domenica 30 luglio 2023

viti e paesaggio

Le chiamano bonifiche forse perché il nome suggerisce qualcosa di positivo e necessario; nella realtà non pare lo siano molto per l’ambiente e per il paesaggio mentre lo sono sicuramente per i viticoltori.
Per carità coltivare la ormai onnipresente vite è attività preziosa per l’economia trentina e farlo con mezzi meccanici adeguati è proprio una necessità. Un trattore può iniziare dalla cima del campo e scendere, seppur lentamente, lungo ogni filare. Non si perde alcun spazio in stradine poste a perpendicolo all’andamento delle viti e men che meno in muri a secco che impedirebbero una efficace circolazione dei mezzi. Dal punto di vista lavorativo sicuramente è una bonifica.
Mi chiedo: il paesaggio? Che importanza ha il paesaggio? Si sicuramente non rende economicamente! Nessuno beve paesaggio nemmeno se è millesimato. Perché mai per il vino si producono i millesimati ma per il paesaggio nemmeno un numerino?
Osservo: c’è una cava che è un buon elemento paesaggistico di cui abbiamo ampia necessità per estrarre prezioso inerte per continuare a costruire, sviluppare sottraendo terreno alla preziosa viticoltura e forse ma certo di poco importanza, al nostro territorio.
Osservo il paesaggio e vedo piccoli campi delimitati da muretti su cui il più delle volte corrono alberi per accompagnare lo sguardo fra coltivato e bosco.
Nuclei di case antiche nelle aree più impervie per lasciare alla coltivazione le aree più facili mentre l’edilizia moderna inverte la relazione occupando le aree più agevoli.
Paesaggio che si trasforma come deve essere per carità, e nemmeno tanto lentamente perde quei valori che ne erano alla base e ne costituivano la formazione.
Tuteliamo, forse nemmeno tanto, edifici, architetture, quadri, opere d’arte ma il paesaggio lasciamo che muti, si modifichi senza valutarne la preziosità ed il significato mentre per le piccole opere d’arte siamo disposti a fare musei e tutto quanto serve per conservarle. Sta nella mutazione lenta il valore stesso del paesaggio ma forse si potrebbe chiedersi se qualche “pezzo” di paesaggio abbia valore di memoria e quindi vada conservato.
Improvvisa la bonifica si fa strada nel paesaggio: grande, costante, senza variazioni e qualcosa che ne interrompa il flusso. La viticoltura moderna affonda in racconti di vitigni, tradizioni, metodi di lavorazione che assieme agli altri prodotti gastronomici paiono il motore di uno sviluppo “sostenibile” ed attento alla tradizione. Si certo ma non del paesaggio: di quella tradizione con la sua qualità, il suo aroma, il suo perlato, che ci importa?
Poi se una pioggia anche forte per carità, dilava queste nuove aree abbandonate dagli “inutili” muretti a secco distanziati nemmeno tanto per attenuare la discesa a valle del monte che ci importa?
Il vino sarà lì a consolarci dalla piccola perdita del paesaggio a cui tutela costruiamo parchi, piani, uffici i cui segni tangibili sono un po’ cartelli di inossidabile materiale che saranno ritrovati intatti quando il paesaggio che li circonda non esisterà più.

Cornè di Brentonico