lunedì 26 marzo 2018

strada

La corriera si ferma. Tre tornanti ci hanno abbassato di qualche decina di metri ma siamo sempre attorno ai 4300. 
Riconosco il passo, il piccolo lago. La nebbia ovatta tutto.
L'autista grida: "bagno". 
Tutti si alzano è fuori nella infinita scoscesa steppa. Una lunga fila di uomini in piedi e solo un po' più in là una fila di donne accovacciate. 
Comprendo che le campesinas non portano mutande perché si alzano e camminano.
Ritorniamo ai nostri angusti sedili io insieme alla campesinas che occupa con la sua grande gonna ben più del suo posto. 
Faccio fatica a respirare ma forse più che la quota è la sottile paura per la strada che corre su infiniti pendii che la nebbia fortunatamente nasconde la fine. 
Guardo a monte vedo rocce non oso guardare a valle. 
La corriera sussulta ed ogni tamto rallenta, cambia marcia e senti il sedile inclinarsi paurosamente, poi una accelerata e questo altro fosso è andato. 
Non so più se avere paura o lasciarmi andare alla fiducia per l'autista o alla buona sorte.
Kami ancora 20 km. Il cuore concentrano nella paura non sente la quota. 
C'è internet. Qualcuno scende mando questo





La corriera si è fermata per il pranzo. Ho chiesto un bagno me hanno risposto "il monte".
Il locale era un po' caldo e così ho preso una zuppa. Dopo un secondo di esitazionel'ho divorata. Patate, mais e che altro non so 50 centesimi forse meno.
Non so come facciano le donne di qui con sandali aperti e senza calzini.
Di nuovo in moto.