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giovedì 13 luglio 2023

ex Bimac

Leggo che l'area ex Bimac dopo 14 anni sta per essere consegnata alla città ed alle funzioni allora ivi previste: ambulatori, associazioni, residenza e naturalmente i servizi connessi. Sembra che una lunga vicenda finalmente si stia concludendo sul come non credo ci sia nulla da aggiungere.
Una sola nota preme ricordare per i più anziani o raccontare ai più giovani e riguarda la destinazione di quell'area. Nel Piano Regolatore del 1971 era previsto che se le attività industriali presenti, Bimac, si fossero spostate nella più consona zona industriale l'area sarebbe destinata a verde. Un verde non piccolo che poteva consentire una più facile accessibilità alla riva del Leno e quantomeno un area libera alle spalle del quartiere di San Tommaso.Non se ne fece nulla dato che lo spostamento non fu privo di oneri, e quindi si optò per l'uso edilizio dell'area sebbene attenuato da una destinazione diciamo semipubblica ITEA e Azienda Sanitaria.
Poi le cose si allungarono a dismisura senza alcun intervento risolutivo al fine di completare l'opera e questo a testimonianza della "impellenti" necessità che l'avevano giustificata!
Oggi immagino cosa sarebbe quell'area per la città ma d'altra parte gli urbanisti e gli amministratori del tempo oltre a questa "inezia" sostenevano anche il più che sufficiente dimensionamento delle strade di attraversamento sud nord di Rovereto senza alcuna previsione di potenziamento.
Si veda la mappa di Rovereto nel 1971 si confronti con quella del 1782 e si immagini le differenze. A proposito di strade si osservi il Piano del 1902 ove si vede via Dante e qualche altra strada non attuata il perché mi pare ovvio.

Mappa 1782





Mappa 1902

Mappa 1971






giovedì 2 marzo 2023

Veszprem

Vabbè continuo a fare l'architetto del cavolo. Perdonate ma oggi sono capitato in una città che come raramente accade, è riuscita a entusiasmare il mio animo od almeno la mia visione dello spazio.
Come ho scritto ieri: l'oggi non ci riesce proprio per la sola centralità del denaro nel fare. Costruire ormai è standard quasi inamovibile e che lascia a qualche "invenzione" apparentemente nuova il ruolo di "marketing" dell'oggetto e dell'esistenza dei committenti e del collega di turno .
Oggi sono arrivato in autobus nella stazione dei bus di Veszprem ed ogni volta, sempre, vado con l'immagine a quella abbattuta a Rovereto derivata da un monacale chiostro, per far posto ad un condominio pieno di negozi e di un supermercato. (Se poi il PD vuole fare analisi sulle disfatte parta da queste "piccole" cose).
Dalla stazione un percorso pedonale attraversa una serie di case a blocco rigorosamente costituenti corti quadre, per arrivare ad un altro ampio percorso solamente pedonale dove si affacciano una serie di negozi e supermercati pieni di gente che va di qua e di là. Centro cittadino! Razionalista nello stile fino al midollo ma socialista nella realizzazione come è per le cose in cui il denaro non costituisce l'unico valore. (Richiamo il PD di cui sopra).
La "torre" che "domina" tutto e diventa il perno su cui saldare il nuovo, ormai vecchio, e l'antico degli edifici storici che rifuggono da linee rette e rigorose a cui il razionalista socialismo si contrappose per l'appunto cercando di ordinare tutto ma naufragando e direi visto questo esempio nemmeno tanto miseramente.
La storia e con essa la forma complessa e non ordinata se non nelle singole unità antiche e forma ragionevole del nuovo che forse provava a contrapporsi alle ingiustizie dell' antici.
Poi, poi anche qui è arrivata la modernità, il vil denaro con le archistar al seguito. La forma è altro, fine a stessa, curva come le vecchie strutture, ripetitiva come le strutture del socialismo razionalista. Che esprime? Io non l'ho capito ma qualcuno so me lo spiegherà.
Ma rimane la bellezza, il camminare a cavallo fra storia contorta e ragione lineare che in fondo accompagna ognuno di noi anche nel nostro cammino umano fatto un po' di questo e di quello ma certo mai assieme dato che il farlo negherebbe ogni dialogante complessità.
Venite a Veszprem e camminate. C'è una piccola calda mensa dove servono piatti ungheresi in quantità lavorativa e dove mi son messo a scrivere mentre gli avventori corrono per andare a lavorare nel centro città!







lunedì 7 novembre 2022

Tashkent

Alcune città hanno la sfortunata nomea di essere prive d'interesse.
Di solito non sono città antiche od almeno non si sono conservati monumenti antichi che la nostra "cultura" ci ha insegnato essere testimonianza di ruoli importanti nella storia.
Samarcanda ne è un evidente esempio e li effettivamente la storia spirò forte ma a pochi chilometri c'è Tashkent capitale dell'Uzbekistan e città di oltre due milioni di abitanti.
I turisti ci arrivano solitamente per via dell'aeroporto ben servito ma poi fuggono nelle più note città storiche di Samarcanda o Bukara.
Però da architetto del cavolo direi che Tashkent merita un po' di attenzione.
Prima per via dell'immensa e rigogliosa pianura che la circonda e che potrebbe essere uno splendido granaio o giardino come in parte credo sia attualmente per la popolazione Uzbeka.
Secondo per l'urbanistica che qui complice la bolscevica programmazione, ha messo in atto quello che studiavo sui libri ma mai visto e vissuto in realtà.
Il policentrismo la creazione cioè non di un centro solo ma di diversi centri in cui stimolare l'incontro degli uomini e delle donne ed oggi si direbbe dei consumatori.
Questi centri sono messi in comunicazione da arterie che definire enormi è poco. Strade da 4/5 corsie per senso, cortina di alberi da una trentina di metri con percorsi pedonali e ciclabili immersi nel verde.
Poi due schiere di edifici non altissimi 5/6 piani posti ad almeno 100 m. l'uno dall'altro visto tutto quello che ci sta in mezzo.
Dietro questi edifici di "marca" si aprono infinite stradine per nulla ordinate che conducono a migliaia di casette basse 1/2 piani dove vive la maggioranza della popolazione.
Di lì basta andare al viale più vicino e prendere un autobus o il metrò per andare a 20 km in un altro quartiere così fatto.
Fortunatamente per gli uzbeki la Trentino Trasporti non ci ha messo mano così puoi salire su qualsiasi mezzo ed appoggiare la carta di credito ed il biglietto è fatto. Per i trentini c'è sempre l'autista che ti guarda come se venissi dal giurassico mentre non sa che Trentino Trasporti è il massimo dell'evoluzione!
Poi ci sono i palazzi e l'albergo Uzbekistan, quello che sta lì dietro Tamerlano, che raccontano tanta storia come le Madrase di Samarcanda.
Fortuna vuole che non c'è Trentino Sviluppo e così l'edificio si è conservato come in origine, d'accordo una tinteggiata si poteva dare, ma certo non hanno chiamato nessuna archistar giapponese per l'ampliamento. D'altra parte l'assessore Olivi si potrebbe mandare da queste parti essendoci in lontananza monti su cui incominciare a sviluppare impianti come in Folgaria.
Ora mi fermo! Altrimenti va a finire che innesco una ondata di turisti trentini a cui però consiglierei prima il deserto del nord.
Sorrido






venerdì 4 novembre 2022

docioni

Va bhe prendiamola con leggerezza ma c'è una cosa che accomuna Samarcanda con Trento ed entrambe perdoneranno l'osare paragoni pressoché impossibili dato che l'una ha dominato mezzo mondo conosciuto nel 1400 mentre l'altra più in là della val di Non e Cembra non è andata.
Comunque la cosa odierna che accomuna più che le città i monumenti in esse contenuti sono i pluviali!
Si avete capito bene: i pluviali! Per carità a Trento solo quelli del Duomo anche perché altri monumenti antichi non ce ne sono.
Quando passo da piazza Duomo e vedo quei lucenti e resistentissimi pluviali in acciaio inox sorrido e penso che i Trentini che non possono più godere dei doccioni.
A Samarcanda i miei colleghi come quelli di Trento, hanno "riempito" le facciate di pluviali qui ahimè data la povertà di lamiera d'alluminio preverniciata.
Ma anche qui i turisti come i Trentini evitano docce incontrollate.
Sorrido ma sono due giorni che piove a dirotto a Samarcanda a Trento non so.

PS: oggi ho trovato i docioni originali in un tetto del 1400: in legno. Fortuna vuole che nessuna archistar ci ha messo mano. Guardate l'ultima foto.








domenica 30 ottobre 2022

Aktau

Aktau!
Agli studenti di architettura dovrebbe essere imposto il soggiornarvi per almeno sei mesi!
Perché vi chiederete? Solo per capire cosa può essere il razionalismo portato ai massimi sistemi! Per capire che ciò che è razionale anche se ben fatto, non riesce a darsi quella necessaria veste di incertezza che in fondo accompagna le nostre vite.
La nostra società occidentale poi ha costruito e lavorato molto, la parola lavorato è un eufemismo, per rendere le nostre vite reali molto "razionali". Sappiamo che ci spetta la scuola, gli esami, il lavoro, la pensione ma cavoli nonostante tutto questo sia ben organizzato, si può fare meglio dirà qualcuno, in fondo non sia sufficiente all'essere felici . In fondo la nostra vita è come la razionalissima città di Aktau: priva di imprevisti che come detto sono invece l'essenza della umana sorte.
Così questa città mi è piaciuta soprattutto per il fatto che molto suoi cittadini sono tutt'altro che standard e inglobati in un meccanismo sicuro ma creativi come al contrario le razionali forme urbanistiche ed architettoniche farebbero supporre. Mentre dai noi il rapporto si rovescia abbastanza evidentemte.
Oggi ho risolto un bel po' di problemini dato che tutti mi guardavano come un demente dato che volevo andare a nord per poi scendere ancora a sud verso l'Uzbekistan. Fra alcuni giorni dovrei giungere a Samarcanda ma prima mi fermerò in una provincia autonoma dell'Uzbekistan e porterò i saluti di Fugati ...rido!






domenica 23 ottobre 2022

luce

Stamani è meno tre. Il sole sulle vette splende! 
Il meteo da neve fra qualche ora! Dovrei avviarmi ma proprio mi è difficile farlo. Trak lasciato andare. Quattro giorni così mi paiono tanti e mi spaventa l'incertezza del dove dormire e mangiare. La tenda c'è ma con queste temperature non è il caso.
Mi organizzo, rifaccio lo zaino.
Penso agli uomini che costruirono quelle torri che a nulla servono se non ad affermarsi e confronto con l'architetto che realizza alberghi per turisti che come me arrivano qui per ammirare quelle torri e quei monti.




Torre

Luce



Buio

venerdì 21 ottobre 2022

diversificazione

Quanto amo queste architetture!
Un architetto di regime in questo caso socialista sovietico, provo a rendere uguali secondo i dettami dello stesso regime, gli uomini che li dovevano trascorrere la loro ben regolata vita!
Di ma e se è piena la vita, diceva mia madre, così ogni terrazzino divenne espressione di cambiamento, diversificazione e via dicendo: di ma e di se appunto.
Credo che solo al terzo piano a sinistra si possa vedere l'originale gli altri terrazzi sono diventati altro e vorrei osare dire una storia complessa ed infinita.
Uno ci ha messo come il nostro esimio collega un po' di verdura, non un bosco verticale per carità. Un altro ha trovato delle finestre di un autobus, un altro una ringhiera di ferro, un altro un moderno serramento alluminio vetro.
Gli architetti servono solo ai regimi che poi possono essere totalitari come quello che produsse quelle case lì tutte ordinatamente composte oppure come dalle nostre parti, fare si che l'affermazione dell'ego individuale diventi apparentemente ordinato ma in realtà altro non sia ne più ne meno quella necessita di essere tale e quale a quella dei balconi di cui sopra.
È solo un problema di committenza non di architettura e per questo da architetto del cavolo amo immensamente questa composizione che in nessun ordine sta così come deve essere per gli uomini!

PS: in attesa della marshukta che mi porterà al monastero di Gelati ove l'architetto nulla conta dato che è la capacità costruttiva collettiva ad essere un valore.




mercoledì 25 maggio 2022

orso

Particolare della volta con quadro a Sant Romedio

Oggi casualmente ho trovato aperta una chiesetta che da sempre guardavo curioso dall'esterno per la semplice forma ed il composto portale.
È da così tanto tempo che vedevo quel portone chiuso che vederlo socchiuso oggi mi ha emozionato un po' e così mi sono scordato di fotografare l'esterno la chiesetta o cappella come sarebbe forse più corretto dire.
Dentro la complessa semplicità della pianta circolare che va a chiudersi in una cupola ottagonale con preziosi capitelli che segnano la saldatura fra il basso e quello che si spinge verso l'alto.
L'altare chiuso come di conveniva per i tempi in cui il tutto fu costruito, pur essendo corretto e prezioso non raggiunge l'emozione che l'aula sa dare.
Forse in quella grata e la forte ed ordinata aula sta anche la separazione che al tempo esisteva, ed esiste, fra chi "governa" e chi governato lo è.
Dato che ormai molti mi stanno dicendo che sto diventando sempre più "orso" e confesso con voluta attenzione, essendo la cappella è dedicata a San Romedio penso che un po' mi appartenga pure.
Sorrido: perdonate la mia orsaggine!
Ecco qui le povere foto che poco possono raccontare dello spazio che fortunatamente ha tre dimensioni che si possono percorrere.
Volta centrale
La cancellata

venerdì 6 maggio 2022

finito

Ho finito! Si non proprio tutto dato che è meglio lasciare qualcosa ancora da pensare e fare quasi sia una porta verso il domani.
Ma ho finito. L'acqua corre dalla cisterna al lavello, accendo il gas, il sole trasformato con batterie ed inverter, illumina le due stanze e da energia al piccolo frigorifero per tenere in fresco le birre.
Sto seduto sui gradini di legno della ripida scala, ascolto il vociare di invisibili uccelli e nessun altro suono. Non un motore solo forse di qualche aereo lontano. Non una voce. Magia della solitudine che riempie da sempre i pensieri ed il tuo cercare.
Leggo qualche notizia ma mi stanco subito. Pare che questo mondo non sia più in grado di sorprendermi eppure all'apparenza sembrerebbe pieno di novità ma in fondo sembrano cose di sempre.
Qualche cima di montagna magari più alta di 8000 m. da conquistare: qualche record da battere: qualche palato da inebriare: qualche luogo da magnificare! E poi mi chiedo se a tutto questo apparire non sia in fondo generatore dei nostri mali, delle guerre.
Anche questo mio scrivere lo è! Lo so e mi chiedo se continuare o chiudere tutto, scendere dalla scala e tagliare un po' di legna per il prossimo fuoco.
Vorrei che la prossima impresa fosse la "conquista" di un punto nel nulla di steppa piana ed infinita. Vorrei che il record fosse la capacità di stare seduti ed ascoltare la natura; vorrei che un po' di pane e formaggio fossero come le lenticchie, un piatto da re; vorrei che i luoghi ci inebriassero per quello che ci raccontano e non per quello che ci raccontano di loro.
Vorrei non apparire, vorrei che il non essere ci salvi dall'essere e dalle sue guerre.
Ora scenderò dalle scale e farò i conti con questa mia assoluta incapacità di non essere che solo questo mio luogo magico mi sta aiutando ad accettare.

Fontechel


giovedì 26 agosto 2021

fondazioni

Guardate questo sasso! È tutto il mattino che pulisco il muro interrato della mia Itaca. Sono arrivato sino alla roccia su cui poggia! Un po' come me che invecchiando conosco sempre più i miei fondamenti.
La faglia scende veloce e ci sono due fessure che l'attraversano quasi a ricordare come le fondazioni, come la vita, siano alle volte fratturate. Ma, ma quel sasso scavalca in un colpo quelle fratture e anche se per pochi centimetri appoggia sul piano della roccia compatta. Chi l'ha messo lì sapeva costruire! Poi sopra, lentamente ha raddrizzato i corsi con pietre meno lunghe ma forti come devono essere quelle d' angolo.
Vorrei che quel murature insegnasse si forse anche la statica ma soprattutto l'equilibrio nel vivere che mi pare ahimè perduto in comodità ed apparenti conoscenze che poco han a che fare con l'equilibrio delle masse siano esse di pietra che di carne.

domenica 4 luglio 2021

Sant Uldarico

Ieri per una fortunata coincidenza, mi trovavo a passare per la valle di Cavedine diretto verso Drena. Al passo Udalrico ho notato che tre persone stavano armeggiando con la bella porta d'ingresso della chiesetta che da sempre sta lì ma che mai avevo visto aperta.
  

Ho accostato ed ho chiesto di poter visitare la chiesetta pensando di trovare una dignitosa cappella di epoca barbarica come molte attorno. Ma! Ma la sorpresa entrando non è stata nella architettura seppur dignitosa, ma negli affreschi che circondano la curva absidale.


Mi sorprende sempre scoprire luoghi, architetture, edicole o pitture che raccontano molto della nostra storia e del nostro legame con il mondo che ci circondava e che oggi ahimè, al contrario sembra vogliamo chiudere alla nostra conoscenza.
Mi chiedo sempre se per la protezione di queste opere, la strada del chiuderle alla vista sia la più consona. Forse la tecnologia o anche una attiva presenza di qualche volontario magari aiutato ed incentivato a tener aperte questi piccoli ma importanti capolavori potrebbe farsi strada ed essere organizzata.
Due agosto 1547 sta scritto alla base dell'opera che rappresenta una Madonna con in braccio il figlio. Quello che mi ha rapito però è stato l'osservare l'uccellino che Gesù sembra quasi afferrare per le zampette.


Probabilmente un cardellino dato che Raffaello lo aveva dipinto in una famosa tavola qualche decennio prima.
Se andate a vedervi quella di Raffaello e la confrontate con questa vi rendete conto della diversa abilità dei pittori ma ciò che sorprende è la permeabilità del sapere fra luoghi anche molto distanti che forse oggi per certi versi lo sono di più nonostante social e cose simili.
Accanto alla Madonna con Gesù ci stanno San Pietro con la chiave, Sant Antonio Abate con il maialino ai piedi ed alla destra Sant Udalrico con vicino Giovanni Battista.
  


Attorno a queste figure centrali stanno una serie di immagini che raccontano molto della storia della fede cristiana. Ci sono i quattro evangelisti naturalmente poi Sant Agostino e Sant Ambrogio.



Ho scoperto più tardi che il 4 luglio è la ricorrenza di Sant Udalrico e penso che a Lavis abbiano fatto festa ma mi sorprende osservare come Udalrico abbia fatto della capacità di mediazione e dialogo la sua più importante qualità.
Poco importa se questi capolavori rimangono persi o nascosti nelle nostre contrade. Testimoniano unicamente come l'emozione del sapere sia oggi posta dopo le esigenze di un turismo di massa fatto per lo più di fugaci emozioni fisiche.

domenica 6 giugno 2021

Santa Cecilia

Ci sono dei luoghi che sembra conoscere da sempre. Ci passi mille volte, vedi le case, il profilo dei monti ma in fondo tutto questo è conoscenza superficiale.
Era un po' di tempo che mi chiedevo come mai quel nome: Santa Cecilia? Lungo la strada non ci sono capitelli, chiese od altri segni che dessero ragione al luogo.
Poi osservando la parete che la sovrastava dove un altro pezzo di storia si potrebbe scrivere, ho visto un piccolo campanile che spuntava la dove si concentrano alcune abitazioni.
Oggi mi sono preso il tempo e ci sono andato! Santa Cecilia! La strada è stretta come erano le antiche strade, e costeggia antiche case di cui qualcuna restaurata. Poi una curva gomito e ti appare la chiesetta mentre l'antico percorso si interrompe.
Una recinzione degna di più pagane esclusioni posata su un muretto non basta a portarti via il bell'impatto iniziale.
Chiedi ed un ragazzo che sta al di là di un cancello. Mi dice che la nonna ha le chiavi e chiama il padre che gentilmente scende per aprire la chiesa.
Magia di un'antica tradizione, un saluto, un piacere e poi le chiavi aprono la porta.
La mia bocca si apre, il mio cuore fa un salto, un singulto esce dalla mia gola. Non so bene cosa guardare, tutto mi rapisce, la forma, gli affreschi che circondano l'abside ed accompagnano la volta celeste.
Guardo! Ammiro!
Poi, dopo un po' di stupore cerco di comprendere di fermare. Lì a destra c'è santa Cecilia! Il giglio ormai cancellato si intravede salire lungo l'aureola. Accanto San Nicola con la pastorale ed il libro in mano!
Di fronte ancora santa Caterina e vicino un altro santo con in mano una spada. Chi sarà mi chiedo? San Martino penso ma non mi convince essendo la spada quasi riposta. Forse San Paolo! Si direi San Paolo.
Un po' di nomi si leggono altri sono andati persi. Comunque due donne e due uomini! Buon segnale del tempo che fu!
Guardo osservo l'abside ed un'aquila è evidente! Ovvio San Giovanni! E gli altri tre evangelisti? Cerco, guardo nelle sbiadite pitture e subito vedo il leone, la sua zampa possente a coprire il libro. San Marco! E Luca? Ah ecco ecco quella sembra la testa di un bue: si è la testa di un bue che piano piano se ne sta andando. E li vicino a San Marco altro non è che l'angelo simbolo di San Matteo.
Ci siamo! E poi? E poi due arcangeli ai lati dell'abside. Forse Michele e Gabriele. Forse
Ma veniamo al centro dell'abside dove tutto ruota attorno alla figura ormai quasi del tutto persa del Cristo! Direi un Cristo Pantocratore e questo altro non fa che confermare l'antichità dell'opera.
In effetti da quando la chiesa almeno quella cattolica, ha messo lei il culo sul trono il Cristo in trono è scomparso sempre più dalla iconografia diciamo occidentale.
In mano tiene un libro con credo un passo di quel San Giovanni raffigurato nell'aquila accanto: "Ego sum lux mon..(mundi)" "Pax vobis"
Insomma oggi è stata una scoperta che mi ha travolto, posto mille domande ed aperto mille porte.
Bisognerà che di questa cosa ne sia informato Sgarbi ma già lo saprà e certo si attiverà per...non so cosa ma poco importa.
Non è un problema di tutela, forse si anche credo, ma sia soprattutto un problema di conoscenza di tutti noi ed io il primo, che perdiamo la conoscenza di questi segni come del territorio, del paesaggio. Riappropriamoci di questi segni di questi piccoli tesori riappropriamoci del territorio del paesaggio che certo non è stato realizzato per i turisti ma per domare in passato un ambiente difficile ed aspro come è il nostro.
Siano nostri questi segni, gli infiniti capitelli che segnano le nostre strade, i muri a secco che accompagnano le coste dei nostri monti.














sabato 20 febbraio 2021

armadio

Mia madre, ma sono sicuro molte madri Trentine e non, mi insegnava che se un indumento non lo indossavo per più di un anno era il caso, oltre a chiedersi del perché dell'acquisto, di donarlo ai poveri se ancora in buono stato o se consunto, liberarsene definitivamente lasciando libero lo spazio nell'armadio.
Tutto questo mi ritorna alla mente osservando gli ormai infiniti edifici e aree, pubbliche e/o private poco importa, in stato di abbandono, degrado o non utilizzo a Rovereto. L'elenco è lunghissimo e camminando per la città, ne ho contate almeno 18 che balzano all'occhio ma sono convinto che l'elenco si potrebbe estendere per molte altre.
Ho fatto un rapido calcolo ed ho scoperto che la superficie di territorio roveretano abbandonato si aggira oltre i 170.000 mq. e questo penso dica molto dello "sviluppo" in atto.
La cosa che mi fa sorridere o piangere, decide voi, è che si continua a costruire in aree rimaste intatte sino a ieri. Ma si suvvia? Che sarà mai il territorio? Un bene infinito e che diamine! L'importante è che si parli di svolta, transizione ecologica, di fondi "next generation EU" magari con cui costruire altro in altre aree finora non utilizzate.
Sono sicuro che il Comune di Rovereto avrà tutte le "sudate carte" a posto e ci saranno mille ragioni esternate da efficienti legulei, per giustificare l'abbandono di quella area da decenni, o il lasciar andare o non completare quell'edificio da lustri. Pare quindi quasi inutile raccontare storia per storia delle aree di cui sopra anche se il racconto potrebbe risultare interessante quasi come le storie di "cold case".
Ora la proposta, provocazione potrebbe essere quella che dopo cinque o dieci anni, come per gli indumenti, anche gli edifici, aree debbano se non utilizzati, essere donate ai poveri nel caso di un valore storico artistico o ambientale oppure essere demolite con il ripristino ad area verde nel caso di nessun valore storico artistico!
Qualcuno preoccupato a difendere la proprietà privata obietterà giustamente e dirò pure di essere con lui d'accordo, ma mi chiedo se costruire è da molti decenni una "concessione" che il pubblico rilascia al privato per realizzare giustamente i propri fini se quella concessione non viene utilizzata perché mai dovrebbe il pubblico salvaguardare la concessione che è cosa diversa dalla proprietà?
Forse lo strumento fiscale potrebbe aiutare. Non utilizzi? Lasci che il decoro cittadino e/o ambientale sia di scarsa qualità? Paga così poi la collettività potrà sistemare! Le obiezioni qui le sento più convinte ma se per un attimo pensassimo che il territorio è un bene limitato e non riproducibile forse potremmo accettare di occuparcene un po' di più e non solo comprando auto ibride.
Se poi si pensasse di utilizzare i fondi europei per sistemare, riparare, ripristinare penso che sarebbe nello spirito di salvaguardare le prossime generazioni ma forse costruire altro è una necessità apparentemente più importante.
Ve lo immaginate l'armadio, perdon la città, l'ambiente, quanto spazio e bellezza acquisirebbe!
Si d'accordo ci sono poi da risolvere molti altri problemi quali a che poveri donare? Come potrebbero utilizzare questi volumi? Sono sicuro che l'immaginazione può progredire proprio in questi casi.
Però se si vuole, si può anche aspettare che crollino da soli o diventino discariche a cielo aperto.
La natura infine vincerà, anche su noi stessi!
Aree dismesse di Rovereto