domenica 28 luglio 2019

Monastero

La guerra era appena iniziata! Le battaglie degli uomini in armi sono solamente la sconfitta temporanea degli uomini di cuore. Piano piano si costruisce qualcuno da temere, da odiare e poi quando sembra facile vincere la paura che sino ad allora si è alimentata si attacca. 
Si prendono le armi e tutto cambia ma forse no perchè il silenzio di chi vedeva quell'odio crescere e nulla faceva per chetarlo diviene colpa a cui si cerca rimedio con la nuova azione.
Le strade che prima servivano per collegare uomini ora diventano percorsi attraverso i quali costruire muri. E quei muri di parole, di odio, di astio diventano muri di pietra, di filo spinato, di fuoco. Il silenzio verso quei muri di parole è silenzio per tutti gli altri muri.
Vedo quella strada con macchine abbandonate qua e là. Vedo cumuli di terra che costringono a un zig zag per avanzare. Vedo barriere divelte, sparse a terra. Non vedo uomini o donne o bambini che percorrono quella strada. Vedo immondizia spara ovunque: in guerra tutto è lecito che sarai mai l'essere come bestie. 
Improvvisamente uno slargo: sporco, disordinato, con qualche macchina abbandonata come tutta quella strada di guerra sin lì percorsa.
Un muro di pietre interrotto da un ampio portene di legno e lontano un campanile che dice di una fede forse lì ancora presente. 
Entri e: e un altro mondo ti appare. Il prato è curato ed vialetto è accompagnato da alberi posti a distanza regolare. Nulla fuori posto. Il fiume è entrato da monte ed ora veloce esce fra due argini esce veloce per tornare a combattere la guerra che sta fuori.
La chiesa circondata da lunghe case basse dove qualche monaco si ostina a pregare mentre fuori si combatte. 
Silenzio: solo i suoni del fiume, della campana lenta e degli uccelli di cui son pieni gli alberi come di frutta.
Quel giorno capì in un attimo cosa fosse stato il monachesimo per un povero uomo del medioevo. Luogo dove conservare umanità, luogo in cui conservare arte, luogo in cui conservare pace. 
Ci volle una guerra vera a farmi capire e sapeste cosa darei a che le mie povere parole passano far comprendere quale barbarie stiamo lentamente costruendo ed a cui non ci opponiamo perché forse ci siamo dimenticati della nostra storia, del nostro essere uomini senza le mille paure che ogni giorno ci infliggono per non farci vedere la verità.


giovedì 25 luglio 2019

mercoledì 17 luglio 2019

M49

Ho camminato solitario ed a lungo per diversi monti di questa nostra terra. Di solito lo faccio in luoghi poco esplorati od almeno la dove non è giunto il turismo di massa che sembra "arricchire" le contrade ed ahimè lo fa con il denaro spazzando via la ricchezza delle culture che con quelle terre hanno sempre vissuto.
Nel cammino c'è sempre una sorta di emozione per la "sfida" che stai compiendo conscio che qualche cosa potrebbe accadere a fermare o intralciare il tuo cammino. 
Può essere un banale scivolone, un incontro con qualche animale piccolo o grande che sia, che ti può aggredire. 
E' una paura atavica che posso comprendere, ma direi che a me non è mai accaduta. 
Ricordo che camminando nelle alpi Dinariche fra Macedonia del Nord ed Albania trovai un pastore che mi disse "là ci sono gli orsi ma sono tranquilli però questa sera rientra prima dell'imbrunire perchè ci sono molti lupi e tu per loro potresti essere una buona cena".
Non vidi ne orsi ne lupi ma imparai da quel pastore senza nessuna "istruzione" che gli orsi se lasciati in pace non sono per nulla aggressivi, ed i lupi hanno i loro "orari" di caccia che iniziano all'imbrunire. 
Vi dirò che l'unico animale che ho imparato a temere è il cane e direi più precisamente il suo padrone! 
Sono stato morso tre volte e sempre il "padrone" non si capacitava come la sua "creatura" lo avesse fatto insinuando che forse ero stato io a provocare! 
Di cani "pericolosi" ce ne sono di due tipi: quelli da "guardia" non controllati dai padroni e quelli da pastore che proteggono il gregge dagli intrusi. I primi si trovano solo nella nostra società ricca che si lamenta di tutto mentre i secondi si trovano nei paesi ove la pastorizia ha un senso economico reale e quindi nei paesi più poveri. 
Io sono stato sempre morso dai primi seppur "circondato" molte volte dai secondi. 
Prendendo spunto dalla vicenda dell'orso M49 vorrei far osservare come la stessa "passione" messa contro un povero orso mai sia stata usata "contro" i padroni dei cani che lasciano le loro "creature" libere di scodinzolare per i monti disturbando la fauna ivi presente compresi orsi e lupi e qualche umano. 
C'è una norma che prevede che i cani vadano tenuti al guinzaglio e vorrei chiedere quante contravvenzioni siano state comminate nel Trentino più Trentino. 
Io lo stesso principio che Fugatti applica all'orso M49 potrei iniziare ad applicarlo per i cani lasciati liberi: quelli si sono pericolosi!