venerdì 23 novembre 2012

lievi mani

piccole mani con affusolate dita
che lievi lambiscono timidamente
l'altra preziosa mano
occhi che scendono in basso
ma che nulla tolgono al sorriso sommesso
di quella bellezza che il cuore cerca
come vorrei questo profumo
per lenire questa vita che altri
sembra vogliano far finire
per poche piccole cose
di nessun potere ma che
valutano diverse senza capire
quella bellezza che lievi mani
ancora rimembrano

mercoledì 14 novembre 2012

pietra

stessa pietra che tutto ricopre e livella
stessa pietra che circonda un paradiso
stessa pietra che spegne ogni fiamma
solo un po di verdi licheni sopra e attorno
a sigillare quel che solo natura può unire
nulla altro serve se non una pietra ove
sotto stare finché ogni memoria svanirà
stessa pietra sorridendo sentir sopra

sabato 10 novembre 2012

un carro

Il carro saliva lento lungo la stretta strada. I tre uomini erano appena scesi a valle e finalmente ora potevano aumentare l'andatura che la strada del monte ed il pesante carico non avevano consentito sino ad allora. I due cavalli furono fatti riposare prima di percorrere quei nove chilometri che servivano per arrivare alla segheria. La giornata come sempre era iniziata presto all'alba. Una fiocca luce aveva illuminato la collazione di polenta e ricotta acida mescolate assieme. Poi i cavalli erano stati attaccati  al carro e i tre erano partiti per il monte. La strada prima attraversava prati e campi coltivati circondati da recinti fatti di piante nervose e muri di calmi sassi. Qualche portale maestoso nella ricca povertà del luogo segnava una nuova famiglia e nuove storie da ascoltare ma i cavalli un po' sbuffando proseguivano fra le grida ed i fischi di incitamento dei ragazzi. .La strada sempre si inerpicava per la lasciare posto ai campi ai pascoli ove lontano si sentiva l'abbaiare dei cani pastori che forse avevano fiutato qualche minaccia. Le ruote del carro avanzavano assieme ma ognuna di loro si adattava con sorprendente flessibilità al terreno che sempre più diventava accidentato. Grandi massi, solchi profondi in cui il fango inghiottiva quasi l'intera ruota ma nonostante tutto l'una superava quel masso alto mentre l'altra usciva dalla profonda buca. Le ruote erano state sino a quel giorno, qualcosa che godeva di vita propria. Ora li le ruote avevano la vita dei due cavalli e dei fischi dei dei loro padroni. La ruota finalmente era tornata ruota e poco importava se era con un battistrada profondo o liso, poco importava se aveva la giusta pressione e se perdeva qualche piccolo pezzo, la ruota li era lei e la sua essenza di rotolare comunque e sempre per la forza che altri le davano. Il carro si fermo in una radura ove una piccola baracca di legno e plastica era circondata da alte piante verdi grigie di rossi lamponi. La lunga sega presto iniziò a incidere quell'alto e pulito tronco che solo verso l'alto, la dove tutto il bosco arrivava, aveva qualche ramo per prendere la luce e portarla a terra. Ben presto l'incisione arrivò verso il fondo e fra un grido, quasi di battaglia o di orgasmo dei tre l'alto abete bianco crollò a valle con soffocato fragore. Dopo diverse ore di lavoro, di sudore che inzuppava i poveri vestiti di cruda lana, di sorsi di acqua, e di grida di incitamento per superare i numeroso picchi di sforzo o di pericolo il carro prese una nuova forma. Le due ruote quasi non si vedevano nascoste dai lunghi tronchi legati assieme da catene di acciaio pesanti quasi l'intero carro e fermate dopo diversi giri con bastoni di ferro che avevano permesso di tendere e chiudere in un'unica cosa il prezioso carico della giornata. I cavalli dovevano ora ritornare al lavoro. Tutti salirono sui tronchi e cercarono un posto meno scomodo e un po' di catena a cui tenersi con le mani ormai piagate. Il secchio dell'acqua ormai vuoto fu appeso sotto e con un fischio ed un ohhla il carro si mosse lentamente verso valle. Alla prima curva due ragazzi balzarono a terra e osservarono le ruote ormai unite dai tronchi. Le mani ferme sulle catene accompagnavano la discesa del carro quasi aiutando i cavalli a limitar la corsa a valle e forse molto più semplicemente ad indirizzare il carro sempre più in asse con il tiro per evitare ribaltamenti pericolosi che avrebbero costretto a caricare nuovamente il carro. Fu così che ritornarono a passar per i pascoli e poi per campi limitati da nervose siepi, da calmi muri e ritti steccati. Prima dei campi il carro si fermo, i ragazzi scesero e senza mai perder di vista i cavalli misero delle pietro sotto ogni ruota per frenare la spinta della discesa. Un crocefisso stava al'incrocio con la sua forma forte avvolta verso l'alto da un semicerchio fatto di latta e una pittura del Cristo fatta di cartone e tela dipinti con colori quasi fin troppo forti appoggiata al legno ormai reso scuro dall'aria.  Dopo la breve sosta a sentir il caldo sole che asciugava il sudore, si mossero di nuovo per arrivare infine al ponte e alle case che lo precedevano e lo seguivano. Due vecchietti stavano seduti su una panca un po' troppo alta da terra che costringeva loro a tener i piedi alti dal terreno. I due stavano in silenzio ma infiniti discorsi si leggevano nei loro occhi. Lui ormai appesantito dall'età guardava lei ed attorno appoggiando le mani sul ciglio della panca quasi ad esser pronto a scattare in avanti per chissà quale meta. Lei: minuta e forte con rughe ormai profonde che scavavano il bel volto che da ragazza doveva essere un incanto. Le mani appoggiate sulla gonna scura su stava un grembiule con ricami di colore acceso. I capelli ancora lunghi e raccolti dietro in un nodo un po' disordinato fermato da bastoncino di legno di radica su cui brillavano quei fili d'argento che incorniciavano il bel sorriso.
"Prendete" disse la donna ai ragazzi indicando il vicino pozzo quasi si troppo vicino al torrente per aver acqua diversa. Sorrise: i ragazzi aprirono il coperchio del pozzo e buttarono il secchio giù per subito recuperarlo pieno d'acqua fresca. Bevvero, si lavarono il viso aiutandosi l'un l'altro mentre l'uomo e la donna sorridevano ricordando forse tempi lontani e la gioventù che seppur non semplice aveva loro lasciato il dolce sulle labbra.
Sul carro ancora: una manata sulla natica del cavallo ed il carro inizio a salire la strada di fondovalle. I ragazzi parlano fra loro di altro. Uno è silenzioso e si sente il suo dolore quasi con una mano. Chissà perché. Chiedere, indagare, parlare ma forse tutto non serve per n dolore che piano piano deve essere messo dentro e vissuto come la semplicità di quella vita. Nulla più. Silenzio, sguardo inquieto ma limpido. Una carezza lieve come una ,amo di dolce amante si posa con il desiderio su quel volto.
I cavalli lenti sulla comoda strada procedono ed il suono degli zoccoli ritma le parole che son dette. Presto la strada sale ripida e l'andatura si fa sostenuta poi al piano si fermano a riposare pronti per la prossima erta. La strada gira a destra e subito a sinistra scavalca un piccolo rio per entrare in piazzale di polvere. Tronchi messi li alla rinfusa da una parte ed ordinati dall'altra. Pezzi di corteccia che si mescolano con i sassi bianchi del piazzale. L'uomo esce sulla dalla baracca e con un cenno invita a salire. Parole brevi e secche poi le catene son sciolte e tronchi cadono a terra. Ora tutti lavorano assieme. La sega si mette in moto con la forza dell'acqua che poi corre via. Bianco tronco esce dalla lama e profumo di bosco invade le narici.