giovedì 11 settembre 2014

Yack

Ieri ho sentito Yack. Il suo vero nome è Jacoub ma lui non so perchè, preferisce farsi chiamare americanamente Yack e la sua famiglia viene da Betlemme. Era in ospedale accanto alla vecchia madre che mi sorprendeva sempre per la lucidità con cui parlava in un ottimo inglese dovuto alla occupazione e ai casini che quella nazione ha combinato laggiù e non solo laggiù.
Ho ricordato quel venerdì (giorno di festa laggiù) mattino che passò a prendermi da casa ed insieme alla vecchia madre andammo a Rabia, quartiere di Amman, dove secondo Yack preparavano il miglior humus della città. Poi dopo averne comperato molto per la giornata che ci attendeva, ci avviammo fuori città lungo strade che salivano chine impervie punteggiate qua e la da magri olivi o povere viti. Arrivammo nella casa di campagna. Le donne aprirono gli scuri, attivarono il pozzo, misero fuori al tiepido sole dell'inverno le sedie ed incominciarono a parlare in una lingua per me incomprensibile alle parole ma non al significato come son tutte le lingue perché parlate dagli stessi cuori.
Yack mi porto giù lungo il podere. parlava delle piccole piante di vite, dei fichi che stavano dando frutto, del melograno che a fatica sosteneva i pieni frutti. Lo ascoltavo e in quel momento ho pensato di aver ritrovato il fratello che avevo perso qualche anno prima e che come Yack amava il lavoro, la famiglia, la bella moglie e la casa di campagna dove poter fuggire.
Provai più tardi a scrivere a Yack tutto questo ma il mio inglese non è così efficace anche se credo Yack abbia ben capito. 
Poi arrivò Widad con il vecchio padre. Palestinesi anche loro. Si sedette accanto a me e mi chiese dell'Italia e ridemmo mentre io chiedevo della Palestina di allora e lui dell'Italia come ragazzi assetati di sapere. Mangiammo humus, phalephel, tabule, agnello parlammo, raccontammo, bevemmo vino perchè seppur arabi tutti erano cristiani e per un momento quella collina sembrò diventare Scanucia. 
Yack e Widad verranno a trovarmi ed io chissà quando ritornerò in quel deserto che mi ha rapito il cuore mentre turbini di sabbia improvvisi ti circondano come pensieri che corrono sempre nel tuo cuore.