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lunedì 29 maggio 2023

ponte

A Zvecan nella parte serba del Kosovo, ci sono passato esattamente l'8 ottobre scorso!
L'informazione fa al solito, scarsa informazione dato che Zvecan altro non è che "l'entroterra" di Mitrivoca.
Ci sono passato perché so che sarà lì che la scintilla ci sarà.
A Zvecan una ragazza con cui condividevo il sedile del bus, mi raccontava della vita difficile solo per poter studiare nella sua lingua.
C'era una sorta di rassegnazione nei suoi atteggiamenti ma so che basta poco per infiammare lo scorrere della vita.
Oggi la TV ci ha informato ma ho quasi la certezza che sia per gli alpini che ahimè sono stati messi lì in mezzo e non delle profonde divisioni che tormentano quella terra e che "qualcuno" ha risolto mettendo i problemi come la polvere sotto lo zerbino.
Ormai siamo pieni di zerbini pieni di polvere e l'importante che siamo convinti di essere "ragione" per tutto e tutti.
Volete una meta per le prossime vacanze? Andare a Mitrivoca sedetevi in bar di là e poi passate il ponte e sedetevi in bar di qua. Guardate, parlate, chiedete. Forse un po' di polvere la togliete!


Mitrovica
Mitrovica 11/12/1999

sabato 14 gennaio 2023

visionari

Che i visionari non siano amati penso sia cosa ben chiara a tutti noi.
Proiettarsi nel futuro, pensarlo diverso dall'oggi è il più delle volte temuto dalla nostra parte conservativa che difficilmente riesce a lasciare il porto sicuro del noto per il più aleatorio porto di cui non si conosce nulla.
Scrivo questo mentre me ne sto seduto lungo il deambulatorio della bella cattedrale di Roskilde dove fortunatamente il silenzio mi circonda.
Ero già stato qui anni fa ma la solitudine è sempre una compagna assai fruttuosa ed attenta.
Sono tornato qui per due re di Danimarca che hanno almeno a me, detto ed ispirato qualche pensiero.
Il primo è il più antico e primo re di questa terra Harold detto Bluetooth. Bluetooth fu capace di unire i linguaggi e non solo quindi, di queste popolazioni ed a renderle potenti e temute in ogni dove. Tutti sappiamo dei Vichinghi ma fu proprio alla visione i Bluetooth che fu dato impulso allo sviluppo di questa parte di mondo.
L'altro re è Cristiano 7. In realtà ho riso leggendo il libricino che vorrebbe spiegare la storia secondo regole asettiche che non incidano nella nostra visione della vita fatta di certezze e di mercato.
Cristiano 7 fu re effettivamente ma chi gli fu "dietro" furono certamente sua moglie Matilde ed il suo amante Struensee. Sorrido leggendo che che l'organizzazione delle donne ha posto una decorazione sulla sua tomba per aver incluso, primo re di Europa, le donne nella costituzione. Fossi Matilde mi girerei nella tomba anche perché non degna d'essere qui con gli altri re e mogli di re.
In realtà chi scrisse la costituzione fu il Struensee che ebbe una figlia da Matilde e che però mai confesso, nemmeno sotto le più atroci torture, la propria paternità lasciandola così al re e consentendo così che la propria figlia diventasse regina di Danimarca
La visione dei due amanti fece fare alla Danimarca quel salto sociale che per molti tempo tutti riconobbero a questa società.
Gli artisti del tempo si sono dedicati ai re del tempo ma poco o nulla hanno saputo immaginare se non il conservare, il non cambiare, il rassicurare e subito mi viene il paragone con l'informazione odierna.
Quanto avremmo bisogno di Bluetooth o di Struensee ma oggi come allora il prezzo non sarebbero forse le torture fisiche ma certo quelle dello spirito.

Case di Roskilde
Cattedrale di Roskilde
Artibus Ingenuis

Municipio di Roskilde

Tomba di Cristiano VII

Tomba della regina Margrete




martedì 4 gennaio 2022

vetri

Ho messo i vetri semplici ad Itaca. È stato persino difficile trovarli oggi che una tecnologia standardizzata produce tutto per fini economici. Ma oltre l'economia, il denaro le cose dovrebbero riscaldarci il cuore. Ed oggi quei vetri non certificati, che sembravano rompersi quando li ho inseriti nel povero telaio, che qualche tecnico certificato con un cenno del capo compativa una mia inusuale richiesta, oggi dicevo ho realizzato, visto, tirato fuori da un cassetto lontano della memoria una storia che certo i certificati doppi o tripli vetri mai ci racconteranno e mai racconteranno ai bimbi che verranno.
Il vetro prima in alto, poi più lentamente in basso, si è appannato. Che emozione! Il dito è andato subito a cercare un disegno che presto sarebbe evaporato. Quanti disegni da bimbo sui vetri di via Conciatori sono ritornati li su questo vetri non certificato.
Poi, quando dentro il caldo incominciava ad misurarsi con quello del tuo corpo, la condensa in alto tremante improvvisamente si radunava come un manipolo di combattenti e vinta una resistenza che per anni mi son chiesto da dove venisse e che poi scopri finalmente chiamarsi liminare, e giù lungo il vetro sino al telaio raccogliendo altri vapori li condensati che solo quel manipolo di audaci sembravano aspettare.
Una riga di luce fra quella nebbia solcava il vetro di nulla certificato, antieconomico, antirazionale, anti tutto ma che mai sostituirei per un anonimo e saldo vetro certificato che ahimè vorremmo alle volte certificasse le nostre vite che al contrario sono come quella goccia di condensa che rapida è arrivata giù al telaio ma che una traccia ha lasciato nel suo passaggio.

lunedì 6 dicembre 2021

amarti

Ieri mi sono imbattuto per puro caso, in una delle più belle dichiarazioni d'amore mai lette. 

Amarti significa immergersi in un buco nel ghiaccio, terrificante quanto divertente! 
Amarti è inutile tanto quanto cercare di invertire il flusso del tempo! 
Amarti è inutile quanto strappare il vento! 
Amarti significa amare una parete rocciosa! 
Amarti è dimenticare gli altri: cosa può esserci di meglio di questo destino? Soffrire in segreto, soffrire per sempre, ululare come un lupo sofferente! 
Amarti è come inghiottire acqua nel deserto e non trovare sollievo! 
È essere messo da parte un giorno a causa di un tuo capriccio! 
Amarti significa nuotare nel mare dove le onde vanno contro corrente! 
È vero che amarti non è possibile e che non posso permetterlo! 
Amarti è gattonare, scivolare tra le cime è un percorso pericoloso ma 
oh mio dio sei così bello... 
Per me non può esserci un altro modo! 

Territory di Oleg Mikhailocich Kuvaev (1934/1975)

giovedì 31 ottobre 2019

casetta

Venni qui ormai molti anni fa, ad inseguire una storia che poi si perse fra le dune di sabbia spazzate dal vento.
Oggi ho percorso nuovamente quel tratto di mare: ho fiutato il vento terso, ho camminato sulla infinita spiaggia di sabbia, ho guardato quei palazzi brutti nel loro insieme che costeggiano il mare come in tutte le spiagge che chiamiamo sviluppate. Mi sono seduto su una panca dell'improbabile colore del cielo come i lampioni che sembrano tante braccia spezzate nel vento.
Ho ricordato quell'unica casetta di mattoni che resiste all'assalto della speculazione ed è stata questa resistenza come di quella storia di un tempo, che ha gonfiato il mio cuore che prova a resistere al tempo ed alle nostalgie.

venerdì 5 aprile 2019

Storia 03

Eravamo rimasti al trasferimento in un nuovo campo da dove ancora nessuno era partito.
I soldati hanno le carte ed i mezzi io forse uno dei primi GPS. Mi accorgo che stiamo "invadendo" il Kosovo allora terra Serba. Franco sorride mentre lo riprendo per la sua "innata" voglia di conquista.
Ritorniamo, giriamo su per una nuova e polverosa strada.
Il campo è lì! Tende bianche, di forma circolare, non molto grandi con il segno della mezza luna rossa. Qualcuno mi dice sono turchi venuti anche loro ad aiutare. Penso alle centinaia di anni che qui sono stati qui. 
I soldati restano fuori entriamo Rossella ed io. 
Il capo missione turco ci accoglie gentilmente, ci presentiamo, spieghiamo cosa facciamo: portare i rifugiati in Europa per ridurre la pressione sulla piccola Macedonia.
Ci ascoltano, annuiscono, ci invitano per un ciai (thè) sotto una tenda più grande.
Dopo le formalità spiego cosa faremmo: i soldati metteranno su una tenda dove si svolgeranno gli interrogatori, la visita medica e invitiamo i turchi a collaborare nel diffondere le informazioni nel campo. 
Non pare ci siano problemi ma al solito sembra troppo facile. Ai soldati non sarà concesso entrare con le armi! Sento già Franco che impreca contro "sti cazzi di alleati".
Vedo che anche fra i turchi ci sono dei militari ed un colpo di genio: "ok le armi non saranno indossate nel campo ma raccolte in un luogo sorvegliato dai soldati italiani." "I vostri militari accetterebbero mai di lasciare ad altri le loro armi?" Chiedo. Comprendo che si è trovata la via di uscita. Un altro ciai, un sorriso del capo e subito fuori a spiegare a Franco cosa fare. Sento qualche mugugno ma in fondo anche lui è flessibile ed il mondo è salvato da chi è flessibile.
Sì inizia! La tenda è su, il generatore parte, i PC fanno il boot, le stampanti si accendono, l'ufficiale medico si mette lo stetoscopio e si inizia. 
Cammino fra le tende, vedo giovani con i volti "incazzati" che sembrano odiare tutto e tutti; vedo vecchi uomini distesi placidamente sotto la tenda a fumare quelle loro strane pipe e che con uno sguardo dolce placano le ire dei figli.
Molti chiedono. Qualcuno parla tedesco e quando rispondo con il mio tedesco scolastico è un amplificarsi di domande, richieste, preghiere.
Tutti vorrebbero andare in Germania! 
"Entschuldigung, aber ich bin Italiener. Wenn Sie möchten, können Sie nach Italien kommen."
Alcuni si girano ed aspettano i tedeschi che però mai arriveranno in quel campo. Altri più flessibili, accettano e si mettono in coda per entrare sotto la tenda italiana. Immagino sempre cosa io farei nei loro panni ma fortunatamente non ho risposta: io sono fortunato! 
I giorni passano. 
Una sera Rossella mi chiede di andare alla sede di UNHCR in centro a Skopje. Prima erano solo tende dove incontravo gli uomini e le donne UN.
Ok! Rispondo ma a fare cosa? C'è il nostro segretario: ti voglio presentare.
Entro in una sala con diversa gente, riconosco i tedeschi che saluto. Ascoltiamo il segretario generale UNHCR che ringrazia dello straordinario impegno dimostrato da tutti. Che si può fare di diverso mi chiedo?
Poi Rosella mi fa cenno e sento che dice al segretario le presento il rappresentante dell'Italia!
Ricordo sempre quel passaggio, quella figura da cretino che feci, girandomi e cercando il "rappresentante dell'Italia". Nessuno me lo aveva detto! Ero un semplice funzionario pubblico che faceva quello che poteva e poi scusate il baffetto D'Alema non mi è mai piaciuto per il suo essere "ben altro".
Torniamo ai campi che è meglio!
Un giorno l'ambasciata mi chiama. C'è una delegazione della regione Emilia Romagna! "Accompagnali tu che sai"
Conosco il capo della Protezione Civile Di quella regione. Mi dice che ha con sé una cucina da campo. Sorrido! "Per quante persone?" Chiedo. 
"500/1000 se si lavora 24 ore".
Vieni gli dico ed andiamo a Tetovo! 70.000 persone! Come si fa a fare la pasta per tutti? 
Comunque la cucina da campo viene lasciata lì a CARE loro sapranno che farne.
Non mi ero mai posto il problema di come si possono alimentare 70.000 persone senza creare tensioni, code immense e dando il necessario?
Lo imparai a Tetovo! C'erano una serie di trattori con un rimorchio aperto riempito di pane, frutta, latte. I trattori lentamente percorrevano tutte le strade fra le tende e le persone si avvicinavano e prendevano quello che era necessario per ritornare poi alle tende. 
Alimentazione base. Dieta perfetta che oggi fatichiamo a seguire. 
Allora rimanevo sempre più affascinato da questo apprendere e al compararlo con le nostre "certezze".
Ora devo andare....

martedì 2 aprile 2019

Storia 01

Va beh continuo la storia di ieri. Non è obbligo seguirla ma forse racconta di un'Italia diversa da quella di oggi o forse nemmeno tanto. 
Lo faccio stando seduto fra quattro cuscini candidi in una bella camera di albergo da cui posso vedere le Alpi Maledette come le chiamavano i vecchi alpini. 
Oggi è un albergo ma quando arrivai qui la prima volta, era il comando generale delle forze di occupazione. D'altra parte che fa una "forza di occupazione" prende possesso dei migliori edifici del luogo occupato. Mi sono dilungato troppo nella introduzione. Ritorniamo al Fiume Vardar ed al bellissimo ponte Romano che lo scavalca.
Il colonnello che mi aveva raccattato all'aeroporto ha una scassata macchina su cui metto la mia grande valigia e ci avviamo verso il centro città
Fra la l'aeroporto e la città c'è molta strada ma si va veloci non essendoci quasi nessuno in giro. Parliamo, chiedo ma il militare non è loquace come dovrebbero essere i buoni soldati. Guardo attorno questa terra sconosciuta fatta più di vuoti che di costruito al contrario delle nostre valli. 
L'ambasciata mi sembra quasi in periferia di Skopje ma al contrario è subito fuori il nuovo centro. L'edificio non è grande ma estremamente elegante ed armonioso. Direi uno dei più belli e più resistenti di Skopje che qualche anno prima era stata rasa al suolo da un forte terremoto a cui però il generale Tito aveva posto prontamente rimedio realizzando una nuova Skopje fatta di strade larghe edifici simmetrici e robusti a cui il capitalismo sopraggiunto con la caduta del socialismo reale, è stato solo in grado di aggiungere nefandezze architettoniche fatte per guadagnare facilmente. Scuserete l'architetto che c'è in me. 
Due carabinieri aprono il pesante cancello di metallo verde ed entriamo lasciando fuori una lunga coda di persone con carte in mano che provavano a prendere un visto per ricongiungersi con qualcuno in Italia. 
D'altra parte allora l'Italia concedeva ancora l'ingresso e ci vorranno ancora tre anni per arrivare ai geni della "Bossi Fini". 
L'ambasciatore è gentile e spiega cosa dovrò fare. 
Tenere i contatti con UNHCR ed AOM al fine di agevolare le pratiche per la concessione dello stato di rifugiato politico. 
Ci sarebbero mille domande ma non c'è tempo Lorenzo con cui lavorerò mi porta via. Andiamo a nord circa 20 km dal centro città. C'è un vecchio aeroporto e quello è diventato una nuova città fatta di tende, tende, tende. Uomini, uomini, donne, donne, bambini, bambini, bambini seduti ordinati, calmi, rassegnati. É la prima volta che vedo migliaia di persone in fuga, è la prima volta che quello che avevo letto nei libri, appare ai miei occhi, al mio naso, alla mia mente.
Ho sempre pensato da allora che prima di parlare di umanità bisognerebbe aver annusato un campo profughi.
Lorenzo mi spiega. Lui è un sindaco toscano che a causa di un'alluvione ha conosciuto la Protezione Civile ed ora ci lavora. Lui non parla l'inglese e dobbiamo fare gli interrogatori e gli interpreti parlano Albanese ed Inglese. 
Debbo fare domande, accettarmi chi sono, da dove vengono, perché sono fuggiti poi fare una scheda e conferirla a UNHCR per l'approvazione. 
Sì inizia sotto una tenda naturalmente e il governo italiano mi costringe ad indossare "per sicurezza" quegli orrendi gilet gialli diventati ora famosi. 
Arriva Rossella! "Nice to meet you...." UNHCR comprendo sempre di più ma non è facile in 24 ore passare da una scrivania provinciale ad un campo profughi. Non è facile ma è infinitamente più reale e infatti la maggior difficoltà sarà poi ritornare alla tranquilla scrivania provinciale. 
I giorni corrono si lavora velocemente al confine di Blaze ci sono altri profughi che spingono per entrare e le autorità Macedoni concedo i permessi in relazione al numero di rifugiati che le varie nazioni europee accolgono. 
Conosco i tedeschi al solito efficienti ed organizzati mica come Lorenzo ed io. Ci sono i francesi ma quello che mi ricordo sono gli islandesi: dovevano accogliere 100 rifugiati ed erano in 20. Noi 6000 e siamo in due! Viva l'Italia.
Ricordo che tutte le nazioni europee si erano impegnate in un gigantesco progetto di accoglienza dei profughi. Oggi in Europa non siamo nemmeno capaci di parlarci ed ognuno pare pensare per se stesso. 
Infinite storie raccolte da gente spaurita che ha perso tutto. Ricordo una giovane donna con in braccio una creatura di pochi giorni a cui, dopo le domande di rito, chiedo se desidera posso fare qualcosa. "Sì" mi risponde, "sono stata mandata via subito dopo la nascita del mio bambino e non ho nemmeno una foto: vorrei una foto di lui, di noi." L'interprete sì emoziona io mi emoziono: facciamo questa prima foto a questo bimbo nato fuggendo dalla sua terra. 
Sorrido ancora oggi a pensare a quella richiesta così semplice ma in fondo così profonda. Puoi perdere tutto ma l'emozione di un figlio può vincere tutto.
Il lavoro va avanti. I profughi partono ed altri arrivano. Rossella mi aiuta con la sua esperienza io ricambio accompagnandola al servizi igienici. Descrivere i servizi igienici di un campo profughi è dura: andarci ancora di più. Una fossa profonda un paio di metri con un asse si ed una no che l'attraversa. Dei pali di legno su cui corrono zigzagando dei teli al fine di consentire un minimo di privacy. 
Le storie si susseguono. La sera noi fortunati, abbandoniamo il campo e quasi a contrastare tanta sofferenza ci immergiamo in una vita sfrenata fatta di cene, risa, racconti ed altro. La vita diventa preziosa quando ne cogli la sofferenza e quasi a volerla sconfiggere ogni momento libero diviene allegro, apparentemente spensierato ma in fondo credo solo più cosciente.
Lorenzo mi riprende nel campo ed ha ragione! "Non puoi Fabio! Non puoi perdere troppo tempo con quella vecchia. Ce ne sono migliaia come lei! Lorenzo ha ragione ma le lacrime di quella donna sono le mie. Come posso lasciarla? Suo figlio è in Italia. Lo chiamo! Vedo lacrime di gioia! Lorenzo è felice anche lui. 
L'ambasciata ci chiede di andare in un'altro campo mai raggiunto sino ad ora. 
Mi affianca un maggiore dell'esercito. Franco! Cavoli un antimilitarista come me che deve collaborare con l'esercito! Quante opinioni fatte di preconcetti di standards cambi quando poi ti trovi fianco a fianco con chi non conosci. 
Franco è aperto, spontaneo, diventiamo amici. Mi porta dal generale. Conosco un mondo che imparerò a rispettare per l'impegno che ci mettono per aiutare povera gente. 
Ho una bottiglia di vino a casa donatami da generale. Brigata Sassari! Il vino sarà andato ma ogni volta che la vedo ritorna quella parte di vita.
Perdonate mi fermo proseguirò più in là oggi ho scritto troppo.