domenica 24 novembre 2013

monte Nebo



L'altro giorno o poco importa quando, camminavo solitario lungo una stradina polverosa che correva alta su un infinito precipizio. La terra era secca di color oro e dava calore anche se l'aria era fresca. Molto rade macchie di verde fermavano l'occhio per esaltare ancor più quel infinito oro. Il monte si chiama Nebo ma in fondo credo che il nome poco importa per gli infiniti monti Nebo che troviamo in ogni parte del mondo e su cui ci arrampichiamo ogni giorno.
Non era tersa la giornata e dal Monte lo sguardo si fermava poco al di la di Gerico senza potersi spingere sino a Gerusalemme ed ancor oltre verso il mare come è nelle giornate limpide o almeno così dicono.
Mosè da lassù vide la terra promessa anzi il deuteronomio dice: "...e il Signore gli fece vedere tutto il paese..." Saggio libro in cui la capacità di vedere oltre l'infinito non è solo opera della umana capacità di guardare le cose ma attiene anche ad altra capacita che credo sia quella di veder oltre o dentro le cose.
Quando arrivai a Concordia qualche mese fa, in una pianura per me sconosciuta e forse troppo magicamente piatta scopri che anche qui c'era un monte Nebo. Non era l'argine possente del fiume, non erano gli edifici ormai pericolanti per un sussulto della terra era come giusto che sia, un uomo possente nel fisico ma quel che più vale nella mente. I credenti forse mi inviterebbero ad aggiungere nell'anima ma ancora non ho trovato monte che spinga lo sguardo così lontano, Non me ne vogliate ma quest'uomo riusci a farmi vedere come fossi sul monte Nebo al di la dell'orizzonte e così immaginai..... "Gerico città delle palme"....
Poi la storia sapete come è andata, le palme forse non sono così lussureggianti e certo non è il caso che lo siano, ma quel che mi pare vero nella vita è trovar sulla nostra strada dei monti Nebo su cui salire per poter vedere altre le nostre povertà, le nostre mancanze e per consentire a questa nostro vivere comune di avanzare seppur lentamente nella comprensione e nella conoscenza.

Grazie Franco.




venerdì 22 novembre 2013

l'eletricista

Ormai stava diventando freddo e quel mattino a Lavis eravamo tutti un po' intirizziti, assonati e forse quel che più conta eccitati dalla partenza per una meta sconosciuta con molte domande a cui solo i giorni successivi avrebbero dato risposta.
Lui mi viene incontro e mi chiede nel suo dialetto stretto che vale l'inglese; "set quel de l'ITEA? perchè mi som Marco" allungandomi senza curarsi di nulla una mano piena di macchie bianche che fortunatamente riconosco essere psoriasi.
Mi chiedo cosa sia questa Protezione Civile Trentina? Un po' di alpini ormai pensionati che stanno larghi nelle giacche con catarifrangenti, qualche Vigile del fuoco un po' più professionale nella divisa ma che solo nell'età più giovanile si discosta dagli alpini, qualche giovane ragazzotto mandato dalla solidarietà, i soliti tre quattro operai di Lavis, qualche funzionario, pochi altri e lui Marco che conosce tutti, parla con tutti, sorride con tutti e fa finta di saper tutto non tanto perchè ne sia convinto ma solo per dare sicurezza a molte domande che non hanno risposta.
Quel giorno partimmo e andò bene! Come sempre quando c'è Marco! Quel giorno partimmo e non c'era nemmeno un dirigente che ci accompagnava come sempre, ma Marco c'era come sempre. Si perché questa è la protezione civile trentina: Marco e poi Marco e poi Marco più quelli che aiutano Marco ad essere Marco.
Quattro mesi fa qualcuno mi telefonò al solito preoccupato perché "no se pol lasar en l'etricista a far su na ciesa?" Ridevo pensando a quanto strana è questa nostra ufficiale protezione civile che non si fida dei suoi uomini per via dei titoli, pensavo a che cavolo di macchina abbiamo messo insieme se poi per l'appunto l'è proprio en l'etricista che è capace di fare una chiesa, di fare una scuola a Paganica, di fare un tetto in kossovo, di svuotare un lago e mi fermo per salvar l'ufficiale protezione civile.
Marco è un uomo che vive, ama, fa le cose con passione e come deve essere, misura le cose con un metro tanto semplice quanto vero: la realtà! Di un elettricista naturalmente che però mai ha fili scoperti.
Poi lo mandano in pensione. La legge dicono! ma l'art. 1 della costituzione non dice altro? Ops si ma però e i legulei ripartono con ragioni che il cuore, la mente, la forza di Marco mai ascolteranno. ...l'è n'eletricista....cosa volete mai...


lunedì 11 novembre 2013

Assad


Lui è Assad: è siriano e non è famoso. Fa un lavoro umile e faticoso ma vecchio come l'uomo. Costruisce con la sua mente con le sue mani qualcosa che rimane ad altri per vivere, guarire, stare assieme.
E' asciutto nel fisico come altro non può essere chi mangia non molto e fatica forte sotto il sole. 
Guardatelo mentre felice cammina lungo una centina appena finita. Felicità di una cosa ben fatta null'altro.
Gli altri poveri operai egiziani che implorano ogni giorno di venire in Italia, lo seguono, lo aiutano senza che vi siano parole inutili. Lui da sicurezza a loro, li aiuta con l'esempio, li protegge mai chiede qualcosa per se stesso.
Dal primo giorno che l'ho visto lavorare silenzioso mi ha colpito e l'ho seguito. Ho guardato come faceva a mettere a livello infiniti pilasti. Ho controllato, ho fatto su con il pollice non uno era sbagliato e lui mi ha sorriso finalmente. Poi sono arrivate anche le parole, Poche ma di infinito valore. Ci sediamo su quel muro e forse cerchiamo di intuire uno il mondo dell'altro. Forse ci siamo capiti ed il mattino in cantiere ci salutiamo con la mano sul cuore e con uno sguardo. Quanto poco sensato è questo mondo che nasconde uomini come Assad in luoghi sperduti e lascia cialtroni a far finta di governare. 



venerdì 8 novembre 2013

diversità

La velata luce prende il posto lentamente alla notte. E' silenzio in questa casa estranea che piano piano sta diventando mia. Riconosco l'armadio nella penombra e so quanti cassetti ed ante ci sono. La mia mente vede anche il lenzuolo gioiosamente colorato che se ne va via vuoto dall'altra parte.
Finalmente la mia pancia si è chetata e penso al caffè caldo che mi riporterà per un attimo ai miei sapori di sempre, alle mie nostalgie, al mio cuore non cheto.
Non dirò nulla della tua rabbia, della tua delusione, del tuo sentirti disarmata, del tuo essere all'apparenza poca cosa in un mare di cialtroni.
Non dirò nulla perché quella è la condizione di chi con la mente, il cuore lavora. E' la condizione dei "diversi" che ancora fortunatamente tengono in piedi questo paese ove solo il conformarsi è stato eletto ad essenza di potere che poi altro non è nella maggior parte dei casi che finzione. Ci sei vissuta sino ad oggi con questo e ci vivrai devi solo "imparare" ad credere di più di essere come sei più forte, più intelligente e permettimelo più bella che capisco per una donna possa diventare una maledetta diversità in più da vincere.
Vedi quando ero un bambinetto ed iniziavo la scuola in un giallo ed austero edificio asburgico poco lontano da casa, una maestra, la mia prima maestra, mi allontanò dalla classe e mi mise in quella che allora veniva chiamata "differenziale". Beati i tempi della sincerità! Mia madre quasi ci morì sapendo di avere un figlio non normale. Ma da quel giorno nel male ed invecchiando molto più nel bene mi sono sentito differente. E' faticoso esserlo alle volte. I poveri di mente ti odiano non restando loro altra arma i normali ti temono perchè non ti possono prevedere, quelli che stanno "in alto" non ti credono perchè incapaci di controllarti. Io alle volte mi fermo per strada, guardo quello che accade e sorrido a me stesso ringraziando di essere "diverso". Poi continuo a camminare e so che è utile che lo faccia per me e per gli altri. Continua!

venerdì 1 novembre 2013

avvolgere

improvvisa e forte scende la pioggia sulla terra arsa
tutto subito avvolge e domina  e cambia
quel che pareva immobile in attimo muta
star li immerso a viver tutto questo
ricordando della vita la stessa cosa
e desiderando ancor altra pioggia
avvolgere per un attimo ancora questo vivere