sabato 24 dicembre 2011

immune

gioie di virili conquiste
dolori di femminili tradimenti
alternarsi del tempo
che sempre ci conduce
al sorridere a la pianto
di una vita che alcuni
ancora si ostinano
pensar immune della vita

mercoledì 21 dicembre 2011

sasso


ci vorrebbe un sasso
c'è uno stagno pieno
sasso per ranocchie
pantano che si muove

sabato 17 dicembre 2011

effervescente


passi perduti lungo strade mai finite
flebile luce che rischiara la sera
freddo vento che riempie effervescente il cuore 
teneri pensieri delle vite vissute
che in poche parole vorresti fermare
e ancora vivere senza fine 
perché solo stanno in te e nella altrui memoria


malvasia

dolce come una mattinata fra piumini a parlare
gialla come come il sole di un caldo tramonto estivo
forte come un emozione di un bimbo che gioca
lenta come l'agonia di amore spezzato
profumata come amore che inonda le labbra
di fuggevoli speranze inebria la mente 
mani forti potano lasciando una sola gemma
da cui ricresce lenta la vita dopo l'inverno

lunedì 12 dicembre 2011

Never argue with idiots, they drag you down to their level and then beat you with experience

sabato 10 dicembre 2011

ritorno

strade con mura di case attorno
porte con vetri che illuminano la sera
finestre in alto che guardano giù
umido che entra nell'anima
gocciolare di nebbia e di ricordi
cose uguali che rincorrono
cambiamenti mai avuti in quei 
paesaggi immobili come quadri
lenzuola bianche di un piccolo letto
un tempo gioioso di fitte parole
ritornare a rivedere doppie anime 
in antichi quadri esposte 
guardare l'uno e poi l'altro volto
questa o quella altra anima
e continuare in silenzio a sfiorare
con calde mani la fredda pietra
per fermare quel sangue
che copioso esce in quel ritorno
vano e infinito


martedì 6 dicembre 2011

sorriso

Eugenio stava li di fronte a lei con una rosa rossa acquistata qualche ora prima nella speranza di scorgere un sorriso, Lei era la; lontana quasi incurante e sorrideva a un uomo. Un occhio di lei si posò su Eugenio e subito  ritornò su quell'uomo con animata discussione che sembrava rapirla per chissà quale fantasia. Sarebbe bastato un cenno, un sorriso, un chinare il capo ed Eugenio si sarebbe mosso lentamente. Nulla. Rimaneva li impietrito aspettando come un ragazzetto un po' ridicolo, La strada era ormai fredda ed Eugenio aspettava ancora quello che mai sarebbe accaduto. Un sorriso; un gesto; uno slancio che infinite paure avevano legato e che quella rosa lontana non riusciva a sciogliere. 

domenica 4 dicembre 2011

domenica

luce grigia diffusa senza ombre
silenzio di strade innaspettatamente vuote
aria umida che profuma di vita nascosta 
lenti passi che come il cuore ritrovano pace
solitudine lieve per una nuova alba
che con mille altre ti fa sentir la vita
e i ricordi possono solo accompagnare

venerdì 2 dicembre 2011

curve

curva che forte sale per scendere nell'infinito
occhi chiusi che rincorrono sogni mai veri
lisci capelli che scendono a scioglier nodi
lento respiro che nella pace conduce
profumo quasi assente che inebria l'aria
li seduto nel buio della stanza seguo lievi fili
di infinite storie che giorno per giorno muoiono

lunedì 28 novembre 2011

addormentarmi

vorrei il volo di aquilone
il suono ripetuto di un onda
un erba fresca su cui riposare
una roccia erta da superare
annusare profumi di nuovi mondi
perdermi in foreste incantate
vorrei lentamente sussurrare
lievi parole ad anime attente
ma in fondo vorrei una carezza
in cui addormentarmi lentamente


sabato 19 novembre 2011

roccia

sabbia che un lieve onda veloce sommerge
sabbia che il caldo sole sbriciola lentamente
sabbia che fugge, sabbia sottile che nulla tiene
sabbia facile da scavar per poi crollar ancora
vite che come sabbia sembrano consumarsi
e di nuovo ancora una volta provano a pensarsi
come roccia


venerdì 18 novembre 2011

filo

salire e poi scendere dal monte
andar nel deserto e ritornare
sentire il profumo di una città
sedersi in una ombrosa riva di un fiume
ascoltare foglie secche sotto i piedi
abbracciare un grande liscio faggio
accarezzare una aspra roccia
quasi per sedarla al tuo volerla salire
sorridere a confidenze gioiose
poi improvvisa sentir forte
la voglia di un filo che insieme
tiene questa vita e queste felicità
che da sole non bastano a nulla
e che ormai niente più se la memoria
riuscirà a legare

sabato 12 novembre 2011

strade

come segni che percorrono una vita cosi le strade stanno
alle volte lievi, quasi impercettibili, nascoste a non attenta vista
oppure li a segnare evidenti dolori che sconvolgono quieti paesaggi
se ne conosce l'inizio non se ne sa la fine eppure si va cercandole
sinuosamente il pendio aspro affrontano diventando sentiero
poi come un fiume che trova mille vie si adagiano sul piano
anime e storie uniscono cambiandone forse nemmeno tanto
e forme, e lingue, e gioie, e dolori per riportarti sempre in te
strade che par di poter cambiare girando al prossimo bivio
strade che il solo percorrere trova profumo di vita
scoperta di appassionata ricerca di fondo in cui posar
l'anima per breve tratto di questa strada che aspra ora scende



martedì 8 novembre 2011

frammenti

strade vuote di città deserte
stanze vuote di case abbandonate
vite vuote di uomini lasciati
lievi fili di ricordi mai dimenticati
che di improvviso tornano vivi
come a chiamare nuovo dolore
mentre l'oblio stava forse prendendo il mare
occhi antichi vedono infinita bellezza
nelle strade e nelle stanze vuote
e cercano nella solitudine altro infinito

martedì 1 novembre 2011

vertigine

lenti passi cercando di non vedere
cercando di non vedere il vuoto
che ti accompagna e sempre ti chiama
cuore in tumulto di paura e di estasi
passi incerti che provano a saldarsi
come la la speranza a questa vita
mentre l'assoluta vertigine ti chiama
a seguire quella profonda valle
che al fine la pace ti porterà

mercoledì 26 ottobre 2011

bocconi

piccoli quadrati ordinati in serie
grandi vetri ordinati all'ingiu
soldati impettiti allineati in schemi
contenitori silenti di bocconi
dolce amaro il cuore segue perso
trovar in un sorriso la vita
infinita assenza di infinita presenza

martedì 25 ottobre 2011

quieta luce

passi ripetuti quasi all'infinito
sentieri sempre diversi eppure uguali
vette e valichi raggiunti e poi lasciati
per ritornar a ripetere gli stesi passi
giorni ripetuti quasi all'infinito
progetti e piccole ambizioni sempre uguali
obbiettivi ed effimere vittorie raggiunte
solo desiderio di trovare quieta luce
come di chi su un prato seduto guarda
il sole tramontare fra gli alberi

lunedì 17 ottobre 2011

albero

come maestoso albero
posato sul declivio
dall'ultima neve vinto
sta il mio cuore
radici strappate fuori
ed ora nude come rami
cercano nel cielo
la perduta terra
e flebile linfa ancora
lenta sale a render
infinita quest'agonia

venerdì 14 ottobre 2011

a Franca

24 luglio 2010 sulla strada fra Aulla e Castelnuovo in Garfagnana fermo a guardar rocce bianche di monti verdi e a provare ad invecchiare un po.
Sto tornando da Milano: dal cimitero di Lambrate. Conoscevo le alte case di Lambrate, la stazione, i ristoranti, la mensa, ora anche il cimitero. La bara di Franca era lì, come i ricordi di lei, di quei tempi in cui tutto mi pareva nuovo e diverso dalla mia piccola Rovereto. Mi sembrava diverso quello strano piccolo ascensore fatto di ferro come non pensavo possibile, quella casa milanese elegante pur nel suo essere vecchia e quella donna volitiva che lavorava sembrava quasi più del suo marito mettendo in crisi miei solidi modelli che poi se ne andarono. Ricordo quel tavolo grande e forse la sua impazienza che finissimo, che ce ne andassimo, per poter stare un po’ in pace con Giancarlo o forse solo con se stessa. Ricordo l’amore per quel figliolo allora quasi tardivo! Ora è normalità. Ricordo Franca a casa con Adriana ed i bambini a tirarli su mentre io e Giancarlo provavamo ad esser uomini su alpi impervie. Ricordo cinque anni fa. Una cena felice tutti assieme a festeggiare i trent’anni di laurea e le cose che erano cambiatie e quelle che anche erano rimaste. Ed ancora Franca che sempre meno chiusa e manager di se stessa diventava dolce di fronte all’amore nostro. Giancarlo mi ha detto che ora era la donna più felice perché era diventata nonna. Lo credo!… penso sia vero. Guardando tanti anni trascorsi insieme pur lontani invidiando la dolcezza di una donna amata, diventata sempre più deliziosa per chi le sta attorno. Ciao Franca.

domenica 9 ottobre 2011

non c'è

non c'è giorno
non c'è notte
non c'è memoria
non c'è speranza

martedì 4 ottobre 2011

auguri

auguri di forma si potrebbe credere e alle volte lo sono
auguri di felicità e senza coniugare poco senso ha
auguri di un sol giorno senza continuità chissà
auguri del tempo che va come mai il dolore fa
auguri di poco o infinito senso
auguri stringendo piccole speranze o possenti certezze
auguri lasciati li dove nessuno li vuole

mercoledì 28 settembre 2011

sogno

vorrei al fine un dolce viso in cui perdermi
vorrei limpidi occhi in cui specchiare la mia anima
vorrei un esile corpo da proteggere con le mie braccia
vorrei al fine ritrovare la mia passione e la mia debolezza
vorrei una grande mente con cui correre per inesplorate vie
vorrei sedere lungo questa strada e aspettare assieme la lenta carrozza ridendo di essa
vorrei al fine anche nulla ma che il sogno riempi gli occhi di lacrime felici

domenica 25 settembre 2011

anitra

guardo lontano sulla calma superficie
una piccola onda che lenta avanza
come anatre migranti una forma disegna
guardo lontano emozioni appena trascorse
e mai lasciate nel riflesso dell'onda
che all'imbrunire mi accompagna
guardo lontano e lieve tremore mi coglie
in questa placida sera che mai vuol finire
e che come anitra nel fondo del lago
cerca di trovare nuova linfa per la vita

venerdì 23 settembre 2011

pietre

Stesse pietre, stesse strade
percorse da mille pensieri
stessi sguardi, stessi sogni
infilati in mille angoli
lentamente accompagnano
cio che par mutare col tempo
ma che come pietra rimane

sabato 17 settembre 2011

forte è l'amore come la morte

è una di quelle notti che ti accompagnano dolcemente verso un po' di pace ed i pensieri corrono veloci guardando, scrutando, cercando di ricordare e capire. Vorresti quasi ordinare frammenti per costruire forti mura con cui resistere.
Resistere: resistere a cosa? a chi?
Lui era in forma: il suo corpo asciutto nonostante l'età non bastava a fugare lo sguardo triste che forse da sempre lo accompagnava per chissà quale ragione. Ora aveva un motivo per quello sguardo. Tutti lo sapevano ma proprio ora quello sguardo triste e timido si era riempito di una nuova luce che ti fermava. 
Parole mai dette, emozioni mai svelate prendevano finalmente forza in se stesse ed ascoltare, condividere ridiventava o forse diventava per la prima volta centro della propria vita: "cantico dei cantici l'ultimo paragrafo" mi dice:

mettimi come sigillo nel tuo cuore,
come sigillo sopra il tuo bracio
perchè forte è l'amore come la morte
tenace, come l'inferno, la gelosia:
vampe di fuoco sono le sue vampe
le sue fiamme, fiamme divine.
Le grandi acque non saprebbero
spegnere l'amore,
nè i fiumi sommergerlo.
Chi, dando ogni sua sostanza,
lo volesse acquistare,
sarebbe disprezzato.



venerdì 16 settembre 2011

incontro

era li seduto quasi in disparte che aspettava chissa chi
io preso dalle solite cose di poco valore quasi non mi accorgo
poi mi fermo: vedo quegli occhi dolci e po' tristi
"sei tu?" abbassa gli occhi per dire si
il cuore va dove sa: ricordi, gioie, assenze
una mia mano accarezza i folti capelli
la mia voce dice "che bello  rivederti"
poche cose di una vita persa ma mai dimenticata
ci capiamo come al solito
lui sa: io so ci guardiamo negli occhi e ci basta
vorrei di più.vorrebbe di più ma per quell'attimo
antiche intimità escono ancore intatte
"mi chiamano..devo andare.." fuori da quel imbarazzo felice
pechè non mi hai chiamato?... io ti ho chiamato...
flebile voce che stringe il cuore nella confusione
lo guardo ed il mio cuore lo accompagna mentre
fugge via con la mano alzata
come del resto la mia per dirci che il cuore è ancora li
e li resterà...per sempre,,,ciao a presto

mercoledì 14 settembre 2011

grigio

grigia notte di bianca luce solcata
grigie vite di speranze riempite
grigio andar per strade silenti
bianco raggio di luna rompere
con tratto netto l'indistinto grigio

domenica 11 settembre 2011

compagna

mille persone attorno
mille sorrisi e strette di mano
mille complimenti e doni
piccole cose al fine
che devon bastare a una vita
per sorridere alla compagna
che fra poco ti porterà con se

sabato 10 settembre 2011

nectar

.......
to comprehend a nectar
requires sorest need
.......
Poesie - Dickinson

lunedì 5 settembre 2011

angoli

angoli di mondo dove cielo e terra si abbracciano angoli fatti di poco dove pensieri si chiudono tristi alla ultima luce del giorno che accarezza tutto lieve e accompagna ombre infinite nella presta notte angoli di mondo angoli di cuore dove lasciarsi andare

martedì 30 agosto 2011

dentro e fuori

Monti che tolgono il fiato e ti fanno sentire un nulla nell'immensità di pendii verdi. Chiese che ti invitano a pregare e che ti proteggono quasi dall'immensità dell'ambiente in cui sono. Sono una sorta di contraddizione queste terre fra ciò che sta fuori e quello che sta dentro. L'ambiente è protagonista con la sua immensità, il suo essere desolato, il suo essere inaccessibile ma lo è al pari della costruzione dell'uomo che attraverso la fede sembra quasi bilanciare la forza della natura. La solidità degli edifici, la rigorosità degli elementi costruttivi, la continuità degli schemi compositivi sembrano come per incanto riuscire a bilanciare proprio la natura nella sua imprevedibilità. E' un proporre sempre una sorta di filo conduttore che da sicurezza al cammino dell'uomo in questo ambiente. Non è nel villaggio o nella città che si ritrovano questi tratti forse li l'uomo e la sua architettura un po' convulsa ed abbondante tolgono del tutto il rapporto con l'ambiente. E' nella campagna desolata, negli aspri monti, nella foresta solitaria che l'intervento dell'uomo per ritrovare Dio è capace di bilanciare la forza del del creato di Dio. Questa lezione sembra farsi strada mentre cammini solitario in quei luoghi. Perchè: perché nel decimo o undicesimo secolo hanno scelto quel luogo? Perché la forma semplice della croce greca è costantemente riproposta quasi a dare continuità al cammino sia fisico che spirituale. Perché la ricchezza di alcuni ornati percettibile solo da vicino danno luce diversa a forme che al contrario paiono sempre uguali. Infinite domande senza risposte che si aprono e ci inseguono o forse con una sola risposta fatta del nostro seguire quelle domande come in un viaggio dentro i nostri perché. 
Cortine murarie che a prima vista sembrano perfette con blocchi di pietra che si appoggiano gli uni agli altri senza alcun legante tanta perfezione richiamano alla vista. Ma poi anche qui scopri un dualismo tra il dentro ed il fuori e quello che sembrava un unico blocco in realtà scopri altro non essere che un perfetto paramento che proprio per la nostra incapacità di riuscire a controllare il dentro e contemporaneamente il fuori ci è precluso leggere. Così a parte qualche lieve cornice o forte architrave scopri che la muratura dentro è fatta quasi in modo disordinato con sassi d'ogni forma tenuti assieme da abbondante legante. Viene quasi naturale ancora una volta ritornare al dualismo fra fuori e dentro fra umanità varia quale quella della società umana racchiusa, protetta e direi salvata dalla perfezione di quel che sta fuori che proprio per l'assere sottile è possibile lavorare in modo così preciso e sul quale è possibile cesellare superbi racconti fatti di simboli ripetuti ma che sottendono sempre pur nella loro uguaglianza a storie diverse. Ceselli che parlano nel luogo vicino a noi e ci chiedono quasi di continuare ad incidere quelle pietre con lo stesso simbolo di altri per accomunarci con la storia e con l'umanità che qui è stata.
Fuori e dentro che ritrovi anche nelle forme volumetriche della chiesa. Dicotomia che stenti a capire con la mente sporca di razionalismo che vuole sempre coerenza fra forma esterna ed interna. Poi una piccola abbandonata chiesetta in mezzo a strette strade impolverate e sporche di escrementi degli animali che accompagnano l'uomo che ci vive, poi una piccola chiesetta dove è facile andare fuori e poi dentro, guardare un punto e poi uscire a scoprire il suo corrispettivo fuori e poi ritornare dentro e poi fuori e poi in un continuo ripetersi di viste e memorie e scoprire che uguale volume fuori diventa curvo o piano dentro per dare diversità di importanza all'interno non confondendo le braccia dalle gambe e soprattutto la testa che nella curva trova forza. 
Pavimenti quasi celesti paradisi coperti da pietre che nel tempo lentamente si innalzano o si affondano come fu delle vite che ancora ricoprono. Unico segno della umana presenza fatta di uomini o non di insieme. Unica presenza che continuamente nel tuo procedere ricorda il tuo destino riportandoti così alla fragilità che al contrario l'altro spazio ti invita a dimenticare. Strana metafora che non ritrovi nelle stesse forme d'oggi. 
Mille cose, mille segni e sempre sembrano quelli come la fede di questa terra che sembra proprio in queste pietre antiche affondare radici.
Esplorare dentro di noi ed esplorare quello in cui siamo immersi. Sembra quasi che il viaggio oggi sia point to point e non solo per l'aereo o il mezzo di trasporto ma anche per le cose da vedere, scoprire. Esplorare è percorrere una strada lentamente, con fatica, alle volte con paura e con la voglia di rinunciare. E' così che oltre ad esplorare il nostro intorno esploriamo il nostro dentro ed il nostro fuori.

domenica 28 agosto 2011

fiume

ombre lievi del tramonto
mescolano forme e colori
presto il buio tutto unirà
in basso sinuoso lento
avanza il fiume colmo
pare portar all'imbrunire
l'ultima luce con se lontano

giovedì 25 agosto 2011

small

happiness of small wealth
fears of small defeats

mercoledì 24 agosto 2011

gavit

Pietre sconnesse come le vite perdute che coprono.
Pietre che sostengono il fragile piede e per questo qualcuno posò.
Geometria del cielo che questo copre come a far ricordare che la vita solo dall'alto trova forza.
Luci di piccoli ceri che sempre accompagnano desideri e speranze di vite che in questi luoghi trovano forza per camminare.
Geometrie semplici che povera mente comprende ma sempre teme. 
Strade piene di sole che nel fondo di una gola fresca e buia ti portano.
Contrasto, contrasto bellezza che dolcemente ti uccide.



mercoledì 17 agosto 2011

ArArAt

Monti vertiginosi che chiudono il respiro
ripidi pendii che sembrano rissuchiarti
solitarie chiese che chiedono di pregare
compagni di viaggio che riempiono solitudine
infiniti silenzi e infinite parole per ritrovarsi
antichi e nuovi confini che lentamente si superano
salire per sentieri nuovi per finire questo diluvio

sabato 13 agosto 2011

terre lontane

terre lontane dietro l'angolo del cuore
forti orgogli di antiche battaglie vinte
aspri monti che ptoteggono e chiudono
vite finite che lentamente si aprono
sventolar di fazzoleti in treni ormai passati
seduti su un muretto un po di pane
un rosso pomodoro dell'orto accanto
un po di forte vino che salda parole
che non capisci ma comprendi.
ferma tutto ti prego altro non chiedo
lacrime lente riempiono occhi limpidi
amo questa vita che si spegne

lunedì 8 agosto 2011

cremona

dolce placida città
ove piano crebbe passione
e il fiume sommerse tutto
in una notte di pioggia
lento tocco le tue pietre
e lambisco i tuoi mattoni
rossi come terra arsa
dal solitario caldo sole


sabato 30 luglio 2011

aquile

lente in alto sfiorano rocce
che vertiginosamente scendono
e ti par di poterle seguire
staccandoti da quella radura
dovei il sentiero ti ha portato
e la tua natura ti lasciato

venerdì 22 luglio 2011

un giorno

un giorno così
così all'improvviso
fra le mani scivola
sabbia sottile
come pensieri
che scavan dentro
un giorno così
non vorrei più
o forse all'improvviso
come così può

lunedì 18 luglio 2011

paura

mi chiedo spesso dove oggi si annidi il razzismo. Sembra facile di primo acchito ritornare su luoghi comuni pure molto veri ma forse oltre a questo forse la nostra attenzione potrebbe spostarsi e considerare anche la diversità come razzismo. Si certo diversità supposta come quella che nasce da credo, pelli o altre simili cose che evidentemente ogni uomo dotato di occhi e analisi normale vede bene non esistere. Magari è più recente e forse meno "depositato" ma anche altre diversità in fondo non lo sono per nulla a meno di non credere che sessualità possa in verità definirsi fonte di diversità. Se non lo è la povertà che certo incide profondamente nei rapporti figuriamoci se lo può essere sessualità o altre piacevolezze.
No credo che per definire diversità sia necessario altro forse di più profondo e al tempo stesso di meno evidente. Ho provato per tempo a pensare cosa provochi razzismo, invidia, paura e le reazione che come queste sensazioni si sviluppano.
Credo sia la paura. Si la paura! La paura del confrontarsi con l'altro guardandolo negli occhi senza timore, la paura di dover ammettere che spesso non si hanno le stesse capacità, la stessa intelligenza, le stesse passioni dell'altro. E allora quella paura diviene altro. Quella paura trova in altre piccole paure la forza di sorreggersi e di provare ad essere fittiziamente più forte. Paura. Paura di perdere un immagine che dentro di noi è costruita forse più forte della verità.
Paura di sapere che prima o poi nella vita ci sarà un luogo, un tempo o qualcuno a cui render conto proprio di quella paura per cui non siamo stati capaci di essere migliori. Paura che abbiamo imparato magari a capire e vedere esser affrontata in un buon film ma che poi, giorno per giorno, non sappiamo controllare con un collega più bravo, con una amica più intelligente, con un senegalese più felice della nostra piccola paura.

Non centra nulla con quanto ho messo qui sino ad oggi ma questa sera mi andava di riflettere con uno o due che qualche volta leggono queste cose che una solitudine porta ad abbandonare in questo mondo non proprio virtuale.

venerdì 15 luglio 2011

quale dolce mela

quale dolce mela che su alto
ramo rosseggia, alta sul più
alto; la dimenticarono i coglitori;
no, non fu dimenticata: invano
tentarono raggiungerla...

Saffo

giovedì 14 luglio 2011

fortuna

stesse vite finite
stessa pietra consunta
su cui mille si son perse
rari passano lievi nell'infinito
altri passano come fiume d'oggi
cha al mare veloce arriva
senza perdersi in inutili golene
non sapere è fortuna

venerdì 8 luglio 2011

sabbia

scende lentamente
come sabbia dentro
libera la pietra
ad altre unita

sabato 2 luglio 2011

dentro

posata sulle ginocchia
con le gambe indietro
a bilanciare il corpo
proteso avanti per
sentire tutto il dolore
venir dentro di lei
mentre una lieve luce
illumina dolci fili
di capelli sparsi da
una chioma raccolta
come i tormentati pensieri

giovedì 30 giugno 2011

assai

"a chiunque è stato dato assai, assai sarà ridomandato"
David Foster Wallace

lunedì 27 giugno 2011

pantano

cuore gonfio da troppe lacrime
nemmeno il sole caldo d'estate
o la fatica intensa del salire
nel profondo riescono a seccare
come pantano sulla strada
di cui non vedi la sorgente
ma sempre rimane

giovedì 23 giugno 2011

passione

ritrarsi dal correre
abbandonare l'esserci
lasciar ad altri
ciò che nemmeno sfiorano
passione

lunedì 20 giugno 2011

albe

dolci estive albe
ove tiepide sensazioni
coprono passati pensieri
di lenti inverni

sabato 18 giugno 2011

San Luigi dei Francesi

fermo là davanti a san Luigi dei Francesi
guardo quella troppo ordinata facciata
solo lievemente scolpita tanto da non essere presente
è mattino presto nessuno quasi si muove
e il profumo di chiuso accompagna il buio della navata
la sulla destra appena una piccola luce
l'inquieto indicar proprio te e solo te
l'ispirarsi quasi pronto a seguir la voce
il dolce attendere l'ora della luce
fuori il sole forte dell'estate getta ombre
e luci che mai si mescolano
Brera, San Pietroburgo, Roma
solo un po' di frutta luminosa cerco

domenica 5 giugno 2011

vite morte

La terra spoglia di alberi accoglie il freddo vento del nord. Alta erba si muove tutta assieme come carezza su una pelle liscia come le colline di quella terra lontana.
Molti anni prima la vita affollava quegli ormai pochi muri di pietra che ora come uomini soli si accompagnano con altri uomini soli. Vecchie case che una pestilenza aveva svuotato lasciandole li ai pensieri, all'erba ed al vento sino a quel giorno quando una vita già morta le percorse di nuovo.

macerie

dolori: cumuli di macerie che un bimbo accucciato scava con la sua paletta di plastica

giovedì 26 maggio 2011

vecchi tavoli

pensieri di vecchi tavoli su cui sorrisi, desideri, speranze e delusioni sono passate ritrovando sempre nuova linfa di una vita che momento per momento pare infinita e che in un istante è finita.

sabato 21 maggio 2011

mattino

vociare del mattino
occhi di amorosa notte

orizzonte

Lunghi filari di alti pioppi
accompagnano il sole nel tramonto
nella fredda pianura
fatta di un solo orizzonte

sabato 14 maggio 2011

tralci

lunghi filari di viti
primaverili tralci
come giovani adolescenti
irti verso il cielo
silenzioso pensiero
al fruttuoso autunno
ove vendemmia li piegherà

venerdì 13 maggio 2011

stretto sentiero

stretto sentiero ove non c'è spazio per passare
vuota parete che ti guarda li in basso
troppo vicina per vederne solo la bellezza
solitudine che sempre amplia le difficoltà
guardare avanti lontano e non temere e sicuri passare

lunedì 25 aprile 2011

goccia dopo goccia

Eugenio stava li seduto su quella sgangherata sedia a dondolo ormai arrugginita. 
Aveva un calice di vino rosso in mano e lo sguardo perso nell'orlo del vino lungo il bicchiere.
La sedia a sdraio dondolava lentamente all'incontrario di come Eugenio dondolava il bicchiere seguendo sempre con gli occhi quel confine immaginario.
Fra poco avrebbe piovuto e l'umidità dell'autunno saliva dal prato che finiva in muro nascosto da una seppie quasi bruna. C'era un torrentello più in la che accompagnava il quadro con il suo scorrere quasi irruento e un sentiero portava ad un piccolo ponte arcuato di legno tinto di un improbabile rosso vermiglio che quasi si esaltava sul verde di quell'umida erba.
Eugenio guardava il bicchiere sempre mezzo colmo di quel vino che altre volte aveva ridendo bevuto ma che ora sembrava quasi nausearlo.
Pensava Eugenio. Pensava a quella sdraio a dondolo quando anni prima accoglieva gambe spingenti assieme a grida piene di sorrisi. Guardava le sue mani che tenevano il liscio bicchiere di vino. Eugenio si alzò dalla sedia a dondolo e percorrendo passi conosciuti attraverso il prato arrivò al ponte rosso.
Le mani sfiorarono la balaustra per aiutare lo stanco piede a fare il gradino di salita. 
A metà del ponticello, proprio la dove l'acqua correva più rumorosa si fermò e si accorse che il pavimento era di assi ormai ingrigite dal tempo e dal sole.
La balaustra rossa però era li vi appoggiò gli avambracci e si sporse lasciando che il vino goccia dopo goccia andasse a perdersi in quell'acqua tumultuosa così come i suoi pensieri.

domenica 24 aprile 2011

che peccato

che peccato
una primavera ritorna
che peccato
una solitudine si riempie
che peccato
una quiete di pervade
che peccato
una idea ti assale
che peccato
una cosa da fare ti attende
che peccato
una risposta trovare
che peccato
la verità non vedere

domenica 17 aprile 2011

quercia

C'è una quercia là dove il Leno improvviso fa una curva: sta li da un tempo antico a segnare la voglia di qualche uomo a curvare quell'acqua limpida che scende forte. Una notte di tanti anni fa vidi quell'acqua tracimare e quasi vincere su quella innaturale curva quasi a volersi distendere ed allargarsi nei campi ormai punteggiati di case allora nuove ed oggi solo un po' squallide.
Quella quercia perno del fiume, ha teso la sua chioma oltre il muro ed ora arriva a guardar il fiume. Sotto: l'acqua corre veloce e sembra portar con se quella solida e ferma quercia. I rami scendono quasi a terra e ti costringono a chinar il capo per entrare sotto la chioma che come utero materno avvolge tutto.
Sto li: guardo la quercia, sento l'acqua che corre e ancora non so se star o seguire.

sabato 16 aprile 2011

adagio

adagio ti adagi
vuoto sognare
adagio ti adagi
frenetico fare
adagio ti adagi
silenzioso pianto
adagio ti adagi
perduto amare
adagio ti adagi
lento morire
adagio ti adagi
improvviso canto

martedì 5 aprile 2011

pietre

domani sarò di nuovo a Roma; me ne starò a guardare pietre antiche e a pensare a quante mani le hanno sfiorate sfiorandomi così anch'esse. Guarderò quell'acqua cristallina come quella del Leno ma ordinatamente disordinata nel suo fluire. A Brunelleschi invidierò il sarcasmo lasciato nella pietra scolpita, a Bernini il rigore ordinato dell'invenzione. Camminerò su quei sassi quasi neri come una lavagna su cui disegnare o raccontare una storia. Mi mescolerò alla fermate dove eterni autobus come la città aiutano gente quasi spaurita ad avvicinarsi e a parlare. Starò li pensando a questo mio stare li a respirare un po' di primavera in questo autunno del mio cuore

su

alberi spogli che al cielo protendono
braccia ossute che alte si alzano
tronchi maestosi che dal freddo emergono
cuori caldi che l'inverno scaldano

amore vero

lotta per se stesso
vive ogni prova,
trova la forza,
è per sempre.
non pensa da solo.
non grida da solo,
non vive da solo

giovedì 31 marzo 2011

tritone

su per via Tritone
la grandine improvvisa
spazzò la strada
e inutili pensieri
come vecchie foglie
presto portate al mare

sabato 26 marzo 2011

seguire

seguono con lenti passi
con sorde parole
ricordano o parlano d'altro
il cuore a gustar il respiro
poche cose di una vita
seguono e forse nemmeno
un amore

domenica 20 marzo 2011

notte bianca

carezza lieve su spalle stanche
notte bianca di luce e pensieri
carezza leve su schiena curva
notte bianca di dolori e sconfitte
carezza lieve nel silenzioso amore
notte bianca sentir finire

giovedì 17 marzo 2011

povertà


La barba ispida e corta come di chi poco si cura, un vestito nero sgualcito e macchiato qui e la, una camicia fortunatamente scura, un angolo di strada con la pioggia lieve che scende e fa ancor più povertà di quella custodia appoggiata a terra con poche lucide monete sparse sul velluto rosso.

Povertà. Li su quell'angolo di muro un suono cancella tutto e porta immagini lontane nel tempo ma non nei ricordi. Musica che sembra vincere ogni altro sentire e vedere attorno. Musica che accarezza il cuore e che vorresti sentire ancora, ancora, ancora seguendo ricordi, immagini e fantasie che accompagnano in questo mattino del tramonto.

Due vigili: inutili e sciocchi come la legge o il civile regolamento che tutto sembra ordinatamente ordinare ma che a quell'uomo come a mille altri non sa guardare. Documenti, parole gentili nella forma ma di violenza inaudita accompagnano il chiuder quello scrigno di velluto rosso.

Voglio quella musica, voglio quell'uomo, voglio le gioie ed i dolori che l'hanno portato li su quell'angolo di strada dove ancora piove e la macchina di un povero Comune trentino tiene accesi i lampeggianti per vincere una musica a cui quei poveri vigili e tutto quello che sta dietro non son abituati ad ascoltare. Tolleranza per carità per quel uomo per gli errori e le sconfitte di noi tutti.

sabato 12 marzo 2011

temuta amica

coglimi nel sonno
temuta amica
portami al fine
nell'oblio

tempo

lento aspetta il tempo
non può lasciar
non può fermar
lento aspetta il tempo
non può che soffrir
non può che morir
lento aspetta il tempo

venerdì 11 marzo 2011

piciu, piciu, piciu

canto d'uccelli accompagna
piciu, piciu, piciu
inutili sogni del risveglio
piciu, piciu, piciu
lente carezze alla tormentata anima
piciu, piciu, piciu
mani distese su sinuose forme
piciu, piciu, piciu
vita che guarda un nuovo giorno
piciu, piciu, piciu
cuore perso nella notte passata
piciu, piciu, piciu

domenica 6 marzo 2011

radici

intreccio di radici
stesso suolo fonda
ugual terra alimenta
intreccio di radici




sabato 26 febbraio 2011

libano

arsa terra di piccole forti ombre
arso cuore di piccoli forti dolori
sabbia sottile che soffoca grida
vento caldo che via porta le parole
speranza lasciata marcire
per ritrovar amore


venerdì 25 febbraio 2011

la nostra vita di ogni giorno.


questa è la nostra vita di ogni giorno.
Uno che se ne va
l'altro che ascolta
i passi allontanarsi ad una svolta,
senza potergli dire,
fermati,
torna.


Delfino Cinelli

martedì 22 febbraio 2011

sedia rossa

Lo spazio aperto circondato da antiche mura sembrava racchiudersi mentre la sera lentamente lo avvolgeva di buio. I ciottoli segnati da file di larghe pietre sopportavono quelle leggere sedie fatte di stoffa rossa. La sera era quieta ed anche il sussurrare delle gente sembrava accorgersene. Eugenio era arrivato come suo solito per tempo. Aveva preso il biglietto ed ora aspettava seduto che tutto si fermasse e che la musica incominciasse.
La vita corre alle volte, come fosse in attesa di quel suono. Prima sul pianoforte qualcuno batte insistentemente un “la”. Il violino subito cerca di ripetere sulla seconda corda quel suono stringendo o sciogliendo la chiave. La seconda corda con l’aiuto di lunghe dita passa alla prima quel suono, poi alla terza poi alla quarta. Poi tutto è pronto e quei primi suoni son subito fermati e dimenticati.
La musica nuova e una nuova luce inondano quel vecchio cortile. Eugenio è felice. Ascolta incantato, guarda la sedia rossa accanto alla sua.