martedì 4 gennaio 2022

vetri

Ho messo i vetri semplici ad Itaca. È stato persino difficile trovarli oggi che una tecnologia standardizzata produce tutto per fini economici. Ma oltre l'economia, il denaro le cose dovrebbero riscaldarci il cuore. Ed oggi quei vetri non certificati, che sembravano rompersi quando li ho inseriti nel povero telaio, che qualche tecnico certificato con un cenno del capo compativa una mia inusuale richiesta, oggi dicevo ho realizzato, visto, tirato fuori da un cassetto lontano della memoria una storia che certo i certificati doppi o tripli vetri mai ci racconteranno e mai racconteranno ai bimbi che verranno.
Il vetro prima in alto, poi più lentamente in basso, si è appannato. Che emozione! Il dito è andato subito a cercare un disegno che presto sarebbe evaporato. Quanti disegni da bimbo sui vetri di via Conciatori sono ritornati li su questo vetri non certificato.
Poi, quando dentro il caldo incominciava ad misurarsi con quello del tuo corpo, la condensa in alto tremante improvvisamente si radunava come un manipolo di combattenti e vinta una resistenza che per anni mi son chiesto da dove venisse e che poi scopri finalmente chiamarsi liminare, e giù lungo il vetro sino al telaio raccogliendo altri vapori li condensati che solo quel manipolo di audaci sembravano aspettare.
Una riga di luce fra quella nebbia solcava il vetro di nulla certificato, antieconomico, antirazionale, anti tutto ma che mai sostituirei per un anonimo e saldo vetro certificato che ahimè vorremmo alle volte certificasse le nostre vite che al contrario sono come quella goccia di condensa che rapida è arrivata giù al telaio ma che una traccia ha lasciato nel suo passaggio.