giovedì 9 novembre 2017

Francesco

Qualche giorno fa ci ha lasciati Francesco Cocco
La forma vorrebbe dicessi collega ma credo che credo che un uomo non si distingua tanto per il tipo di lavoro che fa ma per come lo fa e soprattutto per la passione con cui lo fa. 
Che sia architetto, pittore, scultore, muratore, agricoltore poco importa; importa che passione ci metti in quello che fai.
Lo avevo sentito qualche giorno prima quando il caso mi aveva riportato nel suo rifugio di Giazzera dove avevamo condiviso molti anni or sono, discussioni, pensieri ed immagini. 
La sua voce era viva e piena di progetti come al solito e ci siamo ripromessi di ritornare assieme a Giazzera. 
Conobbi Francesco quando dopo gli anni di Milano, tornai a Rovereto con mille idee per "cambiare le cose". L'urbanistica, fatta dalle imprese edili e dalla massimizzazione dei profitti. 
Studiai il PRG del '71, esaminai i nuovi interventi, criticai l'intellighenzia del tempo fra cui ci misi Francesco. 
"te ga resom!" mi disse un giorno nel suo studio in via san Giovanni Bosco e così diventammo amici! 
Ecco una caratteristica di Francesco rara da trovare negli uomini: non era per nulla invidioso, rancoroso. Anzi! La critica diventava per lui fonte di crescita e evoluzione, stimolo per il nuovo. 
Comprammo una casa assieme in vicolo Tintori che poi diventò tutta sua.
Oggi ripenso a quel periodo ed in fondo mi dico che misero fallimento! L'urbanistica è sempre quella anzi forse solo peggiorata se ha ancora valore parlarne. Ripenso al piano di Francesco del '71 e rivedo le sue intuizioni che solo oggi e forse nemmeno oggi, si comprendono. La strada di gronda da Sant'Ilario a Lizzana spazzata via da piccole speculazioni. La destinazione a verde dell'area BIMAC e non solo. Tutte cose che oggi possiamo toccare con mano per la fragilità di quanto fatto rispetto al pensato di Francesco.
Dietro ad una intuizione Francesco sapeva mettere insieme progetti, mattoni, vetro, ferro, argilla, tele per arrivare al risultato.
"l'architettura è fatta di spigoli dove si sbatte la testa!" 
Quando gli rubarono proprio in Giazzera, alcune opere era incavolato come non mai e non penso per il valore ma perchè i ladri gli avevano sottratto la materia del suo pensiero che in fondo per Francesco era come rubare l'anima.