giovedì 17 marzo 2011

povertà


La barba ispida e corta come di chi poco si cura, un vestito nero sgualcito e macchiato qui e la, una camicia fortunatamente scura, un angolo di strada con la pioggia lieve che scende e fa ancor più povertà di quella custodia appoggiata a terra con poche lucide monete sparse sul velluto rosso.

Povertà. Li su quell'angolo di muro un suono cancella tutto e porta immagini lontane nel tempo ma non nei ricordi. Musica che sembra vincere ogni altro sentire e vedere attorno. Musica che accarezza il cuore e che vorresti sentire ancora, ancora, ancora seguendo ricordi, immagini e fantasie che accompagnano in questo mattino del tramonto.

Due vigili: inutili e sciocchi come la legge o il civile regolamento che tutto sembra ordinatamente ordinare ma che a quell'uomo come a mille altri non sa guardare. Documenti, parole gentili nella forma ma di violenza inaudita accompagnano il chiuder quello scrigno di velluto rosso.

Voglio quella musica, voglio quell'uomo, voglio le gioie ed i dolori che l'hanno portato li su quell'angolo di strada dove ancora piove e la macchina di un povero Comune trentino tiene accesi i lampeggianti per vincere una musica a cui quei poveri vigili e tutto quello che sta dietro non son abituati ad ascoltare. Tolleranza per carità per quel uomo per gli errori e le sconfitte di noi tutti.