lunedì 10 agosto 2015

Pichea

c'è un ricordo che mi ha accompagnato sino dalla infanzia e come speso accade, non si sa bene il perché e se tutti gli avvenimenti sono nello stesso tempo o spazio. In questo caso il ricordo è legato ad un nome e quindi in fondo, è abbastanza facile conservarlo. 
E' una domenica pomeriggio, più o meno come oggi e direi anche alla stessa ora; mio padre entra in casa dopo una giornata in montagna con gli amici ma forse più esatto sarebbe dire con il Pilot che essendo proprietario di una vespa da poco testava con il Ricchetto nuovi percorsi ad avventure non proprio sopra Rovereto come invece accadeva sinché la motorizzazione di massa ha aperto mondi e mosso in contatto genti.
Mio padre dicevo, entra in casa la sua pelle è scura dal sole e il suo volto luminoso di felicità per la giornata trascorsa e forse anche per qualche bicchiere di vino gustato in qualche circolo operaio con il Pillot al rientro.
"Elsota! anch'oi som sta en den posto bel, ma bel ma propri bel: La Pichea!"
Nel dire questo ricordo una carezza sul sedere di mia madre forse per promettere quell'attenzione che proprio quel giorno si era persa fra monti ed amici.
Non starò a raccontare il consueto mugugno di mia madre che in seguito scopri essere comune a molte e che dovrebbe essere in qualche modo normato se i genovesi son riusciti a farlo per salvare qualche denaro.
La vita poi va. Il tempo passa e quel nome Pichea rimaneva li e mille accadimenti facevano si che quella cima non tanto distante poi, rimaneva un tratto di vita ma non di strada.
Questa mattina ero solo e con la moto senza Pilot così sono andato su sulla Pichea. Poi camminando, ho lasciato che Enrico mi accompagnasse e guardando quei monti ho ridato a Enrico i suoi occhi: bei, ma bei, propri bei!