martedì 4 agosto 2020

sovrastrutturale

Per carità ho coscienza della mia povertà nel campo dell'architettura e non solo, ho coscienza della pochezza delle cose realizzate e alle volte mi tormento per averle fatte.
Invecchiando ho sempre più preso coscienza che "l'astenersi" è una delle migliori forme dell'architettura odierna anche perché ormai sono quasi sicuro che la società non ha più "bisogno" degli architetti almeno come si intendevano nel passato come operatori di cose sovrastrutturali per poteri che governavano la struttura. Ormai per questo c'è la pubblicità.
Ed è qui che i vorrei collegare al "tormento" mediatico, non il solo peraltro, dell'inaugurazione del nuovo ponte di Genova.
Renzo Piano, (a cui molti mi dicono assomiglio...solo fisicamente what else?) abbiamo capito ha donato il progetto!
Nobile gesto per carità ma mi chiedo quanti colleghi avrebbero fatto lo stesso? Tutti penso! Ed allora ancora una volta mi viene confermata che la pubblicità è l'anima dell'architettura.
Se ben ricordo tra le prime idee "buttate li" da Piano c'erano degli elementi verticali tesi a ricordare le vittime del ponte stesso. Chissà?
Forse le più pratiche indicazioni progettuali delle ditte assegnatarie senza gara d'appalto, hanno messo da parte quell'idea che onestamente era un fatto architettonico!
Mi chiedo se non mi muova un po' di "sana" invidia nella mia analisi e penso sia proprio così ma ne avrei piene le scatole che la pubblicità o la comunicazione chiamatela come volete, fosse anteposta alla realtà.
Ho amato Renzo quando ancora giovane gironzolavo per Parigi e vedevo quella "cosa strana" che sorgeva li vicino alle Halles. L'ho apprezzato quando muoveva i primi passi usando il legno che poi sarebbe diventato un materiale importante di costruzione. L'ho sempre apprezzato in fondo per il suo essere almeno comunicativamente, in secondo piano.
Ma oggi no. Credo che se si dona qualcosa si dovrebbe fare in silenzio e pretendere, dopo una vita di successi e soddisfazione, che almeno quel gesto fosse silenzioso altrimenti mi chiedo cosa possano desiderare i giovani architetti che si affacciano alla professione.
Essere magari convinti di valere quanto Renzo e fare i conti poi con un lavoro che ormai ha perso direi fortunatamente quel valore sovrastrutturale che solo alcune figure, come Renzo appunto, riescono ancora a conferirgli.
Ed un ultima cosa consentitemi. Non parliamo di modello Genova. Servono più bravura, più concorsi, più appalti e soprattutto meno burocrazia che in fondo è l'unica cosa che le archi star riescono a superare perché la politica e la società così possano coprire le loro mancanze quotidiane!