domenica 8 aprile 2018

valli

Ieri, mentre il bus mi stava portando verso la montagna colorata, ammiravo incantato la valle che stavamo risalendo poi il bus girò a destra ed imboccò un'altra valle quella appunto delle montagne colorare.
Vi dirò che per un attimo la mia memoria, le mie sensazioni ritornarono in Trentino ed i luoghi che si sovrapponevano erano la val di Sole la dove si dirama la val di Pejo. Ricordate? Anche lì si risale una lunga valle e poi si gira a destra e si segue il rio Rabbies mi pare si chiami. 
Sia qui che li le montagne attorno si alzano imponenti, i torrenti scendono forti e qui e lì qualche campo e o casa ti dicono dell'uomo.
Certo in Rabbi non ci sono gli eucalipti e nemmeno le case di adobe; non si trovano campi di patate o mais e meno che meno lama ma al massimo qualche mucca.
A Rabbi siamo a 1200m qui a 4000m ma ieri sembrava di stare a Rabbi prima di tutto questo turismo che tutto trasforma.
E da questa considerazione ho intuito quello che non va nel turismo: l'esclusività del luogo, l'unicità fatta però di pura immagine e costruita con logiche di mercato e non di bellezza.
La normalità dalla vita non vende è una valle dove si fatica per coltivate poche cose e per mantenere un luogo a contatto con l'uomo non detiene nulla di significativo per chi deve trovare il non "scontato" alimentando in fondo il solito modo d'essere da cui sembra fuggire ma al contrario, proprio per l'industrializzazione del turismo, altro non diviene che uno scontato solo diverso alla apparenza.
Complicato? 
Credo che comprendere la relazione profonda fra uomo e natura sia un percorso non scontato per avvicinare anche il luogo più scontato al suo vero valore. 
Sia esso un campo di patate a 4200 m coltivato una ad una che uno in una pianura dove una sola macchina basta a migliaia di metri quadri.