lunedì 25 aprile 2011

goccia dopo goccia

Eugenio stava li seduto su quella sgangherata sedia a dondolo ormai arrugginita. 
Aveva un calice di vino rosso in mano e lo sguardo perso nell'orlo del vino lungo il bicchiere.
La sedia a sdraio dondolava lentamente all'incontrario di come Eugenio dondolava il bicchiere seguendo sempre con gli occhi quel confine immaginario.
Fra poco avrebbe piovuto e l'umidità dell'autunno saliva dal prato che finiva in muro nascosto da una seppie quasi bruna. C'era un torrentello più in la che accompagnava il quadro con il suo scorrere quasi irruento e un sentiero portava ad un piccolo ponte arcuato di legno tinto di un improbabile rosso vermiglio che quasi si esaltava sul verde di quell'umida erba.
Eugenio guardava il bicchiere sempre mezzo colmo di quel vino che altre volte aveva ridendo bevuto ma che ora sembrava quasi nausearlo.
Pensava Eugenio. Pensava a quella sdraio a dondolo quando anni prima accoglieva gambe spingenti assieme a grida piene di sorrisi. Guardava le sue mani che tenevano il liscio bicchiere di vino. Eugenio si alzò dalla sedia a dondolo e percorrendo passi conosciuti attraverso il prato arrivò al ponte rosso.
Le mani sfiorarono la balaustra per aiutare lo stanco piede a fare il gradino di salita. 
A metà del ponticello, proprio la dove l'acqua correva più rumorosa si fermò e si accorse che il pavimento era di assi ormai ingrigite dal tempo e dal sole.
La balaustra rossa però era li vi appoggiò gli avambracci e si sporse lasciando che il vino goccia dopo goccia andasse a perdersi in quell'acqua tumultuosa così come i suoi pensieri.

domenica 24 aprile 2011

che peccato

che peccato
una primavera ritorna
che peccato
una solitudine si riempie
che peccato
una quiete di pervade
che peccato
una idea ti assale
che peccato
una cosa da fare ti attende
che peccato
una risposta trovare
che peccato
la verità non vedere

domenica 17 aprile 2011

quercia

C'è una quercia là dove il Leno improvviso fa una curva: sta li da un tempo antico a segnare la voglia di qualche uomo a curvare quell'acqua limpida che scende forte. Una notte di tanti anni fa vidi quell'acqua tracimare e quasi vincere su quella innaturale curva quasi a volersi distendere ed allargarsi nei campi ormai punteggiati di case allora nuove ed oggi solo un po' squallide.
Quella quercia perno del fiume, ha teso la sua chioma oltre il muro ed ora arriva a guardar il fiume. Sotto: l'acqua corre veloce e sembra portar con se quella solida e ferma quercia. I rami scendono quasi a terra e ti costringono a chinar il capo per entrare sotto la chioma che come utero materno avvolge tutto.
Sto li: guardo la quercia, sento l'acqua che corre e ancora non so se star o seguire.

sabato 16 aprile 2011

adagio

adagio ti adagi
vuoto sognare
adagio ti adagi
frenetico fare
adagio ti adagi
silenzioso pianto
adagio ti adagi
perduto amare
adagio ti adagi
lento morire
adagio ti adagi
improvviso canto

martedì 5 aprile 2011

pietre

domani sarò di nuovo a Roma; me ne starò a guardare pietre antiche e a pensare a quante mani le hanno sfiorate sfiorandomi così anch'esse. Guarderò quell'acqua cristallina come quella del Leno ma ordinatamente disordinata nel suo fluire. A Brunelleschi invidierò il sarcasmo lasciato nella pietra scolpita, a Bernini il rigore ordinato dell'invenzione. Camminerò su quei sassi quasi neri come una lavagna su cui disegnare o raccontare una storia. Mi mescolerò alla fermate dove eterni autobus come la città aiutano gente quasi spaurita ad avvicinarsi e a parlare. Starò li pensando a questo mio stare li a respirare un po' di primavera in questo autunno del mio cuore

su

alberi spogli che al cielo protendono
braccia ossute che alte si alzano
tronchi maestosi che dal freddo emergono
cuori caldi che l'inverno scaldano

amore vero

lotta per se stesso
vive ogni prova,
trova la forza,
è per sempre.
non pensa da solo.
non grida da solo,
non vive da solo