venerdì 21 giugno 2013

educazione


Ieri, dopo un paura grande quasi quanto la voglia di passare per quel vaio aereo, mi sono seduto sotto sasso assieme ad un uomo e al suo piccolo figlio per ripararci dalla fitta pioggia.
Li avevo incontrati un po prima nel bosco intenti a costruire un chiosco di tronchi e frasche la dove il sentiero incontrava un vispo torrente. Dall'altra parte del passo qualche ora prima c'era un uomo con la sua figlia che ormai aveva finito quasi l'opera per i prossimi turisti che a piedi cercavano pagando quelle emozioni che la sicura vita della ricchezza non può dare.
Guardavo quegli uomini e il loro modo di insegnare ai figli quello che anche loro avevano imparato. Cose pratiche: il nome di quell'albero, come incidere il legno, l'attenzione al tempo e chissà quante cose ancora ma forse ritenute superflue in questa nostra ricca società ove l'educazione l'abbiamo tutta delegata a specialisti che daranno molto ma certo mai quell'intesa che ho visto e che ahimè anche a me è mancata. 
Educare richiede esperienza e conoscenza e qualche specialista la potrà certo dare ma richiede vicinanza che solo un un padre può dare. 
Pensavo se alla lunga questa educazione standard fatta di inglese, economia, metodi relazionali saprà superare quella che ho visto. Non so! Ma interrogarsi vale la pena.