martedì 24 settembre 2019

lusso

Poi dopo i soliti capannoni uguali in ogni parte, i soliti marciapiedi che iniziano nel nulla e nel nulla forniscono, le solite strade larghe quanto basta a non portar via terreno edificabile, le solite case allineate per poche famiglie che subìto si scontrano con altre diversamente allineate per altre famiglie, dopo tetti che vanno di qua e poi di là e poi in sù e poi in giù senza nessuna regola se non quella del caos ma nemmeno tanto caotico da sembrare rivoluzione, dopo arredi urbani fatti di ferri piegati, raddrizzatti, curvati e dipinti di un bianco che ne esalta il nulla compositivo, dopo mille altre cose giro l'angolo e là nel grande spazio vuoto c'è lui l'anfiteatro romano con per scena le mura di una città incantata.
Mura case su su loggie e piazzette e stradine.
Ridateci i romani; ridateci il medioevo perché di questo lusso del cavolo non so che fare.

Pietralunga

Sto seduto nell'unica parte piana di Pietralunga! La piazza che diamine. Monumento ai caduti nel mezzo, solita architettata che scende ad un teatro improbabile che in antiche tradizioni greche vorrebbe attingere ma che come tutti i compiti malamente copiati è da buttare.
Chiude la prospettiva verso le nuove realizzazioni una splendida torre che mi han detto essere longobarda e che a me ha richiamato altre torri per sobria e possente eleganza. Alle volte mi chiedo perché mai oggi non siamo capaci di esprimere in architettura ma forse anche nel resto, con sincerità quello che siamo come i più pratici longobardi facevano. Forse perché di valori o princìpi siamo scarsi.
Ieri l'ultimo chilometro è stato duro! Erto pieno di scale e salite che mi facevano ansimare sotto una pioggia persistente. Capivo il luogo! A piedi si comprendono i luoghi. La fatica che eventuali invasori dovevano fare sotto una pioggia di ben più micidiali frecce e sassi ed altro.
Poi la piazza piana. Alessandro che con barba e sorriso ti accoglie nella sua trattoria sin troppo raffinata per turisti stranieri che si accontentano di superficialità. Mi chiedo se prima di servirli bisognerebbe insegnare loro la storia, l'arte che sta dietro ad un semplice cibo così come sta nella longobarda torre.
Se vendessimo questo tutto sarebbe avanzo primario. Mi piace ci siano giovani che rischiano, si impegnino: buona fortuna LocAle.

domenica 22 settembre 2019

Piero della Francesca

Ho appena lasciato la Toscana ed in particolare la sua grande provincia di Arezzo con montagne e foreste senza fine.
L'ingresso in Umbria non è dei più significativi anche perché oggi ho scelto il percorso basso per riposarmi almeno un po'.
Questa mattina sono andato a visitare alcune significative opere di Sansepolcro ed ho provato a fare improbabili accostamenti che solo il nome suggeriva con il Sacro Sepolcro in Gerusalemme.
Debbo dire che la forte sobrietà ed il rigore compositivo del Duomo mi hanno incantato tanto da voler quasi abbracciare le possenti colonne che finivano in preziosi capitelli.
Poi ho camminato lungo la Fortezza medicea e l'abbandono osservato mi tormenta. Com'è possibile mi chiedo continuare ad urbanizzate per inutili capannoni e lasciar morire tanta forza.
Più in là c'è il museo Civico dove sta Piero della Francesca: la Ressurezione!
Mi sono seduto sulla panca forse posta a troppa distanza ed ho osservato: a lungo!
Non sono un critico ma quella bandiera crociata forse più per recenti visioni mi ha tormentato ed alla fine mi sono sentito esausto come uno dei soldati che stanno dormienti alla base.
A mio modo di vedere il museo poi mette assieme un po' troppe cose ed epoche creando confusione a chi guarda.

martedì 17 settembre 2019

cinghiali

Mi riscaldo un po' dalla fresca alba con un caffè che solo nel colore e calore assomiglia a quello vero.
Seduto sulla panca ascolto il vento accarezzare le foglie. Aspetto i primi raggi di sole che da un profondo rosso si sono fatti annunciare.
Lo zaino è lì che aspetta di essere riordinato.
Il sacco a pelo dentro in baracca ancora ma ne sento ancora il calore che mi ha coccolato tutta la notte.
Non ricordo se i versi dei cinghiali hanno un nome come quello dei maiali che se ricordo bene "grugniscono" ma vi assicuro che mai come questa notte ho ringraziato di essere fra quattro assi di legno con un chiavistello di ferro. Penso a cosa poteva accadere se fossi stato in tenda.
Ieri dall'ultimo raggio di sole a questa mattina al primo altro non è stato che un grum grum grum...uhm uhm uhm...avere un amico che ronfava vicino sarebbe stato più lieto.
Devono essercene proprio tanti qui in giro ma ora sono spariti od almeno non si sentono mentre il primo sale mi accarezza il volto.
È ora di ripartire!

domenica 15 settembre 2019

Savonarola

Ci sono tre cose che vengo a rivedere ogni volta che arrivo a Ferrara. Dovrei aggiungerne una quarta ed è la casa dei miei amici ferraresi che ormai frequento da anni e con i quali condivido molto.
La prima cosa che vado ad omaggiare è il Savonarola! Lì in piazza vicino al castello fra bancherelle un tempo di frutta ed oggi di monili per turisti affaccendati. Savonarola si il principe dei rompicoglioni, lasciatemi dire, ma differenza degli attuali, capace di pagare il prezzo per il suo dire e rompere. Mi accorgo sempre più leggendo come la storia nella realtà dei principi muti di poco. Anzi. 
La seconda è l'angolo del palazzo dei diamanti. Ho come l'impressione che tutto quel palazzo fu realizzato solo per quella colonna d'angolo e per quel balcone tanto bello quanto in realtà inutile. Poi le guide vi illustreranno i diamanti rivolti in su ed giù e mille altre cose ma a me rimane come una carezza sul volto quel balconcino d'angolo. 
Alla fine mi sposto a Piazza Ariostea. Mi siedo su in alto e guardo quello spazio di città che solo quando sei dentro vedi nella sua bellezza quasi a contraltare del balconcino una quadra più in là. E penso all'Ariosto ai sui figli alla Lunigiana dove andò per rimediare denaro.e che non amava per via dell'erto.... 
Mi affascina stare seduto e guardare tutto questo. Oggi so che ci sono Sgarbiane polemiche sull'attribuzione al Rossellino de tali opere ma pensare che fosse un rosso di capelli pensare il tutto questo mi piace....ma Ercole d'Este era rosso anche lui...sorrido e poi anche i miei amici ferraresi sono, erano perdón, rossi di capelli!

montagna

Leggo spesso lamenti da parte di esperti di montagna circa la superficialità con la quale taluni si accostano ai monti. Leggo spesso l'invito di gestori di rifuggi che chiedono più sobrietà ai nuovi avventori. Leggo spesso, sempre più spesso di un assalto ai monti da una massa di turisti in cerca di emozioni.
Ma scusate? Chi ha voluto, programmato, incentivato tutto questo?
Lo sviluppo economico!
Sono stati costruiti impianti in ogni dove togliendo il termine fatica dal vocabolario del turismo di massa; si continuano a ferrare monti e pareti senza alcuna logica se non quella dell'emozione per la massa dei turisti togliendo il limite dell'inviolabile; si realizzano rifugi ove ormai quasi tutto è possibile salvo consumare un pasto ed una notte in silenzio.
Non c'è un nome a cui attribuire il tutto è il nostro vedere le cose che ci porta a questo ed ahimè anche di coloro che tentano di salvare l'antica integrità non facendo altro che creare l'humus fertile per nuove conquiste.
Non ci sono ricette ma nel mio vagare mi attengo a poche regole: non entro mai nei rifugi, non prendo mai un impianto di risalita, non mi arrampico su per nuove ferrare o ponti tibetani.
Come ogni regola ci vuole un po' di saggezza nell'applicarla dato che di integralismo si può soccombere.
Credo che i monti non tanto alti, senza vette mozzafiato, con boschi lasciati andare, con piccoli o grandi salti di roccia, con pochi sentieri ufficializzati, con casine abbandonate siano il terreno ove fortunatamente la montagna riscopre se stessa.
Mio padre incarcerato dai fascisti difendeva la SAT come l'unica associazione libera di quell'epoca. Guardo e non comprendo dove mai sia andato quello spirito perso fra coperture imbarazzanti, agenzie viaggi per turisti di massa, e gestione economica di rifugi ormai trasformati in altro.

venerdì 6 settembre 2019

Calà del Sasso

Mi stavo chiedendo mentre scendevo da Calà del Sasso se una tale opera fosse mai possibile oggi? No! No! Troppe regole, troppi ingegneri, troppi architetti, troppi amministrativi. L'opera collettiva dell'uomo non è nulla alla cultura razionalista che trova nell'individuo il centro da cui muovere per comprendere. Così Leonardo, Michelangelo, Giotto e giù sono considerati e per carità lo sono, maestri artisti e le loro opere giustamente sonó protette, conservate, studiate e restaurate. Ecco la Calà del Sasso non sapendo a chi attribuirla e non avendo un nome e cognome da "mostrare" non è considerata alla stregua di opere come La Gioconda, La Pietà o la cappella degli Scrovegni. La Calà l'è la Calà! Centinaia di uomini, donne, bambini l'hanno realizzata e per questo non assume li stesso valore delle opere citate prima. Certo non possiamo appenderla ad un muro o metterla in una chiesa. La Calà prende l'acqua, ci passano uomini e donne che magari sono ammirati ma credo che se viene "venduta" come una strada da 4400 scalini proprio non ci siamo.
Si è una strada ma nessuno ingegnere sarebbe capace di tanto pensiero. Solo la fatica, la comprensione di come si possa alleviare credo sia l'idea artistica alla base.
Alessio su da dove parte mi ha detto che tutti la fanno in salita ma è evidente anche dal nome che l'opera prende significato maggiore in discesa.
Fattela in un giorno di pioggia e pensare di portare giù un carretto o meglio una slitta di legna.
I vostri piedi hanno bisogno di sostegno che impedisca a voi di scivolare e con voi il vostro misero redditto.
Così lo scalino a scendere avanza su e la cosa sembra strana ma provate oggi.
E poi la vostra slitta prima sta' a sinistra su una parte più liscia ma dopo un po' la spalla sinistra fa male così al tornante, passa alla destra.
Sono estasiato! Sono angosciato dal vedere come quel lavoro collettivo sia lasciato a remengo e non protetto come meriterebbe affinché i nostri nipoti ne possano comprendere il valore.
E poi nell'unico tratto dove è intervenuta la forestale per rimediare ad una piccola frana un disastro. Il passo si rompe, si cercano i lati in ghiaia e....bastava copiare ma anche a copiare ci vuole intelligenza altrimenti si rischia di copiare dal più ignorante della classe.
Salviamo la Calà dei Sassi. Scritto in una grotta lungo la Calà aspettando che spiova un po'.


PS: confermo confermo la dove si posto mano e non testa è impossibile camminare con la pioggia. Questa è la differenza fra un opera d'arte e una qualsiasi altra cosa: l'intelligenza dell'osservazione.