domenica 7 marzo 2021

marketing

Evviva, evviva, evviva! Tanto ci voleva per rendere felice la società trentina che vale, conta e dirige? Finalmente Ferrari sponsor di Ferrari. Un cognome: una storia e giù plausi. E stamani l'altra perla la Sat che si "lega a quattro realtà trentine", ma chiamarle ditte più o meno pubbliche era forse più vero e quindi difficile, "e naturalmente per condividere scelte ed iniziative non solo degli iscritti ma di un'intera collettività"! Ecco anche a nome della collettività iniziano a parlare pensando di essere evidentemente mandati dal cielo come diversi salvatori di patrie fortunatamente accantonati dalla storia ma mai abbastanza dalla piccole manie di grandezza di qualcuno.
Quello che fa la Ferrari o la Sat non mi riguarda anche se mi piace sia il Ferrari sia la Sat di cui sono stato un iscritto per più di trenta anni come peraltro mio padre che la riteneva l'unica associazione libera al tempo del fascismo ma ora, non essendoci il fascismo, certo non ha bisogno della libertà anzi delle cordate anche molto lunghe che in montagna sono direi sempre pericolose od almeno così mi insegnavano alla Sat un tempo.
Ritengo tutto questo marketing! Per carità nulla di male esiste e certo non se ne può fare a meno. Ma sino a che punto spingerlo in avanti al fine di costruire una società che si autoalimenta di apparente qualità che contiene contemporaneamente profonde ingiustizie?
Capisco che per creare plusvalore oggi forse a differenza del passato, si operi non tanto sul lavoro degli uomini ma sul renderli "esclusivi" e quindi capaci di concedere plusvalore attraverso i loro acquisti sino al momento in cui riescono a farlo sentendosi poi quasi un nulla quando le risorse del loro lavoro non concedono più di formare quel plusvalore necessario all'acquisto successivo.
Ferrari giustamente dal suo punto di vista, fa una operazione di marketing che naturalmente pagheremo se vorremo più in là brindare con una sua bottiglia. La Sat fa un'operazione più raffinata per certi versi e questo ahimè mi fa pensare od ad un'intelligenza superiore dei suoi vertici o più prosaicamente ad una più persuasiva operazione di marketing dei compagni di cordata.
Naturalmente parole quali, protezione, ambiente, green si usano abbondantemente e così deve essere per ovvi motivi vorrei ben vedere se il marketing usasse parole diverse che ahimè al contrario accompagnano la realtà un po' più vasta dell'umana società.
La montagna diviene sempre più luogo del turismo per lo più massificato, con un forte radicamento in una società turistica, impianti, alberghi, sentieri attrezzati, cascate controllate, che per continuare a svilupparsi ha necessità del marketing per alimentare quel plusvalore di cui prima. Che sia inevitabile lo posso per certi versi comprendere, che sia giusto mi è difficile pensarlo. Il territorio, la montagna nel nostro caso, diviene luogo avulso dalla realtà della vita quotidiana che almeno sino a qualche decennio fa, costituiva l'equilibrio delicato fra uomo e natura. Ora l'uomo domina, governa, progetta e certo facendosi scudo proprio di quell'equilibrio che al contrario anche occhi non esperti ormai vedono distrutto.
E' difficile lo credo bene coniugare, montagna, agricoltura, turismo, ma credo sia uno sforzo che non va lasciato a chi pensa che nel marketing stia la soluzione ma a chi crede che nel lavoro quotidiano, difficile, paziente possa forse alla fine trovare una soluzione. Altrimenti dichiariamo il Trentino quello del Brenta, della Val di Fassa, del Primiero parco divertimenti d'Europa e continuiamo a cambiarne la fisicità e soprattutto l'approccio da parte delle persone. Il marketing ci sta riuscendo e ci riuscirà ne sono quasi certo ma per cortesia lasciateci almeno quelle aree periferiche, dove il turismo è lieve, l'uomo non trova più sostentamento come un tempo dato che mettere sotto il culo di un turista un sedile di seggiovia paga decisamente di più che la cura di un bosco, di un campo, di un muretto di sostegno che poi in fondo sono l'essenza dei luoghi dove sono nato e cresciuto felice della loro bellezza creata da tanto lavoro collettivo quando questo era governato dal plusvalore e non dal marketing!