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sabato 25 febbraio 2023

confine

Alle volte le cose sembrano esistere da sempre e purtroppo alle volte le pensiamo inamovibili.
Questo pensiero mi ha seguito oggi dopo aver attraversato il confine fra Slovenia ed Ungheria di cui alla foto.
Attraversato a piedi naturalmente, lentamente guardando i vecchi edifici del controllo doganale ormai abbandonati e decadenti.
Pensando a come potevano essere solo....ops ma quanto tempo fa?
Fortuna vuole che qualcuno con il senso della storia, abbia lasciato proprio lì una piccola pietra con incisa la data: 1 maggio 2004.
Ieri! Mi sono chiesto dove ero, che facevo? Ma se 19 anni per un uomo hanno un senso per quei confini e per la storia che li sottende il valore è altro.
Mi sono chiesto se fra vent'anni questo confine si potrà attraversare ancora a piedi senza nessun controllo o se magari allora tutto sarà cambiato come tutto è cambiato negli ultimi vent'anni.
Penso alla guerra un poco più in là ed a quei confini e mi tornano alla mente le parole di mio padre che diceva sempre citando Rousseau "maledetto quell'uomo che per primo ha messo un confine ed ha detto questo è mio".
Mi piace "sfondare" confini...oggi l'ho fatto con le mie gambe e il mio cuore...e vorrei che per un attimo non ci fossero confini e parole come "questo è mio.. "



venerdì 24 febbraio 2023

Zidani Most

A Zidani Most c'è un bivio! Una linea segue la madre Sava e se ne va verso la Croazia e poi verso Belgrado dove finalmente si butterà nel Danubio. L'altra linea gira su verso Maribor e l'Austria seguendo la Savinja che credo significa piccola Sava.
La valle è scavata tra ripidi fianchi dall'acqua verde e veloce della Sava. Ho l'impressione che quell'acqua abbia una lunga storia da raccontare anche se ormai di storia più non si vuol parlare.
Al Zidani Most ci sono tre ponti ma quello che porta storia è quello più stretto, con più archi e le spalle di pietra larghe e forti. L'ho percorso lento guardando ed accarezzando le sue bianche pietre quasi ad accarezzare la storia che di lì passò.
A Zidani Most andateci, fermatevi, guardate! Non c'è nulla, non ci sono turisti, non c'è ristorante, non c'è albergo ma c'è storia ed un po' di sloveni che vanno di qua e di là.
Se poi entrate nella calda sala d'aspetto della stazione ammirate le panche socialiste o titine se vi va meglio, ed un altro pezzo di storia e d'arte vi seguirà.






sabato 14 gennaio 2023

differenze

Mettersi in treno il mattino presto in una città che non è la tua. Sentire il freddo che ti accarezza il volto mentre lentamente percorri la banchina per arrivare alla vettura. Guardare attorno ed osservare la nave che sta atracando al porto lì vicino e ti verrebbe voglia di prenderla dato che probabilmente ti porterebbe in una isola persa nel mare del Nord dove trovare una piccola casa con il tetto in paglia e li stare al caldo di un fuoco e di tante parole con un amico.
Il treno va. Guardi paesaggi verdi che si alternano a bianchi boschi di betulla. Qualche casa, qualche inevitabile capannone, poche recinzioni. Ti chiedi della vita che trascorre laggiù dietro il finestrino che ti salva dal freddo. Ascolti parole apparentemente incomprensibili dei pochi compagni di viaggio.
Vedi un piccolo ruscello che sinuosamente si infila nel bosco fitto dove le foglie a terra rendono tutto omogeneo.
Che bello è stare fuori! Guardare, osservare, ascoltare e essere certo che il mondo è un piccolo paese ove le ricchezze sono le differenze dei luoghi e le somiglianze degli uomini.

Stazione e porto di Kalundborg

Paesaggio


mercoledì 2 novembre 2022

pace

A Bukhara ci sono arrivato ieri sera tardi dopo un viaggio particolare fatto di velocità per una parte e di buche e lentezza dall'altra.
Dopo aver lasciato lo zaino nell'alberghetto che avevo prenotato sono uscito per cenare.
Che volete che vi dica mi sembrava di essere a Rimini, Sharm, Canazei o fate voi. Orde di turisti in ogni dove.
La musica uzbeka che mi aveva accompagnato sono ad allora sostituita da jazz da atmosfera.
Ad un paese ove avevo cambiato macchina ed autista avevo incontrato Shukhart un ragazzo sveglio che mi ha fatto assaggiare dei ravioloni uzbeki di cui non ricordo il nome, una minestra di tutto fatta e buonissima, una specie di yogurt molto denso che mi inondava i baffi ogni volta che bevevo.
Ci siamo lasciati come si lascia qualcuno che vedrai fra una settimana.
A Bukhara il turismo di massa mi ha perseguitato. Ho pagato una cena immonda 10 volte tanto quel pranzo da Shukhart. Hanno preteso contanti, mi sa che Salvini è arrivato qui, e sono andato a dormire arrabbiato con una società occidentale che tutto ingoia con superficialità.
Ho incominciato a pensare che questo era il mio ultimo vagare non volevo più confondermi con turisti assettati di "novità" e foto.
Per carità non vorrei sembrare bacchettone ma alle volte vorrei che la nostra ricchezza non fosse uno schiaffo ad altrui culture, conoscenze.
Insomma sono andato a dormire convinto di essere sempre uno sporco ricco yankee e per di più vecchio.
Oggi ho fatto pace con Bukhara. Si per carità le frotte di turisti sono infinite ma lasciate le quattro cose date in pasto alla massa resta la città da camminare e scoprire. La moschea tutta messa male ma con colonne in legno da fare paura ed un interno affrescato. I'Iman che mi parlava di restauro. Sorridevo.
Poi ho camminato ed ho trovato un tipo che in un forno su ruote teneva in caldo dei panini. Camca.
Ne ho preso uno e mi son seduto su una sedia.
Li mi sono pacificato con Bukhara e la sua gente ma non con i turisti.















lunedì 31 ottobre 2022

frontiera

Qui sono ormai le 23,30. Sono arrivato alle 22 dopo 996,78 km seduto per la metà dietro in fondo, terza fila, e per l'altra metà in mezzo sul sedile dietro.
La prima parte è stata veloce la seconda un tormento! Buche, dossi, frenate accelerare mai avrei pensato di arrivare.
Alla frontiera Kazaka si scende, di paga la propria parte ed il taxista saluta mentre tu speri che l'uzbeco che ti hanno detto aspettare dall'altra parta ci sia davvero. Fortuna vuole che ci sia una donna che fa lo stesso viaggio così mi affido a lei aiutandola con le infinite valige.
Fila! Cancello metálico. Si apre e primo controllo.
Passi. Piazzale altro cancello altra fila. Valige e zaini da una parte controllo passaporto e timbro previa foto.
Qualcuno fa il furbo ma la mia kazaka lo rimanda in coda senza if and but.
Fuori. Tira un forte vento che porta sabbia del deserto.
Altro cancello ma ora c'è scritto Uzbekistan!
Altra casamatta controllo e visto. Al mio passaporto oltre gli sguardi un po' sorpresi, il soldato sta lì a guardare e riguardare il passaporto: è indeciso se un italiano può entrare senza visto. Prego che trovi l'indicazione giusta mentre cerca in internet.
Poi timbro e si passa. Ai bagagli di mette tutto sul banco. Una soldatessa mi parla in inglese, vuole sapere se vengo da Venezia le dico di sì vicino mi spiace deluderla. Mi di dice felice viaggio in Uzbekistan e mi pare un miracolo.
La mia kazaka mi segue od almeno segue le sue valigie da me portate. C'è un Ape che fa servizio per il trasporto dei bagagli per i 600 m che ci separano dall'ultimo cancello. Passaporto! E poi fuori! Sono in Uzbekistan!
La kazaka mi fa segno di controllare i bagagli mentre lei va a cercare il taxista uzbeco.
Sorrido. Sento il vento del deserto. La mia uzbeca torna dopo un bel po' con una macchina. Carichiamo i bagagli e di va a pranzo.
Entrare in quel luogo è emozione. Poi arrivano altri uomini e capisco che il viaggio sarà lungo e stretto nei sedili.
Ora vado a letto!










cimiteri

Una delle cose che più mi sorprende in questa infinita steppa che qua e là si ondula e che si confonde con le nuvole del cielo, non sono tanto i tranquilli cammelli con il manto rivestito da morbida pelliccia o il bianco del sale che appare su qualche declivio più o meno lontano sono i cimiteri! Si avete capito bene!
Su in cima ad un colle o su un fianco ben esposto al vento ci stanno delle costruzioni più o meno quadrare, con una recinzione attorno e una piccola diciamo moschea per via della mezzaluna che vi sta sopra.
Non c'è paese attorno solo qualche pista che si perde nell'infinito. Mi chiedo perché? Ma immagino i tatari come i beduini a vagare nel deserto con le loro jurta e gli animali che li seguono. Poi un giorno, la morte rimette assieme queste persone ed in essa ritrovano quel senso comune che all'apparenza non hanno vissuto nella loro vita raminga. Che bello. Non so se è vero ma mi piace pensare così.
Le mie gambe avrebbero bisogno di correre un po' ma solo le dita si muovono su questa piccola tastiera in attesa del prossimo lontanissimo villaggio dove ci sarà una connessione e tutto questo sarà comune come quel luogo ove le vite si sono ricongiunte nell'infinito.
Sopportatemi....
PS: una qualche trentina di km fa ho incrociato un altro cimitero e purtroppo non sono riuscito a fare una foto ma la cosa dolce è stata che ho visto un uomo che a cavallo si avvicinava, forse per salutare il padre o la madre. Il deserto era attorno.





pianura

Sono su un taxi collettivo e sto viaggiando verso la frontiera dell'Uzbekistan. Ci sono quattro donne il taxista ed io. Ci sono circa 1000 km da fare ed il prezzo concordato è di 16000 tenge (monete kazaka) pari a circa 35,00 €.
La macchina è un po' stretta ed io sono circondato nell'ultimo posto da valige e dal mio zaino. I vetri sono oscurati così vedo anche poco fuori nell'immensa pianura kazaka.
Ora abbiamo lasciato la città e la strada diventa a 4 corsie e l'auto viaggia a 150 km/ora.
Una kazaka mi ha chiesto se: engleski? No Italianski! Oh Celentano! Sembra al solito che i cantanti siano la parte di noi più conosciuta al mondo in barba a Berlusconi ed ammennicoli vari. Va bhe meglio così.
Fuori la pianura desertica corre veloce. Un po' di nebbiolina si alza velando il sole e la strada ma l'autista continua imperterrito a correre.
Ali, il ragazzo conosciuto ieri e che mi ha organizzato tutto questo mi ha saltato dandomi la mano come si fa da queste parti. Lui parla sette lingue: kazako, russo, inglese, francese, tedesco, turco ed arabo.
Mi scrive i messaggi WhatsApp in italiano e mi ha detto di essere stato a Rimini. Secondo me Bonacini dovrebbe invitarlo; qui fa il cameriere per pochi tenge al mese.
Un cartello mi avvisa che siamo a 116 metri sotto il livello del mare. Ora nella infinita pianura non ci sono nemmeno gli elettrodotti.
Ora ho ripensato alla mio tormentone di viaggio: "stamani mai vorrei essere in nessun luogo come questo dove sono ..felice di quello che mi circonda e mi è stato dato".
Ciao ci sentiamo in Uzbekistan: Samarcanda si avvicina!





domenica 30 ottobre 2022

Aktau

Aktau!
Agli studenti di architettura dovrebbe essere imposto il soggiornarvi per almeno sei mesi!
Perché vi chiederete? Solo per capire cosa può essere il razionalismo portato ai massimi sistemi! Per capire che ciò che è razionale anche se ben fatto, non riesce a darsi quella necessaria veste di incertezza che in fondo accompagna le nostre vite.
La nostra società occidentale poi ha costruito e lavorato molto, la parola lavorato è un eufemismo, per rendere le nostre vite reali molto "razionali". Sappiamo che ci spetta la scuola, gli esami, il lavoro, la pensione ma cavoli nonostante tutto questo sia ben organizzato, si può fare meglio dirà qualcuno, in fondo non sia sufficiente all'essere felici . In fondo la nostra vita è come la razionalissima città di Aktau: priva di imprevisti che come detto sono invece l'essenza della umana sorte.
Così questa città mi è piaciuta soprattutto per il fatto che molto suoi cittadini sono tutt'altro che standard e inglobati in un meccanismo sicuro ma creativi come al contrario le razionali forme urbanistiche ed architettoniche farebbero supporre. Mentre dai noi il rapporto si rovescia abbastanza evidentemte.
Oggi ho risolto un bel po' di problemini dato che tutti mi guardavano come un demente dato che volevo andare a nord per poi scendere ancora a sud verso l'Uzbekistan. Fra alcuni giorni dovrei giungere a Samarcanda ma prima mi fermerò in una provincia autonoma dell'Uzbekistan e porterò i saluti di Fugati ...rido!






sabato 29 ottobre 2022

Mangghystau

Ci sono luoghi che ti portano via il cuore.
Questo è una di quelli e vi assicuro che la foto è nulla a confronto delle emozioni li vissute.











giovedì 27 ottobre 2022

aggirare

L'Azerbaigian ha chiuso le frontiere terrestri. La scusa è il COVID ma la realtà è il conflitto mai dichiarato ma sempre alimentato con l'Armenia per via del Naborko Karabakh terra di monti infiniti e che, dato che non interessa ai potentati occidentali si può consumare in silenzio tanto le vittime poco valgono in questo caso.
Comunque a questo punto ho lasciato Baku al suo destino e l'ho aggirata trovando un breve volo che mi porterà al di là del Mar Caspio.
Ora sono all'imbarco e la notte sarà lunga anche per via del cambio di fuso. Spero solo di riuscire ad essere a letto per l'una.
Domani mi sveglierò in Kazakistan e di li si andrà avanti. Ho visto che dall'altra parte ci sono i monti Altai e poi la Mongolia ma queste sono mete sempre sognate ma non messe in campo in questo viaggio.
Tamerlano mi aspetta poi magari farò come lui che se ne andò ad est dopo aver visto la pochezza dell'ovest.




domenica 23 ottobre 2022

Ushguli

Un passo dietro l'altro e ti sembra di tornare indietro di un centinaio di anni alla volta.
I muri in pietra ordinata senza alcun legante con grandi lastre a finire. Il pavimento tutto scomposto dagli innumerevoli passaggi ma con un legno ogni tanto a dar cadenza e sicurezza con il suo essere posto di traverso.
I muri delle case qualcuno ancora intatto altri lasciati andare come per le famiglie che li abitavano. Poi qualche veranda in legno antico a voler raccontare che il sole è prezioso proprio là dove più fa freddo.
La donna che taglia legna e ne aggiunge ancora al già consiste mucchio.
Salgo su lentamente. Due giovani stanno portando a mano travi di legno per la nuova casa. Parliamo. 27 anni conosce Sorrentino, parla inglese meglio di me, ma vive lì in un paese fermo al 1200. Chiedo cosa coltivano a quell'altezza e a quelle temperature.
Patate, carote, cavoli. Internet ha portato qui cose inimmaginabili e quel giovane uomo ne è la conferma.
Guardo la torre. Gli chiedo del perché. "Per difendersi dai nemici" "ma se qui il nemico è il freddo e la montagna chi vuoi mai venisse a rompere" "le altre famiglie" . Ecco forse un motivo di quelle infinite torri una per famiglia per difendersi, affermarsi sulle altre.
Cammino; una scaletta in legno mi fa scavalcate una povera recinzione metallica. Il cimitero! Le foto decorano le ultime tombe mentre le altre rimangono con scritte per me impossibili.
La chiesa ha un recinto in pietra, una porta piccola per entrare e così devi chiamare il capo. Affreschi: anche nel più sperduto paese di questa sperduta terra qualcuno ha lasciato che le immagini raccontassero.
Esco alla luce del sole e guardo il ghiacciaio che sta lì sopra: poca cosa la bellissima chiesetta ma in un luogo ove la forza della natura la puoi toccare con il cuore, la mente, i sensi.

strada

campane

chiesa





paese