martedì 22 dicembre 2015

luoghi comuni

Ma vi capita mai ascoltando gli ormai infiniti dibattiti apparentemente politici, di sapere ancora prima che inizino a rispondere alla scontata domanda quale sarà la risposta è persino la sua articolazione.
Per cortesia provate a sorprendere la nostra intelligenza senza usare le solite litanie ma provando a dire qualcosa di almeno vero e se possibile di nuovo e che costringa la nostra mente a riflettere e non a teorizzare che ormai conosciamo di già come va a finire.
Vi capita di desiderare un po' di intelligenza o almeno di speranza.
Speriamo ma ahimè dubito sarà possibile. Troppi luoghi comuni ci accompagnano.

sabato 19 dicembre 2015

Uno, Mille.

Mille avventure con pericoli e riposi darei,
Mille traguardi con fatica e gioia darei
Mille emozioni con pienezza e vuoti darei,
Mille ed ancora mille ed ancora ancora
Un sol giorno vorrei
Una sola felicità
Un solo infinito amore
Di mille vite pieno.

martedì 1 dicembre 2015

Italia

Treno Bergamo Brescia. Parte finale primo vagone, definirlo carrozza sarebbe un insulto al buon senso, siamo in cinque: un cinese, due donne more un uomo sempre moro ed io. 
La donna più anziana interroga dolcemente il cinese, "due anni che sei qui è sai l'italiano così poco? Devi andare a scuola" "e quando se lavoro sempre?" risponde il cinese che ride un po' per l'innaspettata attenzione.
Mi piace questa Italia.

lunedì 23 novembre 2015

EU

Ieri sera camminavo con Arne e Hanne lungo le stradine di campagna che portano dalla loro casa alla riva del mare. I due cani ci seguivano o ci prevedevano a seconda di non determinate condizioni presenti nell'aria.
Ci siamo imbattuti in questo cartello che opportunamente tradotto potrebbe diventare il prossimo slogan della lega o dei cinque stelle.
La cosa simpatica è che in Danimarca è quello che noi definiamo sinistra a proporre meno EU mentre la destra vorrebbe più EU. 
Arne uomo socialdemocratico e luterano non sa bene che fare. Comprende che la Danimarca da sola non può andare tanto lontano ma allo stesso tempo teme che valori storici che appartengono a quel territorio potrebbero risultare persi.
Come on Arne! 
I valori non si possono perdere solo se si comprende dove si sta andando. Proprio Kirkegaard ce lo insegnò qualche secolo fa. 
Non mi spaventa la dissoluzione della EU mi spaventa la dissoluzione del pensiero e l'affermazione delle paure che anche da noi sono ben alimentate da cercatori di effimere vittorie.
Meglio prendere un treno e continuare questo viaggio.


giovedì 19 novembre 2015

Luci della notte

Sto seduto qui nella veranda di Arne e Hanne. La notte è scesa. Lontane le luci delle navi sembrano ferme ma so che si muovono ed attraverseranno la baia in poche ore. Sembra ieri e un sacco di tempo è corso. Penso, gusto questo attraversare di mare o di vite e mi pare di afferrare l'infinito. Sono pago e teso verso il nuovo che so essere così vicino all'antico da confondersi.
Che mai posso desiderare di piu di questa continuità che però so un giorno si spezzera così come le nostre vite.
Scrivo seduto nella veranda che con le sue cose mi è ormai familiare e che mi tormenta con infiniti se.
Sto seduto guardo fuori le luci lontane delle navi che nel nero della notte fra poco spariranno come le nostre vite e sono felice e sono angosciato per per questo è per quello.


sabato 7 novembre 2015

idraulici di Seriate

Ho riattraversato quel percorso aereo che porta fuori dallo ospedale di Seriate.
Il piazzale sotto sempre un po' squallido con la ghiaia e qualche pianta cresciuta percaso lungo i bordi,  la prospettiva verso l'inevitabile parcheggio con edifici poveri di tutto e forse anche della vita che sta in loro.
Ho attraversato quella specie di ponte che collega il dolore che sta dentro e la vita che sta fuori non priva di altro seppur diverso  dolore. Ponte dai forti pilastri e dal fragile impalcato di lamiera striata.
Il sole mi stava di fronte e caldo mi accarezzava il viso dandogli colore che nell'intorno proprio non c'era. 
Per un attimo sono tornato a quando ne uscì ormai quasi dieci anni fa dopo che qualcuno era entrato dentro il mio cuore non come l'amore mio ma come l'idraulico Adrian aveva riparato tubi, allargato innesti, messo fascette e permesso così alla vita di fluire ancora nuova dentro il suo tormentato percorso. 
Ho ripercorso quella sensazione di allora uscendo ed ho sorriso al gran dono della vita pur con i suoi tormenti che amo proprio per la vita che accompagnano
Viva gli idraulici del cuore che intatto lasciano il cuore delle emozioni.

domenica 1 novembre 2015

otto per sei

Otto per sei!
Lordi che netti faranno si e no trentacinque metri quadri che guardacaso è lo standard minimo di un alloggio anche ai tempi nostri. Le falde vanno su un po' ripide su tutti i quattro angoli ed in cima evidentemente c'è un colmo che seppur breve da un senso di normalità a quel che altrimenti poteva essere anche una forma che gli architetti chiamano pura, e che solo alcuni di loro usano con temeraria noncuranza.
C'è un camino bello quadro che proprio lì dove il colmo inizia spunta su a dar un po' meno simmetria al tutto.
Camino poi che sta a cavallo dei due spazzi interni che ancora rompono la monotonia della simmetria che obbligherebbe altrimenti a non distinguere il giorno dalla notte e nel non dare gerarchia al nostro vivere quotidiano.
Quattro finestre posate per lungo ad aiutare quella piccola casa a sembrare più lunga del vero.
Una porta un po' più grande e preziosa verso strada mentre di là sembra quasi non esserci per l'esser sempre aperta almeno in questa stagione.
Otto per sei e uno e due e tre quante case così conto mentre il lento treno va. Quante vite narratte in quei pochi metri che ormai qualcuno sta allargando, alzando come pensa di fare per la vita.
Otto per sei.


il bigliettario

Che bello:
Poi salire sul primo mezzo che passa senza preoccuparti se hai il biglietto in tasca.
Se poi hai sbagliato subito sei messo sulla giusta strada.
Poi magari ti dicono dove è meglio scendere e che coincidenza prendere.
Ma una cosa è particolarmente vera: tutti ma proprio tutti pagano il biglietto ed in fondo si fa educazione civica senza tanti costi inutili.
Voglio il bigliettario di nuovo sugli autobus.
Più lavoro, più cortesia, più informazioni e soprattutto più giustizia e meno furbetti.
Viva il bigliettario

venerdì 9 ottobre 2015

Occhi azzurri


Ieri è piovuto! Fitto, forte quasi senza tregua.
Oggi un po' di sole ha riscaldato gli animi e non so perché mi son trovato su un taxi macedone con un autista albanese che mi portava verso il confine serbo.
1999 lo stesso taxi lo stesso autista albanese ma il confine era solo qualche chilometro più in là verso il Kosovo.
Stesse cose portate per mano, stessi sguardi persi nella ricerca di certezze che nessuno può dare o men che meno regalare.
Stessi gendarmi ad ordinare quello che non è possibile ordinare.
Stesso fango di una terra mai ferma.
"kei fak" il mio povero arabo saluta un uomo che tiene caldo un ragazzo comprendolo tutto con le sue braccia.
"abud la...." sorride e risponde sorpreso.
Un fiume di parole mi investe come un fiume di emozioni che nessuna diga riesce ad arginare.
Lei, lui il ragazzo la ragazza chiedono rispondono. Dio cosa posso fare?
Le mani al cuore come loro fanno per donarti l'essenza.
"veniamo da Damasco, sono due settimane che viaggiamo, ho le gambe gonfie, sono stanca, vorrei riposare, vorrei andare in Olanda..." sorrido " vuoi mettere la Siria con la bassa Olanda"
Ho due caramelle polacche in tasca come sempre. Mohamed 12 anni occhi azzurri come i miei inglese migliore del mio mi dice:
"oggi il più bel dono è stato incontrarti.. "
I miei occhi diventano umidi ed impotenti.
Parlo con UNHCR, Red Cross altri mi informo, sono almeno 2000 ma scusate io rimango negli occhi azzurri di Mohamed.
Hinshall.

domenica 4 ottobre 2015

4 ottobre

come terra arsa sto
solo vento mi percorre
poi d'improvviso
temporale forte
tutto sembra porti via
me lieve rimane
quel fiore che
all'infinito vive





lunedì 14 settembre 2015

Mengen strasse, 4 Lubech

Fate una prova! Aprite Google Maps, date uno zoom esteso in modo da vedere l'Europa per esempio, prendete l'omino che sta in basso a destra e portatelo sulla mappa: si insomma attivate street view.
Vedete? Si? Che cosa? 
Gli stati europei in cui non esiste street view sono: 
Germania, Austria 
Bielorussia, Ucraina
Bosnia, Montenegro, Macedonia ed Albania .
Bhe direte voi?
Nulla nulla!
Solo che nei giorni scorsi dovendomi muovermi in Germania ho usato gli strumenti con che uso normalmente fra i quali per l'appunto street view. 
Sorpresa in Germania non funziona! Sarà il mio device? Internet? No no proprio non funziona.
Risposta: i tedeschi tengono alla loro privacy!
Oh finalmente! albanesi e tedeschi condividono un primato in difesa dell'individuo e della sua privacy! 
Sono contento che i tedeschi abbiano la stesa visioni dei bosniaci, e mi chiedo di quale gruppo, o degli ucraini e mi chiedo se filo russi o meno.
O forse c'è qualcosa che sfugge? 
No credo di no: se francesi, inglesi, finlandesi, svedesi e perfino i rigorosi danesi per non dire dei soliti cialtroni del mediterraneo come noi italiani, greci, spagnoli tutti noi insomma non ce ne importa nulla della privacy! 
Google può filmare le nostre strade fra poco lo farà per i nostri sentieri (a proposito a che punto è il progetto?) per rubarci la privacy e non per aiutarci a vivere un po' meglio ed a comunicare meglio.
Mi angoscia un po' vedere quella mappa. 
Mi angoscia perchè so che dietro a street view non c'è un problema di privacy a meno di non considerare sciocco mezzo mondo, ma altro e osservo la mappa dei paesi dove non c'è! 

A onore del vero in qualche non avanzata città tedesca che avrà raccolto il consenso informato dei suoi residenti street view funziona anche se in parte oscurato.

Ah dimenticavo sempre in Germania per acquistare una banalissima SIM card telefonica per chiamare e navigare non in roaming, devi oltre che pagare salato e ci sta siamo in Germania, consegnare un passaporto come in quasi tutti gli altri paesi, dare il tuo indirizzo di residenza in Germania come solo li si chiede. 
A quel punto non mi è sembrato vero ed ho detto all'addetto: Mengen strasse, 4 Lubech.
Ridevo dentro di me e finalmente anch'io mi sono sentito appartenere alla famiglia Buddenbrook....anch'io decadente come quella famiglia e non vivo e connesso come i tedeschi che non stanno su street view.

domenica 23 agosto 2015

sinistra Folgaria

ieri scendendo dal Cornetto di Folgaria mi sono imbattuto in questa meraviglia lasciata li dalla dismissione degli impianti che da Costa salivano su verso il Cornetto.
Da sopra sembrava un relitto con il tetto completamente caduto o fatto cadere all'interno e qualcuno mi ha spiegato che cosi non si pagano tasse ma da sotto forse l'effetto è ancora peggiore. 
Pensavo ai regolamenti edilizi e alle norme urbanistiche che prevedono tutto e l'incontrario di tutto al fine di consentire o non consentire a seconda delle valutazioni e degli interessi di pochi che son chiamati a decidere con piglio burocratico.
Pensavo alle commissioni di ornato che proprio ormai a nulla servono proprio perchè si è delegato alla burocrazia apparentemente corretta decisioni che richiedono solo sapienza.
Ma perchè l'ambiente, i nostri occhi devono sopportare questo? Perchè il sinistro comune di Folgaria che tanto "cura" il "tirolese" ornato lascia questo "italico" ornato.
Credo che bisognerebbe iniziare a cambiare, ad indignarsi e a chiedere ornato e non norme che a nulla servono o forse dovrei smettere di guardare e scrivere.



venerdì 21 agosto 2015

mercoledì 12 agosto 2015

stradina

C'è una stradina che ripida sale dal pese di Valmorbia lassù verso il monte Spil.
La stradine ora è un ripido sentiero ed i sassi mossi ne son con il tempo, diventanti la superficie che rende faticoso il cammino dei pochi avventurosi che lo percorrono..
Guardando bene però si riconoscono i tratti dell'antico cammino per uomini ed animali che lassù in alto cercavano con fatica un pascolo migliore e quella legna mai sufficiente in valle per i rigidi inverni.
Più o meno a metà cammino c'è una piccola nicchia con l'immagine di Sant'Antonio ancora ben conservata da qualche uomo o donna di antica fede.
Li, a Sant Antonio, la mulattiera termina il suo tratto più pericoloso per uomini e bestiame che la percorrevano. E li un tempo si fermavano a ringraziare il santo dell'aiuto avuto.
Più sotto una serie di rampe con unici vertici per il cambio di direzione consentivano di salire la stretta gola altrimenti impercorribile.
Ricamo di mura fatte di sassi che per triangoli quasi uguali ma di opposti vertici recuperavano quella salita altrimenti impossibile.
Quei muri oggi sono in alcuni punti crollati e quella caduta aiuterà altre cadute e crolli di muri sottostanti e sovrastanti.
Piccolo crollo di una piccola strada.
Sembrerebbe nulla ma perdere quei triangolari muri e quella ripida strada significa perdere una parte di noi che nel tempo si allontana. Perdere la sapienza del costruire e perdere la connessione fra luoghi ormai "inutili" economicamente come Valmorbia ed il monte Spil.
Scendendo pensavo sarebbe bello che questa fosse messa in campo magari dai volontari di quella valle ed i quel paese così come in tempi passati uomini e donne di quel impervio paese fecero per render un po' meno povera quell'aspra terra.
Questo intendo cosa pubblica e poco altro. Io ci sarò.

lunedì 10 agosto 2015

Pichea

c'è un ricordo che mi ha accompagnato sino dalla infanzia e come speso accade, non si sa bene il perché e se tutti gli avvenimenti sono nello stesso tempo o spazio. In questo caso il ricordo è legato ad un nome e quindi in fondo, è abbastanza facile conservarlo. 
E' una domenica pomeriggio, più o meno come oggi e direi anche alla stessa ora; mio padre entra in casa dopo una giornata in montagna con gli amici ma forse più esatto sarebbe dire con il Pilot che essendo proprietario di una vespa da poco testava con il Ricchetto nuovi percorsi ad avventure non proprio sopra Rovereto come invece accadeva sinché la motorizzazione di massa ha aperto mondi e mosso in contatto genti.
Mio padre dicevo, entra in casa la sua pelle è scura dal sole e il suo volto luminoso di felicità per la giornata trascorsa e forse anche per qualche bicchiere di vino gustato in qualche circolo operaio con il Pillot al rientro.
"Elsota! anch'oi som sta en den posto bel, ma bel ma propri bel: La Pichea!"
Nel dire questo ricordo una carezza sul sedere di mia madre forse per promettere quell'attenzione che proprio quel giorno si era persa fra monti ed amici.
Non starò a raccontare il consueto mugugno di mia madre che in seguito scopri essere comune a molte e che dovrebbe essere in qualche modo normato se i genovesi son riusciti a farlo per salvare qualche denaro.
La vita poi va. Il tempo passa e quel nome Pichea rimaneva li e mille accadimenti facevano si che quella cima non tanto distante poi, rimaneva un tratto di vita ma non di strada.
Questa mattina ero solo e con la moto senza Pilot così sono andato su sulla Pichea. Poi camminando, ho lasciato che Enrico mi accompagnasse e guardando quei monti ho ridato a Enrico i suoi occhi: bei, ma bei, propri bei!




martedì 21 luglio 2015

Arbanasi

Ad Arbanasi piccolo paesino nel cuore della Bulgaria, c'è una chiesetta nemmeno tanto grande, e composta da tre spazi come da migliore tradizione cristiana che richiama la chiesa del Sacro Sepolcro a Gerusalemme o per essere più vicino a noi santo Stefano a Bologna e che nella trinità trova il suo simbolismo. 
Ad Arbanasi la chiesa pare quasi un gran deposito dall'esterno, bassa con un lungo tetto che sale nemmeno ripidamente formando due semplici falde che tutto coprono il magico interno.
Qualche architetto o ingegnere di qualche decennio fa, l'ha cerchiata con cemento ed acciaio per impedire danni e direi che seppur impattante in fondo è molto coerente e pulito.
La chiesa si chiama Rozhdestvo Hristovo che dopo un po' scopri essere vuol significare Natività di Cristo ed in fondo bastava leggere con attenzione l'apparente complicato nome per capirlo senza tanti aiuti di google translate...infatti ci sta un "dest" e basta leggere H in cirillico ed il gioco è fatto.
Ad Arbanasi entri nelle tre volte interne ed il tuo respiro si ferma!
Affreschi, affreschi, affreschi che mille storie raccontano e che basta sedersi e guardare per leggere storie per lo più note alla tradizione cristiana.
Ma quel che è stupefacente è una parete nel secondo spazio voltato dove alla base di santi e dottori veri della chiesa sono posti quei dodici, guarda caso, personaggi che proprio santi non sono ma che il geniale pittore, abate o altro hanno voluto rappresentare. Sono i filosofi greci! Ci son tutti e forse nemmeno ricordo tutti i nomi ma da si va da Socrate e Platone e tutti hanno una pergamena in mena oltre alla necessaria aurea per via del luogo immagino.
Ad Arbanasi i filosofi son parte del mondo!
Ma la vecchia "cortina di ferro" ricordate? non è ormai qualche anno che venuta giu? Sempre più mi sto convincendo che problema e sapere da che parte è crollata e forse di qua non è crollata nemmeno.



venerdì 17 luglio 2015

Krivodol

Guardo questa ragazza  con il suo piccolo bambino che stanno seduti in fronte a me mentre il treno lentamente segue il fiume della ampia valle.
Lei sarebbe persino bella come è normale per la giovane età. Alta,viso importante che lisci capelli lo potrebbero contornare se non li avesse raccolti forse per il caldo e forse perché da qualche giorno non vedono l'acqua. Gli occhi rotondi come ciliege sono gli stessi del bambino che le sta accanto e che infinita tenerezza riceve con lente carezze e piccole parole che lievemente la giovane madre sussurra.
Lei sarebbe bella se i suoi denti avessero conosciuto a tempo debito un ortodonzista ma forse nemmeno la parola ha conosciuto.
Infinita tenerezza che scende alla stazione di Krivodol paesino perso chissà dove in questa dignitosa povertà che accompagna questa orgogliosa gente. 
Guardo le scarpe del bambino, della madre, della gente e vedo povertà. Scarpe fatte di nulla o ormai consunte dallo infinito uso che per il bimbo significa infiniti poveri bimbi con gli stessi occhi a ciliegia, lo stesso mento con la bella fossetta. 
Guardo la borsetta della giovane madre e sorrido pensando ai cazzoni, ricchi stilisti che con ogni probabilità ne esalterebbero il raffinato accostamento senza pensare che quella borsetta probabilmente dalla povera madre o nonna che ai tempi dei soviet spendevano la loro gioventù o maturità.
Mi chiedo quale sia l'algoritmo che accompagna le nostre vite e che sceglie per noi. Mi chiedo se abili matematici fossero mai capaci di trovar la soluzione all'equazione che proprio non pare risolvibile da una politica che solo bada a raccogliere aspirazioni di gente che in fondo già molto ha pensando che l'algoritmo mai possa cambiare.



martedì 14 luglio 2015

farmacia

Sono entrato in farmacia per acquistare dei cerotti per i miei piedi un po' piagati da questi ultimi giorni di cammino. Dopo dieci minuti sono riuscito  a farmi capire ma ciò che poi io non capivo da ricco occidentale, era l'insistenza della rotonda farmacista a chiedermi di "quanti" cerotti avevo bisogno. Qui i cerotti si vendono uno per uno e la rotonda farmacista li strappa da un lungo rotolo. Magia.

giovedì 4 giugno 2015

Janos

Quando conobbi Janos, ormai più di tre anni fa, stavo errando solitario, al mio solito, per i monti dell'Armenia.
Janos un po' trasandato nel vestire, capelli lunghi ormai quasi grigi, raccolti in una treccia insomma a primo vedere un alternativo era assieme a Boroka nobile e bella donna ungherese che ancor più esaltava il suo essere alternativo. Camminammo assieme per alcuni giorni e diventammo amici parlando più con la verità che con il calcolo. Janos si consolava dal suo Orban con il nostro Berlusconi. Ieri l'ho consolato dandogli speranza che se siamo riusciti a cambiare in Italia anche L'Ungheria c'è la farà.
In tre anni i due hanno messo su famiglia. La casa di lei in Budapest la casa di lui a Sur dove fra poco andrò, e due splendide bambine. Malna e Luisa.
Ieri Janos era contento perché lasciate le bimbe a Boroka, ce ne siamo andati a bere birra per i crashed pub di Budapest.
Alle volte la vita è così semplice! Basta viverla.






domenica 24 maggio 2015

casa

la giornata è  lieve, un leggero e fresco vento spira da da est, il sole velato da veloci nuvole ogni un poco di tempo riscalda risoluto l"aria e le spalle che ad esso si offrono.
Un paio di legni bruciano forte in un fuoco posto a terra per fare nuove braci per la griglia pronta più in la.
Alcune donne tagliano verdure e funghi sotto il portico chiacchierando di figli e case sotto la ferma regia della madre, nonna, matrona che dispensa consigli velati da ordini.
Qualche uomo ha iniziato per tempo ad affogare i dolori nella birra' altri più cheti per via di più decise femmine, si dan da fare ad ordinare la carne che fra non molto vedrà vicino il rosso carbone che qualcun altro alimenta con l'aria di vecchio cartone.
I bimbi giocano giù nel prato scavando buche e beatamente sporcandosi le mani e tutto con la terra resa umida e nera da tanta pioggia.
Alcuni adolescenti son chiusi in stanza lontana dal resto come sembrano loro almeno in questi anni. Fra poco qualche genitore li chiamerà invitandoli ad esser presenti e loro anche se a malavoglia risponderanno ubbidienti lasciando uscire ancora il bimbo che è in loro,
Il vecchio capo da cui tutto è derivato o almeno tale vuol sembrare, controlla con sguardo dolce e fermo che tutto sia come lui se lo aspettava pur pensando che fra non molto tutto cambierà o forse no.

domenica 10 maggio 2015

autonomia

Quando qualche mese fa, nel deserto Giordano ai confini con la Siria, ci fu la consegna dell'ospedale finanziato dal Governo Italiano e realizzato dalla Protezione Civile Trentina, un amico giordano prendendomi sotto braccio e presentandomi ad altri intervenuti, esordì con: "may I introduce Fabio from Trentino.....". 
Li per li la cosa oltre alla naturale soddisfazione, non mi parve particolarmente significativa ma poi, ripensandoci, mi accorsi che del Trentino fin poco prima, quelle persone nemmeno ne sapevano dell'esistenza. D'altra parte mi chiedo quanti trentini conoscono il deserto di Azraq o le affascinanti vallate li chiamate Wadi, della Giordania? 
Riandai quindi a Pec/Peja dove nel 2000 oltre un centinaio di volontari si turnarono per oltre sei mesi ricostruendo tetti bruciati dalla guerra. Nessuno o pochi sapevano del Kosovo, dei serbi, degli albanesi e di quei conflitti. Nessuno sapeva di quelle montagne che tanto ricordano le nostre. Ora a Pec/Peja molti conoscono il Trentino, la sua gente ed il loro impegno. Potrei continuare con la gente di Kodaikalar in Sri Lanka il cui significato in lingua cingalese è "bella terra" e che tanto si adatterebbe alla nostra terra; potrei continuare con la gente di Beit Jala in Palestina e ricordare così come quella che sembra proprio una nostra tipica parola "baita" proprio da quella terra prende origine come ben si vede nel nome di quella città. Potrei continuare con la gente di Balvano in Irpinia, di Valtopina in Umbra o di Rocchetta di Vara in Liguria per finire a Concordia sulla Succhia in Emilia.
Questa è la nostra autonomia: aprirci agli altri, conoscere gli altri, condividere con gli altri 
Del Trentino in Giordania credo proprio nessuno ne sapeva nulla come del resto credo che qui nessuno sappia nulla ad esempio di Azraq ma ho sempre avuto la coscienza che conoscere la storia, l'ambiente, gli uomini e le donne di un territorio sia parte essenziale di noi stessi e della nostra conoscenza.
Non possiamo lontanamente pensare che le nostre montagne, i nostri laghi la nostra gente sia conosciuta e rispettata se noi non facciamo altrettanto nei confronti degli altri territori e comunità.
Provate a chiedere oggi a Baticaloa in Sri Lanka, o a Peja in Kosovo o a Beit Jala in Palestina che cosa vuol dire Trentino: Provate a chiederlo a Balvano, a Valtopina, in Liguria, a Concordia sulla Secchia e credo la risposta sarà sempre la stessa pur nelle diverse lingue.
Ecco cosa vuol dire autonomia: aprirsi agli altri per conoscerle e così facendo conoscere se stessi, quello che siamo in grado di fare e far si che gli altri ci conoscano con i nostri pregi ed anche le nostre debolezze.
Penso spesso a quello che un amico straniero mi disse mentre lo accompagnavo su per la valle di terragnolo mostrando i terrazzi ormai abbandonati e cadenti: "certo che voi in passato avete faticato tanto, ma ora?" 
Faticare ormai fortunatamente non più su un muro di un terrazzo, ma sulla conoscenza per potersi aprire agli altri per gli altri ed in fondo per noi stessi.

sabato 18 aprile 2015

srotolarsi

che il cercare non sia per riempire vuoti di vite che bene non sanno dove andare o peggio per apparire quel che nel vero non riusciamo essere ma solo curiosità di conoscere e essere li dove la vita si srotola in mille emozioni.

Famous Blue Raincoat - Leonard Cohen



martedì 24 marzo 2015

Lenzima

guardo le luci lontane di Lenzima
vedo infinite luci ancor più lontane ed ancor così vicine 
delle case sparse su declivi che mai avrei pensato esistere
ma che questa mio errare mi ha regalato vedere
come amore cosi vicino come Lenzima
e così lontano come quei luoghi infiniti
che nel cuore e negli occhi son rimasti

mercoledì 18 marzo 2015

dirigenza

Mi comprenderete e scuserete se la metto sul personale ma........
Mentre disegnavo da mattina a sera, imparavo di cemento, acciaio e legno e della bellezza del fare assieme agli operai e tecnici altri miei colleghi si impegnavano nel loro avanzare di carriera, di denaro e potere seguendo più che i progetti ed i cantieri i politici che di volta in volta "governavano"
Poi arrivo tangentopoli e finalmente mi dissi, qualcosa cambierà! Ce sciocco fui!
Poi cambiai: quello che avevo imparato lo portai in giro per il mondo la dove chiamavano. Ero sempre secondo o terzo e davanti sembrava gestissero nuovi colleghi che come quelli vecchi però poco si occupavano di cemento, legno e operai e molto di immagine e naturalmente soldi. Poi anche loro furono spazzati via ma questa volta non mi illusi di niente e sperai solo di poter lavorare ancora sempre più con il legno e gli operai e sempre meno con la "dirigenza".
Poi arrivai a L'Aquila seguendo una idea ahimè non concordata con la "dirigenza". Sapete quanti controlli fui soggetto? Infiniti, sciocchi e pretestuosi ma andava bene così perchè la sensazione era che controllassero solo quello che sapevano di poter controllare!
Poi andai in Liguria e sempre trovai da combattere per poter usare legno, cemento e lavoro in modo rapido che poi vuol dire anche economico. Vai piano, che fretta c'è, ma perchè mai fai così, non si può le solite litanie della "dirigenza".
Poi andai nel deserto e in 90 giorni giorni costruii con ferro, cemento legno e splendidi operai arabi un ospedale che aiuta quella gente. Risparmiai 100.000,00 € sul budget previsto pari al 8% e sapete che per mia fortuna la dirigenza e la stampa dirigente mai si accorse della cosa.
Avrei voluto continuare a fare qualcosa la forza mentale è migliorata con gli anni, la fisica no ma si difende ed invece: sei arrivato ai 40 anni......a casa!
Intorno vedo la "dirigenza" che continua a star li anche oltre i 40 anni con ricchi contratti aggiuntivi a gestire non si sa bene cosa non sapendo nulla di cemento, ferro, legno e soprattutto di uomini e lavoro.
Cavoli un'ultima cosa! Ho rotto le palle a tal punto ai miei due figli che sono fuggiti una in Germania  a far ricerca e l'altro in giro per l'europa a far teatro. Faticano anche loro e non hanno rolex al polso per fortuna altrimenti  sarebbero "dirigenza" e non uomini.


giovedì 5 febbraio 2015

Zorba

Jack e Widad mi hanno mandato un messaggio con foto da Zorba laggiù a downtown in Amman.
In un attimo migliaia km sono diventati nulla.
Non è il ricordo di qualche piacevole serata trascorsa con gli amici laggiù, non è il tabule o non sono le croccanti chops o la birra che finalmente ci aiutava ad essere un po' più noi stessi che mancano. In fondo è facile essere di nuovo li.
La mente corre come sempre, vede luoghi e persone che il nostro essere mai vuole lasciare andare e sempre accarezza e continua a seguire. 
Il vivere in un altro mondo ci consegna un altro mondo. 
E' un po' e forse nemmeno un po', come un amore che mai lascerai andare e gelosamente continuerai a coltivare dentro di te anche se ormai lontano.
Non lasciare alcun che penso alla fine ci dia quella vita che sappiamo di dover lasciare. 
Questa sera sono tornato ad Amman da Zorba con Jack e Widad Akrouk​







martedì 13 gennaio 2015

manifestazione

Il ragazzo con la sua giovane moglie mi accompagna nella spoglia stanza. Chiavi, password del Wifi poche parole. Solite cose apparentemente, solito BandB, solita gente che arrotonda forse un misero salario. 
Poi scendo chiedo del metro per andare a piazza della Repubblica. 
La ragazza mi dice che suo marito mi accompagna e con mia sorpresa lui esce in strada con me vestito di un maglioncino alla mia impressione troppo leggero per l'aria limpida e fredda di una domenica invernale. 
Due passi e il ragazzo chiede: "ma davvero sei venuto per la manifestazione?" Si; e dentro di me penso per quale ragione mai non mi son fermato di più? È vero la manifestazione è stata la ragione. Il ragazzo mi dice: "grazie"! Cavoli che emozione trasferire anche solo a quella giovane famiglia un po di solidarietà. Ora posso anche tornare il viaggio ha avuto la sua giustificazione e anche se ora un metrò affollato mi sta portando in piazza della Repubblica passando fermate che paiono soste nella storia mi sento a casa.



normalità

Mi sono chiesto per tutta la giornata di ieri cosa mi ha colpito di più di questa manifestazione. Ho letto qualche articolo e mi è sembrato veritiero e ben scritto.
Questa mattina al riprendere le solite attività di tutti i giorni, il solito ufficio, la solita coda di traffico, le solita normalità ho mi pare, trovato la risposta: la normalità!
È infinitivamente più rivoluzionario essere normali, persino banali tutti i giorni coniugando aspirazioni e realtà seppur con difficoltà che vivere con aspirazioni così forti da essere capaci di spezzarne altre.
Si ieri eravamo tanti ma in fondo sembrava una giornata come quella di oggi: normale! È questo che rispiravo ieri di diverso rispetto a quello che sembrava.
La nostra forza è la normalità anzi anche la banalità perché accetta che tutti siano normali anzi banali.