mercoledì 11 aprile 2018

viaggio

Non so perché ma il post di ieri è stato interpretato come mio rientro. 
Ma quando mai?
Era un discorso generale riferito alla vita.
Sono sempre seduto su quel sedile di ieei; non ho tenuto il conto di quante montagne, valli il pullman ha scavalcato ma credo infinite come appunto nella vita. 
Dirò che c'è stato un malessere e il mio stomaco faticava a condividere tutte quelle curve. Poi piano piano tutto si assesta ed il sonno rende lievi tutti quei sobbalzi.
Credo che per tre volte siamo andati a 4000 e poi giù e poi ancora su.
A Nasca, famosa per quei disegni che si possono vendere dall'alto e che nessuno sa da dove vengono, a Nasca ho sentito solo che ci siamo fermati ma onesto non so per quanto.
Ora sono sulla pianura costiera, i polmoni finalmente non faticano a fare il loro lavoro, guardo fuori e vedo il sole sorgere la dietro le Ande. 
So che mi circonda un deserto; l'avevo letto chissà quando, solcato da mille fiumi che scendono dai monti dove solo li le piogge scendono lasciando questi kilometri di costa senza piogge ma con molta acqua. 
Magie! E perché mai tornare? 
Ieri leggevo un libro che mi ha fatto comprendere ancora di più come il viaggiare sia una condizione come dire? Speciale! 
Vi lascerò qualche nota assieme alle mie riflessioni.
Buongiorno mondo!


"Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. Oltrepassare frontiere; anche amarle – in quanto definiscono una realtà, un’individualità, le danno forma, salvandola così dall’indistinto – ma senza idolatrarle, senza farne idoli che esigono sacrifici di sangue. Saperle flessibili, provvisorie e periture, come un corpo umano, e perciò degne di essere amate; mortali, nel senso di soggette alla morte, come i viaggiatori, non occ ilasione e causa di morte, come lo sono state e lo sono tante volte." 

Da L'infinito viaggiare di Claudio Magris su indicazione della mia amica triestina Daria Debernardi