venerdì 21 dicembre 2018

Milano Lambrate

Sto seduto su una panchina di fronte alla stazione di Milano Lambrate. E' una giornata uggiosa, tipicamente milanese. Un treno fra non molto mi riporterà fra i miei monti di bianco vestiti. Esattamente 43 anni fa mi laureavo qui vicino, al Poli, dopo cinque anni magici in cui un ragazzino timido di montagna, era riuscito ad immaginare qualcosa di diverso di una strada semplice e sicura che sembrava già segnata dagli eventi. 
Rompere: Milano, l'è un gran Milan, la contestazione, i lacrimogeni, i limoni, ore e ore nella calda biblioteca del Poli, Portoghesi, l'esame di meccanica razionale e giu, giù...
Via Maiocchi una mansarda con i letti infilati negli abbaini e vite diverse che si sono unite per un tempo breve ma importante. 
Ieri ci siamo ritrovati come facciamo sempre, e ci raccontiamo, e ridiamo, e ci prendiamo in giro e continuiamo a condividere vite, caratteri, esperienze diverse. 
Non voglio nostalgia, non cerco salti indietro, quello che sono oggi è anche quello che ero ieri, quegli amici, quel nuovo ricercato allora. E ieri quel nuovo era ancora lì solo con un po' di acciacchi in più, qualcuno da ricordare e progetti ancora da inseguire come deve essere per buoni architetti e non solo di edifici!