domenica 21 ottobre 2018

Scottini - Orti - Pra del Finonchio - Potrich - Scottini

Percorso di circa tre ore. Da segnalare il sentiero che sale dietro Scottini e che attraverso una fenditura prima ed una cengia poi supera una parete di roccia. Il sentiero è sicuramente antico e rischia di perdersi per l'assoluta scarsa manutenzione e scarsa percorrenza. Superata la cengia attenzione al percorso dato che non è di facile lettura e che si congiunge con la forestale all'altezza di un crocifisso di legno. 
Alla fine della forestale proseguire con attenzione sia per forte pendenza sia per scarsità di traccia sino a congiungersi con il sentiero che scende dal Pra del Finonchio. 
Analogo salto di roccia come quello degli Scottini si trova prima di Potrich. In questo caso il sentiero è ben visibile.

martedì 16 ottobre 2018

sovrastrutturale

Lo so l'architettura è opera sovrastrutturale e quindi incapace di per sè di modificare o cambiare le umane condizioni dell'essere e dell'avere od oggi direi del sapere. Qualche mio collega continua a pensare che non sia così e direi che va anche bene per confermare che il pensiero alle volte può essere opera strutturale al pari della forza, della paura o più prosaicamente della economia.
Oggi passeggiando per una scalcinata città ungherese dopo averne percorso nei giorni scorsi la splendida campagna che ti racconta la storia del rapporto tra uomo e natura, mi sono imbattuto in questo edificio. Sono stato lì ad ammirare la sua semplice eleganza, i suoi elementi compositivi che raccontavano più di un libro aperto. Perfino la recinzione dava il senso dell'invenzione. Ed ahimè la decadenza del tutto mi ha reso triste, sovrastrutturalmente triste. Mi sono chiesto dove sono gli uomini, le menti che hanno pensato questo e mi sono risposto: "lontani" mentre le "menti" attuali propagandano identità senza saperne nemmeno il più lontano dei significati.
Ecco questo edificio improvvisamente è diventato il simbolo di questa Ungheria, grande nel tempo che a forza di "difendersi" da estranei sta scivolando proprio là dove dice di voler foggire. Nella incomprensione, nella ignoranza, nella povertà tutte anime strutturali del potere fasciata che dall'alto sembra blandirti ma che al tuo livello ti fotte cancellando o non ricordando quale potere è la creatività della mente anche sovrastrutturale. 
Che torrone si avete ragione....



lunedì 15 ottobre 2018

pellegrini

Ieri sera arrivo in questo paesino. Sulle mie mappe ci sono alcuni ristoranti e pensioni così quando trovo la prima chiusa ed il proprietario mi dice che a 300 m. ne trovo un'altra mi avvio fiducioso verso il centro. Chiusa! Chiusa anche la seconda. 
Mi guardo attorno: il paese è piccolo, mi avvio e vedo un uomo con la sua birra davanti ed il sorriso un po' ebete degli ubriachi. 
C'è una macchina e due giovani ci stanno salendo; un'intuizione: do you speak English?
Yes of course! 
Magnífico! Chiedo ai due ragazzi se conoscono una pensione, una camera. 
Non è tempo mi dicono non siamo in estate. 
Comprendo ed incomincio a pensare ad un autobus che mi porti in una città più grande.
Poi una girandola di telefonate senza risultati. 
Ormai mi sto preoccupando o forse nemmeno quando un uomo che ci aveva seguito nei discorsi rimanendo in disparte, parla con i ragazzi. Soluzione! Sempre da dove meno te l'aspetti.
Ora sono in una specie di Colonia estiva piena di letti a castello, con una grande cucina, ed un prato con panche. Ho mangiato qualcosa e alle nove Morfeo mi tratteneva serenamente. 
Ho pagato poco nulla ed il ragazzo mi ha spiegato che è una struttura della chiesa per i pellegrini: appunto ho risposto quello che sono io.




domenica 14 ottobre 2018

panca


Esco dal bosco e laggiù contro sole, un luccichio: il lago Balaton! 
Poi giù per la collina. Ultimi metri prima della pausa. Il campanile della chiesa riformata mi dice che sono in "centro". Nella piazzetta in centro la stele che ricorda i morti della guerra a lato una vecchia cabina telefonica che resiste. 
La scuola con le finestre alte sta' lì vicino alla chiesa ma bambini saranno in una scuola più grande perché anche qui, ci sono pochi bimbi. 
C'è un pullman parcheggiato all'ombra dei grandi tigli. Google Maps mi informa che partirà fra mezz'ora per una città che proprio non so. 
Mi siedo su una panca che sta' qui dai tempi del comunisti tanto bene realizzata non come quelle moderne che in un paio di anni diventano un ammasso non si capisce di che. 
Tiro fuori il pane, il salame che più ungherese di così non può essere, un po' di formaggio e un peperone. Lo taglio a strisce e mi piace. 
Una birra: Janos così faceva ed anch'io ormai un po' magiaro lo sono diventato. 

venerdì 12 ottobre 2018

köszönöm

Ieri sera dopo solo pochi chilometri, ci siamo fermati nel mezzo della campagna ungherese.
Al solito non sono i luoghi o le cose che fanno la differenza, casomai la enfatizzano, ma le persone.
Così complice un vecchio amico di studi di Janos, la nostra sosta si è trasformata, almeno per me, in una sorprendente scoperta della piccole o grandi cose che costituiscono l'essenza di una cultura.
La casa semplice, le stoviglie di terracotta, le tazze per il te tutte diverse, un grande tavolo, sedie di ogni tipo. Poi lui e lei sorridenti, accoglienti come i loro quattro figli che mai ho sentito lamentarsi. La ragazzina adolescente che faceva finta di non comprendere l'inglese ma che ad una mia battuta al padre ha sorriso abbassando gli occhi.
Poi raccolti tutti attorno al tavolo la preghiera di ringraziamento e la cena. In mezzo al tavolo due cipolle crude tagliate finemente, quattro peperoni tagliati a piccole strisce, un po' di formaggio, salame e una specie di ricotta di capra che ho scoperto buonissima spalmata sui peperoni. 
Un piccolo piatto ognuno e una tazza piena di caldo te fatto con malva e sambuco addolcito dal miele delle api.
Non una posata se non il cucchiaino per il te. Cosi dopo un po', tutti parlano, sorridono, guardano, allungano una mano e prendono un pezzo di peperone o di cipolla.
Parliamo. Che debbo dirvi? Dolce e felice serata nulla poteva essere migliore.
köszönöm!




giovedì 11 ottobre 2018

kocka (cubo)

Janos Kadar fu di fatto per lunghi anni (1956/1988) capo dell'Ungheria. Stiamo parlando del tempo in cui l'Europa era divisa in due blocchi e qui dicevano essere comunisti mentre dalle nostre parti capitalisti con una "chiara" distinzione di obbiettivi, ideali e quel che più sembrava contare vite reali.
Ma la vita reale è sempre altro e non c'è ideologia, politica, movimento che può comprimere la libertà di pensiero anche se può controllare o propagandare "ideali" per i cittadini. 
Comunque non era di politica che volevo parlare ma dei cubi di Kadar (Kadar kocka) come li chiamano da questi parti. 
A partire dagli anni 60 nei paesi della campagna ungherese Kadar decise di "elevare" le condizioni di vita dei suoi concittadini ops cittadini perdonate, e concesse l'autorizzazione ed in parte il finanziamento cittadini, per la realizzazione di nuove case unifamiliari.
Il progetto fu studiato da decine di architetti che alla fine partorirono un cubetto 8*8 con tetto a quattro falde pendenti a 45°.
Quello per i cittadini ops compagni allora, divenne il sogno.
Ma? Ma! 
Ma l'uomo fortunatamente non è fatto con lo stampino e così quel cubetto che punteggia la campagna ungherese divenne in breve tempo un esercizio di creatività individuale innestata su un disegno proveniente ed imposto dalla centrale web ops scusate del partito comunista.
Cosa si può cambiare ad un progetto partorito dalle migliori menti del web ops scusate ancora, dell'architettura socialista?
Le decorazioni esterne fatte di semplice malta ma che come la vita, mille lavorazioni consente.
Camminate e ammirate come quella creatività ha trovato mille diverse risposte fatte di segni, incavi, lesene, rilievi e naturalmente colore.
Tutti elementi della architettura dei poveri che però ahimè stanno per essere spazzati via da tecnologici cappotti.
Si: comprendo è inevitabile ma quanto sarebbe bello conservare non tanto quelle lavorazioni ma almeno la infinita la libertà della mente che esprimono.







mercoledì 10 ottobre 2018

lamponi

Nel menu c'era scritto "zuppa ai lamponi" e così non ho resistito ed ho provato pensando che qualcosa di caldo potesse aiutare lo stomaco.
Quelli che vedete sono lamponi e pure freschi il liquido però non è per niente caldo trattandosi di latte, panna e miele. Sempre da imparare....anche una nuova soup....


segni

C'è una riflessione che vorrei condividere e se possibile, trarne suggerimenti ed altri pensieri.
Se l'intervento di "valorizzazione" incominciasse ad escludere tutta la segnaletica sentieristica di montagna credo non sarebbe male. Ormai in certi bivi o rifugi sembra essere ad incroci stradali di grandi città. La SAT ed il CAI pensano che la segnaletica sia importante ma se certo lo era, oggi con le nuove tecnologie sta perdendo importanza. Open Street Map o altre piattaforme open source ci consentono approfondimenti e conoscenze che qualche segno o cartello certo non possono dare.
Così penso sia ora di "fermare" questo proliferare di segni.
Un'altra ed ultima nota: ma quando mai vogliamo che montagne o altro siano "patrimonio dell'umanità"? Parola altisonante che prelude non alla protezione ma allo sfruttamento. 
Io darei di ritorno questo altisonante "blasone" per chiedere più conoscenza e rispetto.

bastoncini

Ieri sera all'avvicinarsi della città e per la stanchezza accumulata, non mi sono accorto di un gradino posto lungo il marciapiede. Sono volato in avanti e caduto rovinosamente a terra 
I guanti hanno salvato i palmi delle mani ma in ginocchio di è fracassato come quello di un ragazzino. Ora i pantaloni portano i segni della sanguinosa battaglia con la dura terra.
Nulla ho ripreso a camminare. 
Quello di cui mi sono accorto dopo un po' è stata la "distruzione" dei miei bastoncini che forse hanno attutito anche la caduta.
Nulla ma poi hi incominciato a ripercorrere le strade che quei bastoncini mi hanno aiutato a camminare. Tante, in tanti luoghi, con tanti climi. Oggi buttandole nella spazzatura ho ripensato ad infinite cose ed a come ognuna di loro abbia un termine che alle volte non riusciamo a vedere. Sto diventando troppo romantico lo so, ma quei bastoncini erano parte del mio vagare e con essi finisce quella parte in fronte alla abbazia cistercense di Zirc ( si legge Zirz)


lunedì 8 ottobre 2018

sentiero blu

Questa mattina mi sono svegliato a Sur. Ormai credo sia la quinta o sesta volta che arrivo in questo sperduto paesino nella campagna magiara. L'umidità si fa sentire e vivere nelle case di campagna ancora di più. Un caffè, un pezzo di strudel comperato ieri alla festa dell'uva di Mor, una mela del giardino ed eccomi pronto per partire con Janos. Ci attende il "sentiero blu" sorta di percorso che attraversa tutta l'Ungheria. Ci avevo già camminato in solitaria negli scorsi anni ed ora proviamo a farlo assieme. Ieri abbiamo salutato Boroka e le splendide loro bambine e siamo partiti da Budapest. 
Un sole pallido ci accompagna e guardo il cielo velato sperando che si apra sempre più. Mi chiedo come sarà per un solitario come me "convivere" nei prossimi giorni con Janos. Siamo così diversi. Lui si definisce uomo dell'est. Ha una bussola, io il GPS. Ha un coltello lungo un palmo io un multi lama svizzero; ha un binocolo io una telecamera; ha degli stivali di gomma io scarponi in pelle: capelli lunghi raccolti a treccia io praticamente niente; Lui ha Orban io Salvini e qui nessuna differenza ahimè!

domenica 7 ottobre 2018

Calvino

Questa mattina sono entrato in un bar di Budapest per un caldo cappuccio. Tutto normale come deve essere. La cosa che mi ha sorpreso era un giovanotto che stava armeggiando con il portamonete di fronte alla cassa. Il cameriere vedendomi e comprendendo la mia estraneità, mi ha salutato in un buon inglese a cui ho risposto cortesemente ordinando un cappuccino.
Mentre mi stavo accomodando il giovanotto di cui sopra, ha in perfetto italiano, blaterato circa il costo della consumazione a cui il cameriere ha opposto forse per fortunata incomprensione, un magiaro silenzio. 
Questa mattina mi sono vergognato di condividere passaporto, non altro spero, con uomini che pensano sia un loro "diritto" ogni cosa. Anche ieri sul pullman che mi portava dall'aeroporto al centro una scena analoga con giovani con cui condivido il passaporto, che schiamazzavano e raccontando boiate ai più incomprensibili fietunatamente per via della lingua. 
Mi è venuta voglia di fare un pararelo fra Orban e Salvini che stanno mandando a remengo l'Europa ma in fondo mi rendo conto che altro non sono che l'espressione di questi "cittadini" con cui condivido il passaporto che pensano di avere diritti e nessun dovere e soprattutto sono convinti che la "festa" non abbia mai fine mentre invece il baratro insegnerà loro che solo i più intelligenti, i più formati, i più accoglienti vinceranno anche a prezzo di tante perdite. 
Ed allora avanti su questa china mi sto convincendo che possa essere una via di uscita e di ripartenza a patto di non "sopportare" più i coglioncelli che ci stanno portando proprio lì dove saranno sconfitti.