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martedì 7 marzo 2023

Csakta

Oggi per una di quelle strane coincidenze, ma forse nemmeno tanto strana, mi sono ritrovato a Csakta villaggio perso nella campagna ungherese.
Ci sono ritornato perché qualche anno fa ci avevo incontrato Heinz ed in venti minuti ci eravamo raccontati la vita.
Ho costretto il mio amico Janos a chiedere se conoscevano Heinz. Nel piccolo negozio non sapevano chi fosse ma la proprietaria era lì da soli due anni. Poi siamo usciti ed un'anziana signora alla domanda di Janos ha chinato il capo con un velo di tristezza negli occhi.
Janos mi ha confermato con le parole quello che il mio cuore aveva già compreso!
Heinz era morto da qualche anno prima.
Che volete che vi dica mi sono emozionato ed un velo umido si è fatto nei miei occhi.
Ho ricordato quelle parole scambiate e quel dolore raccontato con nulla di superfluo. Ho pensato alla donna che lui amava più della sua vita ed a quel figlio che magari allora lo giudicava un povero alcolizzato ma che le sue parole me lo fecero sentire come la cosa più importante della vita.
Mi sono chiesto se mai lo saprà questo figlio? Mi sono chiesto che memoria avrà Heinz ed ho pensato per un attimo che questo mio emozionarmi possa essere segno di una buona memoria.
Di segni abbiamo bisogno quando lasciamo questo tormentato mondo.
Vi lascio la foto del piccolo bar, ormai chiuso, dove Heinz ed io ci sedemmo per venti importanti minuti della nostra vita. E vi lascio il racconto di allora nel link qui sotto.
Ciao Heinz, a presto!




domenica 5 marzo 2023

vapore





 

giovedì 2 marzo 2023

Veszprem

Vabbè continuo a fare l'architetto del cavolo. Perdonate ma oggi sono capitato in una città che come raramente accade, è riuscita a entusiasmare il mio animo od almeno la mia visione dello spazio.
Come ho scritto ieri: l'oggi non ci riesce proprio per la sola centralità del denaro nel fare. Costruire ormai è standard quasi inamovibile e che lascia a qualche "invenzione" apparentemente nuova il ruolo di "marketing" dell'oggetto e dell'esistenza dei committenti e del collega di turno .
Oggi sono arrivato in autobus nella stazione dei bus di Veszprem ed ogni volta, sempre, vado con l'immagine a quella abbattuta a Rovereto derivata da un monacale chiostro, per far posto ad un condominio pieno di negozi e di un supermercato. (Se poi il PD vuole fare analisi sulle disfatte parta da queste "piccole" cose).
Dalla stazione un percorso pedonale attraversa una serie di case a blocco rigorosamente costituenti corti quadre, per arrivare ad un altro ampio percorso solamente pedonale dove si affacciano una serie di negozi e supermercati pieni di gente che va di qua e di là. Centro cittadino! Razionalista nello stile fino al midollo ma socialista nella realizzazione come è per le cose in cui il denaro non costituisce l'unico valore. (Richiamo il PD di cui sopra).
La "torre" che "domina" tutto e diventa il perno su cui saldare il nuovo, ormai vecchio, e l'antico degli edifici storici che rifuggono da linee rette e rigorose a cui il razionalista socialismo si contrappose per l'appunto cercando di ordinare tutto ma naufragando e direi visto questo esempio nemmeno tanto miseramente.
La storia e con essa la forma complessa e non ordinata se non nelle singole unità antiche e forma ragionevole del nuovo che forse provava a contrapporsi alle ingiustizie dell' antici.
Poi, poi anche qui è arrivata la modernità, il vil denaro con le archistar al seguito. La forma è altro, fine a stessa, curva come le vecchie strutture, ripetitiva come le strutture del socialismo razionalista. Che esprime? Io non l'ho capito ma qualcuno so me lo spiegherà.
Ma rimane la bellezza, il camminare a cavallo fra storia contorta e ragione lineare che in fondo accompagna ognuno di noi anche nel nostro cammino umano fatto un po' di questo e di quello ma certo mai assieme dato che il farlo negherebbe ogni dialogante complessità.
Venite a Veszprem e camminate. C'è una piccola calda mensa dove servono piatti ungheresi in quantità lavorativa e dove mi son messo a scrivere mentre gli avventori corrono per andare a lavorare nel centro città!







sabato 25 febbraio 2023

confine

Alle volte le cose sembrano esistere da sempre e purtroppo alle volte le pensiamo inamovibili.
Questo pensiero mi ha seguito oggi dopo aver attraversato il confine fra Slovenia ed Ungheria di cui alla foto.
Attraversato a piedi naturalmente, lentamente guardando i vecchi edifici del controllo doganale ormai abbandonati e decadenti.
Pensando a come potevano essere solo....ops ma quanto tempo fa?
Fortuna vuole che qualcuno con il senso della storia, abbia lasciato proprio lì una piccola pietra con incisa la data: 1 maggio 2004.
Ieri! Mi sono chiesto dove ero, che facevo? Ma se 19 anni per un uomo hanno un senso per quei confini e per la storia che li sottende il valore è altro.
Mi sono chiesto se fra vent'anni questo confine si potrà attraversare ancora a piedi senza nessun controllo o se magari allora tutto sarà cambiato come tutto è cambiato negli ultimi vent'anni.
Penso alla guerra un poco più in là ed a quei confini e mi tornano alla mente le parole di mio padre che diceva sempre citando Rousseau "maledetto quell'uomo che per primo ha messo un confine ed ha detto questo è mio".
Mi piace "sfondare" confini...oggi l'ho fatto con le mie gambe e il mio cuore...e vorrei che per un attimo non ci fossero confini e parole come "questo è mio.. "



martedì 16 ottobre 2018

sovrastrutturale

Lo so l'architettura è opera sovrastrutturale e quindi incapace di per sè di modificare o cambiare le umane condizioni dell'essere e dell'avere od oggi direi del sapere. Qualche mio collega continua a pensare che non sia così e direi che va anche bene per confermare che il pensiero alle volte può essere opera strutturale al pari della forza, della paura o più prosaicamente della economia.
Oggi passeggiando per una scalcinata città ungherese dopo averne percorso nei giorni scorsi la splendida campagna che ti racconta la storia del rapporto tra uomo e natura, mi sono imbattuto in questo edificio. Sono stato lì ad ammirare la sua semplice eleganza, i suoi elementi compositivi che raccontavano più di un libro aperto. Perfino la recinzione dava il senso dell'invenzione. Ed ahimè la decadenza del tutto mi ha reso triste, sovrastrutturalmente triste. Mi sono chiesto dove sono gli uomini, le menti che hanno pensato questo e mi sono risposto: "lontani" mentre le "menti" attuali propagandano identità senza saperne nemmeno il più lontano dei significati.
Ecco questo edificio improvvisamente è diventato il simbolo di questa Ungheria, grande nel tempo che a forza di "difendersi" da estranei sta scivolando proprio là dove dice di voler foggire. Nella incomprensione, nella ignoranza, nella povertà tutte anime strutturali del potere fasciata che dall'alto sembra blandirti ma che al tuo livello ti fotte cancellando o non ricordando quale potere è la creatività della mente anche sovrastrutturale. 
Che torrone si avete ragione....



lunedì 15 ottobre 2018

pellegrini

Ieri sera arrivo in questo paesino. Sulle mie mappe ci sono alcuni ristoranti e pensioni così quando trovo la prima chiusa ed il proprietario mi dice che a 300 m. ne trovo un'altra mi avvio fiducioso verso il centro. Chiusa! Chiusa anche la seconda. 
Mi guardo attorno: il paese è piccolo, mi avvio e vedo un uomo con la sua birra davanti ed il sorriso un po' ebete degli ubriachi. 
C'è una macchina e due giovani ci stanno salendo; un'intuizione: do you speak English?
Yes of course! 
Magnífico! Chiedo ai due ragazzi se conoscono una pensione, una camera. 
Non è tempo mi dicono non siamo in estate. 
Comprendo ed incomincio a pensare ad un autobus che mi porti in una città più grande.
Poi una girandola di telefonate senza risultati. 
Ormai mi sto preoccupando o forse nemmeno quando un uomo che ci aveva seguito nei discorsi rimanendo in disparte, parla con i ragazzi. Soluzione! Sempre da dove meno te l'aspetti.
Ora sono in una specie di Colonia estiva piena di letti a castello, con una grande cucina, ed un prato con panche. Ho mangiato qualcosa e alle nove Morfeo mi tratteneva serenamente. 
Ho pagato poco nulla ed il ragazzo mi ha spiegato che è una struttura della chiesa per i pellegrini: appunto ho risposto quello che sono io.




domenica 14 ottobre 2018

panca


Esco dal bosco e laggiù contro sole, un luccichio: il lago Balaton! 
Poi giù per la collina. Ultimi metri prima della pausa. Il campanile della chiesa riformata mi dice che sono in "centro". Nella piazzetta in centro la stele che ricorda i morti della guerra a lato una vecchia cabina telefonica che resiste. 
La scuola con le finestre alte sta' lì vicino alla chiesa ma bambini saranno in una scuola più grande perché anche qui, ci sono pochi bimbi. 
C'è un pullman parcheggiato all'ombra dei grandi tigli. Google Maps mi informa che partirà fra mezz'ora per una città che proprio non so. 
Mi siedo su una panca che sta' qui dai tempi del comunisti tanto bene realizzata non come quelle moderne che in un paio di anni diventano un ammasso non si capisce di che. 
Tiro fuori il pane, il salame che più ungherese di così non può essere, un po' di formaggio e un peperone. Lo taglio a strisce e mi piace. 
Una birra: Janos così faceva ed anch'io ormai un po' magiaro lo sono diventato. 

venerdì 12 ottobre 2018

köszönöm

Ieri sera dopo solo pochi chilometri, ci siamo fermati nel mezzo della campagna ungherese.
Al solito non sono i luoghi o le cose che fanno la differenza, casomai la enfatizzano, ma le persone.
Così complice un vecchio amico di studi di Janos, la nostra sosta si è trasformata, almeno per me, in una sorprendente scoperta della piccole o grandi cose che costituiscono l'essenza di una cultura.
La casa semplice, le stoviglie di terracotta, le tazze per il te tutte diverse, un grande tavolo, sedie di ogni tipo. Poi lui e lei sorridenti, accoglienti come i loro quattro figli che mai ho sentito lamentarsi. La ragazzina adolescente che faceva finta di non comprendere l'inglese ma che ad una mia battuta al padre ha sorriso abbassando gli occhi.
Poi raccolti tutti attorno al tavolo la preghiera di ringraziamento e la cena. In mezzo al tavolo due cipolle crude tagliate finemente, quattro peperoni tagliati a piccole strisce, un po' di formaggio, salame e una specie di ricotta di capra che ho scoperto buonissima spalmata sui peperoni. 
Un piccolo piatto ognuno e una tazza piena di caldo te fatto con malva e sambuco addolcito dal miele delle api.
Non una posata se non il cucchiaino per il te. Cosi dopo un po', tutti parlano, sorridono, guardano, allungano una mano e prendono un pezzo di peperone o di cipolla.
Parliamo. Che debbo dirvi? Dolce e felice serata nulla poteva essere migliore.
köszönöm!




giovedì 11 ottobre 2018

kocka (cubo)

Janos Kadar fu di fatto per lunghi anni (1956/1988) capo dell'Ungheria. Stiamo parlando del tempo in cui l'Europa era divisa in due blocchi e qui dicevano essere comunisti mentre dalle nostre parti capitalisti con una "chiara" distinzione di obbiettivi, ideali e quel che più sembrava contare vite reali.
Ma la vita reale è sempre altro e non c'è ideologia, politica, movimento che può comprimere la libertà di pensiero anche se può controllare o propagandare "ideali" per i cittadini. 
Comunque non era di politica che volevo parlare ma dei cubi di Kadar (Kadar kocka) come li chiamano da questi parti. 
A partire dagli anni 60 nei paesi della campagna ungherese Kadar decise di "elevare" le condizioni di vita dei suoi concittadini ops cittadini perdonate, e concesse l'autorizzazione ed in parte il finanziamento cittadini, per la realizzazione di nuove case unifamiliari.
Il progetto fu studiato da decine di architetti che alla fine partorirono un cubetto 8*8 con tetto a quattro falde pendenti a 45°.
Quello per i cittadini ops compagni allora, divenne il sogno.
Ma? Ma! 
Ma l'uomo fortunatamente non è fatto con lo stampino e così quel cubetto che punteggia la campagna ungherese divenne in breve tempo un esercizio di creatività individuale innestata su un disegno proveniente ed imposto dalla centrale web ops scusate del partito comunista.
Cosa si può cambiare ad un progetto partorito dalle migliori menti del web ops scusate ancora, dell'architettura socialista?
Le decorazioni esterne fatte di semplice malta ma che come la vita, mille lavorazioni consente.
Camminate e ammirate come quella creatività ha trovato mille diverse risposte fatte di segni, incavi, lesene, rilievi e naturalmente colore.
Tutti elementi della architettura dei poveri che però ahimè stanno per essere spazzati via da tecnologici cappotti.
Si: comprendo è inevitabile ma quanto sarebbe bello conservare non tanto quelle lavorazioni ma almeno la infinita la libertà della mente che esprimono.







mercoledì 10 ottobre 2018

lamponi

Nel menu c'era scritto "zuppa ai lamponi" e così non ho resistito ed ho provato pensando che qualcosa di caldo potesse aiutare lo stomaco.
Quelli che vedete sono lamponi e pure freschi il liquido però non è per niente caldo trattandosi di latte, panna e miele. Sempre da imparare....anche una nuova soup....


bastoncini

Ieri sera all'avvicinarsi della città e per la stanchezza accumulata, non mi sono accorto di un gradino posto lungo il marciapiede. Sono volato in avanti e caduto rovinosamente a terra 
I guanti hanno salvato i palmi delle mani ma in ginocchio di è fracassato come quello di un ragazzino. Ora i pantaloni portano i segni della sanguinosa battaglia con la dura terra.
Nulla ho ripreso a camminare. 
Quello di cui mi sono accorto dopo un po' è stata la "distruzione" dei miei bastoncini che forse hanno attutito anche la caduta.
Nulla ma poi hi incominciato a ripercorrere le strade che quei bastoncini mi hanno aiutato a camminare. Tante, in tanti luoghi, con tanti climi. Oggi buttandole nella spazzatura ho ripensato ad infinite cose ed a come ognuna di loro abbia un termine che alle volte non riusciamo a vedere. Sto diventando troppo romantico lo so, ma quei bastoncini erano parte del mio vagare e con essi finisce quella parte in fronte alla abbazia cistercense di Zirc ( si legge Zirz)


lunedì 8 ottobre 2018

sentiero blu

Questa mattina mi sono svegliato a Sur. Ormai credo sia la quinta o sesta volta che arrivo in questo sperduto paesino nella campagna magiara. L'umidità si fa sentire e vivere nelle case di campagna ancora di più. Un caffè, un pezzo di strudel comperato ieri alla festa dell'uva di Mor, una mela del giardino ed eccomi pronto per partire con Janos. Ci attende il "sentiero blu" sorta di percorso che attraversa tutta l'Ungheria. Ci avevo già camminato in solitaria negli scorsi anni ed ora proviamo a farlo assieme. Ieri abbiamo salutato Boroka e le splendide loro bambine e siamo partiti da Budapest. 
Un sole pallido ci accompagna e guardo il cielo velato sperando che si apra sempre più. Mi chiedo come sarà per un solitario come me "convivere" nei prossimi giorni con Janos. Siamo così diversi. Lui si definisce uomo dell'est. Ha una bussola, io il GPS. Ha un coltello lungo un palmo io un multi lama svizzero; ha un binocolo io una telecamera; ha degli stivali di gomma io scarponi in pelle: capelli lunghi raccolti a treccia io praticamente niente; Lui ha Orban io Salvini e qui nessuna differenza ahimè!

domenica 7 ottobre 2018

Calvino

Questa mattina sono entrato in un bar di Budapest per un caldo cappuccio. Tutto normale come deve essere. La cosa che mi ha sorpreso era un giovanotto che stava armeggiando con il portamonete di fronte alla cassa. Il cameriere vedendomi e comprendendo la mia estraneità, mi ha salutato in un buon inglese a cui ho risposto cortesemente ordinando un cappuccino.
Mentre mi stavo accomodando il giovanotto di cui sopra, ha in perfetto italiano, blaterato circa il costo della consumazione a cui il cameriere ha opposto forse per fortunata incomprensione, un magiaro silenzio. 
Questa mattina mi sono vergognato di condividere passaporto, non altro spero, con uomini che pensano sia un loro "diritto" ogni cosa. Anche ieri sul pullman che mi portava dall'aeroporto al centro una scena analoga con giovani con cui condivido il passaporto, che schiamazzavano e raccontando boiate ai più incomprensibili fietunatamente per via della lingua. 
Mi è venuta voglia di fare un pararelo fra Orban e Salvini che stanno mandando a remengo l'Europa ma in fondo mi rendo conto che altro non sono che l'espressione di questi "cittadini" con cui condivido il passaporto che pensano di avere diritti e nessun dovere e soprattutto sono convinti che la "festa" non abbia mai fine mentre invece il baratro insegnerà loro che solo i più intelligenti, i più formati, i più accoglienti vinceranno anche a prezzo di tante perdite. 
Ed allora avanti su questa china mi sto convincendo che possa essere una via di uscita e di ripartenza a patto di non "sopportare" più i coglioncelli che ci stanno portando proprio lì dove saranno sconfitti.


lunedì 5 giugno 2017

esclusione

Sono ormai alcuni giorni che cammino e come inevitabile fortunatamente, incontro persone di varia natura e censo.
Ieri ad esempio una automobile si è fermata vedendomi arrancare su un breve tratto in comune e l'autista con accanto un bimbo, mi ha offerto un pezzo di dolce.
Più tardi sono entrato in un supermercato per acquistare un po' di acqua e di frutta.
Alla mia domanda se l'acqua fosse con gas o senza la signora della cassa mi ha travolto con il suo ungherese stretto che stava un po' a dire: "se vuoi qualcosa ti devi rivolgere a me nella mia lingua...." In ungherese e non solo gas penso tutti ne sappiano il significato. 
La sensazione è stata sgradevole e siccome era già la terza volta che accadeva una cosa simile seppur con pretesti diversi, ho realizzato, ma spero di sbagliarmi, che Orban con la sua esclusione dei diversi partendo dai mussulmani, in fondo ha legittimato ogni ungherese alla esclusione attraverso magari l'affermazione della propria identità.
Ecco l'effetto perverso della combinazione fra sovranismo e ahimè ignoranza.
Al che sono ritornato al mio Trentino ed alla mia cassiera del SAIT e sorridendo orgoglioso ho realizzato quanto includente fosse il suo spirito e quanto questo potesse far bene alle casse del SAIT al solito minate da capacità manageriali e/o politiche che si voglia. 
Bhe nei supermercati ungheresi ci tornerò ma se vedrò alla cassa un grugno anziché un sorriso passerò oltre poca cosa lo so ma guardando la povertà presente im questa campagna mi pare proprio follia continuare ad escludere anziché includere. Siriami o trentini siano.

sabato 3 giugno 2017

Heinz

Ieri in un paesino sperduto mi sono fermato avendo trovato aperto quello che possiamo definire un bar. 
Il paesino si chiama Csakta ma non è in fondo importante.
Sono entrato: ho guardato nel frigo e sembrando non il caso di passare alla birra ho chiesto Fanta. L'oste mi ha mostrato un bicchiere per determinare la dimensione ha chiesto 350 fiorini che ho immediatamente pagato aprendo la mia mano piena di monete.
Sono uscito per gustarmi un po' di refrigerio e riposarmi sulla panca.
Un uomo è uscito subito dopo me! 
Mi rivolge la parola e mi sorprende per il perfetto inglese.
Incominciamo a parlare. La prima ipotesi è un ungherese che ha lavorato in Inghilterra.
Sbagliato! Niente di più. 
Lui è un austriaco di Salisburgo, ha lavorato in Sud Africa e negli USA. 
"Ma che ci fai qui? Una donna ungherese?" 
Lui sorride e comprendo di aver visto bene.
Lui sorride mostrando i tre denti che gli sono rimasti e respirando con un fischio che dice molto dei suoi polmoni come la sigaretta che ha in mano.
"Ed ora? Dove è questa fortunata donna che è riuscita a fermare un uomo come te in questo buco." Lui mi guarda e dice: "now i am alone! I am happy to be alone! My ex wife is happy and her lover too! Everybody is happy! It's not so bad this place, excuse me I must go inside! I need a beer!" 
Una vita in tre parole. Mi incammino triste! 
Ciao Einz.

mercoledì 31 maggio 2017

cena

Non so bene dove sono capitato. C'era scritto hotel in piccolo e sono entrato! Ci sono voluti più di dieci minuti affinché qualcuno si facesse vivo ma ero talmente stanco e la poltrona comoda che non ho fatto caso a nulla.
Poi una signora con un buon tedesco mi spiegato che la cena era alle 19, la colazione alle otto e che per cena c'era suppa e schinzel.
Ho sorriso e non avendo alcuna forza ho accettato fingendo anche un po' di sorpresa.
Nella grande sala socialista sovietica c'era un lungo tavolo ben apparecchiato ed un tavolino a parte con un solo coperto: il mio! 
La soup era squisita con i capelli d'angelo che mi hanno fatto tornare indietro di almeno quaranta anni.
La schinzel direi normale come le patate ma i crauti erano super con quei peperoni piccanti dentro.
Nella tavolata accanto una donna riccia di capelli ha continuato a parlare per tutta la cena a tutti i commensali escluso me naturalmente.
Una santona? Quello mi è passato per la mente per non capendo nulla di ungherese 
Ma la cosa che mi ha riempito il cuore è stata la coppia più vicina a me ed ultima della tavolata.
Ogni tanto lei guardava al centro e poi parlava con lui con dolcezza. Lui silenzioso seguiva svogliatamente la "Santona" ma la cosa dolce è che accarezzava lento il braccio della compagna moglie o quel che è. 
Per amore questo si sorbiva discorsi infiniti della riccia. Che bello vedere questo uomo tutto grigio e chino ma teso ancora verso di lei che leggera annuisce alle sue poche parole. 
Che bello!
Lo so sono un inguaribile romantico come diceva qualcuno....

lunedì 29 maggio 2017

tuffo

Dopo i 27 km niente di meglio di un tuffo.
Debbo dire che camminare qui in Ungheria è stata proprio una piacevole sorpresa. 
Per carità non ci sono montagne o vette da raggiungere ma in fondo credo che sapendolo, gli ungheresi hanno optato sapientemente per il contatto con il territorio nelle sue molte accezioni sia naturalistiche ma anche umane. 
La ragnatela di percorsi, sentieri è veramente enorme. Sentieri mappato correttamente a seconda del grado di difficoltà e debbo dire che al solito il Trentino più Trentino nonostante i fiumi di denaro è molto lontano dalla completa semplicità che qui si ritrova. 
I segnavia sono essenziali e non troppi come è giusto per abituare i viandanti a conoscere il territorio con i propri segni oltre che con quelli tipo "pollicino". 
Capita anche in Trentino di camminare accanto ad campo di patate od ad vigneto ma qui è l'alternarsi di natura, foresta, e costruito, campi, ti fa leggere le relazioni fra i diversi paesi e/o comunità che da noi forse è andata a remengo. 
Va bhe! Anche qui ci sono problemi per carità ma probabilmente qualche funzionario od associazione non tendono solo a difendere un ruolo fatto di apparente impegno ma di sostanziale ignoranza. 
Ops ignoranza! No! Non sia mai nel Trentino più Trentino.....


giovedì 4 giugno 2015

Janos

Quando conobbi Janos, ormai più di tre anni fa, stavo errando solitario, al mio solito, per i monti dell'Armenia.
Janos un po' trasandato nel vestire, capelli lunghi ormai quasi grigi, raccolti in una treccia insomma a primo vedere un alternativo era assieme a Boroka nobile e bella donna ungherese che ancor più esaltava il suo essere alternativo. Camminammo assieme per alcuni giorni e diventammo amici parlando più con la verità che con il calcolo. Janos si consolava dal suo Orban con il nostro Berlusconi. Ieri l'ho consolato dandogli speranza che se siamo riusciti a cambiare in Italia anche L'Ungheria c'è la farà.
In tre anni i due hanno messo su famiglia. La casa di lei in Budapest la casa di lui a Sur dove fra poco andrò, e due splendide bambine. Malna e Luisa.
Ieri Janos era contento perché lasciate le bimbe a Boroka, ce ne siamo andati a bere birra per i crashed pub di Budapest.
Alle volte la vita è così semplice! Basta viverla.