchiere di vino gustato in qualche circolo operaio con il Pillot al rientro.
"Elsota! anch'oi som sta en den posto bel, ma bel ma propri bel: La Pichea!"
Nel dire questo ricordo una carezza sul sedere di mia madre forse per promettere quell'attenzione che proprio quel giorno si era persa fra monti ed amici.
Non starò a raccontare il consueto mugugno di mia madre che in seguito scopri essere comune a molte e che dovrebbe essere in qualche modo normato se i genovesi son riusciti a farlo per salvare qualche denaro.
La vita poi va. Il tempo passa e quel nome Pichea rimaneva li e mille accadimenti facevano si che quella cima non tanto distante poi, rimaneva un tratto di vita ma non di strada.
Questa mattina ero solo e con la moto senza Pilot così sono andato su sulla Pichea. Poi camminando, ho lasciato che Enrico mi accompagnasse e guardando quei monti ho ridato a Enrico i suoi occhi: bei, ma bei, propri bei!