mercoledì 2 novembre 2022

pace

A Bukhara ci sono arrivato ieri sera tardi dopo un viaggio particolare fatto di velocità per una parte e di buche e lentezza dall'altra.
Dopo aver lasciato lo zaino nell'alberghetto che avevo prenotato sono uscito per cenare.
Che volete che vi dica mi sembrava di essere a Rimini, Sharm, Canazei o fate voi. Orde di turisti in ogni dove.
La musica uzbeka che mi aveva accompagnato sono ad allora sostituita da jazz da atmosfera.
Ad un paese ove avevo cambiato macchina ed autista avevo incontrato Shukhart un ragazzo sveglio che mi ha fatto assaggiare dei ravioloni uzbeki di cui non ricordo il nome, una minestra di tutto fatta e buonissima, una specie di yogurt molto denso che mi inondava i baffi ogni volta che bevevo.
Ci siamo lasciati come si lascia qualcuno che vedrai fra una settimana.
A Bukhara il turismo di massa mi ha perseguitato. Ho pagato una cena immonda 10 volte tanto quel pranzo da Shukhart. Hanno preteso contanti, mi sa che Salvini è arrivato qui, e sono andato a dormire arrabbiato con una società occidentale che tutto ingoia con superficialità.
Ho incominciato a pensare che questo era il mio ultimo vagare non volevo più confondermi con turisti assettati di "novità" e foto.
Per carità non vorrei sembrare bacchettone ma alle volte vorrei che la nostra ricchezza non fosse uno schiaffo ad altrui culture, conoscenze.
Insomma sono andato a dormire convinto di essere sempre uno sporco ricco yankee e per di più vecchio.
Oggi ho fatto pace con Bukhara. Si per carità le frotte di turisti sono infinite ma lasciate le quattro cose date in pasto alla massa resta la città da camminare e scoprire. La moschea tutta messa male ma con colonne in legno da fare paura ed un interno affrescato. I'Iman che mi parlava di restauro. Sorridevo.
Poi ho camminato ed ho trovato un tipo che in un forno su ruote teneva in caldo dei panini. Camca.
Ne ho preso uno e mi son seduto su una sedia.
Li mi sono pacificato con Bukhara e la sua gente ma non con i turisti.