venerdì 8 novembre 2013

diversità

La velata luce prende il posto lentamente alla notte. E' silenzio in questa casa estranea che piano piano sta diventando mia. Riconosco l'armadio nella penombra e so quanti cassetti ed ante ci sono. La mia mente vede anche il lenzuolo gioiosamente colorato che se ne va via vuoto dall'altra parte.
Finalmente la mia pancia si è chetata e penso al caffè caldo che mi riporterà per un attimo ai miei sapori di sempre, alle mie nostalgie, al mio cuore non cheto.
Non dirò nulla della tua rabbia, della tua delusione, del tuo sentirti disarmata, del tuo essere all'apparenza poca cosa in un mare di cialtroni.
Non dirò nulla perché quella è la condizione di chi con la mente, il cuore lavora. E' la condizione dei "diversi" che ancora fortunatamente tengono in piedi questo paese ove solo il conformarsi è stato eletto ad essenza di potere che poi altro non è nella maggior parte dei casi che finzione. Ci sei vissuta sino ad oggi con questo e ci vivrai devi solo "imparare" ad credere di più di essere come sei più forte, più intelligente e permettimelo più bella che capisco per una donna possa diventare una maledetta diversità in più da vincere.
Vedi quando ero un bambinetto ed iniziavo la scuola in un giallo ed austero edificio asburgico poco lontano da casa, una maestra, la mia prima maestra, mi allontanò dalla classe e mi mise in quella che allora veniva chiamata "differenziale". Beati i tempi della sincerità! Mia madre quasi ci morì sapendo di avere un figlio non normale. Ma da quel giorno nel male ed invecchiando molto più nel bene mi sono sentito differente. E' faticoso esserlo alle volte. I poveri di mente ti odiano non restando loro altra arma i normali ti temono perchè non ti possono prevedere, quelli che stanno "in alto" non ti credono perchè incapaci di controllarti. Io alle volte mi fermo per strada, guardo quello che accade e sorrido a me stesso ringraziando di essere "diverso". Poi continuo a camminare e so che è utile che lo faccia per me e per gli altri. Continua!