martedì 16 ottobre 2018

sovrastrutturale

Lo so l'architettura è opera sovrastrutturale e quindi incapace di per sè di modificare o cambiare le umane condizioni dell'essere e dell'avere od oggi direi del sapere. Qualche mio collega continua a pensare che non sia così e direi che va anche bene per confermare che il pensiero alle volte può essere opera strutturale al pari della forza, della paura o più prosaicamente della economia.
Oggi passeggiando per una scalcinata città ungherese dopo averne percorso nei giorni scorsi la splendida campagna che ti racconta la storia del rapporto tra uomo e natura, mi sono imbattuto in questo edificio. Sono stato lì ad ammirare la sua semplice eleganza, i suoi elementi compositivi che raccontavano più di un libro aperto. Perfino la recinzione dava il senso dell'invenzione. Ed ahimè la decadenza del tutto mi ha reso triste, sovrastrutturalmente triste. Mi sono chiesto dove sono gli uomini, le menti che hanno pensato questo e mi sono risposto: "lontani" mentre le "menti" attuali propagandano identità senza saperne nemmeno il più lontano dei significati.
Ecco questo edificio improvvisamente è diventato il simbolo di questa Ungheria, grande nel tempo che a forza di "difendersi" da estranei sta scivolando proprio là dove dice di voler foggire. Nella incomprensione, nella ignoranza, nella povertà tutte anime strutturali del potere fasciata che dall'alto sembra blandirti ma che al tuo livello ti fotte cancellando o non ricordando quale potere è la creatività della mente anche sovrastrutturale. 
Che torrone si avete ragione....