lunedì 20 maggio 2019

non ne posso più

Non ne posso più di quest'Italia cialtrona, parolaia, ingiusta, che protegge piccole furbizie, incapace di di giudicare con un minimo di saggezza, con una giustizia che si occupa ti tutto ma che non incide nella e forse si dovrebbe dire fortunatamente, nella vita delle persone. Non ne posso più di slogan e dell'assenza di realtà. Non ne posso più dell'assenza di futuro nelle nostre menti, nei nostri sogni. Non ne posso più della lentezza con cui si cambiano le cose e anziché progredire verso il nuovo ci si illude di ancorarsi al vecchio. 
Non ne posso più della gente che evade il fisco facendolo sembrare "di necessità" mentre fuggire dalla miseria la stessa gente lo considera un attacco alla propria libertà. 
Non ne posso più di questa nazione in cui i meno giovani come me godono di infiniti privilegi che negheranno un futuro ai nostri nipoti; non ne posso più nel sentire il lamento come questo mio, di questi privilegiati che badano al loro benessere immediato. Non ne posso più di di ascoltare comizi in cui si afferma "prima ....." o "no a....; non ne posso più di mille altre cose che quasi tutti noi sappiamo ma che non ci scandalizzano e che accettiamo. Non ne posso più di "giovani" che non si alzano e "brandiscono la spada ponendo fine a questa ingiustizia". 
Non ne posso più ma so che non c'è soluzione se non lentamente costruire una speranza che piano piano cambi tutto questo.

domenica 12 maggio 2019

Dobrila

Conobbi Dobrila nel settembre del 1999. Il mondo "normale" si preoccupava del "millennium bag". Lei quando le nostre bombe scendevano su Novi Sad, su Belgrado una delle città più antiche di Europa, ma che ahimè nessuno degli europeisti o sovranisti vuole in Europa, lasciò la tranquilla Parigi ed si presentò al Patriarcato prima che la "vendetta" potesse prendere forza! Le suore erano spaurite, non sapevano bene cosa fare e come spesso accade non conoscendo le lingue tutto si complicava. 
Dobrila venne ad accogliermi. Iniziammo parlando in Inglese ma poi, saputo che ero italiano passo subito alla mia lingua. Mi racconto del patriarcato, delle sue tre chiese, della sua storia, del trono del Patriarca, del Cristo Pantocrátor! 
Mi rapi! Perché era facile comprendere che dietro quella minuta creatura c'era una forza che raramente si trova. 
Mai un lamento della guerra, mai un lamento per se stessa. Il Patriarcato! La storia! Erano nel suo cuore e nella sua mente. 
Le mie obbiezioni circa le scelte di Milosevic non la riguardavano perché i "politici" passano ma le culture no, l'anima delle genti no. 
Quante discussioni sotto quel gelso che "sanguinava" succo di more come il mondo sanguigna di dolore. 
Dobrila mi insegnò la tolleranza, la comprensione della diversità senza servirsi di un odio che solo macerie produce. 
Me ne innamorai perdutamente quando un giorno arrivò al Patriarcato il solito generale US con codazzo di scodazzanti ufficiali, il generale (la figura di Trump rende bene l'idea) pontificava sulle "ragioni" della guerra e sulla "imminente" pace che "l'occidente" avrebbe portato. 
La minuta donna lascio che il generale finisse e poi con una gentilezza ed una forza che mai saprò raggiungere, lo mando in un angolo dove gli ignoranti e presuntuosi dovrebbero stare. 
Noi poveri Europei abbiamo come quel generale US, non compreso che i Balcani sono terra che va conosciuta, amata e "presa" dentro di noi. 
E come diceva qualche altro amico i Balcani sono un confine fra nord e sud, fra est ed ovest, fra religioni, fra culture, fra anime di uomini e che solo comprendendo i Confini possiamo vivere assieme in pace. 
Chi costruisce muri sono gli stessi che non vogliono la pace, il progresso la comprensione perché in fondo le genti sono come noi stessi.
Oggi di Dobrila conosco molto più la storia ma andrà racconta con saggezza ma oggi quella donnina esile è ancora più grande ai miei occhi.