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mercoledì 20 novembre 2019

cena

Un po' di sere fa sono stato invitato a cena da amici polacchi che a sua volta avevo ospitato qualche tempo fa a Rovereto.
La comunicazione non era facile soprattutto per via delle difficoltà linguistiche che si basavano su lingue terze come tedesco ed inglese.
La serata è scivolata via fra i pochi ricordi condivisi, un monte, una visita ad un santuario, Madonna della Corona, che mi avevano proposto e mie curiosità di come si viveva al tempo della cortina di ferro.
La loro splendida ed ultima arrivata di due anni mi catturava per il suo sorriso, la sua curiosità e l'assoluta mancanza di qualsiasi lamento ed anzi con quella felicità che solo i bimbi riescono a regalarti. Certo anche i tre fratelli maschietti più grandi erano perfetti e mi chiedevo se il sorriso della sorellina era proprio dovuto a loro oltre evidentemente si cheti genitori.
Comunque non era di questo che volevo parlare quando ho iniziato a scrivere.
La cosa che più mi ha sorpreso e all'inizio anche imbarazzato un po' è stata da parte dei miei ospiti, mostrarmi i vecchi album fotografici.
Prima quelli dei tempi della scuola, della comunione, della famiglia riunita a Natale, dei regali, degli inverni con i pattini ai piedi o delle estati trascorse sul mar Baltico.
Poi il giorno del matrimonio: la cerimonia prima in comune perché per i comunisti non doveva esserci confusione, poi in chiesa. L'abito diverso della sposa per le due cerimonie, perché per la gente non doveva esserci confusione, poi la benedizione, il bacio.
Le foto di gruppo in cui a malapena conoscevo due persone ma che mi venivano descritte.
Poi la cena ha portato via quei ricordi lontani ma mi è rimasta dentro una sensazione di gratitudine per una condivisione che pur lontana mille miglia da questa condivisione social ne è forse l'antisignana e senza forse, più intima e vera.

lunedì 18 novembre 2019

Tre fratelli

Tre fratelli un giorno andarono assieme a caccia ma presto si separarono per inseguire diversi animali. Uno Cech andò ad Ovest inseguendo un cervo, un altro Rus, andò ad Est inseguendo un bisonte ed infine il terzo Lech andò a Nord inseguendo un aquila.
Dai tre fratelli narra la leggenda, presero vita tre popolazioni che abitano queste terre.
La prima è la Cechia la seconda la Russia e la terza la Polonia. Ora queste popolazioni hanno forse dimenticato di avere un unica matrice ed anzi si guardano alle volte in cagnesco come peraltro è anche normale per molti fratelli.
Ma che volete io amo le leggende perché raccontano i sogni e ci fanno vedere oltre la realtà.
Ieri mi sono seduto in questo parco dove stanno tre grandi querce che portano il nome dei tre fratelli. Ho guardato, ammirato l'imponenza di quegli alberi centenari.
Quello che chiamiamo Cech pareva ahimè quasi morto mentre Lech era spezzato in due ed una parte a terra. L'unico che troneggiava ancora era Rus. Mi sono chiesto se la natura non avesse mai imparato a leggere la storia?



domenica 11 giugno 2017

Concordia

Sulla facciata della porta d'oro di Danzica uno dei principali accessi alla città, vi è una iscrizione posta a favore di chi dalla città si allontanava ed anche questo ha un profondo significato. L'anno è il 1612 ieri: e mi chiedevo quanti post possano oggi raggiungere quella intensità. I turisti guardano ammirati la composizione tardo rinascimentale ed a molti di loro sfugge quella frase scritta in latino che poi altro non era che una lingua universale da tutti coloro che sapevano leggere e scrivere.
Comunque le parole sono queste ed ho faticato un po' con il mio arrugginito latino a tradurre spero correttamente:
Concordia Respublica ae Parvae Cresciunt Discordia Magnae Concidunt
Nella concordia dello stato anche le piccole cose crescono nella Discordia anche le grandi sono uccise (distrutte).
Bhe che volete che vi dica? Anche perché mica era finita, nella porta di ingresso ma questa volta alla sala consiliare, vi sono due scritte ovviamente in latino da una parte della colonna "pro lege" dalla altra parte "pro grege"! Spero che a nessuno vengano in mente le pecore parlando di "grege" anche se la tentazione ci sarà. 
Cavoli 1612!!! Ed oggi???


giovedì 8 giugno 2017

Jan

Ieri sera mi sono fermato in un posto bellissimo in Prussia orientale. 
La casa era un capanno di caccia di non ricordo più quale ricca famiglia prussiana.
Jan l'attuale proprietario, ci ha impiegato cinque anni a restaurla e dal risultato credo ci abbia messo tutta la sua vita i suoi soldi e forse anche l'anima. 
Era così felice di discutere di intonaci di creta, di pietre, di legno, di finestre che una volta iniziato non abbiamo più finito di parlare, confrontarci ed imparare. 
Ecco che cosa vuol dire inclusione!
Jan ha osservato come i suoi nonni fossero nati nello stesso regno dei miei genitori nonostante i più di mille km di distanza. 
Poi mi ha raccontato di questa parte d'Europa. 
Della povertà che esiste perché prima c'erano i latifondi tedeschi che dopo la guerra sono stati distribuiti a poveri contadini che arrivavano qui da quella che era una regione ancor più povera e che oggi è l'Ucraina ma prendendo possesso di case non loro temevano ancora di dover restituire e lasciarle e muoversi ancora sotto gli ordini dei potenti.
Storie infinite che pochi conoscono ed immaginano. 
Poi abbiamo iniziato a parlare di attualità. Di Europa, di medio oriente, di Africa, di Donald ed improvvisamente mi sono sentito a casa. 
Stessi punti di vista, stesse speranze!
Bhe che volete vi dica è questo quello che spero nonostante i Salvini i Grillo le Beate gli Orban cose che io chiamo paure ed in cui purtroppo si incaglia alle volte l'immaginazione di un Europa ed un mondo migliore.


martedì 8 novembre 2016

Città

Ieri sera la notte è scesa rapida ma la vita della città è continuata tra mille luci e mezzi che correvano qua e là.  Poi lentamente, la frenesia è andata scemando, le automobili non si incolonnavano più ai semafori che incuranti della cosa continuavano a diventar verdi arancioni e rossi. La stazione si è quasi svuotata, gli uffici ed i negozi uno dopo l'altro hanno chiuso e siamo rimasti in pochi ad attendere l'autobus della notte che tardava. 
La vita della grande città sembrava concentrata li fra le poche persone ad attendere e fra quei tre taxisti anche loro ad attendere.
Poi l'autobus è arrivato ed il silenzio è sceso anche fra quelle persone che sembravano animare la città. 
Sto scoprendo la ricchezza della notte forse perché per anni viaggiare richiedeva il vedere più con gli occhi e meno quello della mente e del cuore. 
Poi l'autobus ha lasciato la grande città per un'altra grande città. 
La nuova stazione di arrivo forse spoglia nei suoi arredi e segni o forse molto più semplicemente immersa nel gelo della ancor presente notte. 
I sottopassaggi che proteggono almeno un po' dal freddo sono animati da silenziose presenze che si mettono in coda per il primo panino caldo e aspettano che la macchina del caffè possa dare quel calore che i visi assonnati hanno lasciato nei piumini qualche minuto prima. 
Silenzio. Gente che si muove in silenzio quasi a non disturbare quella pallida alba che già si intuisce allo orizzonte.
Lentamente, silenziosamente la città che ieri si era addormentata si sveglia e poco importa se la città è a 500 km dalla precedente in questo addormentarsi e risvegliarsi le città sono tutte uguali. 
Autobus che accendono le luci e si mettono in coda lungo marciapiedi ancora vuoti; tram che escono dell'infinito deposito cercando i binari giusti dove andare, treni che raccolgono i primi pendolari, automobili che si fermano ancora in coda ai semafori che sempre diventano verdi, arancione rossi.




lunedì 8 agosto 2016

ristornate

Ieri sono entrato verso l'una, in un ristorante che il caso aveva posto sulla mia strada. Era domenica, un leggero sole illuminava tutto, la semplice insegna, l'ordinata casa suggerivano una possibile piacevole pausa reclamata peraltro anche dai miei martoriati piedi.
All'interno ciò che l'esterno suggeriva trovava ancor più piacevole sorpresa ed è un po' come quando inizi a parlare con una donna che scopri ancor più bella di quanto le sue piacevoli forme suggerivano. 
In una veranda aperta sulla piccola sala c'era una tavola ben apparecchiata di bianco con una decina di commensali serenamente e compostamente seduti.
Un avventore decisamente ubriaco, dopo aver realizzato la mia estraneità a quel mondo, insisteva a parlarmi in un improbabile tedesco mentre la mia attenzione andava alla tavola posta li a fianco.
Camicia bianca senza cravatta , pantaloni neri stava a capotavola con una giovane donna alla sinistra ed una anziana alle destra. Poi stava seduta una ragazza con accanto un altro giovane uomo sempre in camicia bianca e pantaloni neri. Di qui un altra donna consunta nello aspetto ma che suggeriva orgoglio nello sguardo. Poi due giovani che giocavano teneramente fra di loro.
Poi il giovane uomo si alza ed inizia un discorso che sembra importante ma a me incomprensibile almeno nelle parole. 
Nella sua mano destra c'è una sorta di pergamena rigida in pelle con scritto in oro "MAGISTRALIS". L'uomo parla e chiama a se la consunta donna porgendole la pergamena. 
Inizio a capire. Poi un canto interrompe ed accresce la sollennita del momento. 
Il pranzo è alla fine e l'uomo assieme all'altro uomo in camicia vanno al banco. Non resisto: "do you understand me?" un sorriso mi dice di no nella forma ma non nella sostanza. Vedo un bracciale con una scritta che non capisco se essere arabo o ebraico. Vorrei fare mille domande ma forse no. 
Poi la giovane donna si avvicina e mi fa segno con una macchina fotografica di fare una foto.
Tutta la famiglia si unisce con al centro la consunta madre con a fianco i due figli con la pergamena di laurea in mano poi la nonna, la fidanzata il fratello minore con la fidanzatina. 
Così ho visto io forse non è la verità ma poco importa. Metto un ginocchio a terra e scatto, scatto e penso che in quello scatto anch'io sono uno di loro con loro. 
Vedo una vecchia cornice appesa ad un muro con carta da parati rivestito e una foto magari color seppia di una famiglia in un attimo di felicità in cui anche io c'ero e ci sarò.

sabato 6 agosto 2016

sabato 23 aprile 2016

So li te

Ho scritto poveramente poi ho messo su un po' d'acqua a bollire, ho cercato una busta di The, l'ho aperta ho annusato il suo profumo e poi lentamente l'ho immersa nella acqua bollente cosa che mi richiama un amplesso lento e dolce, ho messo un po' di zucchero anche se forse non serviva. Mi sono seduto al tavolo ed ho preso il The accompagnandolo con un caramella di quelle miele e latte che mi ricordano la Polonia di infinite foreste e piccoli laghi.
Le ormai infinite pastiglie che forse inutilmente prolungano l'agonia. 
Solite cose di ogni sera. So li te....


martedì 6 maggio 2014

androni

marciapiedi seppur puliti, scalcinati dal tempo e dai troppi passi di vite stremate che racchiudono. Marciapiedi che nulla fortunatamente li cambia come avviene nel nostro ricco mondo che allontana il passar della vita per un apparente nuovo fatto di una comodità che solo e forse nemmeno all'esteriorità guarda.
Marciapiedi sui quali lunghe case si allineano sembrando sempre uguali ma che tante piccole cose ti raccontano della diversità  Una crosta di intonaco cadente qui, una macchia di colore nuovo la, un numero ormai a penzoloni a fianco di un portone e un profumo di cavoli dalla finestra aperta al primo piano.
Marciapiedi dai quali o nei quali bene non si capisce, antri si dipartono per giungere a cortili nascosti alla prima vista come molte delle anime che conosciamo. Androni dipinti di improbabili colori scuri per confondere la povertà dell'ormai cadente intonaco e delle troppe mani e sederi che si son appoggiate li per trovar riparo o conforto o attimi d'estasi. Tubi un tempo gialli che sembrano riunirsi li per poi disperdersi nel cortile per andar la dove vite lentamente si consumano. 
Androni che si illuminano quando alla fine rispunti dietro la faccia che sta lungo il marciapiede e entri nella faccia che sta dentro il cortile.
Cortili dove povere erbe contornano come merletti muri che si alzano grevi attorno. Nemmeno un bambino che gioca solo qualche cassonetto ordinato nel posto e scalcagnato nella forma a riempire quel nulla fatto di mille cose.
Una ragazza esce da quell'androne guardando a terra il mosso pavimento ed esce veloce sul marciapiede che presto la porterà lontana. Androni di vite trascorse che di li son passate e che unici rimangono a testimoniarle con quel loro vissuto aspetto che noi poveri ricchi cerchiamo inutilmente in spazzi che ma saranno come quei androni ove è dolce fermarsi e vedere e sentire tutto questo fluire,

venerdì 2 maggio 2014

finestre

Finestre di case abbandonate da troppo tempo. Finestre vuote come quelle stanze di donne e uomini colpiti da insana furia che quasi a intervalli regolari colpisce questo altrimenti bello mondo.
Finestre che da qualche genio forse deriso da oligarchi troppo stupidi per il posto che ricoprono come quelli che svuotarono queste case, sono state riempite di gradi immagini dei bambini, delle donne e degli uomini che un tempo le animavano
Immagini che ti vien voglia di salutare, chiamare, prendere un caffè e che invece la furia nazista ti ha portato via con la loro storia, il loro mondo, la loro voglia di vivere uguale alla nostra. Immagini ma forse come non mai, persone vive.