mercoledì 30 maggio 2012

invisibili agli occhi

canto dolcemente assordante di uccelli invisibili agli occhi
fresco mattino che lieve toglie le poche ore di sonno
frenetica corsa del corpo con la mente come addormentata
pensare cosa dover fare, pensare con chi parlare, pensare e poi:
fermare la mente in angolo a riposare mentre tutto corre 
nel cuore sentir quel canto, quel sogno, quel sorriso, quella carezza
come il canto di uccelli invisibili agli occhi in un fresco mattino


mi perdonino i pochi lettori il ripeter di uccelli assordanti o chiassosi
i freschi mattini o l'aria tersa del mattino o sempre solo le stesse povere emozioni
ma forse le emozioni di poco son fatte e sempre alcune  cose le portano sopra
un mattino, un muro, un sorriso che altro?
bella vita che si rifugia in poche e ripetitive cose per lenir continuità che forse mai si cercano
e che forse proprio perché al cuore grandi sono fortunatamente irraggiungibili
per lasciar a noi la sensazione e l'illusione di dover da qualche parte andare
Itaca non conta è il viaggio: sulla nave puoi fare come nella vita tutto, ma l'importante è saper il porto dove arriverai
sorrido alle infinite verità che nulla risolvono come in fondo il ripetere di piccole emozioni
chiosar se stessi.

venerdì 11 maggio 2012

Hebron - El Khalil


Hebron - El Khalil

Le volte scure andavano ad appoggiarsi tutte su un forte pilastro squadrato con ampi blocchi di marmo bianco ormai consunti dal tempo.

La luce lieve come il suono sconosciuto si diffondeva per tutta la sala. La sedia impagliata ed il piccolo tavolo posto sotto una piccola finestra alta che andava quasi a toccar la volta. Era quasi fresco dentro e le spesse mura avevano spento i forti raggi di sole che durante tutto il giorno le avevano circondate. C'era poca gente seduta ai tavoli. Per un momento l'oriente che stava fuori si era attenuato. Le luci di una candela alta rischiaravano il piatto che mi stava davanti ed soliti turbinosi pensieri che mi stavano dentro. Pensavo alla giornata trascorsa, alla luce abbagliante dei bianchi muri di pietra che mi avevano accompagnato; alla tenue luce dell'ufficio di Samia. Al suo "come on Fabio..." Ad Issa che sorrideva e raccontava la Grecia come un paradiso accompagnadomi nella sua casa ai margini di quell'ampio campo profughi che era diventato un borgo troppo disordinato. Pensavo ai miei tormenti, alle mie felicità, alla mia farfalla morta.

Poi quattro uomini quasi in silenzio entrano e si mettono seduti ad un grande tavolo la dietro il pilastro, "Good evening sir....would..." parole straniere in quella terra ancor più straniera ma vicina al cuore. I miei pensieri si distraggono: fortunato in questo distogliermi da troppa emozione che il fermarmi sempre provoca. Poi dopo la ordinazione in inglese i quattro riprendono a parlare fra loro.

Ma non è più inglese; non è una lingua straniera, è la lingua in cui sogno. Mi alzo: "scusate, ma che ci fate in questo sperduto angolo della Palestina?"
Uno di loro ha un sorriso ampio e accogliente parla con voce grossa e racconta. Mi siedo con loro. Sono osservatori dicono della TIPH poi, dicono carabinieri in missione di pace nella città di Abramo. Non so nulla e sono assetato di conoscere. Quello con la voce bassa capisce subito...problem solving...farà al massimo il maresciallo in Italia fosse da un'altra parte sarebbe altro.
"perché non vieni a Hebron domani? Ti faccio vedere...? Ecco penso che i carabinieri non sono più quelli che mi ritrovavo davanti al'università impauriti come me mentre si tentava di far la rivoluzione. "L'immaginazione al potere" si gridava, ora li in quella terra mi ritrovava di fronte ad un carabiniere con immaginazione; io e lui però di potere solo quello del conoscere, dello scoprire dell'immaginare appunto.
Hebron, i ragazzini, le strade divise, i mercanti del suk, i tornelli che dividono mura che sono sempre le stesse e che se dividessi farebbero crollare l'edificio. Il te in quella stradina laterale, il sole che arrivava giù e il verde della profumata menta. Gli occhi, gli sguardi, delle donne velate che ti aprono un mondo che mai prima avevi immaginato. Il carabiniere che mi dice ridendo "be careful.Fabio" Poi la sera il posto di blocco la rabbia impotente di noi che possiamo aspettare e la tranquilla rassegnazione di chi deve aspettare che forse fa più male a chi pensa che con la forza si possa vivere in pace. E' l'aspettare, la pazienza che vincerà. Poche ore ma scolpite come la pietra della divisa tomba di Abramo.
Sorrido oggi pensando al piccolo carabiniere che come il grande Davide si muoveva nel suk come ne fosse il re. Una parola per quello, per l'altro, un muso duro per il poveoro soldato israeliano e per quel che rappresentava. Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Leah questo basterebbe rappresentare. Era a casa sua quel piccolo carabiniere nessuno gli aveva detto che il suo regno era finito o forse re Davide era tornato.
Ci ritornai ancora ci ritornerò a costo di far patti col diavolo vorrei mostrar quei luoghi a chi amo, Come Abramo a trovar il tempo e la pace di accettar che la vita ti possegga. Penso alla immagine del fuoco che arde dal nulla.Penso che mai nulla di quel che è vero cambia.

sabato 5 maggio 2012

Parla piano




Parla piano e poi
non dire quel che hai detto già
le bugie non invecchiano
sulle tue labbra aiutano
tanto poi
è un'altra solitudine specchiata
scordiamoci di attendere
il volto per rimpiangere
Parla ancora e poi
dimmi quel che non mi dirai
versami il veleno di
quel che hai fatto prima?
su di noi
il tempo ha già giocato ha già scherzato
ora non rimane che
provar la verità
Che ti da' che ti da'
nascondere negli angoli
dire non dire
il gusto di tradire una stagione
sopra il volto tuo
pago il pegno di
volere ancora avere
ammalarmi di te
raccontandoti di me
Quando ami qualcuno
meglio amarlo davvero e del tutto
o non prenderlo affatto
dove hai tenuto nascosto
finora chi sei?
cercare mostrare provare una parte di sé
un paradiso di bugie
La verità non si sa non si sa..
come riconoscerla
cercarla nascosta
nelle tasche i cassetti il telefono
che ti da' che mi da'
cercare dietro gli angoli
celare i pensieri
morire da soli
in un'alchimia di desideri
sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a me
non sapendo dividere
dividermi con te
Che ti da' che mi da'
affidarsi a te non fidandomi di me..
Sopra il volto tuo
pago il pegno di
rinunciare a noi
dividerti soltanto
nel volto del ricordo

mercoledì 2 maggio 2012

prima dell'alba

prima dell'alba, 
prima dell'alba ascoltar il calmo cuore
 e gli uccelli fuori chiassosi 
mentre una fresco abbraccio d'aria ti accarezza, 
prima dell'alba.