mercoledì 31 marzo 2021

fagioli e tonno

Oggi sono tornato in Chile! Laggiù nell'isola di Navarino dove vagai solitario per cinque splendidi giorni fatti di tempeste, vento, pioggia, sole, freddo e caldo quest'ultimo solo nel sacco da meno venti gradi.
Ma oggi non c'è vento, è una splendida giornata e saranno venti gradi senza nessun sacco.
Sembrerà strano ma quello che mi ha fatto fare un balzo di 20.000 km è stato il mio pasto: fagioli e tonno! Uno dei più leggeri, gustosi, economici pasti avendone ancora le caratteristiche e non come le barrette che come la nostra società ricca ed opulenta, riassume nel nulla l'essenza delle cose.
Stamani ridevo dentro di me mentre preparavo lo zaino ma ora un po' di nostalgia per quei denti di Navarino mi è venuta mangiando tonno e fagioli e guardando i frassini che intorno stanno per fiorire.

sabato 27 marzo 2021

balcone

Sto seduto sul balcone di legno che conduce al sottotetto. Solo qui si prende un po' di segnale. Basta scendere 10 gradini ed il mondo di internet scompare. Scompaiono telefonate, videochiamate in fondo mi piace pensare a quei 10 gradini un nulla, un tutto come sempre le apparenti piccole cose della vita.
Ho in mano una tazza di caffè fumante che basta a riscaldare pensieri e sensazioni.
Da basso ho aperto gli sgangherati scuri, ho dato un occhiata fuggevole ai molto lavori che mi attendono ma poi mi sono fermato ed ho assaporato!
Ora un raggio di sole mi riscalda il viso quasi una carezza di un amore.
Mi fermo, gusto queste piccole felicità apparentemente di nulla fatte e ripercorro le mille persone, luoghi, cose che ho accarezzato nella vita.
Sono tutte qui in questo balcone di legno mentre il silenzio interrotto dal canto di invisibili uccelli mi tiene compagnia.
Arrivando qui stamani ho trovato questa bottiglia con il messaggio. Un nuovo amico e mi chiedo cosa posso chiedere ancora.


domenica 7 marzo 2021

marketing

Evviva, evviva, evviva! Tanto ci voleva per rendere felice la società trentina che vale, conta e dirige? Finalmente Ferrari sponsor di Ferrari. Un cognome: una storia e giù plausi. E stamani l'altra perla la Sat che si "lega a quattro realtà trentine", ma chiamarle ditte più o meno pubbliche era forse più vero e quindi difficile, "e naturalmente per condividere scelte ed iniziative non solo degli iscritti ma di un'intera collettività"! Ecco anche a nome della collettività iniziano a parlare pensando di essere evidentemente mandati dal cielo come diversi salvatori di patrie fortunatamente accantonati dalla storia ma mai abbastanza dalla piccole manie di grandezza di qualcuno.
Quello che fa la Ferrari o la Sat non mi riguarda anche se mi piace sia il Ferrari sia la Sat di cui sono stato un iscritto per più di trenta anni come peraltro mio padre che la riteneva l'unica associazione libera al tempo del fascismo ma ora, non essendoci il fascismo, certo non ha bisogno della libertà anzi delle cordate anche molto lunghe che in montagna sono direi sempre pericolose od almeno così mi insegnavano alla Sat un tempo.
Ritengo tutto questo marketing! Per carità nulla di male esiste e certo non se ne può fare a meno. Ma sino a che punto spingerlo in avanti al fine di costruire una società che si autoalimenta di apparente qualità che contiene contemporaneamente profonde ingiustizie?
Capisco che per creare plusvalore oggi forse a differenza del passato, si operi non tanto sul lavoro degli uomini ma sul renderli "esclusivi" e quindi capaci di concedere plusvalore attraverso i loro acquisti sino al momento in cui riescono a farlo sentendosi poi quasi un nulla quando le risorse del loro lavoro non concedono più di formare quel plusvalore necessario all'acquisto successivo.
Ferrari giustamente dal suo punto di vista, fa una operazione di marketing che naturalmente pagheremo se vorremo più in là brindare con una sua bottiglia. La Sat fa un'operazione più raffinata per certi versi e questo ahimè mi fa pensare od ad un'intelligenza superiore dei suoi vertici o più prosaicamente ad una più persuasiva operazione di marketing dei compagni di cordata.
Naturalmente parole quali, protezione, ambiente, green si usano abbondantemente e così deve essere per ovvi motivi vorrei ben vedere se il marketing usasse parole diverse che ahimè al contrario accompagnano la realtà un po' più vasta dell'umana società.
La montagna diviene sempre più luogo del turismo per lo più massificato, con un forte radicamento in una società turistica, impianti, alberghi, sentieri attrezzati, cascate controllate, che per continuare a svilupparsi ha necessità del marketing per alimentare quel plusvalore di cui prima. Che sia inevitabile lo posso per certi versi comprendere, che sia giusto mi è difficile pensarlo. Il territorio, la montagna nel nostro caso, diviene luogo avulso dalla realtà della vita quotidiana che almeno sino a qualche decennio fa, costituiva l'equilibrio delicato fra uomo e natura. Ora l'uomo domina, governa, progetta e certo facendosi scudo proprio di quell'equilibrio che al contrario anche occhi non esperti ormai vedono distrutto.
E' difficile lo credo bene coniugare, montagna, agricoltura, turismo, ma credo sia uno sforzo che non va lasciato a chi pensa che nel marketing stia la soluzione ma a chi crede che nel lavoro quotidiano, difficile, paziente possa forse alla fine trovare una soluzione. Altrimenti dichiariamo il Trentino quello del Brenta, della Val di Fassa, del Primiero parco divertimenti d'Europa e continuiamo a cambiarne la fisicità e soprattutto l'approccio da parte delle persone. Il marketing ci sta riuscendo e ci riuscirà ne sono quasi certo ma per cortesia lasciateci almeno quelle aree periferiche, dove il turismo è lieve, l'uomo non trova più sostentamento come un tempo dato che mettere sotto il culo di un turista un sedile di seggiovia paga decisamente di più che la cura di un bosco, di un campo, di un muretto di sostegno che poi in fondo sono l'essenza dei luoghi dove sono nato e cresciuto felice della loro bellezza creata da tanto lavoro collettivo quando questo era governato dal plusvalore e non dal marketing!

giovedì 4 marzo 2021

random

La sensazione è che in questo paese, le cose, i metodi non cambino mai anzi se possibile, peggiorino. E non credo, come al contrario molti additano, sia la politica che non fa, sbaglia o è corrotta. Credo che siamo un po' tutti noi chi più chi meno evidentemente, che non facciamo, sbagliamo o siamo in fondo un po' corrotti confidando nelle nostre "relazioni" più che nella organizzazione.
Mi riferisco alle vaccinazioni anche se si potrebbe estendere a numerose altre problematiche.
Prima hanno detto il personale sanitario, poi gli ultraottantenni, poi le forze dell'ordine, poi gli insegnanti e poi ho perso il conto. Tutti ragionamenti perfetti, con tanta logica e tu ti adegui pensando che prima o poi toccherà anche a te.
Ma? Forse quando tutte le piccole istanze dei piccoli poteri saranno soddisfatte.
Infatti incontri un vecchio amico medico da qualche anno in pensione, e scopri che è stato vaccinato in quanto medico pur non esercitate. Poi incontri un'amica più giovane e scopri che è stata vaccinata dato che avendo avuto un fidanzato infermiere nel caso qualcuno non si presenti chiamano gli amici: fare una riserva è troppo scientifico. Poi vedi in FB che qualcuno, più di qualcuno, che conosci poco per carità è stato vaccinato e ti sfugge la motivazione ma certo ci sarà.
Poi gli avvocati e naturalmente i giudici, mi scuseranno gli amici avvocati se li metto sullo stesso piano dei giudici ben sapendo che in tribunale non lo sono. Poi i giornalisti, poi carcerati, poi i disabili poi, poi con calma chi fa silenzio, chi non appartiene ad una corporazione ma certo sono cose della nostra quotidianità meglio adeguarsi ed in silenzio aspettare che magari un qualche criterio certo non logico arrivi a te.
Quello che mi fa sorridere, data l'età mi incavolo decisamente meno, è che hanno creato una applicazione per chiedere e scoprire che non sei fra gli interessati a tale "intervento".
Sorrido pensando ai dati che stanno lì depositati nei mega calcolatori che in teoria potrebbero con opportuni algoritmi, oddio scusate parola che pare quasi un'ingiuria, selezionare tutti i nomi in un ordine pressoché perfetto e corretto ma certo privo di quel "sano" intervento del santo, perdon padrino, protettore che la logica matematica vede come un subdolo attacco alla "democrazia".
Beh io un criterio mi sentirei di suggerirlo ed è quello che hai tempi della scuola mi tormentava di più ed è quello dell'ordine alfabetico: rido!
Ah l'algoritmo di cui sopra potrebbe random, selezionare nella lista di cui sopra qualche "variante" tanto per far sembrare quasi divino e non banalmente umano come è ora, l'inserimento nella lista della lotteria.

lunedì 1 marzo 2021

Val Defora

Ieri camminando lungo la ciclabile poco sotto Ala il mio occhio è stato attirato da una valle laterale che si inerpicava subito sopra Sdruzzinà. La maggior parte penserà alla valle che sale su verso la Sega di Ala.ma non era quella: una un po' prima non mappata è priva di nome almeno a me conosciuto (il mio amico Luciano di Ala mi ha confermato che la valle si Chiama Val de Fora).
Oggi l'ho percorsa od almeno ne ho percorso il fianco destro rinviando a più in là l'esplorazione dell'alveo che subito si è mostrato interessante.
La salita si è subito annunciata ripida come non mai.
Il bosco aiutava con qualche faggio e rovere ma devo ammettere che alcuni passaggi aerei mi hanno suggerito di desistere. Ma, ma un po' di sana ansia che tutte le altre ansie porta via mi ha aiutato a superare questi passaggi. Poi a tratti, la parete sembra addolcirsi o più semplicemente non ti mostra tutta la sua forza. Il tuo cuore rallenta per quanto possibile dalla solo sforzo di avanzare.
Dopo un ora e mezza ho trovato un piano, cinque per cinque ma sembrava una pianura. Poi il bosco di fa di alti faggi e tutto sembra più dolce. Ma, ma c'è l'ultimo salto ed ancora aranchi, guardi giù, pensi che tutto ha una fine e superi le ultime roccia.
Sei fuori! Sei felice! Per la fine della fatica e per la scoperta che hai fatto.
Non c'è turismo qui, non c'è vetta anzi una banale strada forestale, ma quelle 3 ore di salita valgono l'essenza della scoperta e mi basta condividerla scrivendo seduto fra foglie secche con un po' di neve più in là mangiando un po' di pane e pensando che fra poco mi dovrò avviare in giù.